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sabato 27 febbraio 2016

Se anche il Papa (in certi casi) può sbagliare di Randall Smith

Vi segnaliamo un'interessante articolo di un noto teologo americano, di sicura fede cattolica e fedele al magistero, su un tema molto spinoso in questi difficili giorni.

 Randall Smith (*) 26-2 2016
Nel 1986, Papa Giovanni Paolo II organizzò una Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace ad Assisi alla quale invitò 160 capi religiosi tra cui ebrei, buddisti, sikh, hindu, giainisti, zoroastriani e membri di culti tradizionali africani. Alcuni cattolici ne furono scandalizzati. Successivamente, il Papa pubblicò le encicliche Centesimus Annus (1991), Veritatis Splendor (1993), Evangelium Vitae (1995) e Fides et Ratio (1998). Domanda: un cattolico che si fosse indignato per l’incontro di preghiera di Assisi sarebbe poi stato tenuto a prestare «religioso ossequio dell’intelletto e della volontà» (1) agl’insegnamenti di queste encicliche?
Nel 1929, Papa Pio XI firmò i Patti Lateranensi con il governo fascista di Benito Mussolini, il quale riconobbe l’indipendenza dello Stato del Vaticano e garantì sostegno economico alla Chiesa. All’epoca, e da allora, le critiche sono state molte, sia perché si trattava di un accordo con i fascisti, sia perché il Pontefice aveva ceduto la tradizionale autorità papale sugli “Stati pontifici”. Forse che i cattolici che giudicano quella decisione del Papa un errore enorme non siano vincolati agl’insegnamenti di sue encicliche come la Quas primas (1925), la Quadragesimo anno (1931) o la Divini Redemptoris (1937)?
Nel 1633, Papa Urbano VIII ricusò con fermezza il giudizio dei membri del suo stesso tribunale inquisitoriale secondo i quali Galileo avrebbe dovuto essere perdonato per l’“errore” di avere pubblicato il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Sembra che il Pontefice, che in precedenza aveva difeso e protetto lo scienziato, si fosse offeso perché Galileo aveva messo gli argomenti sostenuti dal Papa sulle labbra di un suo personaggio di nome “Simplicio”, ovvero di un sempliciotto. La decisione del Pontefice di mettere Galileo agli arresti domiciliari è tristemente nota. Forse che questa sua singola decisione infici tutti gli altri suoi insegnamenti di fede e di morale?
Occorre fare dunque qualche distinguo. La Chiesa afferma che i Papi possono, in alcune occasioni, quando intendono esplicitamente farlo, insegnare infallibilmente in
materia di fede e di morale. In tutta la storia della Chiesa sono forse otto i proclami che soddisfano gl’inflessibili requisiti del pronunciamento infallibile. La maggior parte degl’insegnamenti pontifici sono dunque autorevoli, ma non infallibili e pertanto non richiedono l’«assenso di fede» (2), come invece gl’insegnamenti infallibili, bensì il «religioso ossequio dell’intelletto e della volontà».
È mai lecito per un cattolico osservante non essere d’accordo con un insegnamento autorevole e però non infallibile di un Papa? Sì, lo è. Se una persona ha analizzato accuratamente un certo insegnamento, e se dopo preghiera e riflessione coscienziose ritiene che sia opportuna una correzione fraterna, allora quella persona ha la possibilità di esprimere il suo disaccordo pubblicamente a patto che a) le sue ragioni siano serie e ben fondate; b) il dissenso né metta in discussione né impugni l’autorità docente della Chiesa; e c) la natura di quel dissenso non sia tale da generare scandalo.
