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venerdì 17 luglio 2015

Musica liturgica, concilio e post-concilio (del prof. E. Fagiolo)



 MUSICA LITURGICA, CONCILIO E POST- CONCILIO
di Enzo Fagiolo

   L’attuale situazione della musica  liturgica è il risultato
della guerra, durante e dopo il Concilio, contro una tradizione millenaria che aveva costruito il mirabile edificio del gregoriano e poi delle laudi e della polifonia, per proclamare la parola di Dio al popolo con l’efficacia del canto. La storia della riforma liturgica, ormai ben documentata, è verità scomoda per i novatori che si appellano alla Sacrosantum Concilium (SC),  nascondendo quello che è accaduto dopo e riecheggiando Paolo VI il quale all’Istituto Gregoriano di Parigi nel 1964, disse: “ Forse alcuni sono preoccupati sulle future applicazioni delle Costituzioni sulla Sacra liturgia. Il tesoro della musica sacra sarà conservato e coltivato con la più grande cura “.

  Alla musica liturgica sono stati dedicati vari saggi, di musicisti di chiesa, teologi, storici della musica, direttori e compositori, quasi tutti contrari all’impoverimento avvenuto, ai quali si aggiunge il recente volume di 177 pagg. ‘ Musica e Concilio’ per le edizioni Urban di Saronno, del p. Emidio Papinutti OFM, profondo conoscitore della musica sacra, organista titolare della Basilica Vaticana dal 1969 al 1989, segretario, per tre lustri dell’Ass. Nazionale S. Cecilia, testimone autorevole, pertanto, di quanto accadde fin dalla fase preparatoria del Concilio. Una storia completa che evoca anche i maggiori personaggi coinvolti nella vicenda e contiene nei capitoli: ‘La musica sacra’ e‘ Partecipazione interiore’, approfondite analisi sul ruolo della musica nella liturgia e sulla partecipazione dei  fedeli mediante l’ascolto. Il titolo di altri capitoli  rivela il loro contenuto: ‘ Rinnovamento o distruzione?’ ‘La musica cambia in peggio’, ‘La desacralizzazione della liturgia’, ‘Il fumo di Satana’ .

  Nel capitolo sulla fase antipreparatoria del Concilio, ‘Musica senza musicisti’, ricorda che nella sottocommissione De Musica Sacra i musicisti di chiesa furono esclusi, ad iniziare dal M° Bartolucci che, con la Cappella Musicale Pontificia (CMP), fu il primo bersaglio dei riformatori poiché custode della tradizione fino al punto che spesso i cantori, come nella Pasqua 1966, erano allontanati bruscamente all’inizio della Messa papale e sostituiti da cori dilettanti! Il relatore mons. Anglés, preside del Pontificio Istituto di Musica sacra (PIMS), entrò in aperto scontro con il cardinale presidente Tisserant poiché gli furono assegnati consultori del tutto sconosciuti e privi di autorità nel mondo della musica sacra. Il M° Bartolucci e mons. Virgili direttore della Cappella Musicale Lateranense, che non avevano mai ricevuto invito, furono falsamente accusati di aver rifiutato a partecipare, come precisarono sulla rivista di musicologia sacra ‘Cappella Sistina’, che ebbe collaboratori prestigiosi: compositori,  maestri di Cappella, musicologi, direttori d’orchestra e teologi e che interruppe le pubblicazioni nel 1967 poiché la Segreteria di Stato pretendeva che si facesse promotrice della riforma.  Era antica prassi  consultare i musicisti di Chiesa ( i diari della CMP riportano che alcuni cantori, molti dei quali anche compositori,  furono convocati al Concilio di Trento e che il loro Collegio  assistette, in Roma, con i cardinali, all’ascolto delle Messe del Palestrina per definire le condizioni dell’uso della polifonia nella liturgia).

