Licantropi Illusionisti
(una dura ma veridica riflessione
sulla -cattiva- condizione attuale della Chiesa Cattolica, casta meretrix)
(una dura ma veridica riflessione
sulla -cattiva- condizione attuale della Chiesa Cattolica, casta meretrix)
di Enrico Salvi
Non
c’è peggior illusione di una situazione anomala percepita come normale.
Non c’è peggior illusione dello sguazzare in una pozzanghera maleodorante credendo che si stia veleggiando in alto mare all’aria pura.
E cos’è l’illusione: una rappresentazione ingannevole proveniente da artifizio altrui, cioè dagli illusionisti.
Per venire a noi, non c’è peggior illusione del trovarsi nello spazio aperto infestato dai licantropi, ovvero dagli illusionisti, credendo di stare al sicuro nell’ovile.
Non c’è peggior illusione dello sguazzare in una pozzanghera maleodorante credendo che si stia veleggiando in alto mare all’aria pura.
E cos’è l’illusione: una rappresentazione ingannevole proveniente da artifizio altrui, cioè dagli illusionisti.
Per venire a noi, non c’è peggior illusione del trovarsi nello spazio aperto infestato dai licantropi, ovvero dagli illusionisti, credendo di stare al sicuro nell’ovile.
Le
condizioni in cui versa la Chiesa Cattolica, fatto salvo il divino “non
prevalebunt”, ci dicono con chiarezza irrefutabile come questa veneranda e più
che bimillenaria Casta Meretrix stia subendo come non mai (si sottolinea come
non mai) una violenza tanto più subdola e spregevole quanto più sorridente,
pacifica e misericordiosa, esercitata dalla larghissima maggioranza degli
addetti ai lavori, chierici o laici che siano; una violenza illusionistica
perpetrata da quelli che il Vangelo chiama “lupi”: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste
di pecore, ma dentro sono lupi
rapaci».
Un inciso per i “nuovi” esegeti: i lupi sono lupi e per di più rapaci: non c’è possibilità di equivoco né di fantasiose “contestualizzazioni”.
Per quanto riguarda chi scrive, non c’è niente di più ripugnante del pacato, acquiescente sorriso dei lupi, o, meglio, dei licantropi, davvero un’arma illusionistica letale se accompagnata da modi gentili, rigorosamente non violenti. La violenza della non violenza illusionista: niente di più strisciante e velenoso di un’anomalia fatta percepirecome normale.
Il sorriso generoso e misericordioso dei licantropi sta dilagando e infestando ogni angolo della Chiesa, ricevendo il plauso dei fedeli abbindolati dall’atmosfera piacevolmente scioccante evocata con licantropa maestria.
La bava grondante dal sorriso licantropo irrora la massa dei fedeli
Un inciso per i “nuovi” esegeti: i lupi sono lupi e per di più rapaci: non c’è possibilità di equivoco né di fantasiose “contestualizzazioni”.
Per quanto riguarda chi scrive, non c’è niente di più ripugnante del pacato, acquiescente sorriso dei lupi, o, meglio, dei licantropi, davvero un’arma illusionistica letale se accompagnata da modi gentili, rigorosamente non violenti. La violenza della non violenza illusionista: niente di più strisciante e velenoso di un’anomalia fatta percepirecome normale.
Il sorriso generoso e misericordioso dei licantropi sta dilagando e infestando ogni angolo della Chiesa, ricevendo il plauso dei fedeli abbindolati dall’atmosfera piacevolmente scioccante evocata con licantropa maestria.
La bava grondante dal sorriso licantropo irrora la massa dei fedeli
che finiscono anch’essi per sorridere e per credere che “un mondo di
pace” sia possibile seguendo gli ammaestramenti dei licantropi illusionisti.
Invece si tratta di un incantesimo, di una turlupinatura, di un abbaglio tanto
più seducente quanto più violentemente, dispoticamente misericordioso e
suscitante false speranze, prima fra tutte la “pace” dato che si tratta di una
pace mondana e quindi agli antipodi della pace divina.
