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giovedì 27 luglio 2017

Tiro a piattello contro i preti : "sport di regime" dentro e fuori la chiesa

Alcuni giorni fa ( 22 luglio) sull'Osservatore Romano comparve un articolo (QUI) di tal Giulio Cirignano che fece andare di trasverso il caffè mattutino a tanti bravi  preti .
Non è più ammissibile leggere queste cose! 
Neppure nell'agone della laicità e della politica si usa un linguaggio simile!
Difatti il Foglio commentando quell'articolo ha sottolineato che:"Nel brano si critica l'atteggiamento diostilità e chiusura” di buona parte del clero e si legge: “Il Sinedrio è sempre fedele a se stesso, ricco di devoto ossequio al passato scambiato per fedeltà alla tradizione, povero di profezia”. 
Fra poco appiccicheranno loro l'efficace etichetta di "preti-refrattari" per ghigliottinarli prima...
Lo abbiamo scritto e lo ri-scriviamo: siamo e staremo sempre vicini con tutta la nostra cristiana solidarietà ai Sacerdoti soprattutto a quelli che in questo momento hanno la sventura di lavorare in Curia, l'ossatura della Chiesa. 
Non disponiamo, grazie a Dio, delle immense risorse di "regime" che sostengono l'immagine del "nuovo" corso: siamo pochi e poveri ma la gente semplice, pur dopo averci osservato con comprensibile sospetto, ci si avvicina sempre di più perchè, dopo tanta confusione,  percepisce la necessità di un sano ritorno alle origini, alla fede dei nostri padri. 
"Andiamo avanti".
AC

 
Pasdaran e clero refrattario 

Ogni rivoluzione che si rispetti ha i suoi pasdaran e il suo clero refrattario. 

La rivoluzione da qualche anno in atto nella Chiesa cattolica non poteva fare eccezione. 

Non meraviglia dunque che il pasdaran di turno, certo Giulio Cirignano, dalle colonne dell’Osservatore Romano, se la prenda col clero refrattario che non solo non si entusiasma per lo «straordinario momento» che stiamo vivendo, ma addirittura assume un «atteggiamento, talvolta, di chiusura se non di ostilità». 

 Ci si potrebbe ritenere offesi al sentirsi definire «discepoli [che] dormono»; «pastori poco illuminati», che tengono i fedeli loro affidati «dentro un orizzonte vecchio, l’orizzonte delle pratiche abituali, del linguaggio fuori moda, del pensiero ripetitivo e senza vitalità»; «Sinedrio … ricco di devoto ossequio al passato … [ma] povero di profezia». 

Ma ormai ci siamo abituati; abbiamo le spalle grosse; svolgiamo il nostro lavoro non certo alla ricerca di lodi, ma solo per servire il Signore che ci ha scelti, con tutti i nostri limiti e imperfezioni, e ci ha inviati come pecore in mezzo ai lupi. 

Certo, dopo aver preso tante sberle per le strade del mondo, una volta rientrati in casa, farebbe piacere sentirsi dire una parola di incoraggiamento e di conforto. 

Da qualche tempo invece, anche dentro la Chiesa, lo sport preferito sembra essere diventato il tiro al piattello, dove il piattello sono i poveri preti che non ne fanno una giusta. 


Ma va bene cosí; un motivo in piú per non montarci la testa e prendere parte, nel nostro piccolo, alla passione del Maestro. 

Certo, sentirsi dare del “Sinedrio” da chi è perfettamente integrato nell’establishment, fa un po’ sorridere. 

Mentre è un’accusa generica (ancorché circoscritta), gratuita e tutta da dimostrare quella secondo cui il livello culturale di parte del clero sarebbe modesto, la sua cultura teologica scarsa e ancora minore la preparazione biblica. 

Ci si potrebbe chiedere se sia una mossa intelligente, ai fini del trionfo della rivoluzione, quella di attaccare il clero. Il clero dopo tutto, insieme con i fedeli, costituisce la “base” della Chiesa. 

Se si vuole che la rivoluzione faccia breccia tra i fedeli, occorrerebbe farselo amico; accusarlo un giorno sí e l’altro pure di tutte le peggiori nefandezze, non credo che giovi molto alla causa. 

Ma quello che lascia piú basiti è la totale incapacità, da parte di certe menti votate all’ideologia, di leggere la situazione: sembrerebbe che i rivoluzionari, una volta raggiunto il potere, perdano la percezione della realtà. 

Ma come si fa a dire che «gran parte dei fedeli è in festa»? 

Diamo atto che, anche in questo caso non si assolutizza l’affermazione, ma, in ogni caso, certe asserzioni andrebbero documentate. 

Non basta accontentarsi di quanto dicono i grandi mezzi di informazione. 

Non fanno testo; sappiamo bene che buona parte di quel che scrivono o trasmettono è pura propaganda. 

Bisognerebbe avere dei dati per poter dichiarare che «gran parte dei fedeli è in festa». 

Ma purtroppo anche chi, durante il precedente pontificato, era cosí solerte a fornirci tutti i dati delle udienze, degli Angelus, ecc., sembrerebbe caduto in letargo. 

Ogni tanto però qualche dato salta fuori; ma anche in questo caso se ne danno spiegazioni alquanto improbabili. 

Sono stati pubblicati i risultati dell’8 per mille degli ultimi anni fino al 2015. ( QUI N.d.R.)

Non voglio darne interpretazioni affrettate e azzardate. 

Dico solo: dovrebbero far riflettere. 

Prima ancora che venisse pubblicata questa tabella, qualcuno aveva già messo le mani avanti: 

Colpa degli scandali del clero (e te pareva!). 

Beh, se c’è stato un annus horribilis da questo punto di vista è stato il 2010, l’Anno sacerdotale, durante il quale fu scatenata una campagna senza precedenti contro la pedofilia nella Chiesa. 

Ebbene, andate a vedere nella tabella i risultati dell’8 per mille in quell’anno: il risultato migliore dell’ultimo decennio. Si direbbe che il rapporto causa-effetto fra scandali del clero e 8 per mille non sia poi cosí evidente. 

 Ora, se il clero è refrattario alle novità, se i fedeli (almeno quelli italiani, ma sarebbe interessante conoscere anche i dati dell’Obolo di San Pietro) dimostrano disaffezione non destinando l’8 per mille alla Chiesa cattolica, direi che qualche domandina bisognerebbe pur porsela. 

O no? 

Fonte: Querculanus