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domenica 16 luglio 2017

In Vaticano si apre il nuovo fronte: i preti anglicani

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Forse si sono scordati della Apostolicae Curae di Leone XIII proprio sulla invalidità delle ordinazioni dei "preti" angligani?

Ci deve pensare Gesù....
L

La Nuova Bussola Quotidiana, di Luisella Scrosati, 2-7-2017
Francesco CoccopalmenrioE’ diventata ormai l’attività più praticata – ed evidentemente più remunerativa in termini di prestigio ed accesso ai posti che contano - nell’ecumene cattolica quella di demolire ciò che si erge ritto e stabile, anche solo di qualche centimetro da terra, di rendere fluido ciò che è solido e gassoso ciò che è liquido.

Fino a qualche mese fa una persona che viveva more uxorio non poteva ricevere l’Eucaristia. Adesso dipende. Fino a qualche mese fa un luterano non poteva accostarsi al Sacramento del Corpo e Sangue di Cristo. Adesso decida un po’ lui. Fino a qualche mese fa gli atti omosessuali erano contro-natura. Adesso forse sì, ma meglio no.

L’ultima della serie – in attesa di nuovi immancabili aggiornamenti – è che fino a qualche settimana fa uno era prete o non lo era. Adesso può esserlo in parte.

Il 9 maggio scorso, The Tablet, a firma di Christopher Lamb (vedi qui), ha riportato delle affermazioni del Cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, presenti in una recente pubblicazione, non meglio specificata, contenente documenti e discussione di un forum ecumenico tenuto a Roma.

Questi alcuni virgolettati riportati nell’articolo:

«Quando nella chiesa anglicana qualcuno viene ordinato e diventa parroco in una comunità, non possiamo dire che non è avvenuto nulla, che è tutto “invalido”».

«Abbiamo avuto ed abbiamo ancora un modo molto rigido di comprendere la validità o l’invalidità: questo è valido e questo non lo è. Si dovrebbe invece dire: “Questo è valido in un certo contesto e questo è valido in un altro contesto”».

«Che cosa ha significato il gesto di Paolo VI di donare un calice all’Arcivescovo di Canterbury? Se era per celebrare la Cena del Signore, l’Eucaristia, ciò significa che veniva fatta validamente, no? Questo è più forte di una croce pettorale, perché un calice non è utilizzato solo per bere, ma per celebrare l’Eucaristia. Con questi gesti la Chiesa Cattolica già intuisce, riconosce una realtà».

Affermazioni piuttosto esplicite ed in linea con la più “prudente” intervista rilasciata nel marzo scorso a Edward Pentin sul National Catholic Register (vedi qui): «Noi diciamo: tutto è valido, niente è valido. Forse dobbiamo riflettere su questo concetto di validità e invalidità. Il Concilio Vaticano II ha affermato che c’è una vera comunione anche se non ancora definitiva o piena. Lei vede che hanno usato un concetto non così deciso, come tutto o niente […] Ci sono parti mancanti, ma c’è già una comunione, ma non è una piena comunione. La stessa cosa, o qualcosa di simile, può essere affermata circa la validità o l’invalidità delle ordinazioni. Io ho detto: pensiamoci. E’ un’ipotesi. Forse c’è qualcosa o forse non c’è nulla – uno studio, una riflessione».

Forse sì, forse no. Forse ci accorgeremo che in realtà i preti anglicani sono sacerdoti al 30% o forse al 50%. Chi lo sa? Il minimo che si possa dire è che una posizione del genere può aprire una falla molto preoccupante all’interno della Chiesa, non solo relativamente alla sacramentaria, ma anche per tutto quello che riguarda il Magistero ordinario.

Era il 18 maggio 1998 quando Giovanni Paolo II promulgò la Lettera Apostolica Motu Proprio data Ad Tuendam Fidem, con la quale, come si comprende dalle parole iniziali scelte, il Papa si premurava di apportare alcune aggiunte al Codice di Diritto Canonico per confermare e tutelare la fede del popolo cristiano. In particolare il Papa decise di aggiungere un paragrafo al can. 750, fino ad allora a paragrafo unico: «Si devono pure fermamente accogliere e ritenere anche tutte e singole le cose che vengono proposte definitivamente dal magistero della Chiesa circa la fede e i costumi, quelle cioè che sono richieste per custodire santamente ed esporre fedelmente lo stesso deposito della fede; si oppone dunque alla dottrina della Chiesa cattolica chi rifiuta le medesime proposizioni da tenersi definitivamente».

Questo paragrafo inseriva nel Codice di Diritto Canonico quanto già veniva proclamato nella Professione di Fede del 1989, imposta a coloro che nella Chiesa ricoprono particolari ruoli di governo (per esempio, i parroci), dove nel secondo comma si affermava: «Fermamente accolgo e ritengo anche tutte e singole le verità circa la dottrina che riguarda la fede o i costumi proposte dalla Chiesa in modo definitivo». Così commentava Giovanni Paolo II: «È di massima importanza questo comma della Professione di fede, dal momento che indica le verità necessariamente connesse con la divina rivelazione. Queste verità, che nell’esplorazione della dottrina cattolica esprimono una particolare ispirazione dello Spirito di Dio per la comprensione più profonda della Chiesa di una qualche verità che riguarda la fede o i costumi, sono connesse sia per ragioni storiche sia come logica conseguenza».

