SAN REMO - Diocesi di Ventimiglia - San Remo
antico messale con le orazioni proprie per S. Romolo da usare nella città di San Remo |
vigilia della Solennità di San Romolo
Santuario della Madonna della Costa
- San Remo -
ore 17:15
- Canto dei Primi Vespri (V.O.)
col canto dell'antico inno a San Romolo
- Benedizione Eucaristica
col canto dell'antico inno a San Romolo
- Benedizione Eucaristica
ore 18:00
- S. MESSA CANTATA "pro Sancto Romulo"
nella forma strardinaria del Rito Romano
- S. MESSA CANTATA "pro Sancto Romulo"
nella forma strardinaria del Rito Romano
(proprio tratto dall'antico messale conservato nella Concattedrale di San Remo, foto)
(le celebrazioni in rito antico sono organizzate
dal Gruppo Stabile diocesano "Beato Tommaso Reggio")
***
reliquiario di San Romolo (Basilica di S. Siro, San Remo) |
Luned' 13 Ottobre 2014
basilica di San Siro, Concattedrale di San Remo
ore 10:30
- PONTIFICALE (N.O.)
celebrato dal Vescovo diocesano
S. E. Rma Mons. Antonio SUETTA
celebrato dal Vescovo diocesano
S. E. Rma Mons. Antonio SUETTA
con il capitolo della Concattedrale, i parroci della città,
alla presenza delle autorità civili e militari,
alla presenza delle autorità civili e militari,
durante il quale sarà offerto dalla Famija Sanremasca il cero votivo al reliquario di San Romolo Santo Patrono
e sarà recitata dal Sindaco la preghiera di affidamento e intercessione al Santo Patrono
e sarà recitata dal Sindaco la preghiera di affidamento e intercessione al Santo Patrono
Stauta di S. Romolo "defensor Civitatis" (battistero di S. Giovanni, S. Remo) |
Canto dei Secondi Vespri
ore 18:15.
S. Messa vespertina (N.O.)
S. Messa vespertina (N.O.)
L'antico Inno a San Romolo
(Cantato a Vespro fino agli anni '70)
(Cantato a Vespro fino agli anni '70)
vestro carminibus plaudite Præsuli;
votis et precibus dicite supplices
divi nomina Romuli.
Non illum a patris finibus exulem
pertæsum est popolos quærere dissitos,
quos jam Religio rara per oppida
curæ tradiderat suæ.
Morbos ipsi pati maluit asperis
repens in salubris, totque periculis
objectare caput; quam placido frui,
quod præbet domus, otio.
Aestus, et pluviæ, tum sitis et fames,
Nec non et gravibus septa laboribus
paupertas, animo dulcia nobili
constantia fuerant viri.
Atqui sidereis additus ignibus
una cum superis emicat Angelis;
non oblitus enim, quos sibi creditos
terris liquerat hospites.
Quos vult incolumes denique singulo.
secum perpetuo fulgere lumine,
dum non despiciant viva supertistes
sanctae munera gratiae.
Divinae Triadi secula per omnia
sit virtus et honor; quae sine termino
Christi magnanimis certa sodalibus.
impertit bona cœlitum. Amen.
(- O
docili abitanti Matuziani della costa / applaudite con canti al Vostro Vescovo; / supplici con voti e preghiere dite / le glorie del Santo Romolo.
- Egli esule dai patri confini / Non si rincrebbe di cercare i popoli / dispersi che la religione, ormai indebolita nelle città, / aveva consegnato alla sua cura.
- Egli
stesso preferì sopportare le malattie / nuovo nelle aspre difficoltà e fronteggiare
tanti pericoli; / piuttosto che
godere del placido ozio /cha la casa offre.
- Il calore,e le piogge, e poi la sete e la
fame / e la povertà affiancata da gravi fatiche, /erano state dolci all’animo
nobile /del perseverante uomo.
- Ed
unito agli splendori celesti insieme / con
gli Angeli superni; / infatti non aveva abbandonato, / imenticandosene, / i forestieri che a lui erano
stati affidati;
- Infine
egli vuole che con lui rifulgano / di luce eterna, tutti costoro salvati / uno per
uno purché i superstiti non disprezzino / i vivi doni della santa grazia.
