Una lodevolissima iniziativa, unica nel suo genere, che fa onore agli Organizzatori e a coloro che vi hanno partecipato.
Christus vincit!
AC
Santuari e pellegrinaggi in Europa Centro-orientale – resoconto della conferenza internazionale
Presentare la Croazia, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Slovenia e l’Ungheria con gli occhi del pellegrino.
È stato l’obiettivo della conferenza internazionale "Santuari e pellegrinaggi nell’Europa Centro-orientale" organizzata dalle Ambasciate presso la Santa Sede di questi sei paesi il 15 maggio 2018 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma.
L’iniziativa, svoltasi sotto l’egida dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale e della presidenza di turno ungherese del Gruppo Visegrád, ha visto la partecipazione di relatori qualificati come Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Commissario europeo Tibor Navracsics, responsabile per l’educazione, la cultura, la gioventù e lo sport, don Gionatan De Marco, Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport e Mons. Melchor Sánchez de Toca, Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura.
A presentare i sei paesi sono intervenuti tre rettori di altrettanti santuari nazionali di Croazia, Slovenia e Ungheria, accademici di prestigiose università della Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.
L’interesse delle pubbliche amministrazioni per il turismo religioso nella regione è stata testimoniata dalla presenza di rappresentanti ufficiali di Croazia (il Sindaco di Marija Bistrica), Polonia (il consigliere del Ministero per il Turismo e lo Sport e il Direttore dell’agenzia nazionale di promozione turistica a Roma), Repubblica Ceca (direttore dell’agenzia nazionale di promozione turistica a Milano) e Ungheria (commissario ministeriale per il turismo).
Discorsi introduttivi
Inaugurando la conferenza l’Ambasciatore d’Ungheria Eduard Habsburg-Lothringen ha richiamato l’attenzione come i paesi in questione condividessero "un notevole patrimonio di esperienza storica e di eredità culturale", di cui fanno parte “in modo eminente anche l’esperienza e l’eredità religiosa”.
Mentre dopo il cambio di regime in questi paesi vi è stato un forte impulso a riscoprire le proprie radici storiche, culturali e spirituali, essi “non sono ancora sufficientemente conosciuti sotto l’aspetto spirituale e religioso.
Forse sono ancora in pochi a pensare alle nostre città come mete di pellegrini, e ai nostri paesaggi come territori attraversati da cammini e itinerari spirituali” – ha illustrato l’Ambasciatore ungherese i motivi dell’iniziativa.
Mentre dopo il cambio di regime in questi paesi vi è stato un forte impulso a riscoprire le proprie radici storiche, culturali e spirituali, essi “non sono ancora sufficientemente conosciuti sotto l’aspetto spirituale e religioso.
Forse sono ancora in pochi a pensare alle nostre città come mete di pellegrini, e ai nostri paesaggi come territori attraversati da cammini e itinerari spirituali” – ha illustrato l’Ambasciatore ungherese i motivi dell’iniziativa.
Mons. Rino Fisichella, capo del dicastero vaticano responsabile, dal 2017, anche per la pastorale dei santuari, ha sottolineato che i santuari hanno insieme una dimensione religiosa, spirituale e culturale: sono espressioni sia di fede che di cultura.
Le persone che si recano in pellegrinaggio, o visitano questi luoghi sacri hanno, infatti, la possibilità di apprezzarvi anche le opere del genio umano.
Per questo i santuari possono essere luoghi qualificati della nuova evangelizzazione.
Essi fanno anche parte della storia dei rispettivi paesi, fino a plasmare l’identità di intere generazioni e “ad incidere sulla storia di alcune nazioni”, come rimarcava Papa Francesco nel suo recente Motu Proprio Sanctuarium in Ecclesia. Ma, prima di tutto, i santuari fanno parte della vita quotidiana delle persone e, dove c’è fede c’è la speranza di creare un futuro migliore per tutti – ha concluso Mons. Fisichella.
Per questo i santuari possono essere luoghi qualificati della nuova evangelizzazione.
Essi fanno anche parte della storia dei rispettivi paesi, fino a plasmare l’identità di intere generazioni e “ad incidere sulla storia di alcune nazioni”, come rimarcava Papa Francesco nel suo recente Motu Proprio Sanctuarium in Ecclesia. Ma, prima di tutto, i santuari fanno parte della vita quotidiana delle persone e, dove c’è fede c’è la speranza di creare un futuro migliore per tutti – ha concluso Mons. Fisichella.
