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giovedì 27 dicembre 2018

Ettore Gotti Tedeschi: mai vista una così forte divisione nel mondo cattolico come oggi

Per gentile concessione dell'autore, l'importante intervista di 
Armin Schwibach a Ettore Gotti Tedeschi
.
Un consiglio di MiL: leggete l'ultimo libro di Gotti Tedeschi (QUI la recensione): "
Colloqui intimi. L’arte maieutica della polemica, Fede e Cultura, 2018" e regalatelo per le festività natalizie.
Luigi (L)

Kathnet, 13 Dicembre 2018, Di Armin Schwibach


Roma (kath.net/as) Il 2018, che volge al termine, rischia di passare alla storia come un anno di profonda confusione. La crisi della Chiesa è innegabile. Questa crisi non è stata testimoniata solo dagli scandali di abusi pubblicamente noti negli Stati Uniti e in Germania. È una profonda crisi di fede, una progressiva apostasia. Molti si stanno chiedendo cosa la Chiesa abbia da contrapporre a questa apostasia, dato che si diffonde l’atteggiamento che l'insegnamento della Chiesa dovrebbe essere in primo luogo “accettabile”. Non Dio né alcuna pretesa di assolutezza sembrano centrali, ma piuttosto delle sensibilità relative, un sentire relativo. Esiste il pericolo di una liquefazione dell'essere ecclesiale in una società disorientata e fluida?
Dieci anni fa, nel suo discorso di Natale alla Curia Romana (22 dicembre 2008), Benedetto XVI aveva usato parole anche drammatiche: “Poiché la fede nel Creatore è una parte essenziale del Credo cristiano, la Chiesa non può e non deve limitarsi a trasmettere ai suoi fedeli soltanto il messaggio della salvezza. Essa ha una responsabilità per il creato e deve far valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere anche l’uomo contro la distruzione di se stesso”. Tutto questo non dovrebbe essere visto come “metafisica superata”. Piuttosto, era una necessità per il Papa, perché: “Qui si tratta di fatto della fede nel Creatore e dell’ascolto del linguaggio della creazione, il cui disprezzo sarebbe un’autodistruzione dell’uomo e quindi una distruzione dell’opera stessa di Dio”.

Crisi, liquefazioni, confusione – tutti elementi che riguardano la sostanza dell'umanità e della fede. A partire da queste constatazioni abbiamo discusso con un osservatore che presta attenzione alle questioni riguardanti non solo la chiesa, ma anche la qualità dell'umanità del nostro tempo: Ettore Gotti Tedeschi.

Gotti Tedeschi, economista, banchiere, teorico dell’etica della finanza, presidente emerito dell'Istituto per le Opere Religiose dal 2009 al 2012, ha sempre chiarito che le radici profonde del disordine in tutti i campi del mondo (chiesa, società, economia, sistema finanziario) sono di natura morale e in definitiva influenzano la relazione dell'uomo con Dio. Un approccio davvero “sui generis” se si considera il mainstream, specie per chi si occupa di questioni economiche.

Le sue riflessioni, che a volte si scontrano anche pesantemente con questioni di attualità, non conducono mai a rassegnazione o scoraggiamento. La Provvidenza esiste e anche se a volte i suoi piani possono sembrare misteriosi, secondo Gotti Tedeschi tutto può contribuire all’approfondimento del bene.

“Cambio di paradigma”, “rivoluzione della tenerezza”, “chiesa come ospedale da campo”, “chiesa in uscita” – questi sono solo alcuni dei termini e slogans che caratterizzano il pontificato di Papa Francesco per il grande pubblico. Si parla di una “rivoluzione culturale” con lo scopo di trasformare radicalmente la missione e la vita della Chiesa. Benedetto XVI, d'altra parte, all'inizio del suo pontificato nel discorso di Natale alla Curia Romana del 2005, ha sottolineato il contrasto tra due ermeneutiche contrarie: “ermeneutica della discontinuità e della rottura” ed “ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa”. 

Gotti Tedeschi: Secondo me si tratta di un’ermeneutica equivoca ed evolutiva , persino “rivoluzionaria” , che serve a iniziarsi al mistero di Gesù Cristo dopo l’esegesi storico-critica e la riscoperta della sua umanità da parte della teologia nella seconda metà del XX secolo. Direi che l’ispiratore strategico è il card. Walter Kasper e la sua opera “Gesù è il Cristo”, che è definita chiave di tutta la teologia. Detto “cambio di paradigma”, secondo me , è conseguenza di tutto ciò che è cambiato nella cristologia con il Vaticano II, quello che avrebbe dovuto renderci un po’ più “adulti “. Ma tutto ciò è quello che il prof. Stefano Fontana (Fondazione Van Thuan) definisce “la Chiesa di Karl Rahner”. In pratica è la soluzione al rischio passato di inconsapevole eresia consistente nel fatto che, per considerare Gesù vero Dio, si lasciava troppo in secondo piano che egli è vero uomo ed ha avuto una storia umana che deve esser investigata storicamente. Da qui la rivoluzione culturale che sta trasformando la missione della Chiesa, grazie ad una rilettura critica del Vangelo . 

