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domenica 7 luglio 2019

Anniversario del Summorum Pontificum "Che cosa è successo quando ho imparato a celebrare la messa antica"



Oggi domenica 7 luglio il Signore ci dona di festeggiare  l'anniversario della promulgazione della Lettera Apostolica di S. S. Benedetto XVI "Motu Proprio data" SUMMORUM PONTIFICUM che riconosce ai Sacerdoti la libertà di celebrare la Santa Messa con il messale tradizionale. (Cfr.MiL QUI)
Poichè anche in Italia si percepisce una forte "crisi d'identità dei Sacerdoti" (MiL QUI) è necessario ricorrere alla validissima medicina speriamentata nei secoli dai Santi: immeggersi nelle fresche acque rigeneranti della Liturgia e particolarmente della celebrazione della Santa Messa nel venerabile rito tradizionale!
Pubblichiamo per questo una luminosa testimonianza di un Sacerdote.
AC

Che cosa è successo quando ho imparato a celebrare la messa antica 


"Recentemente ho imparato a celebrare  la Santa Messa nella forma straordinaria: la cosidetta "Messa in latino", come viene spesso chiamata  che era quasi scomparsa  alla fine del Concilio Vaticano II anche se i Padri avevano celebrato con Messale del 1962. (Amato, onorato e venerato da TUTTI i Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II. N.d.R.)  Papa Benedetto XVI il 7 luglio 2007  ha poi pubblicato la lettera apostolica  Summorum Pontificum che concede a tutti i sacerdoti di rito latino di celebrare la Messa nella forma liturgica antica.Il Motu Proprio ha rinominato la liturgia antica "forma straordinaria" e quella nuova "forma ordinaria" poichè entrambi,  ha detto chiaramente il Papa, fanno parte dello stesso Rito.
Io ho allora deciso allora di "sfidare" il Santo Padre: ho acquistato il  messale del 1962 e ho rispolverato il  mio latino. Ho anche  guardato diversi "video" pubblicati con lo scopo di insegnare a noi sacerdoti  il "modus celebrandi" la messa antica.  Quel  tipo di  "allenamento" mi ha fatto abbandonare  alcune  cattive abitudini liturgiche. C'è voluto molto tempo perché io sono uno studente lento e devo ammettere che è stata un'esperienza a volte umiliante, ma nel contempo ho imparato una lezione preziosa per il mio sacerdozio tanto che penso di avere raggiunto un considerevole traguardo spirituale. Non sono mai stato un predicatore carismatico. Non ho il dono dell'omiletica o giammai di pensare ad una "chiacchierata" durante la Messa:  non mi piace stare al centro dell'attenzione. Spesso infatti c'è una tendenza da parte del prete di preoccuparsi di non possedere la capacità di  predicare  bene o di non proclamare le preghiere con sufficiente vitalità ed empatia. Talvolta, mancando queste caratteristiche, si pensa erroneamente di non riuscire a  trasmettere Cristo  Gesù ai fedeli. Per un prete, le principali preghiere pubbliche possono facilmente trasformarsi in un esercizio di autocoscienza critica. Dopo aver celebrato la mia prima Messa straordinaria, mi resi conto invece che la mia  autocoscienza marcatamente critica era assente perchè la natura formale e disciplinata della Messa aveva rimosso la mia personalità dall'equazione. Sembrava di entrare nel fresco di un'ombra sacra. La Messa per la Forma Straordinaria richiede al sacerdote di guardare "ad orientem" e contemplare nella preghiera Nostro Signore Risorto.  I parrocchiani dietro di me guardarono a Gesù con me nella medesima direzione e pregarono in totale fraternità. Non sentivo il bisogno di intrattenerli. Invece, ascoltando le loro preghiere posso tenere le mie mani in alto come fece Mosè nel precipizio di una grande battaglia spirituale: io intercedo per loro. Ho seguito le istruzioni nel messale per cosa dire, quanto bisogna dirlo a voce alta, come tenere le mani e anche dove focalizzare i miei occhi.( "et elevatis oculis in caelum ad te Deum Patrem suum omnipotentem" N.d.R.Molte  preghiere del messale sono pronunciate con ieratica contemplazione, sussurrate direttamente agli orecchi di Dio. La Messa tradizionale gode di  una sua vita interiore che mi ha fatto chiaramente percepire che non aveva bisogno di me ma solo di un prete.Io sono diventato un semplice e umile strumento nelle mani di Dio.  La forma liturgica straordinaria si concentra sul Sacerdote e lo pone ai piedi della croce all'ombra dell'ala luminosa dello Spirito Santo. Nondimeno la Santa Messa è totalmente immersa nello spirito di  penitenza e di sacrificio. Il sacrificio è la chiave per interpretare la liturgia tradizionale sia come celebrante che come laico che prende parte al sacro rito.
L'effetto è il percorso verso la vera conoscenza, ed è per questo che il poeta WS Merwin nota: "C'erano volti che conoscevo da anni / e la vicinanza di essi iniziava solo / quando mancavano". Nella sua conferenza del 2002 "Contemplazione della bellezza", il futuro Benedetto XVI rimanda al dolore dell'oblio quando elabora la nostalgia. La nostalgia, dice, ci spinge ad una ricerca eroica, e la bellezza induce l'uomo a sollevare gli occhi al cielo. Ma anche "lo fa soffrire".(“There were faces I knew for years / and the nearness of them began only / when they were missing.” In his 2002 lecture “Contemplation of Beauty”, the future Benedict XVI references the pain of forgetting when he elaborates on nostalgia. Nostalgia, he says, impels us to a heroic quest, and beauty causes man to lift up his eyes to heaven. But it also “causes him to suffer”) 
Quando ci avviciniamo a Dio, i nostri cuori svengono trafitti e feriti dal Suo amore. 
C'è una grande bellezza che si sovrappone al nostro mondo e ci attrae verso la Sua casa, ma non siamo ancora lì, non finché non lasciamo il nostro "vecchio"  alle spalle per essere uniti a Cristo per non essere  trascinati nel grande oblio. 
L'atto di mettere tutto noi stessi sull'altare è un annullamento, un sacrificio di sé attraverso il quale paradossalmente troviamo il guadagno. 
È una morte e una risurrezione. 
Imparare a celebrare nella forma straordinaria della Messa mi ha reso dolorosamente partecipe di questo santo mistero: ho vissuto questa esperienza sia come sfida che come conforto.
Ora, quando offro la Messa nella forma straordinaria, le lezioni tradizionali mi sostengono in modo che io possa tornare indietro e anche lì dimenticare me stesso. 

