Rorate Caeli ha riportato ieri (27.07.2015) un interessante pensiero di Marcello Pera sul Card. Biffi e mons. Galalntino. Ecco il testo originario in italiano.
Roberto
Marcello Pera: che abisso fra la chiesa di Biffi e quella di Galantino
da Rimini 2.0 del 18.07.2015
Il cardinale Biffi è stato un eroe della chiesa, nulla a che
vedere con certi prelati che oggi vanno per la maggiore. Chi parla è
Marcello Pera, dal 2001 al 2006 presidente del Senato, filosofo,
considerato uno dei principali studiosi italiani di Popper, negli anni
in cui ricopriva la seconda carica dello Stato ha conosciuto e stretto
amicizia con Benedetto XVI, un rapporto continuato anche quando
Ratzinger è diventato Papa emerito. Dalla sintonia intellettuale fra i
due sono nati in particolare tre volumi: Senza radici (2004, Mondadori) scritto a quattro mani e dedicato a Europa, relativismo, cristianesimo e islam, quindi L’Europa di Benedetto (2005, Cantagalli) di Joseph Ratzinger, per il quale Marcello Pera ha scritto l’introduzione, e Perché dobbiamo dirci cristiani: il liberalismo, l’Europa, l’etica (2008, Mondadori), di Marcello Pera, introdotto da una lettera di Benedetto XVI.
Marcello Pera era in prima fila al funerale del cardinale Biffi, che dall’84 al 2003 è stato arcivescovo di Bologna. Gli abbiamo posto alcune domande.
Marcello Pera era in prima fila al funerale del cardinale Biffi, che dall’84 al 2003 è stato arcivescovo di Bologna. Gli abbiamo posto alcune domande.
Cosa ha significato il card. Biffi per Bologna, per la chiesa e per l’Italia.
Tre cose, detto in breve: la fede, la sapienza teologica, il coraggio. Tutta merce oggi non solo rara, ma pressoché introvabile. Bologna e la Chiesa tutta devono essere fiere di averlo avuto tra i suoi vescovi.
Tre cose, detto in breve: la fede, la sapienza teologica, il coraggio. Tutta merce oggi non solo rara, ma pressoché introvabile. Bologna e la Chiesa tutta devono essere fiere di averlo avuto tra i suoi vescovi.
Ricordando la figura del card. Biffi in questi giorni alcuni
commentatori hanno scritto che esprimeva una chiesa ormai pressoché
definitivamente scomparsa, impegnata com’è, quella dei nostri giorni, ad
essere politically correct, fino a scoraggiare, se non ad
osteggiare, come ha fatto il segretario generale della Cei, mons. Nunzio
Galantino, la manifestazione del 20 giugno scorso a difesa della
famiglia. Cosa ne pensa?
Dove vedevo fede profonda e testimonianza fiera e sincera e sorridente, oggi vedo molto calcolo e carriera. Dove sentivo dottrina meditata e approfondita, oggi sento molta approssimazione. E dove avvertivo la parola del coraggio oggi osservo conformismo. Per favore, non si permetta di confrontare il Segretario generale della Cei, e non solo lui, con Giacomo Biffi!
Dove vedevo fede profonda e testimonianza fiera e sincera e sorridente, oggi vedo molto calcolo e carriera. Dove sentivo dottrina meditata e approfondita, oggi sento molta approssimazione. E dove avvertivo la parola del coraggio oggi osservo conformismo. Per favore, non si permetta di confrontare il Segretario generale della Cei, e non solo lui, con Giacomo Biffi!
Per quale ragione?
Il card. Biffi era un eroe della Chiesa, un gigante della dottrina. Non aveva diffidenza della teologia e non la piegava all’interesse di moda o al potere di turno. Non pensava che la misericordia facesse eccezione alla verità o che la verità fosse astratta e avesse bisogno dell’integrazione della misericordia per rendersi viva e praticabile e accettabile. E non aveva in gran cura la carriera: ci scherzava sopra. Che meraviglia le sue battute di spirito, così ficcanti e così acute!
Il card. Biffi era un eroe della Chiesa, un gigante della dottrina. Non aveva diffidenza della teologia e non la piegava all’interesse di moda o al potere di turno. Non pensava che la misericordia facesse eccezione alla verità o che la verità fosse astratta e avesse bisogno dell’integrazione della misericordia per rendersi viva e praticabile e accettabile. E non aveva in gran cura la carriera: ci scherzava sopra. Che meraviglia le sue battute di spirito, così ficcanti e così acute!
