Una bella riflessione del Compositore M° Aurelio Porfiri sul ruolo dei laci nella Chiesa nel difficile contesto della Musica Sacra: fondamentale per la rinascita della Santa Liturgia.
Ricordiamo che a conclusione del Pellegrinaggio "Summorum Pontificum" il 29 ottobre scorso il Maestro Porfiri ha partecipato come Relatore al Seminario di Studio "NOVA ET VETERA" Musica Sacra fra tradizione e innovazione.
Alcune sue composizioni sono state poi eseguite al Concerto: "in omaggio ai Compositori romani che si sono dedicati nell'ultimo secolo alla produzione di Musica Corale Sacra". ( QUI )
Ricordiamo che a conclusione del Pellegrinaggio "Summorum Pontificum" il 29 ottobre scorso il Maestro Porfiri ha partecipato come Relatore al Seminario di Studio "NOVA ET VETERA" Musica Sacra fra tradizione e innovazione.
Alcune sue composizioni sono state poi eseguite al Concerto: "in omaggio ai Compositori romani che si sono dedicati nell'ultimo secolo alla produzione di Musica Corale Sacra". ( QUI )
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SULL’ARTICOLO DEL VENERDÌ DI REPUBBLICA
Un recente articolo del Venerdì di Repubblica a firma di don Filippo di Giacomo critica duramente la Cappella Musicale Pontificia, Cappella Sistina, e il suo attuale direttore, riportando recensioni molto dure apparse su giornali stranieri sul livello artistico dellamedesima compagine corale.
Ora,
quali che siano le mie opinioni sul contenuto specifico dell’articolo e
sull’attuale gestione del coro non è oggetto di questo scritto.
Cerco di evitare lo sport nazionale del Vaticano, che è quello di dare calci a coloro che sono già a terra.
Certo una riflessione generale va fatta.
Io
ho vissuto la Cappella Sistina dei tempi del Maestro Bartolucci, con
cui ebbi l’onore di studiare, c’erano allora molti cantori della vecchia
guardia come Mario Alessandrini, Oberdan Traica, Otello Felici ed
altri.
Poi ho vissuto la Cappella Sistina al tempo del Maestro Liberto, che tentò tra molte difficoltà un rinnovamento in linea con la riforma liturgica.
Non ho vissuto mai l’attuale gestione, visto che ho vissuto per molti anni all’estero.
Non posso nascondere che mi arrivano all’orecchio molte cose, da persone sicuramente bene informate. Ma come detto, non voglio parlarne ora e qui.
Papa Francesco in un recente discorso ha affermato che il clericalismo tiene lontano le persone dalla Chiesa.
Questa è una verità inoppugnabile, a nessuno piace stare laddove ci sono persone che abusano del loro potere o che hanno privilegi non congruenti con la loro posizione.
Credo che il Santo Padre, che purtroppo poco si occupa di cose liturgiche, dovrebbe guardarsi intorno e scoprirebbe che ormai, strano a dirsi, ci sono molti laici che hanno più senso cattolico e del sacro di tanti che sono nel clero.
Questo perché un laico non dove dimostrare di vivere al passo con i tempi, li vive già. Spesso i membri del clero si affannano per dimostrare che sono come noi, quando dovrebbero aiutarci ad essere come Lui.
Io penso che se il Papa fosse un poco più attento alle cose liturgiche e musicali, comincerebbe a piazzare laici preparati in posizioni in cui possano avere un’influenza, non disdegnando le buone professionalità nel campo dei consacrati, quando ci sono, ma non mettendole in una posizione di privilegio.
Ripeto, non mi piace sparare sulla croce rossa e nell’articolo citato in precedenza ci sono elementi che mi fanno pensare ad un messaggio cifrato che prescinde dal coro, ma credo che una riflessione seria sullo stato attuale di (un tempo) gloriose istituzioni culturali che fanno capo alla Chiesa Cattolica andrebbe veramente fatta.
Ma so anche che, putroppo, non si farà e forse, di questi tempi, non è un male.
Dovrebbe essere fatta, infatti, da una leadership che apprezzi l’importanza di queste istituzioni e che sia disposta a ridare a le stesse nuovi impulsi e nuova vita, nel rispetto della loro gloriosa tradizione.
Aurelio Porfiri
al papa della musica e del coro della cappella sistema non importa un bel niente e non presenzia mai ai concerti , visto che non lo fanno neanche i poveri .
RispondiEliminabisogna dare l' esempio !
magari molti poveri potessero andare ai concerti , molti poveri non lo fanno per mancanza di mezzi , ne sarebbero piene le sale altrimenti !
Mi hai fatto sgorgare una lacrimuccia. Io però avrei usato la parola "poveri" molto di più, tanto per essere chiaro...
EliminaDevi usare la parola "poveri" più spesso... così si capisce meglio...
EliminaPerchè i "poveri" non possono vedere i concerti in televisione?
EliminaCmq mi collego agli altri due utenti oltre ad usare più spesso "poveri" aggiungi anche una decina di volte "misericordia", cosi è più efficace.
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaDopo la proditoria defenestraione del grande M° Bartolucci, la CMP è scivolata sempre più nel dilettantismo e nemmeno di livello. Le autorità vaticane non hanno voluto mai ascoltare le ripetute critiche che venivano dal mondo musicale e le prove del disagio espresso dai cantori adulti e dai genitori di quelli piccoli, riconfermando l'attuale direttore.
RispondiEliminapurtroppo io non sono intendente di musica, e più in là di essere straziato dalle nenie infantili e sguaiate durante le liturgie moderne, non vado. Ma che il signor Filippo Di Giacomo possa dire la sua sulla qualità delle liturgie, è risibile; basta ascoltare lo strazio che fa quando commenta le liturgie alla TV2000.
RispondiEliminaNon mi è chiaro perché sia stato eliminato un commento di critica verso l'autore di questo articolo, mentre commenti anche peggiori nei confronti del Papa e delle gerarchie vengono tollerati come niente fosse. Vergogna!
RispondiEliminaCome anche quello qui sopra circa don Filippo di Giacomo...
RispondiEliminaEvidentemente in questo blog è concesso parlar male di papi, cardinali e vescovi, preti e musicisti tutti (ricordiamo tutti i commenti circa Palombella e il Coro della Cappella Sistina...) ma non dell'intoccabile Porfiri. Siete il peggior volto del tradizionalismo clientelare ed oscurantista, mi fate venir voglia di diventare modernista!
RispondiEliminaLe critiche si fanno con correttezza e documenti e non con gli insulti che rivelano animosità personali come avvenuto nel caso considerato.
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