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mercoledì 4 maggio 2016

Omelia di Mons. Schneider "Il culto adeguato di Dio nella liturgia richiede certamente la fede adeguata"

Con il permesso della Redazione di Chiesa e post Concilio, che ha curato la traduzione, postiamo l'Omelia che Mons. Athanasius Schneider ha pronunciato il 16 aprile scorso nella celebrazione della Messa Pontificale Tridentina nella Cattedrale di Costanza.  

Omelia di Mons. Schneider  
[Traduzione dal testo originale tedesco a cura di Chiesa e post-concilio]  
Surrexit Dominus vere. Alleluia!  
Cari fratelli e sorelle nel Signore! Il Signore ci ha concesso la grazia di venerarLo – in
questo santo luogo, la Sua casa e casa della Sua purissima madre Maria, la Cattedrale della nostra amata Signora di Costanza – con quanto di più eccelso la Chiesa Lo può venerare, vale a dire l’offerta sacramentale del sacrificio della croce del Suo Figlio unigenito, nostro Signore e vero Dio, Gesù Cristo. Celebriamo questo atto, che è il modo più alto di venerare Dio, con la stessa fede e nella stessa forma esteriore che i nostri predecessori – ivi compresi i partecipanti al Concilio di Costanza, che si svolse seicento anni fa in questa casa di Dio – hanno sempre utilizzato da più di mille anni. 

 Il Concilio venne convocato per raggiungere i seguenti tre obiettivi: Restaurare l’unità della Chiesa superando il grande scisma che aveva generato letteralmente all’interno della Chiesa l’anarchia e il rifiuto dell’autorità. L’unità dell’autorità e dell’obbedienza venne spezzata dalla presenza di due antipapi nello stesso periodo, nonostante fosse già in carica un papa valido. 
Persino le persone sante e pie (come per es. San Vincenzo Ferreri) non sempre sapevano a chi la Chiesa in definitiva dovesse dare ascolto.  

Vincere le eresie: da tempo serpeggiavano nella Chiesa errori della fede, la cui entità si era accresciuta per colpa di Martin Lutero e che in quel periodo erano rappresentati dagli inganni della filosofia soggettivista nominalista e soprattutto dalle false dottrine del sacerdote John Wyclif e di Jan Hus.  

La riforma della moralità della vita, in primo luogo di quella del clero. I peccati regnavano incontrastati tra le fila del clero e persino nelle alte gerarchie. 
Eppure in quel tempo si sapeva ancora in che cosa consistesse il peccato e si chiamavano le cose col loro nome. Per questo tutti invocavano una riforma della struttura e dei vertici della Chiesa. 
 Un decreto del Concilio menzionò concretamente la riforma della Curia romana, perché in quell’epoca il crollo della disciplina si mostrava pubblicamente persino del centro visibile della Chiesa. 
Nella Curia romana non si sapeva più quale misura efficace potesse essere intrapresa contro la crisi della disciplina ecclesiastica.  


Per sconfiggere i diversi mali della vita della Chiesa, come la confusione nelle questioni relative all’autorità, gli errori della fede, la mancanza di disciplina e di moralità, bisognava cominciare con l’atto più importante a disposizione della Chiesa, vale a dire con l’adorazione di Dio, e concretamente con l’adeguata venerazione di Dio attraverso la liturgia. 
Se non si offre a Dio, nel servizio pubblico che Gli si presta, tutto l’immenso onore a Lui dovuto, tutte le altre azioni di riforma della Chiesa, pur così necessarie, rimangono inefficaci. 
Si dimostrano vere le parole del salmo: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affannano i suoi costruttori” (Sal 126, 1). 
Bisogna prendere di nuovo sul serio la Sua incarnazione e la grazia della Sua presenza corporea nella celebrazione della santa messa. Infatti, il santo sacrificio della messa è il modo più grande che esista – e il più gradito a Dio – di venerare il Signore qui sulla terra.  

Il Concilio di Costanza ha riconosciuto tutto ciò e ha stabilito sin dalla prima sessione del 18 novembre 1414: “Per intraprendere un compito così ambizioso e duro come quello della riforma della Chiesa, non si può in alcun modo fare affidamento sulle proprie forze, ma piuttosto si deve confidare nell’aiuto di Dio. Bisogna perciò cominciare dal culto divino (a culto Divino inchoantes), e decisamente dalla pia celebrazione della santa messa (cum devotione Missam celebrent)”.  

Il Concilio ha affermato inoltre che, dopo la cura nel celebrare una degna e pia liturgia della messa, anche le seguenti azioni sono necessarie per raggiungere l’obiettivo di un’efficace riforma della Chiesa: preghiere, digiuni, elemosine e opere pie. Sarà la disposizione umile e pentita del popolo e del clero che indurrà Dio a concedere alla Sua Chiesa la ricca grazia del suo rinnovamento. 

Il culto adeguato di Dio nella liturgia richiede certamente la fede adeguata
La fede cattolica autentica e completa è di origine divina ed è pertanto il fondamento essenziale, la roccia su cui si appoggia l’intera vita di ogni fedele e di tutta la Chiesa. 

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