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sabato 29 aprile 2017

A quando un Giubileo della Giustizia divina?

Ringraziamo Enrico Salvi per questo bell'intervento che pubblichiamo con piacere. Tratta di un argomento (La giustizia e la misericordia) che è stato più volte analizzato, spesso impropriamente, durante l'ultimo giubileo.
Il nostro autore invece rifocalizza lo sguardo sul rapporto tra Misericordia e Giustizia secondo la più ortodossa visione della Chiesa Cattolica. Come si sarebbe dovuto fare, ma non fu fatto da Bergoglio, perchè poco clericopoliticalmente corretto. 
Roberto

Misericordia? Benissimo! Ma … la Giustizia (divina)?

     Fermo rimanendo che il Cristiano degno di tale nome
Esaltazione della Giustizia divina, di B. Bellotti, XVIII sec.


(se Cristiano significa essere seguace di Cristo) ha da occuparsi prima di tutto di rimuovere la trave che ha nel proprio occhio prima di notare la pagliuzza nell’occhio dei fratelli, e che prima di scagliare pietre dovrebbe accertarsi di essere senza peccato, ciò non lo esimerà dal dovere di considerare il Vangelo nella sua interezza, che presenta Gesù come perfettamente misericordioso non meno che perfettamente giusto. Considerando, come anche ragione esige, il Vangelo nella sua interezza, il vero Cristiano medita non soltanto i passi in cui è protagonista la Misericordia attraverso l’amore, il perdono, le guarigioni e il riportare in vita i morti, ma anche quelli in cui, senza il minimo dubbio, vige la Giustizia, Gesù esercitandovi la funzione di giudice.

    Ovviamente, il buon Cristiano si guarderà bene dal contestualizzare ciò che narra il Vangelo, che, essendo Parola di Dio, quindi Parola Eterna, non può conoscere l’usura del tempo e meno ancora il progredire delle idee e dei comportamenti umani. Come afferma Gesù, la Sua parola non passerà, mentre le idee e i comportamenti umani, proprio perché umani e progredenti, cambiano e passano, ciò palesando la loro provvisorietà e, in definitiva, la loro inaffidabilità. Idee e comportamenti umani sempre più progrediti e sempre più inaffidabili che però continuano a plasmare i popoli e ad indirizzarli verso non si sa dove, o, il che è lo stesso, verso il nulla, che la massa dei ben pensanti scambia per il solito e sempre più smentito dai fatti “mondo migliore”.

Cristo Giudice del mondo
    Tenendo presente che l’abbinamento perfetto fra Misericordia e Giustizia è appannaggio esclusivo di Gesù, l’uomo potendo soltanto approssimarvisi più o meno alla lontana, il Cristiano medita profondamente ed instancabilmente anche i passi del Vangelo in cui Gesù si mostra come giudice e quindi come ammonitore, senza mezzi termini, di chi infrange la Giustizia. E dovrebbe esser chiaro che nessuna Misericordia può darsi ove la Giustizia venga sistematicamente violata in nome di un confusionario ammodernamento delle idee e dei comportamenti, favorito o addirittura suscitato da un malinteso senso della libertà (parola terribile!) che la fa sfociare immancabilmente nell’anarchia.

    Laddove Gesù entra nel tempio che è casa di preghiera e vede che i mercanti lo hanno ridotto a una spelonca di ladri, non si mette a dialogare con essi per giungere ad un democratico compromesso, bensì, abbastanza in malo modo, manda all’aria i loro tavoli e le loro sedie. Nessun Cristiano vorrà negare che qui Gesù esercita un atto di Giustizia, e che il preservare il tempio dai mercanti è anche un giusto compito di ogni Cristiano, che però non sia lui stesso un profanatore, magari, tra l’altro, trasformando il tempio in una trattoria in nome della misericordia o in un teatro (a proposito di teatro, non è un caso che in molte chiese siano spariti i banchi con l’inginocchiatoio, sostituiti da comode sedie che fanno dimenticare l’atto dell’inginocchiarsi.

    Laddove Gesù ammonisce – non ascolta le loro ragioni, li ammonisce – coloro che compiono scandali, non va tanto per il sottile ed avverte, con una linguaggio per niente conciliante, che a chi da scandalo «conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare». Nessun Cristiano vorrà negare che anche qui Gesù enuncia un atto di Giustizia, e che l’ammonire chi da scandalo è anche un giusto compito di ogni Cristiano, che però si guarderà bene dal non darne a sua volta. Certo, vi è da rilevare che oggi la parola “scandalo” non si sa bene cosa voglia dire, a parte ciò che con un orrendo e settario neologismo viene chiamato “femminicidio” e l’obiettare che un’immigrazione incondizionata, prima che misericordiosa è conseguenza di un delirio, che, forse non troppo alla lunga, determinerà dapprima l’adulterazione dei popoli europei e quindi la loro estinzione.

      Laddove Gesù condanna – non dialoga democraticamente, condanna – gli scribi e i farisei, li apostrofa con una serie impressionante di “guai a voi!” che al Cristiano  dovrebbero far rizzare i capelli, posto che non è detto che perché uno è Cristiano sia ipso facto esente da scribismo e farisaismo. Anche qui il linguaggio di Gesù è tutt’altro che fraterno e comprensivo: li (ci) chiama ipocriti, serpenti, razza di vipere, sepolcri imbiancati pieni di putredine, rapinatori, intemperanti e guide cieche, per poi chiedere loro (e a noi) come potranno (potremo) scampare al fuoco della geenna; argomento, questo, completamente sparito dalle misericordiose omelie contemporanee. Nessun Cristiano vorrà negare che anche qui Gesù parla con e di Giustizia, e che la denuncia dell’ipocrisia e di tutto il resto è compito giusto di ogni Cristiano, che però non sia lui il primo ad essere ipocrita e via dicendo.