Ho spesso pensato che questa sia una buona “regola del pollice” valida per la discussione con tutti. Per assumere determinate posizioni bisogna avere ragioni valide; ci si deve sforzare di non impugnare l’integrità o le buone intenzioni del proprio interlocutore; e si deve argomentare in modo da non generare scandalo. Raramente si convincono gli altri (inclusi gli spettatori) con le minacce; di solito così si riesce solo a mettere la propria posizione in cattiva luce. Questo per quanto riguarda gli insegnamenti del Papa. Ma invece gli atti del Papa? Assieme al dono dell’infallibilità, i Papi hanno anche il dono dell’impeccabilità (dal latino peccatum, “peccato”), vale a dire un carisma speciale che ci garantisce che non sbagliano mai? La Chiesa non lo ha mai affermato. Anzi, al contrario, i più convinti difensori dell’infallibilità hanno sempre distinto quest’ultima dall’impeccabilità esattamente perché a) è chiaro che un certo numero di Papi ha commesso peccati gravi e perché b) è materia di fede che tutti i Papi siano peccatori, proprio come tutti noi, e cioè bisognosi della grazia salvifica di Dio ottenuta con la morte e la risurrezione di Cristo. Noi non adoriamo l’uomo; rispettiamo la carica; e abbiamo fede nella promessa fatta da Cristo alla Sua Chiesa di essere con essa fino alla fine dei tempi, mandando il Suo Santo Spirito a guidarla e a proteggerla.
Anni fa qualcuno mi riferì che Giovanni Paolo II non dava la Comunione sulla mano, deducendo da questo che il Papa condannava quella pratica. Io suggerii che se il Papa avesse inteso dare questo messaggio avrebbe avuto un numero enorme di canali ufficiali per farlo. Esiste una sorta di idolatria del Papa che, alla lunga, non aiuta. Mi chiedo cosa direbbe oggi quel mio amico. Se sta ancora scambiando gli atti personali del Papa per insegnamenti pontifici ufficiali probabilmente è confuso, e persino arrabbiato. Dare a ogni atto di un Papa un significato politico significa ripetere quella sciocchezza che ha spinto certa gente a condannare Cristo per avere seduto a tavola (“gigioneggiando”) con prostitute ed esattori delle tasse. Si diceva che quei gesti «causavano scandalo», «seminavano confusione» e «davano man forte ai nemici della Chiesa». Forse. O forse no. «Solo il tempo dirà chi ha ragione».
Alcuni Pontefici hanno commesso grandi errori. Ma tutti i Papi hanno commesso qualche errore; dopo tutto, sono uomini. Chi cerca la perfezione e l’innocenza, cerca una Chiesa che non esiste: quella è una vuota promessa del padre della menzogna, non la Chiesa fondata da Cristo. Ritrovarsi confusi e delusi da un Papa è una situazione piuttosto comune nella storia della Chiesa. Ma i cattolici che immaginano di avere l’autorità di stabilire il criterio canonico per giudicare il magistero di questo o di quel pontificato in verità dimostrano semplicemente a) di essere sempre stati dei protestanti e b) di avere dell’autorità una concezione troppo influenzata dalla politica statunitense di oggi: per loro il compito dell’autorità è fare ciò che dico io e schiacciare i miei avversari. La Chiesa non è sempre stata servita bene dai suoi Papi. Ma, a maggior ragione, si è trovata molto peggio quando ha ceduto alle voci moralistiche delle masse, specialmente quelle che gridano «Crocifiggilo!»
Le note apposte al testo sono redazionali:
(1) Codice di diritto canonico, 1983, Can. 752. Ndt
(2) Ibidem. Ndt.

