LA SINDROME DI STOCCOLMA IN AMBITO ECCLESIALE
di Enrico Salvi
Su Cosmopolitan si legge:
«La Sindrome di Stoccolma è uno stato psicologico in cui la vittima di sequestro di persona, o comunque una persona detenuta contro la sua volontà, sviluppa un rapporto di complicità con il suo rapitore. A volte, i prigionieri possono finire per aiutare i rapitori a raggiungere i loro scopi o eludere la polizia. Secondo la attuale corrente della psicologica, la Sindrome di Stoccolma allora sarebbe una sorta di meccanismo di difesa inconscio che si manifesta nel rapito, che non può rispondere alla aggressione dei rapitori, ed evita anche la possibilità di subire uno shock emotivo. Così si verifica un'identificazione con l'aggressore, un collegamento nel senso che l'ostaggio comincia ad avere sentimenti di identificazione, simpatia, l'apprezzamento per il suo rapitore (il film La Bella e la Bestia è un ottimo esempio di Sindrome di Stoccolma applicata all'amore).
Sia la vittima che l'autore del delitto perseguono l'obiettivo di uscire indenne dall'incidente e di conseguenza cooperano. Gli ostaggi cercano di proteggere se stessi, nel contesto di situazioni incontrollabili, dove provano dunque a soddisfare i desideri dei loro rapitori. La perdita totale del controllo che subisce l'ostaggio nel corso di un sequestro di persona è difficile da gestire. Essa diventa sopportabile quando la vittima s'identifica con i motivi del colpevole».
Se riferiamo quanto sopra all’attuale corso ecclesiale,
possiamo agevolmente constatare come esso sia affetto ormai da tempo, in
maniera grave e irreversibile, proprio dalla Sindrome di Stoccolma, o,
quantomeno, da un’omologa variazione di essa. Vediamo così che alle vittime di
sequestro corrispondono gli ecclesiastici ed i laici che subiscono l’azione dei
rapitori corrispondenti agli lgbt, questi ultimi nella veste, appunto, di
rapitori, per mezzo dell’invasione, dello spazio ecclesiale, i cui
responsabili, ecclesiastici e laici, non sanno più difenderlo grazie ad un
«sentimento di identificazione» con i rapitori-invasori, e ciò per evitare «la
possibilità di subire uno shock emotivo», ciò che li spinge ad una più
confacente acquiescenza, quest’ultima, a sua volta, con l’aggravante di essere
avvertita come misericordiosa non discriminazione. Come la vittima e l’autore
del delitto, anche gli attuali ecclesiastici e laici e gli lgbt «cooperano», e,
cosa ancor più evidente, gli ostaggi, cioè i medesimi ecclesiastici e laici,
«cercano di proteggere se stessi, nel contesto di situazioni incontrollabili,
dove provano dunque a soddisfare i desideri dei loro rapitori», cioè degli
invasori lgbt.
Stando così le cose, tutte le polemiche avvampanti intorno
alle manifestazioni lgbt ed alle
processioni e preghiere di riparazione assumono tinte assai fosche e premonitrici di un futuro, neanche troppo lontano, in cui l’indistinzione, caratteristica della materia bruta, fagociterà l’umanità intera privandola della Luce di Dio.
processioni e preghiere di riparazione assumono tinte assai fosche e premonitrici di un futuro, neanche troppo lontano, in cui l’indistinzione, caratteristica della materia bruta, fagociterà l’umanità intera privandola della Luce di Dio.
La verità inconfutabile è che «La perdita totale del
controllo che subisce l'ostaggio (ecclesiastico o laico) […] diventa
sopportabile quando la vittima (ecclesiastica o laica) s'identifica con i
motivi del colpevole».
Si noti: identificazione non con il colpevole bensì con i suoi «motivi», ovvero con le istanze lgbt, e ciò a mezzo dello sponsorizzatissimo “dialogo”, di cui uno scellerato esempio è stato il recente incontro in una chiesa del biellese tra una punta di diamante lgbt come Emma Bonino, misericordiosa abortista a mezzo pompa di bicicletta e i rappresentanti (?) ecclesiastici e laici della Chiesa, definitivamente divorati dalla Sindrome di Stoccolma (e dal sessantottismo).
Il “dialogo”: autentico cavallo di troia grazie al quale, specialmente durante gli ultimi decenni, lo spirito del mondo ha inesorabilmente rapito-invaso la Santa Chiesa privandola del suo proprio spazio, che è uno spazio sacro scandito dal tempo sacro e che ormai è davvero preservato soltanto in pochi isolotti sperduti nel “normale” oceano del caos, ossia della materia bruta e inerte.
Si noti: identificazione non con il colpevole bensì con i suoi «motivi», ovvero con le istanze lgbt, e ciò a mezzo dello sponsorizzatissimo “dialogo”, di cui uno scellerato esempio è stato il recente incontro in una chiesa del biellese tra una punta di diamante lgbt come Emma Bonino, misericordiosa abortista a mezzo pompa di bicicletta e i rappresentanti (?) ecclesiastici e laici della Chiesa, definitivamente divorati dalla Sindrome di Stoccolma (e dal sessantottismo).
Il “dialogo”: autentico cavallo di troia grazie al quale, specialmente durante gli ultimi decenni, lo spirito del mondo ha inesorabilmente rapito-invaso la Santa Chiesa privandola del suo proprio spazio, che è uno spazio sacro scandito dal tempo sacro e che ormai è davvero preservato soltanto in pochi isolotti sperduti nel “normale” oceano del caos, ossia della materia bruta e inerte.
Considerazioni interessanti ma parziali: purtroppo questi clericali hanno capito da che parte sta il loro capo (terreno) ed accondiscendono in piena consapevolezza. Non è solo un meccanismo inconscio di autodifesa....
RispondiEliminaLa Bonino si è vantata di aver ucciso migliaia di bambini praticando aborti alle sventurate madri che si rivolgevano a lei. La cosa che stupisce di più è come la Bonino abbia proprio tra i giovani i suoi più convinti sostenitori. Basti vedere il suo intervento nel biellese: è stata persino applaudita dai giovani. Non si tratta più di soli sessantottini ma di intere generazioni perdute in nome del "dialogo"!
RispondiEliminaL'aborto è una barbarie senza fine suffragata solo da una legge dello stato che ovviamente non è Legge di Dio.
RispondiEliminaPiù che Sindrome di Stoccolma, qui mi pare che si tiri a campare, cercando di ingraziarsi chiunque, visto che non so sa più che pesci pigliare. Non è sindrome di Stoccolma, ma mania di protagonismo da parte di molto chierici e paura di non contare più nulla e non avere più un ruolo nella società attuale (paura più che comprensibile).
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