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lunedì 25 marzo 2019

Tolkien e il 25 marzo: Redenzione nella Terra di Mezzo

Segnalato da un amico oggi. 
Per me,  devoto a Il Signore degli Anelli e a J.R.R. Tolkien (cattolico e tradizionalista), una bella sorpresa.
Luigi

Radio Spada,  25 Marzo 2019

di Joseph Pearce (traduzione a cura di Roberto De Albentiis)
Il 25 marzo è interamente dedicato alla solennità dell’Annunciazione a Maria Santissima; con questo evento, si ha l’Incarnazione del Verbo, si ha la spoliazione e discesa di Dio, Che assume la nostra povera natura umana: è davvero l’inizio della Redenzione! Ma il 25 marzo è anche una giornata letteraria importante, dedicata alla celebrazione e alla lettura delle opere di John Ronald Reuel Tolkien; proprio il 25 marzo, al termine di un epico viaggio, la Compagnia dell’Anello distrugge il potere tenebroso di Sauron. Non ci sono forse legami tra questi vari eventi? (N.d.T)
La Redenzione – la salvezza dell’umanità dalla schiavitù del Peccato Originale attraverso la Vita, Morte e Resurrezione di Cristo – era centrale e indiscutibile per la piena comprensione che Tolkien aveva circa la natura della realtà. Non sorprende quindi trovare la Redenzione come un onnipresente, anche se ben nascosto, ingrediente del legendarium di Tolkien.

Tolkien scrisse che “la fantasia di successo” offre “un repentino barlume della sottostante realtà o verità…una breve visione…un lontano bagliore dell’evangelium nel mondo reale”.

Tolkien, nella sua stessa opera, offre ai suoi lettori questo repentino barlume, questa breve visione, questo lontano bagliore della sottostante realtà o verità del Vangelo in modo molteplice, vario e discreto. Tale è il suo genio che la sua opera porta più frutto quando è letta pressappoco nella stessa maniera in cui i Cristiani leggono l’Antico Testamento, ovvero come una storia che prefigura la verità che sarà rivelata nel Nuovo Testamento. In una maniera molto simile a come le storie dell’Antico Testamento indicano la Redenzione ancora di là da venire, così il legendarium di Tolkien indica nella stessa maniera le verità Cristiane che non sono ancora state rivelate (in quel mondo, N.d.T.).

Nell’appendice de “Il Signore degli Anelli” Tolkien rivela che l’Anello è distrutto il 25 marzo, una data così significativa per i Cristiani che può addirittura essere definita data della Redenzione stessa. I Cristiani credono che l’Annunciazione e la Crocifissione avvennero in questo giorno, i due eventi che, assieme alla Resurrezione, costituiscono la Redenzione di Cristo per l’umanità decaduta. Così, la Ricerca al centro de “Il Signore degli Anelli” può essere vista come una metafora per la Redenzione, in particolare per il fatto che Cristo è morto per i nostri peccati. Il portatore dell’anello prende su di sé il suo giogo (la sua Croce) e cammina attraverso Mordor (la Morte) fino al Monte Fato (il Golgotha, il luogo del Teschio) dove il potere dell’Anello (il Peccato) di schiavizzare il popolo della Terra di Mezzo (l’umanità) alla volontà del Signore Oscuro (Satana) è distrutto.

La necessità dell’Incarnazione per la Redenzione dell’umanità decaduta era centrale in “Il Dialogo di Finrod e Andreth” (Athrabeth Finrod ah Andreth) ne L’Anello di Morgoth, volume decimo de La Storia della Terra di Mezzo. In questa storia, Andreth racconta dell’”Antica Speranza” che Eru (Dio) sarebbe entrato in Arda in persona per salvare la Terra di Mezzo da Melkor (Satana). Finrod comprende immediatamente perché un’Incarnazione sarebbe stata essenziale per la Redenzione del popolo della Terra di Mezzo dalla morsa maligna di Melkor. La “rovina” di Melkor e Morgoth della Terra di Mezzo può essere rettificata solo dall’intervento fisico di Dio Stesso. “Io non posso vedere come altrimenti questa guarigione possa essere ottenuta. Dato che Eru sicuramente non tollererà che Melkor pieghi il mondo al suo volere e al suo trionfo finale. Tuttavia non c’è alcun potere concepibile più grande di quello di Melkor salvo Eru soltanto. Pertanto Eru, se non lascerà la Sua creazione a Melkor, che è destinato ad ottenere il dominio, allora Eru deve discendere per conquistarlo.”