Nemmeno due mesi dopo, la Congregazione della Dottrina della Fede andava a spiegare, con esempi concreti, questa Professione di Fede, alla luce di Ad Tuendam Fidem, e, guarda a caso, scriveva: «Con riferimento alle verità connesse con la rivelazione per necessità storica, che sono da tenersi in modo definitivo, ma che non potranno essere dichiarate come divinamente rivelate, si possono indicare […] la dichiarazione di Leone XIII nella Lettera Apostolica Apostolicae Curae sulla invalidità delle ordinazioni anglicane». Leone XIII, nella menzionata Lettera Apostolica del 1896, diceva senza troppe tergiversazioni: «Confermando e quasi rinnovando, in forza della Nostra autorità, di nostra iniziativa, per sicura conoscenza, Noi proclamiamo e dichiariamo che le ordinazioni compiute con il rito anglicano sono state del tutto invalide e sono assolutamente nulle» (Denz. 3319). La ragione di questa assolutezza di giudizio si fondava, tra l’altro, nella pratica costante della Chiesa di ordinare absolute, cioè non sotto condizione, quei “sacerdoti” anglicani che si convertivano alla Chiesa cattolica. Prassi che è stata mantenuta anche nell’istituzione di ordinariati personali per gli anglicani che rientrano nella Chiesa cattolica con la Costituzione Apostolica Anglicanorum Coetibus.

Il Cardinale Coccopalmerio ha scelto come motto episcopale Iustus ut palma florebit, forse a motivo del suo cognome; ma quanto al suo pensiero sarebbe stato più coerente scegliere Panta Rei… 

11 commenti:

  1. Anglicanorum coetibus

    (in italiano Della ri-unione di anglicani) è una costituzione apostolica di papa Benedetto XVI del 4 novembre 2009.

    In essa sono contenute le disposizioni da seguirsi per «l'istituzione di ordinariati personali per anglicani che entrano nella piena comunione con la Chiesa cattolica». È cioè rivolta ai gruppi di fedeli, laici e sacerdoti anglicani che decidono di convertirsi al cattolicesimo.
    La costituzione apostolica prevede il mantenimento di alcuni elementi del patrimonio spirituale e liturgico anglicano, tra i quali l'uso di libri liturgici propri di tradizione anglicana approvati dalla Santa Sede, la facoltà di erigere seminari, la possibilità di ammettere al presbiterato cattolico ministri anglicani (anche vescovi) già sposati (il rito dell'ordinazione anglicano è infatti considerato non valido dalla Chiesa Cattolica, pertanto i sacerdoti anglicani necessitano una nuova ordinazione).
    La pubblicazione del documento è avvenuta in seguito alla richiesta di alcuni fedeli appartenenti alla Comunione anglicana tradizionale che avevano chiesto alla Santa Sede di poter rientrare in seno al cattolicesimo.

    Alla base della richiesta ci sarebbe l'atteggiamento dell'ala più progressista dell'anglicanesimo in materia di sacerdozio di donne e di omosessuali dichiarati.[1]
    Tra le principali novità introdotte dalla costituzione apostolica, vi è inoltre la facoltà per i seminari degli ordinariati di «presentare al Santo Padre la richiesta di ammissione di uomini sposati all'ordinazione presbiterale» (ovvero la possibilità, in particolar casi e con l'approvazione del papa, di ordinare al sacerdozio uomini sposati, come deroga al celibato ecclesiastico) e la creazione di una tradizione liturgica anglicana in senso alla Chiesa Cattolica.[2][3]

    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/en/apost_constitutions/documents/hf_ben-xvi_apc_20091104_anglicanorum-coetibus.html


    A chi ringraziava per il "Summorum Pontificum"...che in realtà fa parte del "grande ecumenismo" voluto dai liturgisti vaticanosecondisti nel grande calderone eretico conciliare...gli anglicani erano già entrati nella Chiesa!

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  2. Non esistono sacerdoti validamente ordinati al di fuori della Chiesa Cattolica (ivi comprendendo gli scismatici sedevacantisti) e degli Ortodossi scismatici. Iddio è o non è, non "è in certi contesti".

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    1. 16,52, vorrebbe spiegarsi meglio? Anche gli" scismatici sedevacantisti" sono, secondo lei, validamente ordinati, oppure no? Da come scrive non si capisce bene.

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    2. I protestanti non sono validamente ordinati. Gli ortodossi e quelli fuori dalla Comunione con Roma ma cattolici integrali (FSSPX, sedevacantisti, sedeprivazionisti) sono VALIDAMENTE ORDINATI ma illecitamente (cioè senza permesso di Roma...).
      Si ripassi un pò di storia e codice di diritto canonico.

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    3. Non capisco il finale acido della sua risposta. In ogni caso, grazie.

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    4. Gas chiedo scusa, il commento non era rivolto a lei ma all'anonimo delle 16:52, io sono quello delle 16:59 (altra persona).

      La risposta "acida" era perché l'anonimo ecumenico e ignorante (colui che ignora) è il tipico pro-Francisco che considera eretici i lefebvriani e i cattolici tradizionali.

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  3. Ho svolto un ufficio alla Rota Romana, devo trattare questioni giuridiche. Mi dissocio totalmente dalla posizione presa dal Cardinal Coccopalmerio circa la presunta validità delle Ordinazioni anglicane. Vale sempre e solo la Lettera Apostolica "Apostolicae Curae" di Leone XIII.

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  4. Coccopalmerio: «Noi diciamo: tutto è valido, niente è valido. Forse dobbiamo riflettere su questo concetto di validità e invalidità». Quindi anche quello che dice Coccopalmerio è valido e non valido. Quindi riflettere sul concetto di validità non può condurre che a una conclusione che è valida e non valida. Quindi per Coccopalmerio c'è bisogno di un neuropsichiatra. Intanto la Chiesa continua ad essere in mano a tipi del genere che sono completamente fuori di testa.

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  5. Ma è possibile che non la possiamo mandare via tutta questa marmaglia satanica di assassini del corpo di Cristo, che è la Comunione e che siamo noi sua Chiesa, suo corpo Mistico?

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  6. Secondo me "il bello" deve ancora arrivare....

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