Non da oggi, ma oggi più che mai, la Chiesa è occupata,
anzi invasa da licantropi sorridenti e misericordiosi, clericali o
laici che siano, i quali, approfittando in maniera presuntuosa e arrogante della
loro autorità o possibilità a qualsiasi livello ed in qualsiasi ambiente,
abusano spudoratamente della parola “amore”, inoculando nella massa delle
sprovvedute pecore la falsa dottrina della “dignità della persona”; della
persona, si badi, non in quanto creatura di Dio con tutto quel che ne discende,
bensì della persona in se stessa, le cui istanze, anche le più egocentriche e
immorali, vengono ipso facto accreditate o quanto meno prese in seria
considerazione in attesa di “discernimento” e … approvazione, indipendentemente
dal loro essere in armonia con i Precetti Divini, ciò che invece è
l’indispensabile condizione per la quale può darsi l’armonia della persona sia
riguardo a se stessa sia riguardo al prossimo.
La dignità della persona, secondo i sorridenti e
misericordiosi licantropi, viene prima del peccato, parola, questa, anch’essa
dimenticata o travisata: non si parla più del peccato come infrazione dei
Precetti Divini e dannosa per l’anima, o se ne parla ponendo l’accento
esclusivamente sulla loro ripercussione sociale: il peccato sociale è la prima e
unica preoccupazione dei licantropi poiché offende la dignità della persona e
non perché è una trasgressione dei Precetti Divini che offende (se potesse) la
dignità di Dio.
La massa dei fedeli ammaliata dallo sguardo dei licantropi non ne vede le zanne lasciate scoperte dal loro sorriso e crede che non uccidendo e non rubando, e magari cantando insieme insulse canzonette tenendosi per mano (per una illusionistica “esperienza dello Spirito”), ci si possa mettere l’anima in pace.
Ma duemila e oltre anni di storia e di santi (quelli veri) ci dicono che non è così: l’anima conquista la pace di Dio (l’unica vera) soltanto a mezzo del combattimento spirituale, nell’agone in cui l’uomo vecchio deve morire.
Non saranno la gioia ed il sorriso a purificare l’uomo dai suoi peccati, bensì la rinuncia mortale o crocifissione del proprio io, cioè del proprio piacere, delle proprie pretese, dei propri vizi, della propria saccenza, insomma di tutto ciò che gli fa credere di essere vivo mentre invece costituisce la sua morte alla vita dello Spirito.
La massa dei fedeli ammaliata dallo sguardo dei licantropi non ne vede le zanne lasciate scoperte dal loro sorriso e crede che non uccidendo e non rubando, e magari cantando insieme insulse canzonette tenendosi per mano (per una illusionistica “esperienza dello Spirito”), ci si possa mettere l’anima in pace.
Ma duemila e oltre anni di storia e di santi (quelli veri) ci dicono che non è così: l’anima conquista la pace di Dio (l’unica vera) soltanto a mezzo del combattimento spirituale, nell’agone in cui l’uomo vecchio deve morire.
Non saranno la gioia ed il sorriso a purificare l’uomo dai suoi peccati, bensì la rinuncia mortale o crocifissione del proprio io, cioè del proprio piacere, delle proprie pretese, dei propri vizi, della propria saccenza, insomma di tutto ciò che gli fa credere di essere vivo mentre invece costituisce la sua morte alla vita dello Spirito.
La paccottiglia di “credenti e non credenti” è un altro
risultato disastroso, licantropesco, della falsa dottrina della dignità delle
persona. Per non dire del pappone interreligioso, i cui fallimentari risultati
testimoniano come gli ecumenisti di ciascuna parte perdano tempo a mettersi
d’accordo, firmando e controfirmando risme di documenti insignificanti su
questioni di secondaria importanza, sullo stantio “ciò che unisce”, ma stando
bene attenti a preservare i propri dogmi, lo stantio “ciò che divide”,
rimettendo la possibilità di “pace, libertà e condivisione” al solito e non
meglio identificato “amore”, una sorta di astratto super valore mondiale capace
di realizzare “l’unione nella diversità”.
