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mercoledì 21 settembre 2016

Crisi della Chiesa e controrivoluzione


Dagli amici della TFP italiana.
L

Con la partecipazione di 130 persone, provenienti da 17 Paesi dell’Unione Europea, Stati Uniti e Filippine, si è tenuta in Polonia l’Università estiva 2016 delle TFP.
Offriamo il testo dell'intervento inaugurale, tenuto dall'avv. Caio Xavier da Silveira, direttore della Fédération pro Europa Christiana.
La crescente polarizzazione dell’opinione pubblica, europea e mondiale, segna la fine dei settori "moderati" e consensuali, aprendo una “finestra di opportunità” per la Contro-Rivoluzione, purché essa sappia mostrare la sua fisionomia totale.

      

         Diamo oggi inizio alla nostra tradizionale Università Estiva, edizione 2016. Vorrei prima di tutto ringraziare l’Associazione Padre Piotr Skarga per l’ospitalità in questo bellissimo castello di Niepolomice. Vorrei anche ringraziare la presenzia dei due sacerdoti.

         È degno di nota che l’Università abbia luogo mentre ci prepariamo a celebrare il centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima. Coincide anche con i cinquecento anni della rivolta di Lutero, una ricorrenza che - ahimè! - papa Francesco festeggerà in Svezia.

         Una tale coincidenza di centenari getta una luce speciale sulla nostra settimana di studi. Il nostro tema sarà: “Una nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide”.

 Un panorama profondamente cambiato

         Non bisogna fare un grande sforzo per rendersi conto che il panorama politico e sociale sta cambiando in tutto il mondo, e specialmente nell’Occidente cristiano. Ecco alcuni esempi caratteristici:

         - Una nuova ondata migratoria rischia di cancellare ciò che resta di civiltà cristiana in Europa;

       - Il Brexit, nonché la vittoria della destra in alcune recenti elezioni, mostrano un crescente sgretolamento dell’Unione Europea;

      - Gli attacchi terroristici a casa nostra hanno evidenziato l’enorme vulnerabilità dell’Europa.

      Questi eventi, profondi e impattanti, sono il risultato finale di un lungo processo rivoluzionario, iniziato precisamente cinquecento anni fa con la rivolta di Martin Lutero.

       Nel suo capolavoro “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira mostra che, già al suo inizio, la Rivoluzione possedeva le energie necessarie per tradurre in atto tutte le sue potenzialità. Le successive tappe hanno solo reso queste potenzialità sempre più evidenti, verso il tragico sbocco:

         «L’Umanesimo naturalista e il protestantesimo si sono compiuti e sono giunti alle loro estreme conseguenze nella Rivoluzione francese, e questa, a sua volta, si è compiuta ed è giunta alle sue estreme conseguenze nel grande processo rivoluzionario di bolscevizzazione nel mondo contemporaneo».

         Oggi siamo nella tappa del processo rivoluzionario chiamata genericamente Quarta Rivoluzione. Gli intellettuali la chiamano post-modernismo, eco-comunismo, oppure marxismo culturale. Che cosa hanno in comune queste ideologie? Lo spiega Plinio Corrêa de Oliveira:

         «La rivoluzione ha spesso abbattuto autorità legittime, sostituendole con altre prive di qualsiasi titolo di legittimità. Ma sarebbe un errore pensare che essa consista soltanto in questo. Il suo obiettivo principale non è la distruzione di questi o di quei diritti di persone o famiglie. Più di questo, essa vuole distruggere tutto un ordine di cose legittimo, e sosti’uirlo con una situazione illegittima. E ‘ordine di cose’ non dice ancora tutto. La Rivoluzione vuole abolire una visione del mondo e un modo di essere dell'uomo, con l’intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti».

         I nostri contemporanei, almeno nell’Occidente, hanno davanti due scelte: capitolare e lasciarsi trascinare da questo processo, oppure ritornare alla Civiltà cristiana dei nostri antenati. Il titolo di un recente libro del cardinale Robert Sarah è molto significativo: “Dio o niente”.

 Dio o niente

         Settori sempre più numerosi della nostra società si trovano a dover affrontare questo bivio. Una “terza via” non è più possibile, perché la distanza tra Dio e il niente è infinita. Si accetta l’uno o l’altro. Ogni scelta intermedia è di per sé transitoria: tende a scivolare verso uno degli estremi. Ecco perché vediamo tali settori approssimarsi sempre di più agli estremi dello spettro culturale, ideologico e politico.

