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lunedì 26 febbraio 2018

Cultura e corpo.



di Enrico Salvi

Cultura e coltura, dal latino COLERE, significano coltivare, attendere con cura, e, riferiti all’UOMO, valgono istruzione e buona educazione, esprimendo la cura assidua necessaria pari a quella dell’agricoltore per far sì che piante ed erbe fioriscano e fruttifichino. Culto, sempre da COLERE, vale ossequiare, venerare e, riferito al corpo, il modo col quale si cura il proprio abbigliamento e la nettezza della persona. (etimo.it).

Osserviamo e constatiamo: la cultura costituisce la teoria in quanto formulazione più o meno sistematica di idee e principi esposta tramite il pensiero parlato o scritto, ciò valendo – ed entrando qui nel merito che più ci interessa – anche e soprattutto per la Tradizione Universale, orale e scritta, attraverso la quale si trasmette la sapienza necessaria alla cultura/coltura/coltivazione dell’UOMO.

Al pari della teoria, anche la Tradizione Universale non ha esistenza propria dal momento che non può né esprimersi né recepirsi senza un CERVELLO alloggiante in un CORPO. Pertanto, il detto “gli uomini passano, le idee restano”, che in un primo momento può sembrare plausibile, è invece radicalmente falso: le idee non possono “restare” senza un corpo che le supporti.

Chiunque parli o scriva, ciò valendo anche per gli Autori sacri e santi, lo fa con l’ausilio di TUTTO IL CORPO e non con la SOLA TESTA PENSANTE, lo stesso valendo anche per chi ascolta o chi legge. Una testa recisa dal CORPO non parla, non scrive, non ascolta e non legge.
Quindi, senza l’INTERO CORPO non può esservi trasmissione di checchessia.

Più precisamente, nel CORPO si trovano organi come cuore, polmoni, fegato, reni, e sistemi come quello sanguigno, respiratorio, osseo e linfatico, evidentemente anch’essi costituenti il CORPO e perciò concorrenti tanto all’espressione quanto alla ricezione della teoria, cioè della Tradizione Universale orale e scritta. Quindi, l’impalpabile parola parlata o scritta e ascoltata o letta, non può darsi senza la struttura organica del CORPO. Le corde vocali e la bocca da cui nasce il parlare sono corporee esattamente come le orecchie che ascoltano; lo stesso valendo per la mani che scrivono e gli occhi che leggono.

Risulta pertanto inconfutabile come l’autentica spiritualità non possa darsi senza il CORPO, il quale, si può dire, è addirittura la soglia di passaggio dal finito all’infinito e viceversa. Digiuno e silenzio, per esempio, sono mezzi ascetici che non avrebbero senso senza la bocca del CORPO che deve restar chiusa affinché non entrino cibi e non escano parole; l’inchinarsi e l’inginocchiarsi sono prima di tutto gesti del CORPO che, in ordine alla spiritualità, possono influire beneficamente sull’anima.

Di passaggio notiamo come anche l’intuizione-ispirazione, ovvero il “guizzo” sovra-razionale (o sub-razionale!), sia pur sempre prerogativa dell’UOMO che, si ribadisce, NON È SENZA IL CORPO. E se nel momento intuitivo-ispirativo il corpo, per dir così,  scompare per il repentino preponderare dell’“excessus mentis”, resta pur sempre vero che SENZA IL CORPO nessuna intuizione-ispirazione è possibile. Di fatto, nessuna intuizione-ispirazione può darsi senza una precedente esperienza dei SENSI CORPOREI, sia essa visiva, auditiva, tattile, olfattiva o gustativa. Lo stesso può dirsi a proposito dell’estasi, ovvero dello star fuori di sé con inazione dei sensi e dei movimenti (etimo.it): di fatto, la “base di lancio” è sempre il CORPO.

Una volta constatata l’impossibilità per la Tradizione Universale di essere escogitata, parlata o scritta ed ascoltata o letta dalla SOLA TESTA PENSANTE e senza il concorso del CORPO, e ricordando ancora che l’UOMO, soggetto e oggetto della Tradizione Universale, NON È SENZA IL CORPO, sorge il tema della CORPIFICAZIONE della Tradizione medesima, ciò trovando conferma e stimolo nello straordinario ed esclusivo enunciato della Tradizione Universale: «VERBUM CARO FACTUM EST». Il Verbo, la Parola si è fatta CARNE. Dice FACTUM, FATTA, quindi senza alcuna soluzione di continuità tra Parola e Corpo: il Verbo È Corpo e il Corpo È Verbo, ciò dovendosi affermare anche dell’Ostia consacrata: il Verbo è l’Ostia, l’Ostia è il Verbo: CORPUS DOMINI.