Sorge dunque la domanda: rottura/discontinuità o continuità? Come vive la storia degli ormai quasi sei anni di pontificato di Papa Francesco? 

Gotti Tedeschi: Direi discontinuità che potrebbe portare a rottura. Soprattutto se dovesse estendersi a rischiosissimi riferimenti a Maria Vergine, a come si ottiene la Salvezza, al peccato originale ecc. Mai vista una così forte divisione nel mondo cattolico come oggi. In futuro l’ecumenismo sarà anzitutto all’interno del cattolicesimo, temo.

Già nella sua programmatica Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium” sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale, Francesco ha fatto comprendere che l'importante è avviare processi, e a partire dai processi concepire la realtà. Questo si evince soprattutto in quei paragrafi che postulano che il tempo è superiore allo spazio, l’unità prevale sul conflitto, la realtà è più importante dell’idea, il tutto è superiore alla parte. 

Gotti Tedeschi: L’influenza di Rahner, e perciò di Heidegger, si sente fortissima… Si rifletta, se fondessimo questi quattro principi di Evangelii gaudium che lei ha ricordato, emergerebbe che “poiché la realtà (dell’esistenza ) è superiore alle idee (della fede stessa), è un errore imporre un magistero rigido (quello della tradizione ) o dottrine obsolete e inapplicabili (per esempio la castità ?), osservate magari solo nelle apparenze e forme”. 
Per saper convertire, nel mondo di oggi, si deve anzitutto esser ascoltati. E ciò può avvenire solo facendosi accettare , apprezzare , creando ponti e abbattendo muri… Magari fingendo di dare ragione e chi sbaglia per evitare conflitti, smettendo di minacciare (i peccatori), ma persino adattando la prassi al loro comportamento reale. Soprattutto dialogando, senza esser percepiti come evangelizzatori, e riportando così alla chiesa ogni peccatore. Questa è la strategia di “conversione differita”. Interessante , direi, anche se rischiosissima, perché potrebbe render la “Chiesa – ospedale da campo” in “Chiesa cimitero dei cattolici “. Ciò grazie alla strategia della sopracitata “ermeneutica equivoca”.

Quindi non sono centrali i “risultati” dei processi, né “istruzioni” né “risposte”, ma l’incoraggiamento e il monitoraggio dei processi stessi. Ciò ha indotto uno stretto collaboratore del Papa a scrivere che in teologia 2+2 può anche avere come risultato 5. Come valuta questo in considerazione della storia della Chiesa, dei bisogni attuali e del disorientamento crescente? 

Gotti Tedeschi: Secondo me questo collaboratore del papa non ha pensato alla parabola dei talenti, dove c’è chi rende il doppio, chi non rende, chi perde quello che aveva avuto… Comunque 2+2 può fare 5 solamente se Dio ci mette Lui un 1 in più…

“Che cosa ci fa Jeffrey Sachs in Vaticano?”, si è ultimamente chiesto Benedetto Rocchi, del Dipartimento di Scienze per l’Economia e l’Impresa dell’Università degli Studi di Firenze. Che cosa era successo? Per l’ennesima volta “il Vaticano ha ospitato con tutti gli onori Jeffrey Sachs per una conferenza sul disastro climatico imminente e, da frequentatore ormai abituale di ambienti ecclesiali, il famoso economista ha proposto le sue ricette per salvare il pianeta sotto forma di un vero e proprio decalogo (con la grafica di una slide proiettata che riproduceva la tradizionale sagoma attribuita alle tavole della legge)”. 

Gotti Tedeschi: Ho scritto più articoli su questo tema. Anzitutto Sachs non è un “famoso economista”, direi che è solo un politico che usa strumenti economico-scientifici per realizzare un progetto politico. Questo progetto dovrebbe esser studiato nelle sue cause e origini prima di “sposarlo”. Ciò non è avvenuto alla Pontificia Accademia delle Scienze poiché, temo, questa abbia il terrore di apparire antiscientifica, antiprogresso, antimodernità. Ma se le cause dei problemi non si capiscono, gli effetti non si risolvono certamente. 

Quali sono questi “nuovi comandamenti” secondo Sachs? Niente nuovi impianti a carbone. Stop a nuove esplorazioni di petrolio e gas. Stop al fracking (tecnica di estrazione di shale gas). Stop a nuovi progetti di oleodotti e gasdotti. Stop alla deforestazione, passaggio ai veicoli elettrici a batteria entro il 2030. Ridurre il consumo di carne bovina (Sachs sostiene che le proteine animali vadano sostituite con proteine vegetali). Disinvestire dalle società responsabili di emissioni di gas serra. Perseguire penalmente i produttori di petrolio (sia le compagnie sia i paesi). Connettere le energie rinnovabili. 

Gotti Tedeschi: Sono gli scienziati che devono anzitutto rispondere. Mi pare che il Nobel Carlo Rubbia, membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze, abbia ben fatto intendere che non è d’accordo su molte di queste tesi. 

