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mercoledì 26 luglio 2017

L'8‰ crolla: un disastro dalle conseguenze inimmaginabili!

Dalla pagina "VARIA" di MiL ( QUI ) abbiamo appreso con sgomento che "Anche il Messaggero dà atto che le firme dei fedeli per l'8xMille alla Chiesa Cattolica sono crollate" (v.sotto).
Verrebbe da dire, in lacrime, ai cari Sacerdoti: "chi è causa del suo mal pianga se stesso" ...
Anche nel ricco nord-Europa le notizie sono pressoché tragiche: "la Germania perde cristiani a un tasso record" ( QUI
Alcuni giorni fa ci eravamo occupati della generalizzata sterilità delle vocazioni al Sacerdozio e alla vita consacrata che gli antichi esegeti chiamavano "il castigo di Dio".  ( QUI )
E'  precipuo dovere di credenti/praticanti aumentare il nostro tributo di preghiera e di penitenza: "ad utilitatem quoque nostram, totiusque Ecclesiae suae sanctae".
AC

Otto per mille, in caduta la Chiesa cattolica. 
In 3 anni oltre un milione di firme in meno 

ROMA  Lo potremmo definire l’effetto melting pot sulle dichiarazioni dei redditi. 

In particolare sulla scelta della destinazione dell’8 per mille dell’Irpef. 

Ebbene, pur continuando a incassare l’assegno nettamente più sostanzioso, la chiesa cattolica in questi ultimi anni sta perdendo donatori. 

Crescono invece le altre religioni, buddisti soprattutto. 

I dati emergono dalle analisi statistiche del Ministero dell’Economia e delle Finanze. 

Naturalmente l’Italia resta un Paese per la stragrande maggioranza cattolico. 



Nel 2016 (ultimi dati disponibili relativi ai redditi 2015) tra le 17 milioni e 443.907 scelte
valide (il 60% dei contribuenti non fa nessuna scelta), quasi 14 milioni di contribuenti pari all’80% delle scelte valide ha voluto destinare il suo 8 per mille Irpef alla Chiesa cattolica. 

Ma nel 2014 erano 15 milioni e 181.000. 

Il calo è netto ed evidente, anche se poi – per effetto del meccanismo di conteggio che distribuisce in modo proporzionale anche le scelte non effettuate – l’effetto riduzione è meno drastico a livello di importi distribuiti. 

Che per quanto riguarda la Chiesa cattolica restano una cifra davvero imponente: oltre un miliardo di euro (nel 2017 sono stati ripartiti gli importi in base ai risultati delle dichiarazioni relative ai redditi 2013). 

A conguaglio, però – e qui già si capisce che la Chiesa cattolica ha perso simpatizzanti – gli uomini di Papa Francesco hanno incassato 26 milioni in meno rispetto alle previsioni. 

La seconda fetta più grande tra le associazioni religiose va alla Chiesa Evangelica Valdese, che – in base alla scelta dell’8 per mille – resta più o meno stabile: nel 2016 sono stati 523.00 i contribuenti che hanno voluto donargli un pezzettino delle loro tasse sui redditi 2015, nel 2014 erano 515.000, cosa che quest’anno ha comportato un assegno pari a poco più di 34 milioni di euro. 

La vera avanzata è rappresentata dai buddisti, che conquistano il terzo posto tra le religioni. Sia chiaro il totale dei contribuenti simpatizzanti resta un numero piccolo (0,99% delle scelte valide) ma in continuo progresso: entrati nel novero dei possibili destinatari nel 2014 hanno subito conquistato 72.000 contribuenti simpatizzanti, diventati 125.000 nel 2015, per arrivare a 173.000 nel 2016. 
In totale quest’anno il complesso dell’8 per mille distribuito ai buddisti è stato di poco meno di 5 milioni di euro. 

Seguono i sostenitori delle comunità ebraica da anni fermi intorno ai 60.000. 

Stabili le scelte a favore dello Stato, intorno ai due milioni e mezzo di contribuenti, per un importo assegnato quest’anno pari a circa 181 milioni di euro. 


LE QUOTE INESPRESSE 

Secondo Adele Orioli, portavoce dell’associazione Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) le firme alla Chiesa cattolica scendono per un insieme di fattori, non solo perché sta iniziando a cambiare il paesaggio religioso nel nostro Paese con un incremento dei seguaci di altre confessioni e meno credenti cattolici. 
Sul banco degli accusati c’è il «sistema perverso, più volte condannato dalla Corte dei conti» dell’8 per mille, «con il calcolo delle quote inespresse». 

Se, infatti, il contribuente non firma per nessun destinatario i soldi non vanno alla Stato («come in tanti, male informati, pensano» osserva Orioli) ma ripartiti in proporzione alle altre scelte. «Questo significa che se si allarga la platea dei destinatari diminuisce drasticamente quella parte di inespresso che viene poi riassegnata in funzione delle scelte». 

Ed ecco che, nonostante a firmare per la chiesa cattolica sia il 37% dei contribuenti, la cifra finale che si aggiudica è pari all’80% dei fondi. 

Noi ci auguriamo – conclude Orioli – che negli anni a venire si verifichi non tanto una diminuzione delle firme alla Chiesa cattolica ma che si giunga a un ripensamento dell’8 per mille, quantomeno attraverso l’abolizione delle quote inespresse». 

GIUSY FRANZESE 

Fonte: Il Messaggero, 24 luglio 2017 ( anche QUI )