Il 28
febbraio 2015 è ricorso il settimo anniversario della morte di Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008),
fondatore e primo abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux. Lo
ricordiamo nelle preghiere e lo raccomandiamo a quelle dei lettori. Offriamo di
seguito la testimonianza letta da fr. Étienne O.S.B. – uno dei primi monaci a seguire il fondatore nell’avventura
monastica di Bédoin
e poi di Le Barroux – il 3 marzo 2008, in
occasione delle esequie di Dom Gérard. Testo comparso in Reconquête. Revue du Centre Charlier et de Chrétienté-Solidarité,
n. 247-248, aprile-maggio 2008, pp. 9-10, trad. it di fr. Romualdo Obl.S.B.
Tutti quelli che hanno avuto l’occasione
d’incontrare Dom Gérard sono rimasti sedotti dalla sua personalità luminosa, in
cui dominava la benevolenza e la gioia. Una grande benevolenza verso le persone
e una gioia sovrana, che non può venire che da Dio. Aggiungiamo, una
meravigliosa libertà d’animo, come un dono del Cielo.
È d’altro canto ciò che mi aveva colpito sin dal
mio arrivo a Bédoin, nell’estate 1977. Superando il portone d’ingresso del
piccolo priorato, lo rivedo ancora con le braccia aperte ad accogliermi. Ebbi
il vivissimo presentimento di essere in presenza di un uomo eccezionale, senza
artifici, senza vanità, un uomo di luce e di libertà interiore.
Sì, Dom Gérard sapeva di essere l’erede di una
grande tradizione monastica, fonte di civiltà. I punti d’appoggio del suo
universo sono delle colonne incrollabili, e attraverso la Regola di san
Benedetto e il suo amore per la santa liturgia, si comprendeva che abitavano
quest’intelligenza una sapienza antica, una grande filosofia e lo splendore
della verità. La fede era per lui una certezza così assoluta come la visione.
Nessuna mediocrità, né verso sé stesso, né verso
gli altri: non la sopportava. Esigenze di rigore, di perfezione, di assoluto.
Ugualmente, esigenze d’artista. Poiché tutti coloro i quali l’hanno conosciuto
sanno che egli era per temperamento un artista, un artista di gran classe, un
autentico creatore di eventi, che gioca con il mondo, l’universo, gli uomini e
la materia, secondo i doni di Dio, la sua provvidenza e la sua grazia. Come
André Charlier, il suo maestro, egli voleva “creare
delle condizioni tali per cui l’anima possa fiorire”.
La sua opera, come un monumento sotto i nostri
occhi, attesta la forza delle sue intuizioni e del suo genio creatore. Il
nostro monastero si eleva nel cielo di Provenza con la sua chiesa abbaziale di
grande nobiltà architettonica, la cui purezza e semplicità delle linee la rende
degna delle chiese cistercensi. Ogni mattino, attraverso la luce delle
finestre, i riflessi del sole vengono come a illuminare questo monumento di
preghiere e a dargli tutto il suo significato. Questa sinfonia di luce sui
marmi del santuario attorno all’altare, questo arcobaleno all’ora del santo
sacrificio della messa, è stato Dom Gérard – artista – a volerlo.
Quest’uomo di desiderio (desiderio desideravi) energico, assoluto, si scontrava talora con
le lentezze di questo mondo, con la pesantezza o la pigrizia degli uomini.
Volentieri, allora, forzava i tempi e le situazioni, e soprattutto superava gli
ostacoli con coraggio, spingendo gli avvenimenti, creando il miracolo al fine
di agevolare, se possibile, il trionfo del Regno dei cieli nelle anime.
Gli sono state rimproverate alcune parole, taluni
gesti profetici, ma ciò voleva dire dimenticare “che eravamo in tempo di guerra e di legittima difesa”; voleva dire
dimenticare che ci sono delle verità essenziali che ogni battezzato ha il
dovere di difendere; soprattutto voleva dire dimenticare che ci sono delle
situazioni in cui “il credente si deve
fare guerriero, obbligatoriamente, e che questa è la prima carità”.
