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sabato 5 ottobre 2013

La questione irrisolta in un saggio edito da Sugarco


“L’inverno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II,
i mutamenti e le cause”.
Il nuovo libro di Cristina Siccardi sarà in libreria dal 15 ottobre

L'inverno_della_Chiesa
Il dibattito sull’ermeneutica del Concilio Vaticano II, che si era proficuamente aperto sotto il pontificato di Benedetto XVI, sembrerebbe non rientrare più negli interessi di Papa Francesco, che vive pragmaticamente e con determinazione la nuova Chiesa uscita dall’Assise che si aprì 50 anni fa. Tuttavia i problemi nati prima, durante e dopo l’ultimo Concilio non sono cancellati: in psicanalisi si afferma che i problemi, seppure rimossi, permangono se non risolti, così il dibattito teologico, storico, spirituale continua ad essere al centro di un sano, acceso e schietto confronto culturale che permette di non rimuovere una questione che, nonostante si cerchi di far finta di niente, esiste e si incancrenisce sempre più.
Il 15 ottobre sarà in distribuzione un nuovo libro di Cristina Siccardi dal titolo L’inverno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, i mutamenti e le cause, pubblicato da Sugarco (pp. 304, € 23,00). L’autrice, partendo da fatti storici e contemporanei fa comprendere come realmente l’Assise abbia deliberatamente cambiato i propri connotati pastorali, i quali hanno minato la stessa dottrina. I mutamenti hanno trovano il loro punto di appoggio proprio nei documenti prodotti nel Vaticano II e non da una loro errata interpretazione.  Quest’opera offre, senza ipocrisie, un panorama realistico di che cosa sia accaduto nel Concilio più discusso della storia e quali siano state e continuino ad essere le sue conseguenze.
Si legge sulla quarta di copertina:
«Signore, da chi andremo?» (Giovanni 6, 67), forse dal Concilio Vaticano II? Sono trascorsi 50 anni dall’apertura del Concilio più studiato della storia e quello meno chiaro della storia: quali sono i suoi frutti? Come sono cambiate in questi decenni le figure del vescovo, del sacerdote, del monaco, del religioso, della suora, del chierichetto, del catechista? Che cosa presentavano gli schemi preparatori del Concilio per decidere di non prenderli in considerazione? Nell’anno della Fede, Papa Francesco e Benedetto XVI hanno dedicato ad essa un’enciclica, la Lumen Fidei. Ma che cosa significa e che cosa comporta possedere la Fede? Il libro offre delle risposte storico-spirituali a tali interrogativi.
In molti, ormai, paragonano la nostra epoca a quella del IV secolo, quando sant’Atanasio pronunciava queste parole: « Oggi, è l’intiera Chiesa che soffre. Il sacerdozio è vilipeso oltre ogni dire e – quel che è peggio! – il santo timore di Dio viene beffeggiato da un’empia irreligiosità. [...] La fede non ha avuto il suo inizio da oggi, ma ci è venuta dal Signore, tramite i suoi discepoli. Che non si abbandoni, dunque, ai nostri giorni, quella tradizione, conservata nelle chiese fin dal principio; né siamo noi infedeli a ciò che ci è stato affidato! ».
«Da alcune descrizioni si ha l’impressione che dopo il Vaticano II tutto sia cambiato e tutto quanto lo precede non sia più valido o lo sia solo alla luce del Vaticano II. [...] Sebbene esso non abbia emanato alcun dogma e abbia voluto considerarsi più modestamente al rango di Concilio pastorale, alcuni lo rappresentano come se fosse per così dire il super-dogma, che rende irrilevante tutto il resto». (Benedetto XVI)

«L’umanesimo laico profano alla fine è apparso nella sua terribile statura ed ha, in un certo senso, sfidato il Concilio. La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio ». (Paolo VI)

«Quando il Concilio ha fatto delle innovazioni, esso ha scosso la certezza delle verità insegnate dal Magistero autentico della Chiesa come appartenenti definitivamente al tesoro della Tradizione ». (Mons. M. Lefebvre)

«Il Concilio Vaticano II [...] ha proposto insegnamenti autentici non certo privi di autorità. Il suo Magistero è autorevole e supremo. Ma solo chi ignora la teologia [...] potrebbe attribuire un grado di “infallibilità” a tutti i suoi insegnamenti. Laddove essi suscitino dei problemi, il supremo criterio ermeneutico è rappresentato dalla Tradizione, vivente e perenne, della Chiesa». (R. de Mattei)

«È la prima volta nella storia della Chiesa che un Concilio divide invece di unire; è la prima volta nella storia della Chiesa che un Concilio crea problemi invece di risolverli. Cercando di inglobare il mondo moderno nella Chiesa, i suoi membri ne sono rimasti umanamente imbrigliati con contraddizioni, dubbi, errori propri della modernità». (C. Siccardi)

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