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venerdì 27 novembre 2015

Cortile dei Gentili: il latino? Lingua moderna adatta a Twitter



Da Vatican Insider
FRANCESCO PELOSO

Il latino è la lingua della brevitas, della sintesi, del verbo sottinteso, una lingua che sarebbe perfetta per Twitter in quanto può utilizzare, per dire cose significative, anche meno di 140 caratteri. È questa una delle particolarità venute fuori nel corso dell'incontro svoltosi oggi al Maxxi di Roma (Museo nazionale delle arti del XXI secolo) dal titolo «Digito ergo sum», organizzato dal «Cortile dei Gentili», la fondazione che promuove il dialogo tra credenti e non credenti, e dalla Pontificia Accademia Latinitatis, con studenti e docenti delle scuole superiori di Roma. All'iniziativa hanno preso parte il filosofo Giulio Giorello,  il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, e  Ivano Dionigi, presidente della Pontificia Accademia Latinitas. A moderare il dialogo a più voci, durante il quale hanno preso la parola anche diversi ragazzi, è stata la giornalista Paola Saluzzi.

Il latino non è una lingua che appartiene solo al passato, anzi, è presente in moltissime espressioni del nostro «parlato», ha spiegato Dionigi che ha fatto qualche esempio: «Il latino persiste nel lessico economico (deficit), politico (referendum), psicanalitico (libido), quotidiano (bus viene da omnibus, per tutti), informatico (la parola computer deriva dal latino computare». «Il latino è per eccellenza – ha detto ancora il Professore – lingua della comunicazione, sua caratteristica infatti è la sinteticità, è lingua sintetica non analitica. Attraverso le declinazioni infatti si risparmiano pronomi, articoli, verbi, proposizioni», insomma si usano meno caratteri e meno parole, il che rende il latino particolarmente adatto ai mezzi di comunicazione che utilizzano il web. Una conferma in tal senso arriva da alcuni celebri esempi come il carpe diem di Orazio (nove caratteri) che in italiano diventa «cogli l'attimo» (13 caratteri), così come il suus nemo di Seneca, diventa in italiano «nessuno appartiene a se stesso» (26 caratteri).

Ravasi ha fatto alcuni esempi di uso del latino nella Chiesa e raccontato qualche aneddoto al riguardo. Fra l'altro ha ricordato che il suo passaporto vaticano è scritto in latino (poi ci sono le traduzioni in inglese e francese)  la qual cosa ha suscitato più di una volta la curiosità degli addetti ai controlli che hanno voluto fotografarlo col cellulare. Ha poi ricordato di aver studiato il latino per ben sette anni durante gli anni della formazione universitaria trascorsi a Roma, periodo in cui erano in latino sia le lezioni che gli esami. Quindi ha spiegato che il latino è ancora,  almeno in parte, la lingua della Chiesa, per esempio tutte le procedure del Conclave si svolgono in latino. Quindi si è riferito allo storico Concistoro, cui prese parte, durante il quale Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni con un testo scritto in latino (e secondo Ravasi c'è almeno un piccolo errore in quello scritto); nell'occasione un porporato nordamericano, l'ex-arcivescovo di Baltrimora, O'Brien, si rivolse a lui chiedendogli cosa avesse detto il Papa. «Il Papa si è dimesso» fu la risposta, che però sulle prime non venne creduta dal Porporato statunitense. Ancora il Cardinale ha spiegato come un grande genio quale Leonardo da Vinci in realtà non conosceva i latino in un'epoca in cui quella lingua era ampiamente utilizzata per esempio in ambito scientifico. Tornando all'attualità ha osservato che il regista Nanni Moretti ha usato il latino per titolare alcuni suoi film, da «Habemus Papam», a «La messa è finita» (che ricalca l'espressione ite, missa est). Ravasi ha infine interrogato i ragazzi sul significato di alcune espressioni latine come fiat, ecce homo e altre ancora.

Infine il filosofo Giorello, da parte sua, ha prima spiegato come l'acquisizione dell'importanza del latino sia arrivata in età matura per lui pur dopo studi classici, quindi ha sottolineato come oltre al latino della grande tradizione c'è quello che si è evoluto nei secoli successivi grazie alla tradizione ecclesiale, e poi quello della «vulgata senza il quale sarebbe inconcepibile tanto l'universalismo di Dante quanto il progetto dell'umanesimo cristiano di Erasmo, ma anche dei creatori della riforma magisteriale: Lutero, Enrico VIII e Calvino. Il latino non è solo, allora, un repertorio di espressioni linguistiche, bensì una gamma di strumenti per pensare la modernità».  

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