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venerdì 12 aprile 2019

Una pastorale sinodale: un confrontro tra Giovanni Paolo II e Francesco

Dall'amico Giovanni,  sull'Esortazione Apostolica postsinodale Christus vivit (MiL QUI).
Luigi


[...] Si tratta [...] di fare ricorso all’astuzia, all’ingegno e alla conoscenza che i giovani stessi hanno della sensibilità, del linguaggio e delle problematiche degli altri giovani.
Essi ci mostrano la necessità di assumere nuovi stili e nuove strategie. Ad esempio, mentre gli adulti cercano di avere tutto programmato, con riunioni periodiche e orari fissi, oggi la maggior parte dei giovani si sente poco attratta da questi schemi pastorali. La pastorale giovanile ha bisogno di acquisire un’altra flessibilità e invitare i giovani ad avvenimenti che ogni tanto offrano loro un luogo dove non solo ricevano una formazione, ma che permetta loro anche di condividere la vita, festeggiare, cantare, ascoltare testimonianze concrete e sperimentare l’incontro comunitario con il Dio vivente.
[...]
Per quanto riguarda la crescita, vorrei dare un avvertimento importante.In alcuni luoghi accade che, dopo aver provocato nei giovani
un’intensa esperienza di Dio, un incontro con Gesù che ha toccato il loro cuore, vengono loro proposti incontri di “formazione” nei quali si affrontano solo questioni dottrinali e morali: sui mali del mondo di oggi, sulla Chiesa, sulla dottrina sociale, sulla castità, sul matrimonio, sul controllo delle nascite e su altri temi. Il risultato è che molti giovani si annoiano, perdono il fuoco dell’incontro con Cristo e la gioia di seguirlo, molti abbandonano il cammino e altri diventano tristi e negativi. Plachiamo l’ansia di trasmettere una gran quantità di contenuti dottrinali e, soprattutto, cerchiamo di suscitare e radicare le grandi esperienze che sostengono la vita cristiana" (Francesco, Esortazione post-sinodale "Christus vivit", del 25 marzo 2019).

Cfr. con (tra tantissimi, e naturalmente qualcuno troverà continuità e omogeneità tra le proposte "pastorali" che giustappongo di séguito e quelle su riportate),


«Il sogno di un’utopia [...],cioè il sogno di raggiungere una società perfetta organizzando gli uomini secondo un progetto prestabilito invece che formandoli attraverso un processo educativo, è un affare serio: è qualcosa di simile alla stregoneria in campo politico» (E. Voegelin, Ordine e storia. La filosofia politica di Platone, il Mulino, Bologna 1986, p. 281).

«I capi non s’improvvisano, soprattutto in epoca di crisi. Trascurare il compito di preparare nei tempi lunghi e con severità d’impegno gli uomini che dovranno risolverla, significa abbandonare alla deriva il corso delle vicende storiche» (Giovanni Paolo II, Discorso alla famiglia dell’Istituto Borromeo, del 3 novembre 1984).

«[…] servono itinerari pedagogici che rendano idonei i fedeli laici ad impegnare la fede nelle realtà temporali. Tali percorsi, basati su seri tirocini di vita ecclesiale, in particolare sullo studio della dottrina sociale, devono essere in grado di fornire loro non soltanto dottrina e stimoli, ma anche adeguate linee di spiritualità che animino l'impegno vissuto come autentica via di santità» (Idem, Esortazione apostolica post-sinodale «Ecclesia in Europa» su Gesù Cristo, vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa, n. 41).



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