Peccato per gli ecumenisti che un Amore del genere esista già, ed è lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio.
Si badi: dal Padre e dal Figlio, per cui senza il Figlio, cioè senza il Rex regum, nessun Spirito Santo. E, notiamo di passaggio, senza l’Unico Figlio nessun “unico padre”, l’ecumenismo più becero frantumandosi irrimediabilmente contro la roccia della Santissima Trinità.
Peccato per gli ecumenisti che un Amore del genere esista già, ed è lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio.
Si badi: dal Padre e dal Figlio, per cui senza il Figlio, cioè senza il Rex regum, nessun Spirito Santo. E, notiamo di passaggio, senza l’Unico Figlio nessun “unico padre”, l’ecumenismo più becero frantumandosi irrimediabilmente contro la roccia della Santissima Trinità.
Ancora un inciso: per seguire gli interventi dei partecipanti agli
incontri di Assisi o comunque ecumenici ci vuole una pazienza sovrumana: la
speranza di sentire qualcosa di veramente profondo (ammesso che ciò sia
possibile) è frustrata dopo i primi due o tre interventi stucchevoli per la loro
ripetitiva uniformità, una sorta di “copia e incolla” con le solite tre o
quattro parole (inutile dire quali) condite con l’insipido sugo del solito
generico “amore”, un amore così immenso da comprendere, misericordiosamente,
tutto e il contrario di tutto, insomma un perverso, sulfureo, licantropesco
capovolgimento dell’agostiniano «ama e fa ciò che vuoi».
Lo spirito sulfureo licantropesco della rivoluzione
bolscevica atea e della rivoluzione francese libertaria e libertina, penetrato
nella Chiesa attraverso il cavallo di troia del Vaticano II e consolidatosi
grazie al disastroso “dialogo” con il mondo, ha prodotto una mistura avvelenata:
il cattocomunismo democratico e ateo-devoto (sic!) seguito dalla veloce eclissi
del Sacro.
E qui un altro inciso: per quanto il “novus ordo missae” possa essere celebrato con serietà ed in ottemperanza alla procedura stabilita (altra pura illusione), risulta evidentissima la sua gravissima carenza di Sacro, surrogata da un umanitarismo e da una “liturgia della parola” non di rado insipiente che obnubilano licantropescamente il tempo e le parole della Consacrazione ridotte ad un ambiguo racconto.
Proprio così: nel “novus ordo” più che altro si racconta ciò che avvenne durante l’Ultima Cena, ciò mettendo in sott’ordine, e quindi occultandola ai fedeli, l’azione rituale, ovvero la forma (le parole) attraverso cui ha luogo la transustanziazione (parola orribile agli occhi dei licantropi), del pane e del vino la cui sostanza diventano il Corpo e il Sangue del Signore Gesù.
Il tutto sorvolando sull’effetto subliminale che tale ambiguità ha da decenni sull’anima dei fedeli, la grande maggioranza dei quali (ormai è prassi consolidata) si avvia con estrema disinvoltura alla Comunione (ammesso che sappiano di che si tratta) dimenticandosi di passare per il confessionale.
A san Giovanni in Laterano, per esempio, la domenica si può constatare come ai confessionali si rechino si e no una ventina di persone mentre alla Comunione se ne presentano duecento.
E ciò stendendo un velo sulla diffusa modalità della Confessione somigliante più ad uno pseudo dialogo psicoterapeutico oppure ad una fraterna chiacchierata fra pari piuttosto che al rapportarsi del fedele al Sacerdote in persona Christi.
E qui un altro inciso: per quanto il “novus ordo missae” possa essere celebrato con serietà ed in ottemperanza alla procedura stabilita (altra pura illusione), risulta evidentissima la sua gravissima carenza di Sacro, surrogata da un umanitarismo e da una “liturgia della parola” non di rado insipiente che obnubilano licantropescamente il tempo e le parole della Consacrazione ridotte ad un ambiguo racconto.