- Alla Divina Trinità, per tutti i secoli/ Sia lode e onore, che concede
senza fine / i sicuri beni celesti ai / magnanimi amici di Cristo. Amen)
Protèctor noster, auxiliàtor Deus, qui civitàti huic in
Beato Romulo, confessore tuo atque pontifice, nomen et praesìdium tribuìsti,
eius meritis concède, ut quem patronum veneràmur in terris, interecessorem
perpetuo sentiàmus in coelis.
Qui vivis et regnas cum Patre in unitate Spiritus Sancti
Deus, per omnia saecula saeculorm
(Orazione
O nostro protettore, o Dio che aiuti, Tu che hai
tributato a questa città il nome e l’aiuto di San Romolo, confessore e vescovo,
concedi, per i suoi meriti affinché sperimentiamo quale perpetuo intercessore in
cielo colui che veneriamo in terra come nostro patrono, che vivi e regni… )
Cenni Agiografici
Romolo, era originario di Villa Matutia (antico nome romano della città di San Remo, Imperia) agli inizi del V secolo. Fu eletto 5° vescovo di Genova nel 400.
Per sfuggire alle invasioni longobarde di Genova ritornò nella terra natale.
Per sfuggire alle invasioni longobarde di Genova ritornò nella terra natale.
Poichè anche il Ponente ligure
era vittima di incursioni e saccheggiamenti (da parte dei Saraceni) Romolo fu attivo nell'organizzare la difesa armata della città di Villa Matutia (per questo motivo è rappresentato con la mitra e la spada) e nel ritirare la popolazione sulle alture alle spalle di Villa Matutia, per
scampare agli attacchi saraceni. Non trascurò assolutamente la vita spirituale dei suoi concittadini (di cui era anche Vescovo, in quanto all'epoca tutta Liguria era sotto la diocesi di Genova) e considerò la sua presenza in quelle terre come una utile visita pastorale per rinvigorire e promuovere la fede cattolica, e animare la vita cristiana della popolazione.
Anziano, si ritirò in
penitenza in una grotta nell'entroterra (sul monte che prende il suo nome). In occasioni di difficoltà (attacchi da nemici, carestie, calamità varie), i matuziani si
recavano in pellegrinaggio presso la grotta dove viveva il santo,
pregando e chiedendo la protezione del Signore.
Alla sua morte (13 ottobre 440) il suo corpo fu sepolto nella città di Villa Matutia, ai piedi di un piccolo altare usato per le prime celebrazioni cristiane (che sorgeva nello stesso posto ove ora, in San Remo, è la Basilica di San Siro) e qui è stato venerato per molti anni. (Ora il corpo è a Genova, nella Basilica di San Siro, ma alcune reliquie si venerano ancora a San Remo).
I Matuziani in onore del loro Vescovo e Difensore, che li aiutò, difese e protesse in terra, decisero di acclamarlo proprio patrono e nel 1188 cambiarono il nome pagano della città da Villa Matutia in "Civitas Sancti Romuli" (Città di San Romolo), che, per abbreviare divenne preso "Sancti Romuli", e per derivazioni di pronuncia dialettale si tramutò, pro vulgo, in "San Rœmu", e da lì "San Remo"
Alla sua morte (13 ottobre 440) il suo corpo fu sepolto nella città di Villa Matutia, ai piedi di un piccolo altare usato per le prime celebrazioni cristiane (che sorgeva nello stesso posto ove ora, in San Remo, è la Basilica di San Siro) e qui è stato venerato per molti anni. (Ora il corpo è a Genova, nella Basilica di San Siro, ma alcune reliquie si venerano ancora a San Remo).
I Matuziani in onore del loro Vescovo e Difensore, che li aiutò, difese e protesse in terra, decisero di acclamarlo proprio patrono e nel 1188 cambiarono il nome pagano della città da Villa Matutia in "Civitas Sancti Romuli" (Città di San Romolo), che, per abbreviare divenne preso "Sancti Romuli", e per derivazioni di pronuncia dialettale si tramutò, pro vulgo, in "San Rœmu", e da lì "San Remo"
Qui, dal sito della Basilica di San Siro, l'agiografia di San Romolo, la devozione e l'iconografia del Santo originario di San Remo e 5° Vescovo di Genova.
Grazie per questo interessante articolo. Ad orecchio mi ha incuriosito che fosse San Romolo il Patrono di San Remo (viziato dal fallace dualismo classico Romolo&Remo). Interessante invece comprendere come nel caso del Santo, Remo sia un volgarizzazione del nome Romolo e dunque la stessa figura. Auguri ai Matuziani!
RispondiEliminaL.M.