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Card. Ranjith vieta le chierichette: "Il servizio all'altare, fonte di vocazioni sacerdotali in Sri Lanka" - #cardranjith #srilanka #vocazioni

Il card. Ranjith (arcivescovo metropolita di Colombo, Sri Lanka), saputo che in diverse parrocchie della sua arcidiocesi sono state approva...

venerdì 23 marzo 2018

Diavoli e Giuda nei conventi e nelle curie per distruggere la civiltà cattolica

Rai-Radio 3 sta dedicando  dei servizi al cosiddetto '68 italiano  ovviamente con  dei servizi impregnati di marxismo. 
I curatori di quello spazio d'informazione pubblica sono isolati nel loro conservatorismo ideologico: ormai il mondo sta andando in tutt'altra parte anche perchè l'anagrafe ha fatto inesorabilmente il suo corso.
Gli ideologi di sinistra tuttavia non sono soli perchè al loro fianco sembrano esserci anche alcuni degli attuali vertici della Chiesa che, per motivi anagrafrici, possono considerarsi i  discendenti di coloro che distrussero la Liturgia e indebolirono la Morale e la Dottrina Sociale cattolica: i demolitori cioè di quello che era stato per secoli il solido edificio della civiltà Cattolica. 
Stiamo vivendo quotidianamente il risultato di tanti sfasci scientemente programmati: chiese, conventi, seminari e scuole cattoliche distrutti. 
La cattolicità derisa e perseguitata è ora pressocchè assente dalla vita sociale e culturale in  tutte quelle Nazioni che per secoli furono figlie fedeli della Chiesa. 
Per divino volere la Chiesa Cattolica sarà però sempre viva a scarno delle macchinazioni dei tanti Giuda. 
La Fede ci insegna che dopo la necessaria purificazione dalle idolatre contaminazioni mondane il Vangelo e il Magistero della Chiesa ritorneranno a splendere su tutto l'Orbe cattolico. 
Allora ci saranno "un nuovo cielo e una nuova terra".
AC  

Il diavolo in convento. 
Una memoria inedita del Sessantotto cattolico 
di Sandro Magister 

Il cinquantenario della "rivoluzione" del 1968 si arricchisce ogni giorno di nuovi ricordi. Alcuni risaputi, altri no. 
Come quello – impressionante – messo ora per la prima volta per iscritto dal monaco benedettino camaldolese Guido Innocenzo Gargano, apprezzato maestro spirituale e grande studioso della Bibbia e dei Padri della Chiesa, già priore a Roma di San Gregorio al Celio, il monastero fondato da papa Gregorio Magno. 
In un libro pubblicato per celebrare i 70 anni del suo confratello monaco Giovanni Dalpiaz – che oggi è priore dell'Eremo di San Giorgio presso il lago di Garda ma è anche sociologo fin dalla sua giovinezza –, Gargano ricorda che cosa accadde nella comunità monastica di Camaldoli negli anni tempestosi del dopoconcilio e del dopo Sessantotto, quando il giovane Dalpiaz fece il suo ingresso in monastero. 
Dalpiaz – ricorda Gargano – veniva dall'università di Trento, covo ideologico del movimento sessantottino e fucina di terroristi armati, alcuni di matrice cattolica, che militarono poi nelle Brigate Rosse. Dalpiaz era stato vicino a questi suoi compagni di studi, ma se ne era distaccato optando invece per la vita monastica, attratto ad essa soprattutto dal carisma dell'allora priore generale dei benedettini camaldolesi, Benedetto Calati. Va notato che Camaldoli era da decenni un dei cenacoli più frequentati dall'intelligencja cattolica italiana.

Anche a Camaldoli, però, il Sessantotto entrò prepotentemente, stando a ciò che scrive oggi Gargano, che in quei primi anni Settanta era responsabile della formazione dei nuovi arrivati in quel monastero. 
A lui la parola. 

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da "Settimo cielo"

Immagine: MiL Il dadone rosso nell’Abbazia Camaldolese di Montegiove, Diocesi di Fano. E' stato tolto persino il tavolino-altare (perché troppo tradizionale?) per sostituirlo con questo vampiresco cubo rosso. Bloody affair, indeed! I fedeli che assistono alla santa Messa; anzi, alla "celebrazione eucaristica", al momento della comunione si avvicinano al cubo-altare per prendere da soli l’ostia consacrata. Self-service. Nella foresteria, vicino l’arco di ingresso dell’abbazia, si trovano appese alla parete le foto di alcuni personaggi della sinistra italiana assieme a delle frasi autografe che hanno voluto lasciare “ad perpetuam rei memoriam” ai monaci. Paolo VI incoraggiò il dialogo fra i monaci e gli esponenti della sinistra italiana ed internazionale.