Quindi, il sincero seguace della Tradizione Universale lascia che “i morti seppelliscano i loro morti”, ossia, occorre dirlo, la stragrande maggioranza degli esseri umani (con gli addetti ai lavori in prima fila) che si dissipa inseguendo chimere d’ogni specie, e si applica INTEGRALMENTE, dunque con TUTTO IL CORPO, ad imitare il Verbo Incarnato, impegno che comporta preliminarmente l’impresa non propriamente agevole del farsi tabernacolo ad imitazione della Vergine Madre del Verbo, giacché l’INTEGRALE PUREZZA VERGINALE è condizione indispensabile al concepimento del Verbo: «Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in Te». Dice TOTA, TUTTA pura. Integrale purezza verginale che è prerogativa prettamente muliebre e con un proprio potere: Virgo Potens. Secondo san Gregorio di Nissa, la verginità rappresenta la perfezione propria della natura divina ed incorporea, ciò confermando la necessità dell’integrale purezza verginale della Madre del Verbo. In sintesi: ad Juesum per Mariam, a Gesù per Maria.

Infatti, la Parola di Dio è il seme che cade nel terreno fertile necessario al suo svilupparsi, ovvero nella VERGINITÀ INTEGRALE DI ANIMA E CORPO, trovandosi qui il trascendente significato culturale-colturale-cultuale della parabola del seminatore.

Da notare che il Verbo dice: «chi ha orecchi intenda». Perciò è chiaro come, oltre a riferirsi ad un’elite di ascoltatori dall’udito spirituale e quindi PURO: «molti i chiamati, pochi gli eletti», l’intendere necessiti delle orecchie del CORPO che recepiscano dapprima la Lettera quale necessario supporto dello Spirito, il quale, dandosi la condizione d INTEGRALE PUREZZA, trasfigurerà l’INTERO CORPO dell’UOMO.

Ma chi vuol darsi a tale impresa, è bene ribadirlo, dovrà lasciare che «i morti seppelliscano i loro morti», attività necrofora che al giorno d’oggi sembra andare per la maggiore.

6 commenti:

  1. Vademecum per il voto di domenica prossima (da Chiesa e Pçostcocncilio) :
    Un famoso sacerdote, servita di Maria, strappò la corona del Rosario: per la Chiesa tutto ok.
    Salvini esibisce il Rosario: non va bene.
    Se avesse distribuito canne tra il pubblico: avrebbe dato meno fastidio.
    Una famosa abortista parla in una chiesa, e sugli altari si fanno comizi elettorali dei rossi: per la Chiesa tutto ok.
    Salvini giura sul Vangelo: non va bene.
    Avesse giurato sul Corano, o sul Buddha: tutti a dire bene Salvini, bravo Salvini, com'è illuminato Salvini.
    Il governo appoggiato dai vescovi approva il gender e le unioni civili: questo va bene.
    Salvini si è opposto. Ma Salvini, nella sua vita privata, è divorziato: e allora non va più bene.
    I rossi hanno approvato tutte le leggi possibili contro la vita e la famiglia, spesso facendosi coprire dai preti: e questo non è un uso improprio (forse sacrilego) del potere sacerdotale?
    Chiudo: è più urtante un politico che giura sul Vangelo, o una vignetta dissacratoria sul giornale dei vescovi?
    Vedremo se Salvini sarà uno spergiuro: intanto ci ha mostrato quale sia, secondo lui, la cosa più importante su cui giurare.

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    1. Catholicus, sottoscrivo quanto Lei scrive ma non vedo il collegamento con l'argomento proposto da Salvi. Può dirmi qualcosa in merito?

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    2. Concordo con Catholicus.

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  2. Caro Prussico, chiedo scusa per aver postato il mio commento "fuori tema", ma purtroppo su molti articoli non appare la dicitura "inserisci un commento" . Avrei voluto postarlo su http://blog.messainlatino.it/2018/02/rosario-per-litalia-nei-giorni-2-3-4.html, ma purtroppo in quel momento non era ancora apparso il link per commentare. Buon voto a tutti voi, cari amici (e fratelli in Cristo), quindi. L.J.C.

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  3. Salvini doveva evitare di giurare sul Vangelo in quanto all’interno dello stesso c’e Scritto di non giurare affatto. Detto questo chi è Cattolico può votare solo uno dei 4 partiti del centro-destra. Io voto Lega Nord. Nel Vangelo, e nel Catechismo, c’e scritto che prima si deve pensare ai propri figli e poi a quelli degli altri. In 3 parole: Prima gli italiani.

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