  Nel capitolo ‘Stupore e disagi in Concilio’ l’autore ricorda il colpo di mano alla prima Congregazione generale che doveva eleggere i rappresentanti delle diverse Commissioni, da  liste compilate in fase antepreparatoria. Il card. Lienard, non autorizzato, spalleggiato dai card. Frings, Dopfner e Konig, pretese di cambiare la procedura fissata. Il card. Suenens commentò: “ audace violazione del regolamento… le sorti del Concilio vennero decise in quel momento”. La Costituzione preparatoria sulla liturgia fu firmata dal card. G. Cicognani pochi giorni prima della sua morte e Bugnini non fu confermato segretario dal successore card. Larraona poiché “ progressista, spinto ed iconoclasta” ( era colui che organizzava le Messe rock a Roma). Presenta poi il card. Antonelli, insigne liturgista, coautore del testo dell’enciclica di Pio XII Musicae Sacrae disciplina, che espose in una Congregazione generale quali dovevano essere i criteri ispiratori dello Schema sulla liturgia: “massima fedeltà al patrimonio liturgico, far derivare da principi dottrinali le disposizioni pratiche e rubricali”. Ricorda, inoltre, che già allora iniziò l’ostilità verso le Scholae Cantorum e gli organisti, da sostituire con il popolo, accusati dello spopolamento nelle chiese (!?), ma che  la CMP fu salutata da un fragoroso applauso dei Padri il giorno della festa di S. Cecilia 1963. L’apertura del Concilio fu accompagnata dal gregoriano e dalle composizioni polifoniche di Palestrina e Bartolucci le quali poi, vennero quasi tutte eliminate. Con il subdolo cambiamento dell’articolo 113 dello schema preparatorio sulla Messa Solenne, definita dall’ autore, nella sua struttura tradizionale,“ un vero capolavoro”: "fu decretata la scomparsa della Messa solenne”. L’approvazione dell’articolo, con soli 13 voti contrari, fu contestata da alcuni vescovi che chiesero la verifica delle schede, subito depositate in archivio,  ormai ‘impossibile’ per  non meno 50 anni (Quando si preparava l’Istruzione Musicam sacram, pubblicata nel 1967, il M°Bartolucci chiese che, almeno nelle cattedrali, fosse mantenuta la Messa solenne tradizionale; richiesta accolta nella bozza, fatta sparire nel testo definitivo!) .

  La Costituzione SC, confermò la tradizione musicale cattolica ma l’autore fa notare che   le piccole ‘aperture’, ma equivoche:“partecipazione del popolo, canto gregoriano a parità di condizioni,  tradizione musicale di alcune regioni, oltre l’organo a canne.. ammissione di altri strumenti, uso della lingua latina salvo diritti particolari”, sebbene da applicare con limiti e cautela, ebbero conseguenze negative, poiché fornirono il pretesto per suo stravolgimento postconciliare. (Si propose persino di trasformare il glorioso PIMS, fondato da Pio X, in sede di studi  per inserire nella liturgia il folklore, ma il corpo docente si oppose). I capitoli:‘ Le ragioni dei musicisti’, e’ Dopo 50 anni’,contengono un amaro bilancio della riforma.

  Nel periodo postconciliare, infatti, le decisioni della Commissione ad exequandam Constitutionem de Sacra Liturgia, che portò ad una riforma “rapida e radicale”, secondo uno dei  componenti, erano prefissate, visto che presidente fu nominato il card. Lercaro e segretario il riesumato Bugnini. Circa i lavori  l’autore evoca i noti diari del card. Antonelli con i suoi giudizi severi sulla riforma e su alcuni personaggi ( ebbe anche un duro scontro con Bugnini), di scarsa preparazione liturgica  teologica, e le sue rivelazioni sulla riforma “caotica e aberrante" condotta con: “irregolarità procedurali, votazioni caotiche, discussioni affrettate, portati a distruggere e non a restaurare”, riportate nel libro di N. Giampietro. Le riunioni del Consilium avvennero in una atmosfera definita di ‘ baraonda’;  per eliminare opposizioni, la Congregazione dei Riti cui spettava l’approvazione delle proposte, venne del tutto esautorata. Sebbene Paolo VI, allarmato, in una riunione del Consilium, lamentasse: “gli  esperimenti capricciosi e la desacralizzazione della liturgia”, le cose continuarono per quel verso e Bugnini  poté affermare che “ dietro al Consilium c’era il papa”, mons. Bettazzi: “ abbiamo vinto perché il papa era con noi” e il card. Antonelli: “ anche il papa Paolo VI sta un po’ da questa parte”. 