Proprio così: nel “novus ordo” più che altro si racconta ciò che avvenne durante l’Ultima Cena, ciò mettendo in sott’ordine, e quindi occultandola ai fedeli, l’azione rituale, ovvero la forma (le parole) attraverso cui ha luogo la transustanziazione (parola orribile agli occhi dei licantropi), del pane e del vino la cui sostanza diventano il Corpo e il Sangue del Signore Gesù.
Il tutto sorvolando sull’effetto subliminale che tale ambiguità ha da decenni sull’anima dei fedeli, la grande maggioranza dei quali (ormai è prassi consolidata) si avvia con estrema disinvoltura alla Comunione (ammesso che sappiano di che si tratta) dimenticandosi di passare per il confessionale.
A san Giovanni in Laterano, per esempio, la domenica si può constatare come ai confessionali si rechino si e no una ventina di persone mentre alla Comunione se ne presentano duecento.
E ciò stendendo un velo sulla diffusa modalità della Confessione somigliante più ad uno pseudo dialogo psicoterapeutico oppure ad una fraterna chiacchierata fra pari piuttosto che al rapportarsi del fedele al Sacerdote in persona Christi.
Com’è (o dovrebbe) essere noto, “Casta” si riferisce
alla Chiesa fondata divinamente e che in Se stessa non ha né può subire macchia
di sorta, mentre “Meretrix” si riferisce alle persone che la incarnano e in un
modo o nell’altro la violentano e né macchiano, ovviamente senza riuscirci, la
candida veste, restando invece macchiati essi stessi. Ora, proprio come i mafiosi e i massoni
se ne impipano della scomunica, così i licantropi se ne infischiano di restare
macchiati, e ciò per la semplice ragione che proprio in quanto licantropi sono
già macchiati, e pacificamente sorridendo si danno alla dispersione del gregge
grazie alla latitanza pressoché totale dei pastori, alleati dei licantropi o
licantropi essi stessi.
Gregge in dispersione, si noti, anch’esso col sorriso licantropesco (il contagio è totale) sulle labbra: sconcertante metamorfosi licantropa di un gregge pervaso dalla “gioia” di sentirsi “al passo con i tempi”, con gli “operatori di pace” che contribuiscono a costruire la “civiltà dell’amore”, ovvero il solito, chimerico, desacralizzato “mondo migliore”.
Invece con il loro sorriso i licantropi stanno portando avanti il loro capolavoro illusionistico: la mostruosità di un gregge di pacifici licantropi senza ovile e inneggiante alla “pace”, e ciò, come se non bastasse, in ossequio alla panzana risorgimentale “libera chiesa in libero stato”, formula palesemente priva di senso ma escogitata dai licantropi atei e anticlericali alla faccia dei fessi cattolici, come dimostra la recente vicenda che ha visto il filo-sodomita “libero stato” tappare la bocca a padre Livio Fanzaga di Radio Maria quale esponente della “libera chiesa” (ma anche, spiace dirlo, un tantinello cerchiobottista nel suo commento mattutino ai giornali, ben attento a tener da parte o a mascherare gli sfondoni pontificali).
Gregge in dispersione, si noti, anch’esso col sorriso licantropesco (il contagio è totale) sulle labbra: sconcertante metamorfosi licantropa di un gregge pervaso dalla “gioia” di sentirsi “al passo con i tempi”, con gli “operatori di pace” che contribuiscono a costruire la “civiltà dell’amore”, ovvero il solito, chimerico, desacralizzato “mondo migliore”.
Invece con il loro sorriso i licantropi stanno portando avanti il loro capolavoro illusionistico: la mostruosità di un gregge di pacifici licantropi senza ovile e inneggiante alla “pace”, e ciò, come se non bastasse, in ossequio alla panzana risorgimentale “libera chiesa in libero stato”, formula palesemente priva di senso ma escogitata dai licantropi atei e anticlericali alla faccia dei fessi cattolici, come dimostra la recente vicenda che ha visto il filo-sodomita “libero stato” tappare la bocca a padre Livio Fanzaga di Radio Maria quale esponente della “libera chiesa” (ma anche, spiace dirlo, un tantinello cerchiobottista nel suo commento mattutino ai giornali, ben attento a tener da parte o a mascherare gli sfondoni pontificali).