L’Anello di Morgoth fu scritto dopo che Tolkien aveva completato Il Signore degli Anelli e alcuni di quei fini punti teologici non sono evidentemente esplicitati nell’opera precedente. Tuttavia è chiaro che Tolkien aveva particolarmente in mente la Caduta e la Redenzione al tempo in cui stava scrivendo Il Signore degli Anelli. Dato che, per esempio, il Peccato Originale è l’Unico Peccato per domarli e nel Buio incatenarli, la connessione tra l’Unico Anello e il Peccato Unico è evidente e ovvia. Ciò si rende manifesto, sebbene enigmaticamente, nel personaggio di Tom Bombadil. “Il più anziano, ecco chi sono” dice Tom, aggiungendo che “conoscevo l’oscurità sotto le stelle quando essa era senza paura – prima che l’Oscuro Signore venisse da Fuori.”

Tom è più anziano della Caduta. Si ricorda di quando il mondo era innocente, prima che la paura deturpasse la sua felicità dopo la venuta dell’Oscuro Signore. Tom è Pre-Caduta. Precede la Caduta. E, quindi, non sorprende che lui e presumibilmente Baccador, sua moglie, presumibilmente siano, le sole creature nella Terra di Mezzo sulle quali l’Unico Anello (il Peccato Originale) non ha potere.

Chiaramente Tom Bombadil e Baccador rappresentano la Creazione Noncaduta; mostrano come le cose avrebbero potuto essere se la Rovina di Melkor (la Caduta) non fosse mai accaduta. Il fatto che Tom e Baccador rappresentino la primigenia Innocenza e che Tom solo abbia potere sul suo Giardino ci ricorda insistentemente Adamo ed Eva, prima della Caduta.

Tolkien offre altri indizio a proposito della centralità della Redenzione nel suo legendarium. Da medievalista e filologo, era ben esperto a proposito della relazione tra tipologia ed etimologia. Prendete, ad esempio, Sauron. Etimologicamente è chiaramente un eco di sauros, in Greco per lucertola; tipo logicamente ed iconograficamente, una lucertola è interscambiabile con “serpente” o “dragone”, il simbolo di Satana. Saruman pure contiene saur e può essere tradotta approssimativamente e anagrammaticamente come “Uomo-Dragone” (nonostante etimologicamente abbia le sue radici nella forma Merciana del Sassone Occidentale, “Searu-man”, che si traduce con “uomo astuto”). Il gioco di parole filologico continua con Vermilinguo. La parola in Antico Inglese per dragone o serpente era wyrm; quindi Vermilinguo si traduce come LinguadiDrago o LinguadiSerpente. Si noti anche come Gandalf apostrofa Vermilinguo: “Giù, serpente! Giù sul tuo ventre!”, “Vedi, Theoden, qui c’è un serpente!” Vermilinguo “con un respiro sibilante” sputa (veleno?) davanti ai piedi del re.

In conclusione, Tolkien mostra l’effetto della grazia redentrice attraverso lo sviluppo dei suoi personaggi. Quelli che cooperano con la grazia crescono in virtù, divenendo simili a Cristo; quelli che rifiutano di cooperare con la grazia appassiscono in patetiche parodie delle persone che avrebbero dovuto essere. Gandalf il Grigio dona la propria vita per i suoi amici ed è risorto e trasfigurato in Gandalf il Bianco. Grampasso supera le prove sacrificali della regalità e ascende al trono come Aragorn. Così questa è la ricompensa di quelli che accettano il dono della redenzione e di quelli che rispondono eroicamente ai sacrifici domandati per essa. Sull’altro lato, quelli che negano il dono e deviano dalla chiamata all’eroico sacrificio decadono fino a diventare grottesche ombre delle loro precedenti personalità. Saruman decade in Sharkey; Grima in Vermilinguo; e, forse, il più tragico di tutti, Smeagol si trasforma in Gollum.

FONTE:

PS Sulla dimensione teologica dell’opera tolkieniana si segnala l’interessante volume di Isacco Tacconi, La Compagnia della Croce. Viaggio al cuore della Terra di Mezzo(Edizioni Radio Spada, 2017), acquistabile al seguente link: 

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