Un ricordo di una grande donna e di una grande cattolica, la Serva di Dio Zita d'Asburgo, moglie del Beato Carlo d'Asburgo.
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Zita Maria delle Grazie Adelgonda Miocaela Raffaela Gabriella Giuseppina Antonia Luisa Agnese di Borbone-Parma nacque il 9 maggio 1892 a Villa delle Pianore, in provincia di Lucca, nella residenza di famiglia. Il padre era Roberto I, duca di Parma, Piacenza e Guastalla, i cui ducati gli erano stati tolti nel 1859 e sua madre era Maria Antonia di Braganza, figlia di Michele, Re del Portogallo. Oltre a Villa delle Pianore i Borbone-Parma soggiornavano anche nel castello di Schwarzau in Bassa Austria, nel castello a Wartegg in Svizzera, sul lago di Costanza e nel castello di Chambord in Francia, nella valle della Loira.
Zita era la diciassettesima figlia dei ventiquattro avuti dal Duca Roberto I, che ne ebbe dodici dalla prima moglie, Maria Pia delle Due Sicile. Rimasto vedovo si risposò con Maria Antonia di Portogallo.
Zita frequentò la scuola inglese a Ryde, sull’isola di Wight ed un collegio di suore a Zamberg, nella Baviera Superiore. Imparò l’italiano, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il portoghese e l’inglese.
Nel 1909 il reggimento di Dragoni, dove si ritrovava il giovane Carlo d’Asburgo (Persenburg, Austria, 17 agosto 1887; Funchal–Madeira, Portogallo, 1 aprile 1922), beatificato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 2004, venne trasferito a Brandeis sull’Elba in Boemia, dove si trovava, a poca distanza, nella cittadina termale di Franzenbad, la zia, l’arciduchessa Maria Teresa, zia anche di Zita, e proprio qui incontra la sua compagna di giochi di dieci anni prima. Il nipote chiede perciò l’intervento dell’arciduchessa, la quale organizza una battuta di caccia della durata di otto giorni per fare in modo che i due giovani si possano frequentare.
Il 13 giugno 1911 si fidanzano ufficialmente nella Villa delle Pianore. Il loro è un grande amore che perdurerà e si consoliderà nel tempo. Hanno carattere diversi e complementari e ambedue hanno un radicato credo cattolico. Il 21 ottobre si sposano nel castello di Schwarzau am Steinfeld. Il matrimonio fu benedetto da monsignor Camillo Bisleri, delegato di san Pio X, che lesse un messaggio appositamente scritto da Papa Sarto. Fin da subito possiedono un alto concetto dell’unione matrimoniale come sacramento che prendono a vivere come mezzo di perfezionamento reciproco. Non è un caso che come prima tappa del loro viaggio di nozze scelgano il Santuario austriaco di Mariazell, uno dei più importanti di Europa, costituito da una Basilica dedicata alla Natività della Beata Vergine Maria, dove si trova una scultura lignea della Madonna, oggetto di venerazione fin dal XII secolo. Carlo e Zita qui vennero per chiedere alla Madonna la sua protezione.
In dieci anni di vita coniugale nacquero otto figli. Era il 28 giugno del 1914 quando arrivò il telegramma che comunicava a Carlo e Zita la tragica notizia dell’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sophie a Sarajevo per mano di Gavrillo Princip, nazionalista serbo di Bosnia. A chi sarebbe toccata la successione? L’Arciduca Rodolfo, unico figlio maschio dell’Imperatore, era morto in circostanze misteriose a Meyerling . Il fratello minore dell’Arciduca, Massimiliano, era diventato Imperatore del Messico, ma era stato fucilato dai rivoluzionari del 1867. Il secondo fratello, l’Arciduca Carlo Ludovico era, invece, morto nel 1896 dopo aver bevuto acqua inquinata del fiume Giordano. Pertanto era divenuto principe ereditario l’Arciduca Francesco Ferdinando, figlio di Carlo Ludovico; ma, a causa del suo matrimonio morganatico dovette rinunciare ai diritti al trono ed accettare come erede il fratello Otto, padre di Carlo. Tuttavia anche Otto morì prematuramente.
Fu così che Zita e Carlo furono incoronati a Budapest il 30 dicembre 1916, durante la prima guerra mondiale. La coppia imperiale si prodigò, fin da subito, per tentare di porre termine al conflitto attraverso un intreccio di impegni in favore del raggiungimento della pace.
Priorità assoluta della coppia imperiale fu sempre Dio: in cima ai loro pensieri e alle loro azioni. Preghiera e Santa Messa erano loro pratiche quotidiane. La loro unione riconduce ad un’altra coppia vissuta decenni prima, i servi di Dio Giulia Colbert e Carlo Tancredi Falletti di Barolo, non soltanto per la Fede vissuta giorno dopo giorno con impegno, convinzione e zelo, praticando le virtù teologali e cardinali, ma anche per il loro stile di relazionarsi con il mondo: Zita venne sempre tenuta in grande considerazione, stima e rispetto da Carlo (così come avvenne fra i coniugi Barolo), il quale sempre si consigliò, anche nei momenti politici più drammatici della politica sia interna che esterna, con l’amata sposa. Spesso Zita accompagnava il marito nelle varie province dell’Impero e anche sul fronte di guerra per occuparsi con grande carità – come fece anche la regina Elena di Savoia, moglie di Vittorio Emanuele III – dei feriti di guerra negli ospedali militari.