Dom Gérard amava Cristo e la Chiesa; insensati
tutti coloro che lo dubitano. Amava le anime e la Francia; tutta la sua vita lo
prova. Ha fatto di tutto per ricostruire la cristianità e riconciliare, se
possibile, gli uomini fra loro. Ahimè, nel 1988 ha fatto l’esperienza dello
scacco e della sofferenza. Nella tempesta che agitava la Chiesa, avrebbe voluto
evitare il naufragio di tanti fratelli e amici. Ma “quando vi è un’eclissi, tutto il mondo è nell’ombra”. Anche le
vette delle montagne sono nell’ombra. Malgrado ciò, Dom Gérard non sopportava
di essere nell’ombra. Se talora si nascondeva, era nella luce. “Pax in lumine” fu la sua scelta e il
suo programma per i suoi figli nel chiostro. Li voleva erigere stabili,
incrollabili al servizio della santa Chiesa, nella pace e nella luce, al di
sopra, al di là degli avvenimenti e delle controversie in cui si affannavano le
genti del secolo. “La luce è
misericordiosa, la luce non condanna, essa chiarisce, trasforma…”; “tutta la vita cristiana consiste nel
trasformare la luce in amore”.
Personalmente, dopo più di trent’anni, rimango
abbagliato dal canto virginale che si elevava
da quest’anima. Testimone dell’avventura di Bédoin e della fondazione di
Le Barroux, conservo nel mio cuore come la purezza d’un canto mistico che è
assai raro ascoltare. In questo, collego volentieri Padre Gérard alla grande
scuola mistica degli antichi monaci, con san Gregorio di Nissa, sant’Agostino
che egli amava tanto, san Bernardo e la sua teologia dell’immagine.
Dom Gérard era un contemplativo super attivo.
Apparteneva assai più a quelli che aderiscono, piuttosto che a quelli che
analizzano. Come san Bernardo, voleva entrare nella carità di Cristo
crocifisso, risuscitato, glorificato. Per lui, “la vita interiore, è Cristo, l’uomo Dio, ed è tutto. Non occorre
cercare null’altro: Cristo è Dio manifestato”.
Se Dom Gérard era come il cantore della
cristianità, il poeta della grazia e della liturgia, il teologo della luce, egli
rimarrà, per ciascuno dei suoi figli nel chiostro, un padre pieno di tenerezza
e benevolenza, un padre affettuoso che c’insegnava in parole e in atti lo
spirito d’infanzia, il Vangelo, l’abbandono, la confidenza in Dio.
La sua grazia particolare fu probabilmente questa
gioia sovrana, questa trasparenza, questa capacità di meravigliarsi davanti al
reale, alle opere di Dio e della creazione. Sapersi dimenticare
nell’ammirazione è un dono di Dio assai raro. “Se volete essere felici – ci diceva –, occorre interiorizzare la vostra gioia, ed è il segreto di tutta una
vita”.
Interiorizzare la propria gioia… ecco non soltanto
un consiglio di vita spirituale che egli dava volentieri, ma una vera
confidenza, e una confidenza essenziale per tutti quelli che desiderano
conoscerlo. Senza volerlo, egli si dona a noi… “interiorizzare la propria gioia”. Tuttavia vi chiedo, cosa rimane
in effetti della primavera della sua gioventù se non questa gioia così pura,
così limpida, come un dono di Dio nella sua anima? Un dono di Dio e della
Vergine Immacolata. “Per te Virgo”.
No, non credo di sbagliarmi dicendo che la Vergine
Maria era la fonte profonda della gioia del suo cuore, e forse il segreto di
questa vita così feconda. “Per te Virgo”,
la sua divisa abbaziale, illumina l’intera sua vita come la stella del mattino
in un cielo soleggiato d’oro. Sì, ci confidava, “il Cuore immacolato di Maria è un grande santuario”.
Dio viene a chiamare a sé l’anima di Dom Gérard.
Voi, nostri amici e amici di Dom Gérard, ascoltate bene. Dio creatore del
mondo ci ama oggi come il primo giorno della creazione. Dio ha creato i corpi e
le anime per la sua gloria eterna. L’anima umana, quando abbandona il corpo,
come un sole abbagliante, illumina con la sua partenza i giardini degli uomini.
L’anima di Dom Gérard non cessa di abbagliarci.
Sì, nell’ora in cui Dio viene a chiamare a sé l’anima
di Dom Gérard, preghiamo per lui, e ugualmente preghiamo con lui per tutte le
grazie ricevute e per le grazie ancora da ricevere, se davvero come lui vogliamo
stabilire il regno di Cristo Dio su questa terra.
Deo gratias per il dono di dom Gérard e l'abbazia du Barroux. A Villatalla (IM) vi è una comunità Benedettina figlia del Barroux. Il Signore continua a "vocare" soprattutto alla vita dell'Ora et labora.
RispondiEliminaMi unisco alla preghiera che ci conservi opere come l'abbazia di Barroux
RispondiEliminaChe Dio ci conservi queste opere!
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