PAPA VITALIANO E
L’EVANGELIZZAZIONE DELL’ INGHILTERRA
di Enzo Fagiolo
di Enzo Fagiolo
La presenza del cristianesimo nella Britannia romana è documentata già alla
fine del II° secolo, ad opera di missionari provenienti dalla Gallia. Il
martirio di S. Albano, avvenuto nel III° secolo a Verulamium (S. Albans) e la
presenza al Concilio di Arles (314) dei vescovi: Restituto di Londinium, Eborio di Eboracum (York) e Adelfio di
Linkoln e di altri vescovi al Concilio di Rimini del 359, indicano il grado di
espansione raggiunto dal Cristianesimo. La fine della presenza romana
dall’inizio del V° secolo e le invasioni degli Angli e Sassoni, produssero una
forte riduzione della presenza cristiana. Papa Gregorio Magno (590-604) pose una
particolare attenzione alla nuova evangelizzazione di quelle terre ancora in
gran parte pagane, inviando, nel 596, un gruppo di monaci benedettini con a
capo Agostino consacrato vescovo di Canterbury che, tra l’altro, battezzò il re
Etelberto del Kent. Tuttavia, dopo la morte del santo vescovo, varie vicende,
tra cui una pestilenza che aveva decimato il clero e dissidi tra le varie comunità dell’isola, di natura disciplinare e
dottrinale, avevano molto ridotto il
clero e l’espansione del cristianesimo.
La definitiva evangelizzazione e
l’organizzazione ecclesiastica di quelle terre risale al tempo di papa S.Vitaliano
(657-672), nativo di Segni, una antica cittadina del Lazio meridionale, la cui
memoria liturgica cade il 27 gennaio. Il Liber
Pontificalis che lo chiama sanctissimus
vir, non fa però cenno della sua opera di evangelizzazione
dell’Inghilterra, decisiva per il futuro cristiano di quella nazione, mentre
descrive ampiamente i suoi tentativi di riavvicinamento di Roma con l’Oriente
cristiano anche attraverso la riconciliazione con l’imperatore Costante II° che
venne a Roma a rendergli omaggio, pur comportandosi da arrogante padrone
asportando persino le tegole bronzee del Pantheon. Pertanto, l’interesse più
immediato del biografo della Curia romana sembra essere stato quello di
tramandare la sua opera, intesa (Vitaliano scrisse anche al patriarca di
Costantinopoli Pietro) a mantenere l’unità della Chiesa orientale ed
occidentale, scossa dai forti contrasti suscitati dall’eresia monotelita,
sostenuta anche dall’imperatore Costante, che, diversamente da quella
monofisita, riconosceva in Cristo sì due nature, la umana e la divina, ma ammetteva
una sola volontà, quella divina; eresia definitivamente condannata nel Concilio
di Costantinopoli dell’anno 680. La controversia cristologica aveva raggiunto
il momento più drammatico con l’arresto e la deportazione di Martino I, papa
dal 649 al 653, a
Costantinopoli, ove morì, colpevole di aver convocato un Concilio nel Laterano che decise la condanna
dell’eresia.
L’evangelizzazione dell’Inghilterra da parte di papa Vitaliano è invece narrata
con dovizia di particolari nell’opera storica del venerabile Beda, monaco
anglosassone, vissuto tra gli anni 673 e 735: Historia ecclesiastica gentis anglorum,
che rievoca le vicende politiche ed ecclesiastiche della sua patria fin dagli
inizi della conquista romana da parte di Giulio Cesare.
Oltre ai problemi legati alle divisioni tra le varie sedi vescovili,
dovuti a contrasti dottrinali e alcuni
usi liturgici tra le diocesi dei diversi stati dell’isola, particolarmente
acuta era allora la controversia sulla data della Pasqua. Alcune diocesi come
quelle di Scozia la celebravano secondo la data calcolata da Vittore
d’Aquitania, altre, come quella del Kent, secondo quella definita da Dionigi il
Piccolo, seguita dal resto della cristianità e dalla Sede Apostolica e tuttora
vigente. Il re Oswi della Northumbria, la grande regione orientale verso il
mare del nord dove è York, che si estende oggi da Edimburgo a Hull, riunì un sinodo
a Whitby nel 664 dove decise di adeguarsi all’uso romano in obbedienza all’autorità
dell’apostolo Pietro al quale, secondo l’opinione unanime dei convenuti, erano
state affidate le chiavi del regno dei cieli, perché: “non accada che quando giungerò dinanzi ai cancelli del regno, non ci
sia nessuno che me li spalanchi” . Il re inviò un’ambasceria a papa
Vitaliano con preziosi doni chiedendo, in accordo con Egbert del re del Kent, un vescovo per la sede primaziale di
Canterbury. Il papa, in una lettera che ci è conservata, ringrazia il re, si
compiace per la sua devozione e di essersi convertito alla vera ed apostolica
fede, formula auguri per il suo regno e invia, a lui le reliquie dei S. Pietro
e Paolo, S.Lorenzo, i SS. Giovanni e Paolo e S.Pancrazio e, alla consorte, una croce aurea con frammenti delle catene dei santi
Pietro e Paolo, forse per riaffermare la
credenza diffusa in tutta la cristianità sia orientale che occidentale che la Chiesa era alimentata dal sangue dei
martiri, non professata però dal cristianesimo celtico.