Fece
molto discutere il card. Biffi quando nel 2000, affrontando la
questione dell’immigrazione, oltre a pronunciare parole profetiche,
invitò a “salvare l’identità propria della nazione” perché “l’Italia non
è una landa deserta o semidisabitata, senza storia, senza tradizioni
vive e vitali, senza un’inconfondibile fisionomia culturale e
spirituale, da popolare indiscriminatamente, come se non ci fosse un
patrimonio tipico di umanesimo e di civiltà che non deve andare
perduto”. Così come chiese di non sottovalutare “il caso dei musulmani”,
che “va trattato con una particolare attenzione”. Sono trascorsi 15
anni da quel discorso e verrebbe da dire che, anche su questi temi,
aveva visto giusto. O no?
Posso risponderle con le prime parole che gli dissi la prima volta che andai a trovarlo: «Mi scusi, Eminenza, io sono tra coloro che non avevano ancora capito. Grazie per avermelo spiegato, non lo dimenticherò». Oggi mi fa tristezza che lo dimentichino anche i suoi confratelli. Che senso ha ancora parlare di evangelizzazione se poi si predica il dialogo e lo si intende e lo si pratica nel senso della cedevolezza, della chiacchiera, dello scambio di opinioni? Quando Gesù disse: «Io sono la verità» voleva forse dire che ce ne sono anche tante altre e che tutte vanno bene? Quando si dice: «Io sono seguace di Cristo» lo si intende alla stregua di «Io sono vegetariano» o «Io sono juventino»? Si ricorda il famoso e teologicamente tanto tribolato imperativo di Gesù rivolto a coloro che si rifiutavano di accogliere l’invito del padrone: «compelle intrare». D’accordo, Gesù non pensava alla forza, non pensava alla costrizione, pensava alla verità salvifica e irrinunciabile. E comunque, quanto a forza e costrizione, quale valore hanno i princìpi sacri e irrinunciabili scritti nelle costituzioni, se non appunto quello della forza e della costrizione, per legge, verso tutti coloro che intendono far parte della comunità in cui valgono quelle costituzioni? Quando un musulmano entra in Italia e lo Stato lo obbliga laicamente al dettato costituzionale di non contrarre più di un matrimonio, o di non interrompere il lavoro cinque volte al giorno, non dice, esso Stato, «compelle intrare»? Anche questo Biffi aveva capito più e meglio di tanti costituzionalisti e filosofi del diritto sedicenti aperti e tolleranti: che uno Stato che rinuncia alla forza dei suoi princìpi non è uno Stato. E quanto acuto e arguto egli si era mostrato verso la modalità di formazione del nostro Stato unitario, massonica e anticristiana, proprio durante i giorni in cui fuori risuonava la retorica trombona, celebrativa e cortigiana dei nostri politici, pronti a istituire un’altra festa nazionale, fredda come tutte le altre nella coscienza popolare! Mi creda, Giacomo Biffi è stato un grande. Scusi ancora, Eminenza, e grazie!
Posso risponderle con le prime parole che gli dissi la prima volta che andai a trovarlo: «Mi scusi, Eminenza, io sono tra coloro che non avevano ancora capito. Grazie per avermelo spiegato, non lo dimenticherò». Oggi mi fa tristezza che lo dimentichino anche i suoi confratelli. Che senso ha ancora parlare di evangelizzazione se poi si predica il dialogo e lo si intende e lo si pratica nel senso della cedevolezza, della chiacchiera, dello scambio di opinioni? Quando Gesù disse: «Io sono la verità» voleva forse dire che ce ne sono anche tante altre e che tutte vanno bene? Quando si dice: «Io sono seguace di Cristo» lo si intende alla stregua di «Io sono vegetariano» o «Io sono juventino»? Si ricorda il famoso e teologicamente tanto tribolato imperativo di Gesù rivolto a coloro che si rifiutavano di accogliere l’invito del padrone: «compelle intrare». D’accordo, Gesù non pensava alla forza, non pensava alla costrizione, pensava alla verità salvifica e irrinunciabile. E comunque, quanto a forza e costrizione, quale valore hanno i princìpi sacri e irrinunciabili scritti nelle costituzioni, se non appunto quello della forza e della costrizione, per legge, verso tutti coloro che intendono far parte della comunità in cui valgono quelle costituzioni? Quando un musulmano entra in Italia e lo Stato lo obbliga laicamente al dettato costituzionale di non contrarre più di un matrimonio, o di non interrompere il lavoro cinque volte al giorno, non dice, esso Stato, «compelle intrare»? Anche questo Biffi aveva capito più e meglio di tanti costituzionalisti e filosofi del diritto sedicenti aperti e tolleranti: che uno Stato che rinuncia alla forza dei suoi princìpi non è uno Stato. E quanto acuto e arguto egli si era mostrato verso la modalità di formazione del nostro Stato unitario, massonica e anticristiana, proprio durante i giorni in cui fuori risuonava la retorica trombona, celebrativa e cortigiana dei nostri politici, pronti a istituire un’altra festa nazionale, fredda come tutte le altre nella coscienza popolare! Mi creda, Giacomo Biffi è stato un grande. Scusi ancora, Eminenza, e grazie!
