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domenica 30 giugno 2019

Card. Sarah: “C’è una crisi di identità dei sacerdoti"

Un'altra bella traduzione del Blog di Paciolla sul card. Robert Sarah e la crisi sacerdotale.
Luigi 

Sabino Paciolla|Giugno 14 2019

Durante una recente visita nei Paesi Bassi, il cardinale Robert Sarah ha commentato l'”apostasia silenziosa” dell’Occidente, ricordando anche che la Chiesa ha bisogno di essere unita sotto il Vicario di Cristo per non distruggersi.

“In questo giorno e in quest’epoca, noi in Occidente stiamo vivendo un’apostasia silenziosa. Non abbiamo più bisogno di Dio”, ha detto il Cardinale, che è il prefetto della Congregazione per il culto divino e i sacramenti.

Ha poi continuato a commentare in modo velato le cosiddette iniziative di sinodalità che sorgono in vari luoghi, specialmente in Germania. A tal proposito Sarah ha detto: “La gente sta cercando di staccare le chiese locali da Roma. La gente vuole essere autonoma nei confronti di Roma e del Vicario di Gesù Cristo, cioè Pietro, colui che dà la direzione alla chiesa di Roma”.
Uno degli interventi più notevoli del cardinale Sarah durante questo tour è stata la sua omelia durante una messa nella cattedrale di Den Bosch il sabato prima della Pentecoste. Il Cardinale guineano ha invitato i cattolici europei e la Chiesa ad essere fedeli alla loro eredità.
Durante un incontro con sacerdoti e religiosi, venerdì 7 giugno, a Utrecht, ha parlato (in francese) della crisi della Chiesa in Europa, rappresentata dall’incendio di Notre Dame a Parigi. “Proprio come a Notre Dame, la civiltà occidentale è oggi in rovina….. Ciò che è iniziato in Europa, si sta diffondendo in tutto il mondo”, ha detto Sarah.

La causa di questo è “il rifiuto della paternità”, ha spiegato il cardinale, il rifiuto di collocarsi in una tradizione slega gli esseri umani dalle loro radici, come risulta evidente nell’accettazione dell'”ideologia del gender”.

C’è un solo rimedio: incontrare Gesù e riportare la Chiesa alla sua immagine originale, ha aggiunto il cardinale Sarah.

Un giornalista religioso olandese ha riassunto il suo messaggio: “Sacerdoti e vescovi si inginocchiano troppo poco, sono troppo occupati con se stessi e con le proprie attività. Infatti, ci sono troppi sacerdoti. Non c’è crisi nel numero dei sacerdoti: c’è una crisi di identità dei sacerdoti. Il sacerdote dovrebbe essere più di un “alter Christus” (un altro Cristo), dovrebbe essere “ipse Christus” (Cristo stesso). L’espressione di questo è il celibato sacerdotale”, sono le parole del Cardinale ricordate da padre Joost Jansen, che scrive per katholiek.nl.

Di seguito sono riportati lunghi estratti dall’omelia del Cardinale Sarah a Den Bosch (traduzione di LifeSite).

Ecco l’articolo di Jeanne Smits nella mia traduzione.

Il Cardinale Sarah per prima cosa ha fatto notare che il “sì” di San Pietro a Cristo è una risposta alle parole: “Seguimi”, un invito che tutti devono accettare personalmente e senza porsi molte domande sul cammino dei cristiani verso il cielo.

“Questa risposta vale per ogni singolo discepolo di Cristo e anche per noi cristiani del XXI secolo. Infatti, è solo attraverso la lettura e la meditazione quotidiana del Vangelo, vivendo in un profondo legame con Gesù e confermando questa intima amicizia nella feconda accoglienza della Santa Comunione che il nostro amore per Dio e per il prossimo può crescere e diventare un vero amore sacrificale. Così, solo vivendo con il Signore Gesù e nutrendosi della sua parola e della santissima Eucaristia possiamo crescere nella carità, che è un vero amore per i nostri fratelli e sorelle. Sì, proprio come ha detto all’apostolo Pietro, Gesù ci dice, nonostante le nostre debolezze, alla vigilia della Pentecoste: “Seguitemi!”