         Gli analisti stanno parlando di “polarizzazione”, che si manifesta in ogni sfera della vita collettiva delle nazioni. Aggravandosi, questa polarizzazione potrebbe provocare un crescente confronto politico, culturale e perfino religioso.

         Questa polarizzazione è evidente, per esempio, nelle varie elezioni e referendum che hanno portato alla sconfitta delle correnti centriste e consensuali. Le società sembrano sempre più tendenti a spaccarsi in due metà contrapposte, senza nessun spiraglio di compromesso fra loro. Aggrava la situazione il fatto che spesso la differenza è di pochi voti, aizzando quindi il fervore revanscista della metà sconfitta.

         Con piccole differenze, ecco quello che è successo nelle recenti elezioni in Austria, Francia e Perù, nonché nel referendum sul Brexit. È ciò che, con ogni probabilità, succederà anche nelle prossime elezioni americane. Non diversamente sono andate le recenti elezioni regionali nel Mecklenburg-Vorpommern, in Germania.

         Come ho detto sopra, la Rivoluzione vuole la totale distruzione dell’ordine nella società temporale, la completa sovversione dell’ordine morale, in fondo la negazione di Dio. Il grande bersaglio della Rivoluzione è la Chiesa cattolica - il Corpo Mistico di Nostro Signore Gesù Cristo - maestra infallibile della verità, guardiana dell’ordine naturale e, dunque, fondamento ultimo dello stesso ordine temporale.


 Uno scisma latente?

         Anche nella Chiesa vediamo una crescente polarizzazione, per esempio in occasione dei due recenti Sinodi sulla famiglia.

         Nel corso dei dibattiti sinodali, abbiamo assistito a un durissimo scontro fra due partiti all’interno della Chiesa: l’uno capeggiato dai cardinali Walter Kasper e Lorenzo Baldisseri, da mons. Reinhard Marx, mons. Bruno Forte e altri; l’altro dai cardinali Burke, Pell, Caffarra, Müller, Sarah, de Paolis, Brandmüller e alcuni vescovi polacchi e africani.

       Tale scontro era prevedibile. Con il pretesto di introdurre pratiche pastorali più “inclusive” e “non discriminanti”, figure di spicco della Chiesa stanno cercando di mettere la scure alle fondamenta stesse della famiglia, come il concetto di “indissolubilità”, la “natura intrinsecamente disordinata” dei rapporti omosessuali, la definizione di “adulterio” per i rapporti fra persone conviventi prima sposate e via dicendo. Si parla anche di “rivalutare” le unioni fra persone dello stesso sesso.



 L’Amoris laetitia

       Lungi dal chiarire la situazione e rasserenare gli animi, la pubblicazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia ha ulteriormente inasprito lo scontro, specialmente fra teologi e prelati.

         Il documento ha provocato una sensazione penosa nei fedeli che, con sincero amore per la Chiesa, avevano seguito con attenzione lo svolgersi dei Sinodi. Speravano, infatti, che l’Esortazione post-sinodale potesse mettere fine alla polemica, raffermando la millenaria dottrina della Chiesa sulla famiglia.

         Mi riferisco, in particolare, al quasi milione di fedeli di tutto il mondo, compresi 211 cardinali, arcivescovi e vescovi, che inviarono al Papa una “Supplica Filiale” chiedendogli con il massimo rispetto di non permettere “la relativizzazione degli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo” sulla famiglia. Con la pubblicazione dell’Amoris laetitia, questa élite del cattolicesimo mondiale non poteva non provare una profonda delusione.

         Commentando l’Esortazione apostolica, il celebre filosofo tedesco Robert Spaemann – amico personale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, figura di spicco del cattolicesimo conservatore non tradizionalista – dichiarò:

         «Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il Papa avrebbe dovuto sapere che un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso della Chiesa. Che Dio ce ne scampi».

         È impossibile trovare una via di mezzo in temi così delicati riguardanti i sacramenti del matrimonio, della confessione e dell’Eucaristia. Stiamo, dunque, assistendo a un vero e proprio scisma latente che rischia di squarciare la Chiesa da cima in fondo.

        Da una parte vi sono i cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli che restano fedeli agli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo sull’indissolubilità del matrimonio e alla disciplina sacramentale che ne risulta. D’altra parte vi sono i cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli che sembrano quasi seguire una nuova religione.



 La crisi nel cattolicesimo conservatore

         Questo scisma latente sta provocando una “crisi nel cattolicesimo conservatore”, secondo quanto scrive il noto editorialista del New York Times Ross Douthat. L’articolo descrive il dramma esistenziale che sta colpendo tanti “cattolici conservatori”, compreso lui stesso.