Giustizia, di Raffaello Sanzio 1509
     Laddove Gesù, rivolgendosi a chi sa capire (dunque non democraticamente a tutti) preannuncia parole ben altro che misericordiose ed anzi terribili come “abominio della desolazione”, che per di più, aggiunge Egli, “starà dove non conviene”, il Cristiano dovrebbe sentir tremare le vene ai polsi e nel contempo chiedersi qual è questo “là dove non conviene” in cui alligna l’“abominio della desolazione”, riflettendo profondamente sugli avvertimenti non propriamente gioiosi e rassicuranti che Gesù fa seguire evidentemente in veste di giudice: «allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che ciò non accada d'inverno; perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione».

     Laddove Gesù dice che l’uomo non deve (non deve!) separare ciò che Dio ha unito, esprime una legge divina, dunque giusta, la cui infrazione non può non avere conseguenze nefaste, e ciò il Cristiano non potrà esimersi dal testimoniare in primo luogo col suo giusto comportamento qualora fosse stato unito – da Dio – ad una donna se è un uomo e ad un uomo se è una donna (dato che altri sessi non esistono), e in secondo luogo col denunciare gli scellerati e subdoli tentativi umani, chiunque li metta in atto ma anche chiunque  li “comprenda” e li giustifichi, che mettono in secondo piano la volontà divina della non separazione. La Giustizia espressa da Gesù non concede nulla all’auto-indulgenza e tanto meno ad una falsa misericordia che forzatamente la adatta ai corrotti contesti umani. Gesù ammonisce che «chiunque guarda una donna per desiderarla ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore, e chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata commette adulterio». Altro che comunione ai divorziati risposati che hanno ripudiato il Sacramento del matrimonio e pretendono di fruire del Sacramento dell’Eucaristia, quasi che Sacramenti non siano sette e si possa gestirli riducendoli a proprio piacimento.

     Laddove Gesù dice con parole piuttosto inquietanti: «figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato», è ben difficile scorgere la misericordia oggi di moda, e a nessun Cristiano  verrà in mente di esorcizzare la Giustizia implicita in tali parole con opportunistiche amnesie.

     Laddove Gesù dice: «vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi», non c’è possibilità di equivoco. La Pace che dà Gesù è l’unica vera e giusta pace che nulla ha a che vedere con i tentativi umani fatti di accordi assai balordi, esclusivamente politico-economici e, neanche a dirlo, rigorosamente laicisti; per non dire delle leggi inique che addirittura infrangono la Giustizia (dacché in “questo mondo” legge non è certamente sinonimo di giustizia).   

     Nessun Cristiano degno di tale nome (se Cristiano significa seguace di Cristo) vorrà negare che anche la Giustizia divina è rivelata da Gesù attraverso imperativi che proprio in quanto tali non sono suscettibili di interpretazioni o contestualizzazioni. Non profanare il tempio è un imperativo; non dare scandalo è un imperativo; non essere sepolcri imbiancati è un imperativo; riflettere (e almeno arrossire) sull’abominio della desolazione che sta là dove non deve stare è un imperativo; non separare ciò che Dio ha unito è un imperativo; non piangere su Gesù ma sui propri figli per il futuro che li aspetta è un imperativo; che Gesù ci lasci la sua pace che è tutt’altra cosa da quella che cerca il mondo è un imperativo. Ora, ogni imperativo di Gesù, che è Dio, è evidentemente giusto e quindi non opinabile, non contestualizzabile, non derogabile.

Concludendo, c’è da chiedersi se dopo il martellante Anno Santo della Misericordia non sia auspicabile un altrettanto martellante Anno Santo della Giustizia.


Enrico Salvi

4 commenti:

  1. La questione del rapporto tra giustizia e misericordia divina ,agitato dalla esegesi e teologia moderniste è stato esaminato magistralmente da Papa Benedetto nel cap. 5 della II parte del Gesù di Nazaret. Quegli esegeti affermano che: "l'annuncio di Gesù è caratterizzato dall'orientamento prioritario verso la promessa di salvezza, superamento del Dio giudice per mezzo del dio della bontà". Per sostenere questa tesi arrivano a negare persino l'autenticità delle parole di Gesù nell'Ultima Cena, dimostrando un ben scarso metodo scientifico, da loro preteso, dichiarando falsi, con un bel salto ad ostacoli, i dati a loro sfavore. Ratzinger scrive poi: "Dio non può semplicemente ignorare tutta la disobbedienza degli uomini, tutto il male della storia... una tale specie di misericordia sarebbe' quella grazia a buon mercato', contro la quale Bonhoeffer si è pronunciato". La ricerca teologica ed esegetica attuale è in gran parte dominata da narcisismo e protagonismo non considerando il male che fanno alla Chiesa che appare rinnegare se stessa ed è, perciò, in profonda crisi non solo di fede, ma anche di credibilità.

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  2. È patetico voler contrapporre la giustizia divina alla misericordia divina, tra l'altro per poter come sempre attaccare il Papa. Comunque Papa Francesco ha le spalle larghe

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  3. Chiara ed esauriente analisi di un problema, senza basi nella Rivelazione, creato ad arte dalle contradditorie correnti moderniste guida del presente pontificato.

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  4. Suavis Dominus universis et miserationes eius super omnia opera sua (Ps.145).
    Infinita Dei Misericordia (Bolla d'indizione del Giubileo dell'Anno Santo 1925 indetto da Papa Pío XI) Il Giubileo è sempre Anno di Giusizia e Misericordia. Questi atributti sono inseparabili in Dio Nostro Signore.

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