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giovedì 8 gennaio 2015

"La riforma liturgica anglicana" di Michael Davies

di Cristina Siccardi
 
Molti cattolici, oggi, invece di voler capire annaspano, si angosciano, taluni si disperano… Cosa faremo, dove andremo, cosa diventeremo con la nuova pastorale dettata dal Concilio Vaticano II; con le dottrine moderniste entrate nella Chiesa; con pastori che seguono la cultura egemone, piuttosto del Vangelo; con un Papa che entusiasma il mondo e i relativisti, mentre confonde e basisce il suo gregge?
Eppure non è difficile: basterebbe essere umili, ascoltando e leggendo. Ascoltare e leggere: due verbi fondamentali per essere ancora cattolici e continuare a ricevere l’insegnamento della fede dei nostri padri e non tradire la Verità portata in terra da Gesù Cristo, che si incarnò in Maria Vergine per portare ciascuno alla salvezza eterna. Ed ecco il grande Cardinale John Henry Newman con il quale si apre l’imperdibile libro di Michael Davies, La riforma liturgica anglicana, edito da Ichthys (pp. 290, € 25.00), tradotto finalmente in lingua italiana da Don Alberto Secci, e uscito in questi giorni. Newman, appunto, scrisse che se gli si fosse domandato di scegliere una dottrina come base della fede cattolica, così avrebbe risposto: «Io direi, per quanto mi riguarda, che l’Incarnazione è al cuore del Cristianesimo; è da lì che procedono i tre aspetti essenziali del suo insegnamento: il sacramentale, il gerarchico e l’ascetico» (p. 7).
La religione cristiana è fondata proprio sulla realtà dell’Incarnazione come fatto storico, è ancora Newman che Davies cita: «L’Incarnazione è l’antecedente della dottrina della meditazione; essa è l’archetipo del principio sacramentale e dei meriti dei santi. Dalla dottrina della mediazione derivano la salvezza, la messa, i meriti dei martiri e dei santi, le invocazioni e il culto loro indirizzato. Dal principio sacramentale provengono i sacramenti propriamente detti, l’unità della Chiesa e la Santa Sede, che ne è il modello e il centro; l’autorità dei concili; la santità dei riti; la venerazione con cui si circondano i luoghi sacri, le tombe dei santi, le immagini, i mobili, gli ornamenti e i vasi sacri. Bisogna o prendere tutto o rigettare tutto; attenuare non è indebolire; amputare è mutilare» (p.8). La preziosità di tali parole non ha misura! Michael Davies (1936-2004), in questo eccellente studio, le ripropone nel tempo in cui si è avviato un processo di protestantizzazione similare a quello che avvenne nell’Inghilterra di Enrico VIII e di Elisabetta I.
Davies è stato Presidente della Federazione Internazionale «Una Voce» dal 1995 al 2003 ed è stato autore di numerose opere in difesa della Tradizione cattolica, resistendo in maniera esemplare alla deriva modernista della Chiesa; in questo suo saggio spiega, in maniera chiarissima e terribile, come i metodi utilizzati dall’anglicanesimo siano da mettere in parallelo ai metodi dei modernisti e come la riforma liturgica sia stata la matrice per smantellare il Cattolicesimo in terra britannica. Davies pone sostanzialmente tre mezzi in questo processo di sradicalizzazione della fede: 1. L’abolizione della lingua latina (lingua universale e sacra della Chiesa) a vantaggio della lingua volgare (lingua corrente delle diverse nazionalità e profana). 2. La sostituzione dell’altare rivolto verso Dio, con una tavola rivolta verso i fedeli (chiamati, nella lingua conciliare, «assemblea»). 3. I cambiamenti nel Canone della Messa.
In Inghilterra non ci fu un eresiarca a stabilire la nuova religione, come accadde in Germania con Lutero o in Svizzera con Calvino, essa sorse, come scrivono i traduttori e curatori dell’opera nella prefazione, dall’«abilissima opera dell’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer. Quest’ultimo, già segretamente protestante, concepì un astuto disegno di modifica radicale della fede del popolo inglese unicamente trasformandone la liturgia. Cranmer stimò che, attraverso la liturgia vissuta ogni giorno, avrebbe raggiunto con più certezza le mentalità che non attraverso qualsivoglia discorso» (p. 3).
Davvero sorprendente: l’anglicanesimo è il frutto marcio di un libro marcio, il Book of Common Prayer (Libro di preghiera comune). Newman comprese tutto ciò, attraverso l’ascolto, la lettura, lo studio ed ecco che nell’Apologia pro vita sua, arriverà a dire con fierezza: «La mia anima sia con i santi! Proprio a me toccherebbe alzare la mano contro di loro? Che piuttosto la mia mano destra dimentichi ogni sua arte e si dissecchi come la mano di colui che una volta osò stenderla contro un profeta di Dio! Anatema all’intera schiatta dei Cranmer, Ridley, Latimer e Jewel ! Periscano i nomi di Bramhall, Ussher, Taylor, Stillingfleet e Barrow dalla faccia della terra, prima che io mi rifiuti di prosternarmi con amore e venerazione ai piedi di coloro la cui immagine ebbi sempre davanti agli occhi e le cui armoniose parole risuonarono sempre al mio orecchio e sulle mie labbra!» .
La manipolazione della Santa Messa e dei simboli religiosi (arredamento, paramenti, arte, architettura, musica, che hanno perso, oggi come allora, la sacralità a vantaggio di uno svilimento antropocentrico e profano) hanno svuotato la sostanza del Credo cattolico, allontanando sempre più dal culto della Chiesa coloro che vi partecipavano nell’Inghilterra del XVI-XVII secolo e nella Chiesa del XX e XXI secolo. I progressisti inneggiarono, chi resistette venne crudelmente perseguitato e molti versarono il sangue del martirio, mentre i conservatori, compiacenti verso le nuove norme per vantaggio e/o codardia, vennero inghiottiti inesorabilmente nell’errore. Per non fare la fine di questi ultimi, o di chi si agita senza equilibrio, invitiamo all’umiltà. Ascoltare e leggere per capire e resistere: questo libro dovrebbe essere letto in particolare dai sacerdoti, la cui vocazione e il cui ordine sono stati loro dati da Dio e dagli eredi degli Apostoli per essere, prima di tutto, ministri del Santo Sacrificio.
 
Per chi desidera acquistare La riforma liturgica anglicana di Michael Davies rivolgersi all’Editore Ichthys: Via Trilussa 45 – 00041 Albano Laziale (RM), oppure, per chi desidera riceverlo direttamente a domicilio, scrivere all’indirizzo di posta elettronica: albano@sanpiox.it.

Fonte: "Corrispondenza Romana"