Perché Gesù non ha risposto alla domanda di San Pietro sulla sorte di San Giovanni? Ogni vita umana ha il suo “mistero”, ha osservato il cardinale Sarah. “Infatti, il mistero di ogni essere umano, cioè la sua unica vocazione e missione in questo mondo sono noti solo a Dio, e l’uomo stesso non lo sa se non glielo rivela il Signore Gesù stesso”.

“Per scoprire questa vocazione, il discepolo di Cristo deve imparare ad ascoltare Gesù e a seguirlo. Deve imparare a rinunciare alla sua volontà, al suo egoismo, al suo peccato e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Lo spirito di verità, Colui che aiuta, lo formerà finché Cristo non si sarà formato in lui. Sulla via della nostra vita, guidati e illuminati dalla Parola di Dio e nutriti quotidianamente dalla Santissima Eucaristia, siamo invitati ad andare sulla via che Dio nostro Padre ha definito per noi. La nostra unità con Cristo ci farà scoprire ciò che Dio ha fatto in noi”.

Riguardo alla testimonianza degli Apostoli a Cristo, ha detto il Cardinale Sarah: “La nostra fede si basa sulla testimonianza degli Apostoli, così come la fede degli Apostoli si basa sulla testimonianza di Gesù. Gesù ha dato la sua vita come segno di fedeltà alla verità di cui è testimone. Allo stesso modo, gli apostoli muoiono come martiri, non perché sono fanatici, ma perché ciò di cui sono testimoni sono fatti storici e non idee: cioè la venuta di Dio in Gesù Cristo tra gli uomini, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù per la nostra salvezza. Anche quando vengono messi a morte, i fatti che testimoniano non sono meno realtà. Questo vale anche per noi: La nostra testimonianza è costruita sulla realtà della morte e risurrezione di Gesù. E dobbiamo essere pronti a morire per testimoniare il fatto che Gesù vive. È anche la forza del suo amore che ci fa agire per alleviare la miseria dei bisognosi e di tutti coloro che soffrono in tutto il mondo”.

Il cardinale Sarah ha spiegato che “Aiuto alla Chiesa che soffre” non è una ONG umanitaria ma “l’espressione della nostra fede cristiana” che agisce attraverso la carità a favore di coloro che sono nel bisogno spirituale e materiale. Per padre Werenfried van Straaten, la fondazione della “Chiesa che soffre” è stata la risposta alla chiamata di Gesù: “Seguimi”, in un’epoca in cui da giovane sacerdote norbertino vide la sofferenza delle popolazioni affamate della Germania dell’Est.

“Più tardi, padre Werenfried, come l’apostolo Pietro, scoprì la sua vera missione che gli fu rivelata da Dio nelle profondità della sua anima. Mentre considerava gli avvenimenti del XX secolo alla luce del messaggio della Madonna di Fatima, giunse gradualmente alla conclusione che “Aiuto alla Chiesa che soffre” doveva essere una risposta a quel messaggio. E che avrebbe dovuto essere anche una risposta diretta alla chiamata della Madre di Dio a pregare senza sosta, a fare penitenza, a convertirsi e a rivolgersi a Dio. La “rivoluzione totale contro Dio”, come disse Lenin, che per la prima volta raggiunse il culmine nella Rivoluzione d’ottobre del 1917 in Russia, portò a un’orribile persecuzione della Chiesa che, in molte terre dove il comunismo ebbe il sopravvento, avrebbe causato più di 80 milioni di vittime.