E
così, relegata nel dimenticatoio la Casta, ecco restare la Meretrix sbattuta
sulla strada senza muri e con proliferanti ponti proprio da coloro che
dovrebbero preservarne la castità. Altro che il bergogliano “ospedale da campo”:
è il meretricio che dilaga grazie all’illusionismo licantropesco.
Vale la pena di ripeterlo: NON C’È PEGGIOR ILLUSIONE DI UNA SITUAZIONE ANOMALA PERCEPITA COME NORMALE.
Vale la pena di ripeterlo: NON C’È PEGGIOR ILLUSIONE DI UNA SITUAZIONE ANOMALA PERCEPITA COME NORMALE.
Condivido in tutto l'ottimo articolo
RispondiEliminaCi percepisce l'anormalità della situazione ma ciò non giustifoca spinte autonomiste o, peggio ancora, anarchicamente sedevacantiste.
RispondiEliminaAll'anomalia, ad esempio, della mancanza di reazione della curia di Reggio Emilia al blasfemo corteo gay è stata aggiunta l'anomalia di una reazione che si è sostituita alla silente gerarchia locale.
Non è facile giungere alla conclusione se veramente si vuole costruire qualcosa: certamente QUA come in altri spazi internet tutti siamo puri, tutti siamo santi e tutti siamo forti. La risoluzione del problema non sta però nelle parole ma nei fatti: stiamo costruendo una valida alternativa alla casta dominante? In che maniera la nostra alternativa è veramente missionaria oppure rimaniamo dentro il nostro guscio dorato?
Anonimo 12:13, il suo pensiero è parecchio contorto. Primo:dove ha ravvisato nell'articolo "spinte autonomiste" o "anarchicamente sedevacantiste"? Secondo:come fa a definire anomala una reazione fatta di processione e preghiera (quindi un fatto!)data l'imbelle comportamento della gerarchia? Se il prete non fa nulla il laico dovrebbe adeguarsi al nulla del prete? Per lei è anomalo sia lo scandalo che la reazione ad esso: si tratta di un "democratico" giudizio? Terzo: in un mondo iper mediatico le parole sono mezzo di propaganda e di abbindolamento specialmente da parte dei licantropi, quindi per quale motivo non si dovrebbe reagire anche con le parole?
Elimina"guscio dorato"
EliminaTi sei tradito. Questo sito esiste ed è bello vegeto, e noi saremo sempre qui, ancor più cattolici di adesso, mi sa che dovrai fartene una ragione.
Ridete ridete tanto verrà presentato il conto e sarà salatissimo! Il cristiano dovrebbe essere o no il sale della terra? Altro che dolcezza!
RispondiEliminaE ancora siamo a niente...tuttavia confidiamo in Cristo, vero padrone della Chiesa, il quale ha promesso: non prevalebunt
RispondiEliminaArticolo bello e condivisibile. L'eccezionalità in effetti è solitamente mascherata da normalità, anche se dall'eccezionalità può scaturire la rinascita. Purtroppo più passa il tempo e più i fedeli si dimenticheranno di quale sia la normalità. È già un miracolo che tante persone si siano avvicinate alla S. Messa di sempre pur non avendola conosciuta in adolescenza, come se avessero percepito un richiamo ancestrale. Ma tornando alla situazione di degrado odierno, il problema è che la Chiesa di Roma attuale è tra i principali artefici di questo sfacelo (pensiamo all'incitamento alla violazione dei confini e all'apologia esplicita della sostituzione etnica), ciò responsabilizza noi cattolici più di ogni altro, e non aspettiamoci regali dall'alto: occorre agire anche a prescindere dai vescovi. Intanto l'uomo forte di Bergoglio è a processo per pedofilia...
RispondiEliminaOrmai i sovversivi che operano dentro la Chiesa cattolica, hanno gettato la maschera, imitando Bergoglio. Sono lupi rapaci non più mimetizzati, di azione e di aspetto, che ululano e aggrediscono mostrando i denti.
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