Con la fine della prima guerra mondiale il plurisecolare impero asburgico crollò e al posto sorsero gli Stati di Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Stato dei Serbi, Croati e Sloveni, mentre altri territori venero occupati e poi annessi ad altri stati come l’Italia, la Romani, la Polonia e l’Ucraina.
Carlo e Zita furono costretti a prendere la via dell’esilio, in un primo momento trovarono asilo in Svizzera e poi, dopo due tentativi di restaurazione a Budapest, a Funchal sull’isola di Madeira.
Il beato Carlo era molto provato dalle vicissitudini, perciò il suo fisico non resse alla bronco-polmonite e rese l’anima a Dio il 1° aprile 1922. Le sue ultime parole di affetto furono rivolte alla moglie, che, all’ottavo mese di gravidanza, assistette amorevolmente il consorte. Zita tenne dentro di sé quel lutto, avvenuto quando aveva solo 29 anni, e la sua compostezza al funerale fu esemplare. Un testimone raccontò: «Questa donna deve essere veramente ammirata. Ella non perse neanche per un secondo la sua compostezza… salutò i 30.000 convenuti alla cerimonia e parlò con coloro che resero possibile il funerale. Tutti la ammiravano moltissimo».
Come la Regina Elena di Savoia, anche Zita portò il lutto per tutto il tempo della vedovanza: 67 anni. Rimase fedele alla memoria del marito, con il quale era avvenuto uno scambio meraviglioso di ricchezze spirituali e di gemme di santità. Dopo la morte di Carlo venne concesso alla famiglia imperiale di lasciare Funchal e di recarsi in Spagna e ciò fu possibile grazie all’interessamento del Re di Spagna, Alfonso XIII di Borbone, il quale inviò la nave da guerra Infanta Isabel a Funchal per trasportare Zita e i suoi figli a Cadice. La famiglia imperiale venne scortata al palazzo Pardo a Madrid dove poco dopo il suo arrivo Zita diede alla luce l’arciduchessa Elisabeth.
Zita crebbe i propri figli fra molte difficoltà finanziarie e con l’aiuto dei sostenitori. Nel 1929 la famiglia si trasferì in Belgio, nel villaggio di Steenokkerzeel, vicino a Bruxelles, al fine di agevolare gli studi universitari dei ragazzi. Tuttavia, con l’invasione nazista del Belgio, il 10 maggio 1940, Zita e la famiglia dovettero fuggire perché ricercati dalle autorità del Terzo Reich. Il castello, dove si trovavano, venne bombardato dai tedeschi, ma la famiglia rimase illesa e si trasferì nel castello francese del principe Xavier di Borbone-Parma a Bostz. Quando in Francia prese il potere Philippe Petain, gli Asburgo dovettero fuggire in Portogallo e qui ricevettero la documentazione burocratica necessaria per raggiungere New York, dove arrivarono il 27 luglio 1940, stabilendosi prima a Long Island e poi a Newark, nel New Jersey. In seguito raggiunsero Tuxedo Park, presso New York per poi stabilirsi nel Quebec, in Canada. I figli maschi erano tutti impegnati nelle operazioni diplomatiche e militari.
Nel dopoguerra la cattolica Zita si impegnò attivamente a raccogliere fondi per destinarli alla provata popolazione austriaca, ma anche ai Paesi confinanti. Nel 1952 decise di tornare in Europa per accudire, nel Lussemburgo, l’anziana madre, Maria Antonia.
La Serva di Dio Zita spesso visitava l’amato Santuario di Mariazell e scelse di non dimenticare la Messa di sempre, assisteva, infatti e con grande devozione, le celebrazioni in rito tridentino.
In seguito decise di accogliere l’invito del Vescovo di Chur, il quale le propose di stabilirsi, con tutta la famiglia, in una residenza amministrata dalla sua diocesi: il castello del Conte di Salis a Zizers, in Svizzera.
Nel 1982 venne finalmente concesso all’imperatrice di tornare, dopo sessant’anni, in Austria. La sua salute iniziò a declinare a 90 anni e, nella pace del Signore, avendo tutti perdonati nell’amore di Dio, così come aveva fatto un’altra grande sovrana, Giovanna di Savoia, anche lei esiliata per decenni dopo l’assassinio dell’amato marito Boris III di Bulgaria, rese l’anima al Padre il 14 marzo 1989 all’età di 96 anni.
Il 1° aprile ricevette solenni onoranze funebri a Vienna, dove venne sepolta nella cripta dei Cappuccini. Alla cerimonia erano presenti duecento membri delle famiglie Asburgo e Borbone-Parma, oltre a moltissime personalità politiche, diplomatici, autorità civili e religiose, fra cui un rappresentante di Giovanni Paolo II, il quale spese personalmente parole di cordoglio.
Il 10 dicembre 2009 la diocesi di Le Mans ha avviato per la Serva di Dio Zita la prima fase della causa di beatificazione.
Cristina Siccardi
Fonte: Europa Cristiana