Beda, narra dettagliatamente la nomina e l’invio
del vescovo richiesto: “Papa Vitaliano
fece una diligente ricerca su chi fosse da inviare come arcivescovo nella
Chiesa degli Angli…Nel monastero non lontano da Napoli viveva l’abate Adriano,
nativo dell’Africa, molto dotto nella sacra scrittura…il papa lo convocò e gli
ordinò di recarsi in Britannia dopo aver ricevuto la dignità episcopale; egli
rispose di essere indegno ma aggiunse di poter segnalare un altro… C’era a Roma
un monaco di nome Teodoro nato a Tarso esperto sia in letteratura profana che
sacra, in greco ed in latino,…ne suggerì il nome al papa che accettò di
consacrarlo vescovo, la domenica 26 marzo del 668… a condizione che Adriano
stesso lo accompagnasse in Britannia…. Teodoro, visitò subito tutte le regioni
dell’isola in cui vivevano i popoli degli Angli e, assistito da Adriano,
diffuse la corretta regola di vita ed il costume canonico di celebrare la Pasqua…Questi fu
il primo arcivescovo che l’intera Chiesa degli Angli riconobbe come suo
capo…Raccolsero una folla di discepoli ed anche le regole del canto
ecclesiastico, allora note soltanto nel Kent, cominciarono a studiarsi in tutte
la chiese degli Angli…Insieme agli scritti sacri comunicavano ad essi la
scienza dell’arte metrica, dell’astronomia
e del computo ecclesiastico…Non vi erano mai stati tempi così felici da
quando gli Angli erano giunti in Britannia….Teodoro, viaggiando per la Britannia ordinava vescovi e correggeva, con la loro
collaborazione le cose che trovava errate….Nell’anno 670 dell’incarnazione del
Signore re Oswi morì… aveva tale attaccamento alla sede apostolica romana che
aveva deciso di recarsi a Roma e terminare la sua esistenza in quei santi
luoghi”
Da quel tempo e per tutto il medioevo, Roma diverrà per gli anglosassoni
un centro di forte attrazione spirituale specialmente verso i santuari dei
martiri nelle catacombe. Lo stesso Beda narra che. “ Molte genti degli Angli, nobili e servi, chierici e laici, governanti e
semplici cittadini, spinti da amore divino, erano soliti venire a Roma dalla
Britannia” . Alcuni re anglosassoni
vollero morire ed essere seppelliti a Roma: Cedwalla e Ina re del Wessex, nel
689 e 730, rispettivamente, come anche Coinredo re della Mercia, venuto a Roma
nel 709. Così forte rimase il richiamo d’Urbe che il benedettino Guglielmo di Malmesbury, morto nel
1142 circa, inserì nella sua opera Gesta
regum anglorum, un antico itinerario del VII° secolo, prezioso per
l’archeologia cristiana, di visita alle tombe dei martiri nelle catacombe
romane, anche se all’epoca abbandonate e non più officiate, dato che le
reliquie dei martiri erano state
trasferite in alcune chiese urbane.
Papa Vitaliano portò a compimento l’opera iniziata da Gregorio Magno,
che Beda chiama “il nostro apostolo“, per l’evangelizzazione e promozione
culturale dell’Inghilterra, sotto la protezione della Sede Apostolica che portò
all’unificazione dottrinale e degli usi
liturgici nelle varie etnie. Infatti, volle che il greco Teodoro fosse
accompagnato da Adriano perché nell’insegnamento: “non introducesse alcun costume greco contrario alle verità della fede”,
segno della preoccupazione del papa di evitare anche la diffusione, che aveva
toccato anche la Britannia,
delle eresie monofisita e monotelita. Nel Martirologio romano edito nel 2005 è
scritto che: “ si occupò con particolare
impegno della salvezza degli Angli”. F. Michele Ellis, di origine inglese,
vescovo di Segni dal 1708 al 1726, lo
definì coapostolo dell’Anglia. A Vitaliano gli storici della musica riferiscono
anche la definitiva sistemazione e diffusione del canto gregoriano. Nasceva allora
il mirabile edificio dell’’Europa medioevale cristiana, per la cui unità
spirituale e culturale tanto operarono i pontefici romani e oggi drammaticamente decaduta.
Enzo
Fagiolo
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Bibliografia
L. Duchesne: Le Liber pontificalis. Paris 1892.
O. Bertolini: Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi. Bologna 1941.
G. Musca: Il venerabile Beda storico dell’Altomedioevo. Bari 1973
P. Conte: Chiesa e primato nelle lettere dei papi del secolo VII. Milano 1971.
B. Navarra: S. Vitaliano papa. Roma 1972.
L. Duchesne: Le Liber pontificalis. Paris 1892.
O. Bertolini: Roma di fronte a Bisanzio e ai Longobardi. Bologna 1941.
G. Musca: Il venerabile Beda storico dell’Altomedioevo. Bari 1973
P. Conte: Chiesa e primato nelle lettere dei papi del secolo VII. Milano 1971.
B. Navarra: S. Vitaliano papa. Roma 1972.
Complimenti! Bellissimo documento di storia della Chiesa! In questa ignoranza attuale una bella lettura corroborante!!
RispondiEliminaCiò che i papi han costruito nel corso dei secolin secoli è stato distrutto in cinquat'anni dai vaticansecondisti
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