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martedì 5 settembre 2017

Sacro e Maria: la "ricetta" africana

Ex Africa Lux?
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«La Chiesa non guadagna nulla promuovendo una religione pop che accoglie ogni sorriso e fantasia generati dall'industria del divertimento». Lo hanno detto in una dichiarazione ufficiale i vescovi del sud est della Nigeria, al termine della loro seconda riunione plenaria. E hanno indicato come antidoto la devozione mariana e l'osservanza delle rubriche liturgiche.
In epoca di cyberteologia, di t-shirt con il “Superpope” e di “lecca-lecca Papa Francesco con preghiera incorporata”, l'esortazione che viene dal profondo dell'Africa suona un po' in controtendenza.
«Il messaggio di pentimento, di riconciliazione e di pace che Maria ci ha portato a Fatima 100 anni fa», osano i vescovi nigeriani, «è più rilevante che mai». Il riferimento ad attaccarsi alle cose che contanto è venuto mentre veniva espresso il dolore per la strage di cristiani cattolici durante la messa di domenica mattina 6 agosto a Ozubulo, e si stigmatizzava il rilancio delle azioni terroristiche nel nord est del paese da parte degli islamisti di Boko Haram.

Le parole dei vescovi, molto chiare nell'accusare la decadenza morale nella società, sono del tipo poco apprezzato per certa religione pop. Si fa presto a classificarli come “profeti di sventura” quando dicono che c'è «un assalto aggressivo da parte di ideologie decadenti, in particolare dal mondo occidentale, che minacciano di sopraffare i nostri valori culturali e spirituali».
Hanno anche richiamato il loro governo a «non spendere denaro pubblico sulla proliferazione dei metodi contraccettivi artificiali, a scapito delle infrastrutture sanitarie di base per la popolazione».
Nel frattempo il cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, presidente della conferenza episcopale nigeriana, ha parlato in Ghana al congresso eucaristico nazionale, facendo quasi eco alle parole dei suoi confratelli. Di fronte a un mondo che promuove una morale “larga”, «la chiesa di Dio non può abdicare dalla responsabilità di rispettare gli alti standard del Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo», ha detto il cardinale.
Ritornando sul tema della comunione ai divorziati risposati, e più in generale sulla esortazione Amoris laetitia, il porporato ha fatto di nuovo sentire la voce dell'Africa, quella che era già chiaramente risuonata nell'aula nuova del Sinodo sulla famiglia, sia nell'ottobre 2014, che nel 2015. Ha rilevato una certa “pressione” da parte di alcune aree della cattolicità, pressione che si esercita nel voler consentire ai cattolici divorziati risposati di ricevere la Comunione senza che vi sia stato annullamento del precedente matrimonio e senza l'astensione dalla relazione sessuali con chi non è il proprio marito o moglie. Indissolubilità e unità del matrimonio non possono essere negoziate in qualche forma di compromesso di fronte alle «moderne tendenze».
Povertà, privazioni, guerre, persecuzioni e speculazioni che gravano pesantemente sul continente africano non piegano la fibra di questi pastori cattolici capaci di andare controcorrente. Anzi, sembra che la loro voce e messaggio rinvigoriscano, capaci come sono di non cedere all'occidentalizzazione culturale forzata, nonostante siano piegati da guerra e fondamentalismi di natura religiosa che li vorrebbero morti. In certi cantori della religione pop, manca davvero questa vena rock con sonorità forti.
Sempre più spesso nella Chiesa si segnalano sortite profetiche, ora qua, ora là. Di certo lo Spirito soffia anche in Africa e, come disse Paolo VI nel 1969, potrebbe anche essere “nova patria Christi Africa”.

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