Il Commissario europeo Tibor Navracsics, sotto la cui supervisione si svolge l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale, con la sua presenza ha voluto testimoniare la rilevanza europea dei temi affrontati durante la conferenza.
L’iniziativa europea in corso ha l’obiettivo di consentire ai cittadini di avvicinarsi e conoscere più a fondo il loro patrimonio culturale che plasma la loro identità e vita quotidiana.
L’iniziativa europea in corso ha l’obiettivo di consentire ai cittadini di avvicinarsi e conoscere più a fondo il loro patrimonio culturale che plasma la loro identità e vita quotidiana.
Le iniziative di quest’anno mirano non solo alla conservazione ma anche alla valorizzazione innovativa del patrimonio culturale.
Questo è proprio ciò che il turismo religioso è in grado di fare. Il Commissario Navracsics ha affermato perciò che “il cristianesimo è una parte fondamentale del nostro patrimonio culturale”.
Esso ha determinato il nostro continente, ha ispirato le persone e ne ha “influenzato il modo di vivere quotidiano”.
Questo è proprio ciò che il turismo religioso è in grado di fare. Il Commissario Navracsics ha affermato perciò che “il cristianesimo è una parte fondamentale del nostro patrimonio culturale”.
Esso ha determinato il nostro continente, ha ispirato le persone e ne ha “influenzato il modo di vivere quotidiano”.
Ma il cristianesimo ha, altresì, “contribuito a costruire il progetto europeo su valori comuni come la carità, il rispetto e la tolleranza”.
Il patrimonio culturale “ha un ruolo chiave nel costruire ponti, aiutare le persone a imparare a conoscere ed apprezzare ciò che hanno in comune, comprendendo e accettando allo stesso tempo le loro differenze” – ha sottolineato il Commissario Navracsics.
Il patrimonio culturale “ha un ruolo chiave nel costruire ponti, aiutare le persone a imparare a conoscere ed apprezzare ciò che hanno in comune, comprendendo e accettando allo stesso tempo le loro differenze” – ha sottolineato il Commissario Navracsics.
La bellezza dei santuari e dei pellegrinaggi aiuta non solo l’incontro tra i cristiani ma anche quello con i non credenti e con le persone di fede diversa, promuovendo così il dialogo interculturale e interreligioso.
Un contributo, questo, alla costruzione di autentiche comunità – ha riecheggiato il rappresentante della Commissione Europea i simili pensieri del rappresentante della Santa Sede.
Un contributo, questo, alla costruzione di autentiche comunità – ha riecheggiato il rappresentante della Commissione Europea i simili pensieri del rappresentante della Santa Sede.
Aspetti ecclesiali
Mons. Melchor Sánchez de Toca, Sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura ha parlato degli aspetti culturali degli itinerari e dei pellegrinaggi, cui la Santa Sede attribuisce grande significato anche per la forza di aggregazione e le potenzialità di creare connessioni internazionali.
Don Gionatan De Marco, Direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport ha ricordato che “il Vangelo è liberante e può utilizzare come strumento per parlare alla vita degli uomini e delle donne di ogni tempo la bellezza delle pietre o di opere d’arte, da sempre pensate e realizzate per raccontare la Bella Notizia e per questo fine la Comunità cristiana ha la responsabilità di mantenere, tutelare e valorizzare i propri beni culturali”.
Riferendosi al Motu Proprio Sanctuarium in Ecclesia ha rilevato che “luoghi altamente significativi per educare alla Bellezza dei volti potranno essere sicuramente i Santuari e le Antiche e nuove Vie di pellegrinaggio, in una rinnovata Via Pulchritudinis”.
Ha proseguito illustrando il modello italiano del Parco Culturale Ecclesiale, un progetto di valorizzazione del territorio e del patrimonio ecclesiale.
Esso ha lo scopo di “avviare innanzitutto processi ad intra che abilitino le pastorali a mettere in atto la pastorale per la realizzazione di un progetto concreto. E poi, cercare di attivare processi per buone pratiche di comunione di progetti tra comunità ecclesiale e comunità civile, (istituzioni, imprenditori e terzo settore).” I Parchi o Reti Culturali Ecclesiali sono “veri e propri sistemi di Bellezza, perché i nostri ospiti possano nutrirsi di Vita e di Speranza. È questa, anzitutto, una scelta di Chiesa in uscita” – ha spiegato don De Marco offrendo all’attenzione dei Paesi centro-est europei tale modello che è carico anche di potenziali collaborazioni internazionali.