“Il 13 ottobre 1992, quando l’impero sovietico stava crollando, padre Werenfried recitava il rosario sulla Piazza Rossa di Mosca, davanti al mausoleo di Lenin. Nella sua opera, Where God Weeps, racconta la testimonianza di un sacerdote ceco che aveva trascorso 12 anni in prigione sotto il regime comunista nel suo paese. Ecco cosa diceva questo sacerdote, che ha voluto rimanere anonimo: ‘Sono stato in prigione per 12 anni perché volevo rimanere fedele a Roma. Sono stato martirizzato perché non volevo essere infedele al Papa. Ho perso tutto per la mia fede. Ma questa fede mi ha dato una pace e una certezza che ha fatto di questi anni di prigione gli anni più ricchi della mia vita. Voi in Occidente avete perso questa pace in Dio. Avete minato la fede in modo tale che essa non offre più la pace. Nella vostra libertà, avete tradito ciò per cui noi abbiamo sofferto nella nostra persecuzione. L’Occidente mi ha profondamente deluso. Preferirei passare altri 12 anni in quella prigione comunista piuttosto che rimanere con voi ancora a lungo’”.

“In questo giorno e in questa epoca, noi in Occidente stiamo vivendo un’apostasia silenziosa. Non abbiamo più bisogno di Dio. La gente sta cercando di staccare le chiese locali da Roma. La gente vuole essere autonoma nei confronti di Roma e del Vicario di Gesù Cristo, cioè Pietro, colui che dà la direzione alla Chiesa di Roma. ‘La Chiesa pienamente pura che si prende cura della carità’”, come diceva Ignazio di Antiochia. Senza Pietro, tutto nella Chiesa cattolica sarebbe distrutto, ridotto in frammenti e diventato nulla. Gesù non ha mai creato conferenze episcopali o chiese locali. È su Pietro che Egli ha costruito la Sua Chiesa. Distruggere l’unità della sua Chiesa equivale a rifiutare Gesù. La gente vuole lacerare e distruggere l’unità della Chiesa. Chi sarà sorpreso da questo progetto diabolico? Non è forse vero che voi nei Paesi Bassi, come in innumerevoli altri Paesi occidentali, vivete in una ‘Chiesa che soffre’?”

Ricordando che il cardinale Wim Eijk nel 2013 ha parlato del declino della pratica religiosa nei Paesi Bassi che formalmente sono stati i primi fornitori di missionari in tutto il mondo, un declino che è andato di pari passo con la mitigazione delle esigenze morali della Chiesa che ha dato ai cattolici l’impressione che “non ci fosse bisogno di preoccuparsi”, il cardinale Sarah ha offerto una spiegazione sulle “radici del male che stanno divorando i Paesi europei”.

“Oltre agli interessi finanziari…..l’Europa crea ideologie, cerca la sua ispirazione nell’utopia e sta perdendo la sua anima. L’Europa si è allontanata da ciò che più profondamente è. L’Europa ha tradito se stessa”, ha detto, citando il suo ultimo libro, The Day Is Now Far Spent.

Ha continuato a predicare: “L’Occidente è impegnato in un processo di autodistruzione, nonostante il successo scientifico e tecnologico e un’apparenza di prosperità. Il tradimento non è ciò che accadde nella vita del Principe degli Apostoli, l’apostolo Pietro, nella notte dal Giovedì Santo al Venerdì Santo? Non assaporò allora il frutto amaro di questa diserzione: una tristezza e una solitudine senza limiti che avrebbe potuto portarlo al suicidio, come Giuda, se non avesse incontrato gli occhi del Signore che imploravano il suo amore? (…)”

“Facciamoci questa domanda: L’Europa del XXI secolo sceglierà l’atteggiamento di Giuda, cioè il suicidio o l’autodistruzione, perché non osa tornare alle sue radici cristiane, oppure, come ha chiesto Papa San Giovanni Paolo II, sarà disposta a ‘prendere coscienza del suo patrimonio spirituale’? A questa domanda, il santo Papa polacco ha risposto: ‘L’impulso per questo può venire solo da un nuovo ascolto del Vangelo di Gesù Cristo’”.

Fonte: LifeSiteNews