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venerdì 18 dicembre 2015

La curia avrà quindici malattie, ma anche lui sta poco bene



Si avvicina il giorno in cui papa Francesco porgerà gli auguri natalizi ai dirigenti della curia romana, con tanto di discorso.
E molti si chiedono che cosa dirà questa volta, dopo lo sfracello dell'anno passato, quando rovesciò addosso ai curiali la lista delle quindici vergognose "malattie" di cui li giudicava affetti:
Da allora, in Vaticano, il mormorio delle critiche a Jorge Mario Bergoglio è andato crescendo, sempre però al riparo dell'anonimato, essendo nota la reattività del papa contro chiunque lo critichi o lo irriti.
Ls più istruttiva antologia di questi brontolii di vescovi e cardinali di curia è stato, a fine aprile del 2015, il servizio del vaticanista svizzero Giuseppe Rusconi apparso in tedesco sul mensile di Berlino "Cicero" e in italiano sul suo blog "Rossoporpora":
Ma ora, di nuovo in Germania e questa volta sul settimanale "Focus", è uscita una ulteriore bordata, in forma di lettera aperta al papa, ad opera di un ex curiale di lungo corso, di nazionalità presumibilmente tedesca:
L'autore è noto alla direzione di "Focus", ma nemmeno lui firma con il nome e il cognome, non solo per "il clima di paura" che dice regni oggi in Vaticano, ma anche per "proteggere dall'ira del papa" i suoi precedenti superiori in curia.
Quella che segue è la traduzione integrale della lettera apparsa su "Focus" del 29 novembre.
Mentre una traduzione inglese dello stesso testo è reperibile qui:
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Padre Santo,
nel suo discorso per il Natale del 2014 lei chiamò i suoi collaboratori di curia a fare anzitutto un esame di coscienza. Infatti l'Avvento è un’occasione per riflettere su ciò che Dio ci promette e aspetta da noi. Lei asserì che i suoi collaboratori nel Vaticano devono essere un esempio per tutta la Chiesa, e poi elencò una serie di "malattie" delle quali la curia soffrirebbe.
In quel momento avvertii questo giudizio come piuttosto duro e anche ingiusto, contro molti in Vaticano che io conosco personalmente, mentre lei sembrava parlare come uno che conosce il Vaticano solo da fuori o solo dall’alto. Tuttavia proprio quel suo discorso ha ispirato questa lettera che le scrivo. Seguendo il suo stesso esempio, tralascerò tutte le cose buone che lei fa e dice, ed elencherò soltanto quegli aspetti del suo esercizio del ministero papale che mi sembrano problematici.
1. Un atteggiamento emotivo e anti-intellettuale
L'alternativa a una Chiesa della dottrina è una Chiesa dell'arbitrio, non una Chiesa dell’amore. Tra molti dei suoi collaboratori e consiglieri c'è una reale mancanza di competenza in termini di dottrina e teologia; sono uomini che spesso hanno alle spalle una carriera nel governo ecclesiale o nell’amministrazione di una università, e troppo spesso preferiscono ragionare in termini pragmatici e politici. Lei, come sommo maestro della Chiesa, dovrebbe mostrare con più chiarezza il primato della fede, per lei stesso e per tutti i cattolici.  La fede senza la dottrina non è niente.
2. Autoritarismo
Lei sta prendendo le distanze dalla saggezza che è custodita nella disciplina ecclesiale, nel diritto canonico e anche nella prassi storica della curia. Assieme alla sua avversione per un insegnamento presunto teorico, questa inclinazione porta a un autoritarismo che neanche sant'Ignazio, il fondatore del suo ordine dei gesuiti, avrebbe approvato. Lei ascolta davvero gli avvertimenti di chi le fa notare ciò che lei, da solo, non ha immediatamente visto né capito? Che cosa accadrebbe se lei venisse a conoscere il mio nome? Agire in modo meno autoritario aiuterebbe a cambiare l'attuale clima di paura.
3. Populismo del cambiamento
Invocare il cambiamento è oggi di moda. Ma specialmente il successore di Pietro ha il dovere di ricordare a se stesso a agli altri delle cose che cambiano solo lentamente, e ancor più delle cose che non cambiano per niente. Lei crede veramente che il consenso che lei ottiene dai guru della politica e dei media sia un buon segno? Cristo non ha promesso a Pietro la popolarità nei media e il culto che va a una celebrità (Gv 21, 18). Molte delle sue affermazioni sollevano false aspettative e danno l'impressione dannosa che la dottrina e la disciplina della Chiesa potrebbero e dovrebbero essere adattate alle mutevoli opinioni della maggioranza. L'apostolo Paolo su questo la pensa diversamente (Rm 12, 2; Ef 4, 14).
4. Nessuna "umiltà" davanti all'eredità dei suoi predecessori
Il suo comportamento è percepito come una critica del modo in cui i suoi predecessori (spesso canonizzati) hanno vissuto, parlato e agito. Non riesco a vedere come questo si concilia con l'umiltà che lei ha così tante volte invocato e richiesto. Questa umiltà è sicuramente necessaria, soprattutto quando si tratta di continuare la tradizione che risale a Pietro. Il suo comportamento suggerisce implicitamente l'idea che lei voglia in qualche modo reinventare il ministero petrino. Invece di preservare fedelmente l'eredità dei suoi predecessori, lei vuole appropriarsene in un modo molto creativo. Ma non ha detto san Giovanni: "Lui, il Cristo, deve crescere e io invece diminuire" (Gv 3, 30)?
5. Pastoralismo