Esso ha lo scopo di “avviare innanzitutto processi ad intra che abilitino le pastorali a mettere in atto la pastorale per la realizzazione di un progetto concreto. E poi, cercare di attivare processi per buone pratiche di comunione di progetti tra comunità ecclesiale e comunità civile, (istituzioni, imprenditori e terzo settore).” I Parchi o Reti Culturali Ecclesiali sono “veri e propri sistemi di Bellezza, perché i nostri ospiti possano nutrirsi di Vita e di Speranza. È questa, anzitutto, una scelta di Chiesa in uscita” – ha spiegato don De Marco offrendo all’attenzione dei Paesi centro-est europei tale modello che è carico anche di potenziali collaborazioni internazionali.
Poiché “ogni Chiesa particolare vuole concretizzare con il Parco Culturale Ecclesiale la speranza che annuncia. Le parole se non sono accompagnate dai segni non si fanno Parola” – ha concluso il rappresentante della CEI.
L’accoglienza dei pellegrini, ma anche dei semplici turisti o visitatori porta in se grandi possibilità per la missione, l’evangelizzazione e quindi è strumento di una “Chiesa in uscita” – ha confermato P. Robert Bahčič, Rettore del santuario nazionale di Brezje (Slovenia), che ha raccontato le proprie esperienze di accoglienza e di annuncio della fede presso il principale santuario mariano sloveno.
Iniziative e collaborazione
Un altro modello di collaborazione, ma anche di missione, è stato illustrato da Gergő Bodor, rappresentante dell’Associazione Via Mariana (Mária Út) ungherese.
Un cammino che mette in collegamento, da una parte, il santuario di Mariazell in Austria con quello di Csíksomlyó (Sumleu Ciuc, in Romania), dall’altra Czestochowa con Medjugorje, passando attraverso i vari santuari mariani locali.
Si tratta non solo di un itinerario, in gran parte già sviluppato sul territorio in termini di segnaletica e di accoglienza, ma anche di veicolo di iniziative innovative.
Come, per esempio, la Maratona Mariana (Mária Maraton) che da alcuni anni propone una vera sfida, non solo spirituale ma anche sportiva, tra Mariazell e Csíksomlyó, da percorrere a piedi o in bicicletta.
Sempre un’iniziativa di Via Mariana, salutata l’anno scorso anche da Papa Francesco, è il pellegrinaggio chiamato “Sulla stessa strada” (Egy Úton) che prevede una serie di pellegrinaggi simultanei, tutti lo stesso giorno, a livello locale lungo il grande itinerario, formando così un grande pellegrinaggio che ne abbraccia tutto lo spazio geografico.
La Dott.ssa Emese Boros, Commissaria ministeriale per il turismo del Ministero degli Affari Esteri ungherese ha salutato i presenti anche a nome dell’attuale presidenza ungherese del Gruppo Visegrád (V4).
Ha ricordato che il tema del turismo religioso è stato di recente uno dei punti principali all’agenda della riunione di alto livello dei responsabili ministeriali del Gruppo V4 a Gödöllő (Ungheria).
Ha ricordato che il tema del turismo religioso è stato di recente uno dei punti principali all’agenda della riunione di alto livello dei responsabili ministeriali del Gruppo V4 a Gödöllő (Ungheria).
Partendo dal motto di presidenza – “V4 Connects” – ha messo in evidenza che il rafforzamento dei legami e collegamenti tra i popoli e le persone della regione è una priorità del Gruppo Visegrád.
E il turismo religioso può sicuramente esserne un veicolo privilegiato. Infatti, i paesi Visegrád hanno diversi cammini che li collegano (Via Cirillo-Metodiana, Via Mariana, Via di S. Martino, Via di S. Giacomo, Cammino di S. Elisabetta ecc.), ma sarebbe auspicabile la costruzione di una rete tra le diverse iniziative in modo da favorire lo sviluppo di questi paesi come centri del turismo religioso in Europa.