Per un sacerdote salire sull'altare è una morte spirituale, ed è per questo che, sulla strada per il suo martirio, san Policarpo disse: "Un sacerdote deve stare sull'altare in modo tale che le persone non lo vedano ma vedono Cristo. "Io sono piccolo perché possa diventare più grande. Siamo nell'ombra. Lui è la luce". 
  Padre Michael Rennier

 Padre Michael Rennier è direttore associato di Dappled Things, un sito di poesia,  arte e fede (dappledthings.org


Fonte: Catholic Herald ( QUI )

8 commenti:

  1. Penso che questa testimonianza metta definitivamente in soffitta il novus ordo.

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  2. Diciamo che se ne parliamo come una scelta liturgica/ devozionale, mistica e di preghiera mi va bene
    anche se non so quanti fedeli oggi capiscano il latino.....
    Altra cosa se ne facciamo un vessillo contro il Santo Padre Francesco felicemente regnante, allora in questo caso si cerca lo scisma..... se non l'eresia.

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    1. Da parte di chi? A me sembra che chi cerca lo scisma sia chi invece voglia imporre solo la Messa col NO, impedendo e proibendo addirittura in alcuni casi la Santa Messa di sempre, che è stata per secoli quella celebrata col VO in latino!

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    2. Anonimo delle 21:09 : qualcuno ha citato nel post il Santo Padre Francesco felicemente regnante? Se Lei soffre di allucinazioni a causa del caldo torrido Le consigliamo di trovare refrigerio in una Chiesa dove davanti al Crocifisso anche le Sue fantasie morbose potranno essere frantumate "per sanctam crucem et passionem tuam". Amen.

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    3. "...regnante..."

      ROTFL Ma se nemmeno lui si definisce un "regnante"...

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  3. Anonimo delle 21:09, Bergoglio passerà, la Santa Messa di sempre resterà. Prova a rosicare meno nervosamente.

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  4. Bellissimo atto d'Amore per la Messa di Sempre....tutto il resto è noia....

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