Dagli amici di Campari e de Maistre, come sempre "sul pezzo".
Luigi
di Francesco Filipazzi, 6-4-19
Pochi giorni fa Libero ha pubblicato un sondaggio riguardante l'aborto, effettuato da un istituto accreditato su un campione rappresentativo della società italiana. Il risultato è inquietante perché rivela una certa contraddittorietà nelle risposte, oltre ad una certa confusione sulla natura della vita umana.
Il sondaggio completo è nell'immagine.
Vediamo ad esempio che:
Alla domanda: "Secondo lei la vita umana inizia con il concepimento?", il 64% risponde si.
Però alla domanda: "Sei d'accordo con la frase: l'aborto deve essere vietato?" il 59% risponde un secco "per nulla d'accordo", il 17% un "poco d'accordo". Quindi il 76% non vuole che l'aborto sia vietato.
Si pone un problema. Il 64% a rigor di logica dovrebbe rispondere "si" alla seconda domanda citata, ma i conti ovviamente non tornano. C'è una vasta parte di quel 64%, sembra di capire, che pur sapendo che l'aborto è l'interruzione di una vita, se ne frega altamente e non vorrebbe vietare l'aborto.
Poiché questi sondaggi mantengono l'anonimato sul campione, gli intervistati non hanno problemi ad esprimere ciò che pensano. Rileviamo quindi che c'è una certa confusione mentale quando si parla di aborto. Sembra di essere di fronte ad un caso di bispensiero orwelliano (doublethink), per cui una persona indottrinata adeguatamente riesce, senza provare imbarazzo, a sostenere nello stesso tempo un'idea e il suo opposto.
La legge 194 sembra dunque la Tavola della legge della moderna società italiana, dogma indiscutibile anche da parte di chi è pienamente informato sulla natura dell'aborto.
Il fastidio che si prova vedendo queste cifre è simile a quello che si prova quando si sentono politici e prelati (triste scena andata in onda anche a Verona) dire che sono contrari all'aborto ma non si tocca la legge sull'aborto perché è un diritto acquisito. Però state tranquilli e dormite sereni, riconoscono che la vita inizia al concepimento.
Prova che l'aborto e la debole difesa della vita in tutte le manifestazioni, è ormai assuefazione universale del genere umano alla morte, tra guerre, terrorismo, violenze private e pubbliche contro i più deboli,sempre meno prevenute e punite dalle leggi degli Stati ( " lo stato tiranno di GPII"). La vita non è più ritenuta l'elemento basilare che governa la natura, dimenticando che è stata creata e non ne siamo i proprietari assoluti.
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