Il Direttore dell’Ufficio di Milano di Czech Tourism Luboš Rosenberg ha presentato la Repubblica Ceca come destinazione del turismo religioso, cui le autorità del Paese danno sempre più attenzione.
E il turismo religioso può sicuramente esserne un veicolo privilegiato. Infatti, i paesi Visegrád hanno diversi cammini che li collegano (Via Cirillo-Metodiana, Via Mariana, Via di S. Martino, Via di S. Giacomo, Cammino di S. Elisabetta ecc.), ma sarebbe auspicabile la costruzione di una rete tra le diverse iniziative in modo da favorire lo sviluppo di questi paesi come centri del turismo religioso in Europa.
Il Direttore dell’Ufficio di Milano di Czech Tourism Luboš Rosenberg ha presentato la Repubblica Ceca come destinazione del turismo religioso, cui le autorità del Paese danno sempre più attenzione.
La presentazione dei paesi
La vera e propria presentazione dei sei paesi coinvolti è stata affidata agli specialisti provenienti dai rispettivi paesi: la Dott.ssa Barbara Strzałkowska, dell’Università Cardinal Stefan Wyszyński di Varsavia (Polonia), la Dott.ssa Alena Piatrová, del Museo Nazionale Slovacco di Bratislava, (Slovacchia), la Dott.ssa Jana Michalčaková, dell’Università Palacky di Olomouc (Repubblica Ceca), la Dott.ssa Snježana Husinec, dell’Università di Zagabria (Croazia), la Dott.ssa Andreja Eržen Firšt, Direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi del Santuario Nazionale Mariano di Brezje (Slovenia) e il P. Lóránt Orosz, Rettore Santuario Nazionale di Szentkút (Ungheria).
Dalle relazioni, illustrate e ben documentate è emersa la realtà storica, artistica e spirituale di questi paesi, con tanti dettagli interessanti.
Le caratteristiche di ciascun paese sono ovviamente determinate dalla loro storia, lingua (tutte slave, eccetto l’Ungheria) e società. Sono determinanti, per esempio, le differenze delle origini del cristianesimo: basata sull’eredità paleocristiana in Croazia o Slovenia, sulla missione dei Santi Cirillo e Metodio in Slovacchia e Repubblica Ceca, o sull’operato di missionari occidentali come Sant’Adalberto, che accomuna Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia.
Ma dalle presentazioni sono emersi significativi tratti comuni. Prima di tutto la devozione mariana che permea tutti i paesi dell’area, tanto che Ungheria, Croazia e Slovacchia storicamente si definivano come veri e propri Regni Mariani.
Una devozione popolare e tradizionale che è stata rafforzata anche dai sovrani della Casa d’Asburgo, cui è dovuta dappertutto la costruzione o restauro di sontuose chiese e monasteri.
Un tratto comune è costituito poi dalle tribolazioni storiche che le Chiese locali hanno dovuto subire tra guerre, invasioni, dominazioni straniere e dittature.
Questo spiega, per esempio, la perdita di gran parte del patrimonio culturale ed artistico medievale, causata dalle vicende della riforma protestante e dalle guerre turche del XVI-XVII secolo. Un’esperienza analoga più recente è stata la dominazione nazista prima, sovietica e comunista poi.
I luoghi della memoria dei nuovi testimoni della fede e martiri delle dittature costituiscono pure un patrimonio comune, tuttora “in costruzione”, in quanto spesso sono ancora in corso le relative cause di beatificazione e di canonizzazione.
Basta pensare a San Massimiliano Kolbe e al B. Jerzy Popieluszko (Polonia), al B. Pavel Gojdić e alla Beata Zdenka Schelingová (Slovacchia), al B. János Brenner e al Servo di Dio Card. József Mindszenty (Ungheria), al B. Alojzije Stepinac (Croazia), al B. Lojze Grozde (Slovenia), al sacerdote Josef Toufar e al Card. Josef Beran (Repubblica Ceca).
Un altro aspetto comune, emerso dalle presentazioni, è quello del ruolo di San Giovanni Paolo II.
Il papa che ha visitato ciascuno di questi paesi anche più volte, il papa che ha saputo comprendere al meglio l’identità, lo spirito e le sfide di queste nazioni.
E la devozione verso la sua figura è presente ovunque – un santo che collega questi paesi dell’Europa Centro-orientale.
Fonte: Ambasciata d'Ungheria presso la Santa Sede QUI