* Randall Smith è docente di Teologia nella University of St. Thomas di Houston, in Texas. La versione originale di questo articolo, che qui si riproduce in traduzione italiana di Marco Respinti con il permesso dell’editore e del direttore, è stata pubblicata il 12 febbraio 2016 con il titolo "Papal Errors" su The Catholic Thing (clicca qui) una delle iniziative editoriali più fresche e intelligenti dello scenario statunitense degli ultimi anni, diretto dal saggista Robert Royal (fondatore e presidente del Faith and Reason Institute di Washington) e animata da firme di primo piano della pubblicistica e dell’apologetica cattoliche quali Brad Miner, James V. Schall S.J., Hadley Arkes, Michael Novak, Anthony M. Esolen e don C. John McCloskey.

18 commenti:

  1. mi ricordo che durante la memorabile adunanza del' 1986 , in Assisi , vi erano a distribuire volantini contro questo dissacrante incontro che ha portato i suoi frutti velenosi , quelli della FSSPX . Tutti li guardavano come cani rognosi , attratti piu' dallo scenario che dal contenuto ; tra l' altro devo dire che il Dalai Lama era il piu' sfolgorante di tutti vestito di broccato con dragoni , ricamato d' oro su oro ..... a distanza di tempo devo riconoscere che profetici , avevano centrato in pieno l' obbiettivo !
    non scendo in particolari risaputi e conosciuti alla cronaca , di quello che ne è stato delle chiese e degli altari !

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  2. Mica tanto, Hierrot. Questo teologo riduce l'infallibilità pontificia ad otto proclami in tutta la storia della Chiesa. Il Papa, in realtà, non è solo infallibile quando si pronuncia ex cathedra, ma anche nel suo magistero ordinario quando ribadisce ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e tenuto quale verità e lo approfondisce eodem sensu eademque sententia. Egli cita alcune encicliche, ebbene, anche se esse non voglion esser dichiarazioni ex cathedra, affermano, però, una dottrina sempre professata dalla Chiesa in nome dell'autorità apostolica. La Pascendi è dogmatica ed infallibile, la Quas primas, la Mystici Corporis, l'Humanae vitae, la Mysterium fidei altrettanto, nel quadro che ho tracciato. Altro che otto proclami! Tesi pericolose. D'accordo, invece col retto discernimento e con la papolatria.

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    1. Hai perfettamente ragione. ..ma di questi tempi ci si attacca a tutto...

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    2. Hai perfettamente ragione. ..ma di questi tempi ci si attacca a tutto...

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    3. Caro Dante: lei ha detto la parola che io voleva dire : tesi pericolose. Io che ho imparato Teologia in una Facolta' della Chiesa', dove lascio il Denzinger, che sempre portava con me ? Da che serve l' Enchiridion de rebus Fidei et Morum ? Tesi pericolose...
      Jose Ricardo.

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  3. Continua a portarlo con te, ovviamente quando serve, perché pesa. E così l'altro Enchiridion. Lì ci sono tutte le verità sempre sostenute dalla Chiesa e non è difficile il discernimento tra ciò ch'è magistero e ciò ch'è tesi teologica magari anche prossima alla verità.
    Il sacerdote di cui tratta il post certamente è in buona fede nel voler difendere il diritto dei fedeli di discernere l'infallibile dal non infallibile (che non significa necessariamente erroneo) ma è eccessivamente riduttivo. In ciò la sua tesi è pericolosa. Se la Chiesa è stata infallibile nel suo Magistero solo otto volte o giù di lì, va a finire che tutto il resto del suo insegnamento risulta degno solo di ossequio. Il che è inaccettabile. Est modus in rebus.

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    1. Sempre acuto, caro Dante. Il Denzinger pesa, ma e' buon compagno. Proprio in questo tempo di confusione. Grazie per ricordarme i gradi di certezza teologica ossia le califichazioni teologiche : de fide divina, de fide divina e cattolica ecc. Penso che persone come Lei ci siano gia' poche. Come mi e' difficile qui a la Spagna una discusione teologica di una certa altezza. Nemmeno il Catechismo si sa... Come diceva Cicerone : O tempora, o mores.
      Cordiali saluti,
      Jose Ricardo

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  4. Caro Josè, in Spagna ci sono persone teologicamente solide. Ad es. i sacerdoti dell'Istituto di Cristo Re, come don Raùl Olazabal, che opera con confratello a Madrid ed in altre città, ed anche sacerdoti di altri istituti e persino diocesani che collaborano coi primi. Ci sono anche seminaristi spagnoli che si stanno preparando nel seminario di Gricigliano, alcuni miei carissimi alunni. E ci sono tanti laici ben meglio formati di me. Indubbiamente la maggior parte dei cattolici non sanno neppure il catechismo, è vero, e continuano ad ignorarlo quando vengon ordinati sacerdoti. Purtroppo la situazione è questa, e noi possiamo solo agire nel nostro ambiente, senza cedere alle delusioni. Prima o poi vedrai che si girerà pagina. Cristo non abbandonerà la sua Chiesa.