Claudio Monti
Posso capire che per propria sensibilità ci si senta più vicini ad un cardinale piuttosto che ad un altro ma fare poi quasi una classifica di merito è un po' ridicolo
RispondiEliminaNon sono classifiche, è la vicinanza o meno alle verità di Fede che per Biffi era del 100% per altri alti prelati è invece prossima allo zero come per Galantino, tutto qua. Ribadisco Nuovo che se la Dottrina Cattolica ti fa venire l'orticaria esistono mille altre chiese protestanti in cui ti troveresti bene.
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EliminaLa Dottrina cambia da sempre Hierro ma tu non te ne accorgi...
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RispondiEliminaLa S. Messa - Biffi non ci fu mai amico e, ricordo, una volta replicò in modo scorretto a SISINONO per un errore materiale di latino: ma ciò non sminuisce la bontà della sua difesa della sana dottrina e dell'identità cattolica - è il culmine della fede e fonte di tutte le grazie. In essa si condensa tutta la nostra santa religione. Ma questo non significa che non si debba predicare, illuminare, lottare contro i mali del mondo. Restare chiusi in una chiesa o in un confessionale (per la propria salvezza) significa recidere il comando di Gesù: andate e rendete discepole tutte le genti. Coi mezzi necessari: la preghiera (in primis la Messa), la santificazione personale e la lotta per diffondere il bene contro tutti i tentacoli che cercano i strangolarci e cancellare il male, presente nella Chiesa, purtroppo, e nella società. Altro che lasciare la predicazione, le conferenze e i dibattiti ai morti!
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EliminaDi stupido (e satanico: ripeto ciò che ho scritto in altri commenti) ci sei solo tu. Dunque, Cristo ha mandato i discepoli nel mondo e non contro il mondo. Vade retro! Il Tabernacolo e l'altare crollerebbero se tu t'avvicinassi.
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EliminaUn cretino che non sa leggere o legge e non capisce. Non capisce l'ironia con cui commentavo le sue idiozie, traendone la conclusione: se non si deve predicare ed agire vuol dire che Cristo non ha ha mandato i suoi contro il mondo.
EliminaE' sempre lo stesso kikiano che a furia di camminare ha perso le gambe ed ora striscia per terra, presentandosi con pelle diversa, come, appunto, i serpenti.
Caro Nuovo, il camminante versipelle non ha letto il Morgante del Pulci.
EliminaIn questo poema ironico, tra le altre ingegnose facezie, c'è il diavolo Astarotte che guida Ricciardetto e Rinaldo dall'Egitto a Roncisvalle ed è esperto di teologia, argomento di cui discute durante il viaggio (non cammino).
I veri diavoli hanno grande intelligenza versata al male. Il nostro è ignorante quanto mentecatto, e non capisce che qui trova pane per i suoi denti cariati.
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EliminaPossibile che bisogna sempre avvisare gli Amministratori del Sito che ci sono dei commenti irriguardosi?
RispondiEliminaSolidarietà ai responsabili del Sito che quando tornano dal lavoro debbono "ripulire" i commenti.
Grazie Andrea per la solidarietà.
EliminaE' davvero disarmante vedere come molti imbecilli abusano della libertà di commentare per lasciare commenti irriguardosi e con torpiloquio.
Passi la critica e il disappunto, ma le male parole fini a sè stesso no.
Peccato: se uno non ha stile non se lo può dare.
Ma perché adesso Robertus lavora!!?
Eliminaah ah aha la panza ah ah ah