  L’autore, che ha dedicato la sua opera  “a Benedetto XVI papa e martire”, per aver attribuito i mali della Chiesa alla rottura della tradizione liturgica ed aver emanato il Motu proprio, tanto osteggiato, per la Messa tradizionale, e“ a quanti hanno sofferto a motivo della riforma liturgica”,si congeda con il capitolo: ‘Procedamus in pace’, dove chiarisce: “ voglio assicurare che non si tratta di nostalgia ma di tristezza, non è pessimismo ma amore”. All’inizio del libro citando le parole di Paolo VI: “L’amore delle novità non sorpassi la misura, altrimenti si dovrebbe parlare non già di rinnovamento, ma piuttosto di distruzione della S. Liturgia.”, commenta: Si, venerato Papa Paolo ‘ Mesto’, Lei aveva previsto e temuto. E’ stato profeta…non si è trattato di rinnovamento ma della distruzione della musica sacra”



BIBLIOGRAFIA

  D. Bartolucci: La Cappella Sistina al Concilio. Cappella Sistina, n. 1, 1964,   La colpa è tutta dei musicisti!. Boll. Cecil. n.4, 1964. Funzionalità e arte nella musica liturgica; Atti I Conv.AISC, Trento, 1991. D. Celada: Riforma liturgica e musica sacra. Capp. Sistina; n.4, 1964. C. Fabro: Spiritualità ecclesiale della musica sacra. Capp. Sistina; n.11,1966. G. Confalonieri: L’abolizione della musica sacra. Epoca 26 nov. 1967. N. Giampietro: Il card. Antonelli e gli sviluppi della riforma liturgica. Roma 1998. A. M. Stickler: L’attrattiva teologica della Messa tridentina. New York 1995. S. De Salvo Factor: Storia della Cappella Musicale Pontificia, 7; Roma 2006. E. Fagiolo: Bartolucci e la musica sacra del Novecento. Padova, 2009.       
                                                                                                                     
                                                                                                                               Enzo Fagiolo

6 commenti:

  1. Vittime di tutto questo: mons. Higinio Angles e nell 1989 l'organista della Basilica Vaticana padre Emidio Papinutti rimosso dal suo posto insieme al compianto Cardinal Bartolucci, allora Direttore perpetuo della Cappella Sistina. Tutti due allontanati dall'inefabile mons. Piero Marini.
    Voglio aggiungere alla Bibliografia il libro di padre Papinutti "La Musica Sacra dopo il Concilio. Vent'anni dopo" libro pieni di sano umorismo dal qualle ricordo quelle parole:: "Non voglio morire martire delle chitarre". Persino hanno fatto rinunciare al Papato a Papa Benedetto XVI. Il complotto ha riuscito umanamente perfetto. Ma dimenticano che solo "umanamente". L'ultima Parola discende dall'Alto.

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    1. Sono un organista mantovano, ho suonato molte volte assieme a Padre Emidio in San Francesco a Mantova su un organo di nessun valore che perdeva i pezzi, è stato mandato in una chiesa a Mantova dove da sempre hanno REGNATO le chitarre, il risultato: entrambi allontanati in nome della modernità, avevamo anche dato vita ad un coro femminile, ma niente da fare! Ora con fatica e fierezza, mi trovo a suonare per La Schola Cantorum "Beata Vergine Maria del Monte Carmelo di San Giacomo di Cavriana, non abbiamo la messa festiva, ma andiamo a cercarcela da quei Sacerdoti che credono nel canto Sacro e non si scandalizzano se cantiamo in latino o i canti della tradizione che hanno segnato il tempo della Chiesa. A Mantova si sfasciano le Scholae Cantorum...non servono più... ( a dire loro dei sacerdoti....)

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  2. Qualcuno sa dove si può trovare il libro "Spiritualità ecclesiale della musica sacra"?

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    1. Il magistrale articolo di C. Fabro fu pubblicato sul n.11(1966) della rivista Cappella Sistina della quale è stato scritto nella presentazione del libro di P. Papinutti ma, di recente, è stato inserito su internet nel sito Ecclesia Dei (E.F.)

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  3. Secondo me molti altri prelati hanno il piacere di distruggere tutto, forse per megalomania, forse per un preciso disegno chissà. La musuca Sacra è stata fonte di conversioni e di infinita lode a Dio ed ora dobbiamo sorbirci le chitarre (quando va bene) se non i bonghi o altro....

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