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    1. Grazie tante, di nuovo. Non conosceva questa informazione, per la quale li sono gradito. Si conosco l' Istituto di Cristo Re. Ma io vivo a la citta' di Valencia ( Lei sa che il mio Ordinario e' Sua Eminenza il Cardinale Cañizares Llovera ) e qui domina sopratutto il Opus Dei, che e' buono ( io mi confesso con i loro sacerdoti ) ma un po'aggiornati. Ci sono, inoltre gli Ordini Religiosi tradizionali (francescani, domenicani, agostiniani e carmelitani) ma si sa'... Poi dominano i Neocatecumenali. E nella mia cara Facolta' San Vicente Ferrer le cose hanno cambiato molto... Li confesso, carissimo professore, che vivo un vero purgatorio. Percio' questo blog mi e' tanto caro e la gentile Redazione mi escusera'...
      Non mi ha corretto, caro professore. Credo che ho sbagliato nell dire califichazione per qualificazione teologiche nella Teologia. Li saro' grato da qualche correzione.
      Suo fedele servitore,
      Jose Ricardo Simeon Vives

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  5. Grande Pastorelli. Lo dice anche mic.

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    1. Mai ho creduto d'esser grande, coerente credo di sì. Anche nella battaglia contro l'anonimato. Non so cosa c'entri MIC, che non penso si occupi di me.

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  6. Avevo capito. Non mi pare il caso di correggere una persona così educata in pubblico. In genere correggo gli arroganti ignoranti. In via privata potrei farlo. Il mio indirizzo email si trova facilmente in internet.
    A Valencia non saprei a chi indirizzarti. Appena ho tempo, sentirò l'amico don Raùl, anche lui fu mio allievo, se ha contatti con qualche persona seria.
    Lascia perdere il servitore; anche se non ci conosciamo de visu, ci siamo incontrati spiritualmente.
    Grazie per la fiducia.
    d

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    1. Caro professore: le mie parole non hanno seconde intenzione. Uso il mobile del mio fratello Francisco Javier Simeon Vives, perche io solo scribo i MiL. Non ho E-Mail. Solo ho detto che avevo sbagliato nell dire calificazione per qualificazione. Sempre parlo ed scribo in modo distincto et aperto. Fortis in re, suaviter in modo. Se un anonimo vuol creare discordia tra noi, sbaglia.
      Jose Ricardo.

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  7. Un conto sono gli 'errori' ( con il senno di poi) che i papi hanno fatto nella storia tormentata della Chiesa, altro è l'apostasia dottrinale, dei tempi attuali. ( E.F.)

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  8. Non ho motivo di pensare a seconde intenzioni. Mi fa piacere che tu non sia un anonimo. Ho sempre pensato e detto che le battaglie si combattono a viso aperto e che gli anonimi non rendono un buon servizio alla causa.

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  9. Chiedo scusa per l'intrusione di campo, ma non so dove altro scrivere.
    Nelle foto dell'articolo a questo successivo ("Mio padre Antonin Scalia, un buon servitore dell’America, perché lo era innanzitutto di Dio") ci sono le foto del funerale del giudice scalia. Qualcuno saprebbe spiegarmi perché casule e stole dei diaconi e dei presbiteri sono bianche? Grazie

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    1. Dall'Istruzione "Redemptionis Sacramentum":

      [124.] Nel Messale Romano si dà facoltà ai Sacerdoti che concelebrano la Messa accanto al celebrante principale, il quale indossi sempre la casula del colore prescritto, di poter omettere, in presenza di una giusta causa, come ad esempio il numero piuttosto elevato di concelebranti e la mancanza di paramenti, «la casula o la pianeta, facendo uso della stola sopra il camice».[214] Qualora tuttavia fosse possibile prevedere tale situazione, si provveda in merito per quanto possibile. Coloro che concelebrano possono anch’essi, oltre al celebrante principale, vestire per necessità la casula di colore bianco. Per il resto, si osservino le norme dei libri liturgici.

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