Da Il Timone 8-1-16
«Nel 2004 avevo chiesto ai politici cattolici di porre le loro azioni pubbliche coerentemente con la legge morale insegnata dalla Chiesa, altrimenti non sarebbe stato più possibile per loro ricevere la santa comunione. Poiché è uno scandalo violare pubblicamente la legge morale e dopo accedere alla comunione. Nel 2004, quando fui trasferito dalla diocesi di La Crosse a quella di St. Luois, i giornali ripresero questa affermazione da me fatta. Poco dopo, nell’incontro estivo della conferenza episcopale degli Stati Uniti, che si tenne a Denver, ci fu una viva discussione su questa pratica disciplinare della Chiesa. Alcuni dei miei confratelli affermarono che non era necessario punire i politici il cui operato politico fosse disordinato. Per me non si trattava di punizione, ma semplicemente di constatare che alcuni non erano disposti a ricevere la comunione. Un vescovo allora mi disse: «Monsignore, voi non potete dire queste cose, perché la conferenza dei vescovi non si è ancora pronunciata a proposito». Gli risposi che la conferenza dei vescovi non può sostituire la missione del vescovo nella propria diocesi, che è quella di governare il proprio gregge e di annunziare la fede. E aggiunsi: «Monsignore, nel giudizio finale, comparirò davanti al Signore, non davanti alla conferenza episcopale!».
Guillaume d’Alancon, Entretien avec le cardinal Burke. Un cardinal au coeur de l’Eglise, Artege, pp. 71-72
Guillaume d’Alancon, Entretien avec le cardinal Burke. Un cardinal au coeur de l’Eglise, Artege, pp. 71-72