Sachs è conosciuto anche per le sue posizioni filoabortiste e definisce l’aborto come opzione valida nei casi in cui la contraccezione fallisce. Vede l’aborto anche come strumento per il controllo delle nascite e la riduzione delle fertilità di una popolazione. Le sue posizioni sono determinate da un economicismo radicale che lo conduce a valutare tutto l’agire umano sotto un profilo economico. Non esiste alcuna morale al di là dei processi economici che governano e regolano l’umanità globalizzata. 

Gotti Tedeschi: Se Sachs facesse un dibattito pubblico con me su questo tema, cambierebbe idea (o cambierebbe meta dei suoi viaggi romani…). Gli chiederei anzitutto di rispondere a quattro domandine semplici semplici, tanto per cominciare (a quelle difficili arriverei dopo): Quali sono i processi economici che governano e regolano l’umanità? Ma a che serve l’economia? Quali sono i veri bisogni dell’uomo? Quali sono le vere cause del problema ambientalistico ? Senta, lei pensa che Sachs sappia rispondere (in modo convincente) a queste mie domande? Magari faccia un test prima con mons. Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali…

Ora: proprio nel Suo ultimo libro “Colloqui minimi. L’arte maieutica della polemica” (Ed. Fede & Cultura 2018) Lei tematizza la necessità dell’autorità morale della Chiesa. Lei si mostra contrario all’idea della processualità fine a se stessa e sottolinea piuttosto la necessità di un insegnamento autorevole. Vede quindi alla base di tutto una questione morale, l’esatto contrario di posizioni come quelle di Sachs, tanto avallate da importanti istituzioni vaticane. Qual è la sua posizione in merito? 

Gotti Tedeschi: Posso rispondere riferendomi al pensiero di due grandi Papi: san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (“Magno”). Il primo in “Sollecitudo rei socialis” spiega che l’uomo di questo secolo (era il XX°) ha investito moltissimo in scienza e tecnica, ma pochissimo in “sapienza”, diventando così troppo immaturo per governarle. Il rischio conseguente è che gli strumenti tecnico-scientifici gli scappino di mano.
Benedetto XVI in “Caritas in veritate” riprende l’osservazione spiegando che un uomo di questo secolo (XXI°), impregnato di cultura nichilista, rischia che gli strumenti che lui dovrebbe saper governare, prendano autonomia morale. In pratica non sono gli strumenti che sono pericolosi, è l’uomo che li usa che se non sa dar loro senso, li mal utilizza, creando disagio e pericolo. 

Se la Chiesa “rinuncia” alla sua pretesa di insegnamento autorevole, quali possono essere le conseguenze per l’esistenza stessa della Chiesa e della società? 

Gotti Tedeschi: Beh, preferisco non pensarci. L’anarchia morale (che in fondo è nichilismo) porterebbe a pensare che se agendo male anziché bene (perché il “bene” non esiste ) ottengo risultati superiori, perché dovrei fare il bene ? La jungla. 

Dopo la discussa e controversa esortazione Apostolica “Amoris laetitia” e la questione dell’ammissione di persone divorziate e risposate civilmente alla comunione eucaristica, i vescovi tedeschi, sulla stessa falsariga, hanno dichiarato esplicitamente di volervi ammettere anche persone non cattoliche (protestanti), quando in un “matrimonio misto” nasce tale “esigenza spirituale”.
Ora un vescovo ha fatto un passo in più dicendo: “Come pastori, non abbiamo il diritto di autorizzare o vietare a nessuno di essere ammesso all'Eucaristia”. A prescindere dal fatto che quest’affermazione è in netta contraddizione al diritto canonico – Lei conosce il libro di Don Nicola Bux “Con i sacramenti non si scherza”. Come valuta questo “gioco” con il sommo sacramento della santa Eucaristia che si protrae ormai da anni, in un clima di confusione crescente e destabilizzante? 

Gotti Tedeschi: Lo valuto come una sfida pericolosissima, potrei persino dire che è una provocazione gnostica. Da don Nicola Bux ho imparato che con i Sacramenti non si scherza perché sono stati voluti da Dio – fattosi uomo, e i Sacramenti sono come un gioco di domino, se casca uno cascano tutti. Infatti, credo che sia stato proprio don Nicola a spiegare che se non si chiarisce il punto da lei riferito di AL, si rischia di lasciar metter in dubbio ben tre Sacramenti: Matrimonio, Eucarestia, Confessione. Ed è facile intendere cosa succede se si mette in discussione l’Eucarestia. 
Qualche sospetto che qualcuno vorrebbe provarci lo abbiamo osservando i tentativi di desacralizzazione. Anzitutto cominciando a definir la messa quale “ripetizione dell’ultima cena“, poi scoraggiando la comunione in ginocchio e presa in bocca, ancora, scoraggiando la preghiera prima e dopo con canti e musiche distraenti. Di fatto rischiando di annullare la “partecipazione interiore“ alla liturgia della Santa Messa, e così rischiando di privare il fedele delle grazie della Santa Messa. Ma chi vuole farlo ci crede alle grazie della Santa Messa? Ma andiamo!