         Molti cattolici credevano sinceramente che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero riusciti ad arginare la crisi che affliggeva la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Secondo Douthat, tali Pontefici sembravano aver trovato una formula provvidenziale, fondata su “una felice sintesi – conservatrice tuttavia moderna, radicata nella tradizione tuttavia non tradizionalista – fra cattolicesimo conciliare e pre-conciliare, fra la Chiesa di sempre e la Chiesa del Vaticano II”.

         La realtà, però, ha infranto queste attese. Conclude Douthart con rammarico: “Le nostre vittorie non erano poi così permanenti come supponevamo, i nostri argomenti non erano così persuasivi come speravamo, il centro cattolico non stava dove noi immaginavamo che fosse, e i nostri avversari non erano così sconfitti come credevamo”.

         Egli, quindi, si domanda quanto tali attese siano state realistiche, e quanto la delusione possa portare invece molti cattolici verso posizioni più ferme.

  

 Le nuove sfide

         Lo sgretolamento del centro, nella Chiesa e nella società, ci mette di fronte a nuove sfide. Avviandomi alla conclusione, vorrei mettere a fuoco queste sfide.

         L’accelerazione del processo rivoluzionario sta provocando una forte polarizzazione, sia nella Chiesa sia nella società, che sta svuotando il “religiosamente corretto” e il “politicamente corretto”, fondamento delle posizioni “moderate”. Ciò offre un’irrepetibile “finestra di opportunità” alla causa cattolica in generale e alla causa contro-rivoluzionaria in particolare.

         Oggi siamo messi di fronte all’alternativa “Dio o niente”. La scelta è fra la Rivoluzione in tutta la sua perversità, e la Contro-Rivoluzione in tutto il suo splendore. La vasta famiglia dei “moderati” o “consensualisti” non può più illudersi di trovare una terza via. Sono costretti a schierarsi.

         Io sono convinto che, prima o poi, un importante settore dei moderati in crisi avanzerà verso la Contro-Rivoluzione. Lo shock provocato dagli eccessi della Rivoluzione aprirà loro gli occhi e li incoraggerà a muoversi verso il polo del bene.

         Per impedire che questi moderati aggrediti dalla realtà restino a loro volta delusi dalla Contro-Rivoluzione, noi dobbiamo offrire una “nuova militanza cattolica” che:

         - sappia presentare le verità eterne con una luce nuova;

         - le difenda con ardore;

         - utilizzi, senza remore, strategie di propaganda e di azione pubblica aggiornate;

         - e, soprattutto, che abbia una certezza assoluta nella vittoria della Causa cattolica nei giorni nostri.

         Le TFP esistono oggi in diciassette Paesi europei, e in un totale di trenta Paesi in tutto il mondo. Sventolando lo stendardo della Contro-Rivoluzione nella sua interezza e nella sua radicalità, creeremo le condizioni per attirare verso di noi l’importante minoranza che si sta muovendo verso il polo del bene. In questo modo potremo moltiplicare la forza della Contro-Rivoluzione oltre qualsiasi attesa.

         Vorrei chiudere le mie parole, tanto speranzose per il futuro, con la pagina finale del capolavoro di Plinio Corrêa de Oliveira.

         Nel momento in cui la polarizzazione dell’opinione pubblica sta cambiando in profondità il panorama mondiale, proprio nel centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, questo testo è veramente profetico:

         “Ci troviamo alle estreme mosse di una lotta tra la Chiesa e la Rivoluzione, che si potrebbe chiamare lotta mortale, se uno dei contendenti non fosse immortale. Figli della Chiesa, soldati nelle battaglie della Contro-Rivoluzione, è naturale che, al termine di questo studio, lo consacriamo filialmente alla Madonna. Il serpente, il cui capo fu schiacciato dalla Vergine Immacolata, è il primo, il grande, il perenne rivoluzionario, ispiratore e fautore supremo di questa Rivoluzione, come di quelle che l’hanno preceduta e di quelle che la seguiranno. Maria è, dunque, la patrona di quanti lottano contro la Rivoluzione. La mediazione universale e onnipotente della Madre di Dio è la più grande ragione di speranza dei contro-rivoluzionari. E a Fatima Ella ha già dato loro la certezza della vittoria, quando annunciò che, anche dopo una eventuale irruzione del comunismo nel mondo intero, ‘infine il mio Cuore Immacolato trionferà’”