Di recente lei ha detto che ciò che più le piace dell'essere papa è quando può agire come un pastore. Naturalmente, né un papa né un qualsiasi altro pastore deve mettere minimamente in dubbio che la Chiesa segue la dottrina di Cristo in tutto quello che fa (pastorale, sacramenti, liturgia, catechesi, teologia, carità), perché in definitiva tutto dipende dalla fede rivelata così come ci arriva nelle Sante Scritture e nella Sacra Tradizione, ed è quindi vincolante per la coscienza dei fedeli. Non possiamo neanche vivere la fede e trasmetterla agli altri se non la conosciamo. Senza una buona teoria non possiamo agire bene nel lungo termine. Senza un insegnamento dottrinale, nel campo della cura pastorale ci imbatteremo soltanto in qualche successo emozionale e per lo più effimero.
6. Esibizione esagerata della semplicità del suo stile di vita
Certo, lei vuole dare l'esempio; ma le conviene occuparsi lei stesso di ogni minima attività quotidiana? Nel campo ascetico la mano sinistra non deve sapere che cosa fa la mano destra (Mt 6, 3); altrimenti l’insieme ​​sembra in qualche modo artefatto. Se lei vuole davvero guidare vetture ecologiche, bisogna pagare molto di più oppure far pagare da qualcun altro il prezzo delle tecnologie più costose: l’ecologia ha il suo prezzo.
7. Particolarismo
C'è un particolarismo che spesso subordina gli obiettivi della Chiesa universale ai punti di vista di soltanto una parte della Chiesa. Questo atteggiamento in un papa è quasi comico, se si pensa quanto il nostro mondo sia molto più interconnesso, più mobile e più ravvicinato che mai. Specialmente oggi, è un tesoro che la Chiesa cattolica sia sempre la stessa in tutto il mondo. Che i cattolici in tutti i paesi vivano, preghino e pensino in un modo simile e insieme l’uno con l’altro, corrisponde alla realtà globale della vita.
8. Una continua voglia di spontaneità
Una mancanza di professionalità non è un segno dell’opera dello Spirito Santo. Espressioni come "proliferare come conigli" o "chi sono io per giudicare?" possono fare impatto su tanta gente, ma portano a gravi fraintendimenti. Ogni volta, altri devono correre a spiegare che cosa lei voleva realmente dire. Agire fuori programma e fuori protocollo ha i suoi tempi e luoghi; ma non può diventare la norma. Si tratta anche di doveroso rispetto per i suoi collaboratori a Roma e in tutto il mondo. Per un papa la misura della spontaneità dev'essere di gran lunga inferiore a quella per i pastori.
9. Mancanza di chiarezza circa i rapporti tra libertà religiosa, politica ed economica
Molte delle sue dichiarazioni indicano che lo Stato dovrebbe sempre governare di più, controllare di più e farsi responsabile di più, in particolare in campo economico e sociale. In Europa siamo abituati a Stati molto forti. Ma che lo Stato possa occuparsi di tutto è confutato dalla storia. La Chiesa deve difendere organismi non governativi che possono provvedere dei beni che lo Stato non può fornire nello stesso modo. Contro la tendenza ad aspettarsi tutto da parte dello Stato, la Chiesa deve aiutare la gente a prendersi cura della propria vita. Anche lo Stato sociale può diventare troppo potente, e con ciò paternalistico, autoritario e illiberale.
10. Meta-clericalismo
Lei da un lato mostra poco interesse per il clero, ma dall’altro critica un clericalismo che è più immaginario che reale. Questa mancanza di interesse non può essere compensata da buone intenzioni o da dichiarazioni davanti a piccoli gruppi.
I vescovi e i sacerdoti hanno bisogno di sapere che c'è il papa alle loro spalle quando difendono il Vangelo, "a tempo e fuori di tempo”, anche se ciò lo fanno in un modo che personalmente non piace al papa. Non è bene che alcune persone pensino che il papa veda molte cose in un modo diverso da quello del Catechismo, e che altri lo imitino al fine di far carriera sotto questo pontificato.
Come papa, lei compie un servizio necessario per la continuità e la tradizione della Chiesa e anche dei cristiani non cattolici sono della stessa opinione. Sarebbe meglio che lei riducesse le sue innovazioni e provocazioni; abbiamo già molte persone che le fanno. Il suo magistero, in quanto tale, è già di per sé parola definitiva di provocazione e innovazione, e dopo tutto lei è il rappresentante di Cristo e il maestro supremo della nostra fede soprannaturale.
"Grazia, misericordia e pace" vengono "da Dio Padre e da Gesù Cristo, il Figlio del Padre, nella verità e nell'amore" (2 Gv 1, 3); e vengono solo in blocco. Mentre in questo anno di misericordia anche lei si prepara al Natale, per favore accolga questa occasione come un incoraggiamento a scoprire che cosa lei ha trascurato negli ultimi tempi.
Si faccia aiutare dai suoi collaboratori, che impareranno da lei soltanto se lei è disposto a imparare qualcosa da loro. Come me, tanti altri si trovano in difficoltà con il modo in cui lei a volte parla e agisce. Ma questo si può aggiustare, se diventa chiaro che lei ascolta ciò che altri hanno da dirle.
Purtroppo, io so che lei non tollera bene questo tipo di critica e per questo motivo non scrivo il mio nome in fondo a questa lettera. Voglio proteggere i miei superiori dalla sua ira, sopratutto i sacerdoti e vescovi con i quali ho lavorato per molti anni a Roma a dai quali ho tanto imparato. Ma lei può agire in modo da spazzare via da me a da altri i nostri timori, o meglio ancora, può rendere superflue lettere come questa, semplicemente con l'imparare qualcosa dagli altri.
In questo spirito, le auguro un benedetto e meditativo tempo di Avvento!

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