di Aurelio Porfiri, da La Fede Quotidiana, del 27.01.2018.
Roberto
Interpretazioni
fuorvianti dei documenti del Concilio hanno di fatto relegato il latino
al livello delle malattie esantematiche o giù di lì. Ma in realtà questo
tradisce in modo profondo quel Concilio che si pretende di servire. Il
latino è stato per secoli e secoli la lingua liturgica, ha formato un
certo stile liturgico e da esso a sua volta ha ricevuto nuova linfa. Una
maggiore attenzione al suo uso e rispetto per la sua lunga storia
avrebbe certamente giovato alla liturgia tutta e forse arginato alcune
accelerazioni in avanti che ci hanno poetato fuori strada.
Non sarà male
citare qui una mia esperienza di questi giorni in cui sto scrivendo
queste righe, giorni in cui mi trovo in Hong Kong, che per me è come la
mia seconda città dopo Roma. Sono andato alla Messa in una parrocchia
del luogo, Messa celebrata in cantonese, lingua che purtroppo non parlo e
che praticamente non capisco, se non per poche frasi. Conoscendo la
Messa, rispondevo al sacerdote in latino o italiano e recitavo le
preghiere liturgiche insieme agli altri fedeli. Non ho compreso il senso
letterale delle letture e dell’omelia, ma ho percepito di “non
partecipare”? No, perché il partecipare non attiene solo ad una
comprensione semantica, ma al sentirsi parte di un qualcosa a cui si
sente di appartenere pur non comprendendone tutte le coordinate. Quanti
santi e sante si sono forgiati andando alla Messa in latino di cui a
volte, probabilmente, non comprendevano il senso letterale delle parole?
Ma comprendevano il senso profondo della Messa, che è molto di più e
molto più denso del semplice “capire quello che viene detto”.
"Il partecipare non attiene solo ad una comprensione semantica, ma al sentirsi parte di un qualcosa a cui si sente di appartenere pur non comprendendone tutte le coordinate": vero. Però bisogna smetterla con la storia del "si tradisce in modo profondo quel Concilio che si pretende di servire". Il bailamme post-conciliare sarebbe venuto fuori da sé, come i funghi di notte? Non ci arrampichiamo sugli specchi, per favore!!!
RispondiEliminaMagari fosse stato mantenuto il Latino uno "comprendeva" meglio la Liturgia anche trovandosi sull'Isola di Pasqua....
RispondiEliminaL'uso della lingua latina nella celebrazione della Messa ha avuto per anni la funzione di collante fra etnie diverse e soprattutto fu mezzo di comunicazione fra i prelati di tutto il mondo.
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