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sabato 9 aprile 2016

Il burka in redazione

 
Quando si dice che l'Occidente è fiacco nel contrastare il fondamentalismo islamico, si dice poco. Da un intelligente giornaliste di matrice liberale.
L

Il Giornale 31-3-2016  Nicola Porro
La nostra debolezza, che c'è, nasce da un'egemonia culturale che contraddistingue l'establishment occidentale.
Oltre ad affrontare il terrorismo, dovremo prima o poi combattere questo nuovo pensiero unico. Ma in contemporanea dobbiamo sconfiggere l'omologazione culturale che rischia di sottometterci. Il Santo Padre, a cui va il nostro rispetto come autorità religiosa, a due giorni dalla strage di Bruxelles ha detto: «Dietro quel gesto ci sono i fabbricanti delle armi». Come dire: smettiamo di costruire Beretta e Kalashnikov e non ci ammazzeranno più. Con tutto il rispetto forse i fabbricanti da ricercare sono quelli di bulloni, o chiodi, o di prodotti chimici per la cosmetica. Cioè i materiali con i quali tutte le bombe dei kamikaze, da Parigi a Bruxelles, sono state confezionate.

Il senso di colpa occidentale non si ferma solo all'idea dei fabbricanti di morte rilanciata dal Papa e ai supposti interessi degli armaioli mondiali, esso si nutre specialmente delle guerre americane e di Bush. Non vogliamo entrare nel merito di quelle campagne.
Ma ci chiediamo cosa c'entrino, supponendo pure che abbiano qualcosa a che fare con i marocchini che si fanno saltare in Europa, con la strage avvenuta il giorno di Pasqua in Pakistan. 72 morti, il doppio del Belgio, di cui 30 bambini. Questi morti non dovrebbero mettere forse in dubbio le certezze complottiste dei burqa in redazione? Il massacro di Lahore è opera dei talebani che hanno compiuto un attentato in un parco pubblico al solo scopo di sterminare nell'ordine cristiani, donne e bambini. Anche questa è responsabilità della guerra a Saddam?
Sia chiaro, il burqa in redazione non è una prerogativa europea. Fortune, la rivista di affari americani, ha deciso che il sindaco di Riace, accogliendo i profughi nel suo paese di duemila anime, è l'italiano più influente al mondo e tra i cinquanta big del pianeta. La prestigiosa rivista, così si dice, è uscita un paio di settimane dopo il centro studi dell'Economist che ha definito Trump una minaccia pari a quella dell'Isis.
Insieme alla battaglia contro il terrorismo, dobbiamo combatterne un'altra contro l'omologazione degli islamic-chic e dei burqa in redazione. E quest'ultima è forse ancora più difficile da combattere.