(segue da qui)
La infallibilità della
Chiesa - II parte
L
infallibilità può essere definita come la prerogativa, o qualità,L di non
sbagliare, di non commettere errore sostanziale.
Come
si vede,la nozione è ben semplice.
Ma
ecco le questioni che subito sorgono e che debbono avere una risposta precisa:
1.
chi possiede tale prerogativa, o
qualità, nella Chiesa;
2.
a quali materie si estende tale
prerogativa;
3.
a quali condizioni si realizza.
Al
primo quesito occorre rispondere,richiamando quanto detto nella prima parte
della conferenza, che soltanto i successori degli Apostoli godono di tale
prerogativa nella Chiesa. Non può essere che così, altrimenti non avremmo oggi
alcuna altra possibilità di raggiungere con certezza la verità della
rivelazione. La garanzia che certe verità appartengono con. sicurezza alla
rivelazione non può provenire se non da una Traditio,
da una trasmissione fedele. Anche la Sacra Scrittura potrebbe diventare realtà
morta, o fonte di divisione, se non fosse possibile avere una sicura, attuale
interpretazione, che non può essere che unica, perché la verità di Cristo è
unica e immutabile'
Una
precisazione va posta: non si tratta di una attitudine a, “creare" la
verità, bensì si tratta semplicemente di una capacità di trasmissione e di
annunzio senza possibilità di errore. Si riferisce alla verità rivelata da Dio,
che non può in alcun modo essere mutata nel suo originale significato.
Diventa
così ovvia I'asserzione' che coloro i quali godono della prerogativa
dell’infallibilità - che possono esser detti, in altri termini, “l’autentico magistero
della Chiesa'' – sono vincolati alla Sacra Scrittura; e alla Tradizione
apostolica; quest'ultime non possono venir meno nella vita della Chiesa,
attraverso tutti i secoli.
Diventa
così anche assai facile la risposta al secondo quesito: la prerogativa dell’infallibilità
si estende unicamente alle verità della rivelazione ed a quelle che con esse
sono strettamente e inscindibilmente collegate. L infallibilità non tocca
I'ambito della ragione umana, delle realtà che sono di dominio della scienza
umana. È vero talvolta che può diventare difficile distinguere esattamente che
cosa appartiene al campo della fede e cosa appartiene al campo della scienza,
ma il principio rimane, ed è appunto funzione del magistero della Chiesa il
saper indicare con certezza cosa appartiene alla sostanza della rivelazione; e
questa prerogativa per mandato divino, per sacramentale capacità, per l’assistenza
dello Spirito Santo.
Rispondiamo,
adesso, a quali condizioni si realizza I'infallibilità, che era la terza
domanda postaci.
1. è
necessario che sia esercitata nell’ ambito suo proprio;al di là delle materie
di fede e dei principi ricevuti dalla rivelazione –che debbono guidare l'uomo alla
sua salvezza eterna – l’insegnamento e le dichiarazioni del magistero
ecclesiastico posso avere anche valore e autorità, ma non possono dirsi sicuramente
immuni da errore;
2. bisogna
che appaia con evidenza che coloro che detengono tale prerogativa ne fanno
davvero uso. Non sarà necessario che ciò sia affermato esplicitamente; basterà
che sia chiaro che essi – in quanto successori degli Apostoli – parlano ed
insegnano come maestri della fede, nelle cose che riguardano no il contenuto
della rivelazione e tutto ciò che conduce l'uomo all'eterna salvezza
3. infine,
deve essere chiaro che essi agiscono in comunione con la Tradizione apostolica,
che essi agiscono in comunione con tutti i successori degli Apostoli, presenti
e passati.
La infallibilità del
successore di Pietro
Adesso
diventa essenziale e indispensabile un centro visibile di comunione, un punto
determinante e ultimo di riferimento, per cui si possa stabilire in qual caso
dei Vescovi, o certi gruppi di Vescovi, agiscono davvero in comunione con la
Tradizione apostolica e in comunione con la Chiesa universale. La prerogativa
dell’infallibilità non è propria di un singolo Vescovo, né di un gruppo
particolare di Vescovi, ma dell'insieme del corpo episcopale, che succede al
collegio apostolico. Ma non esiste corpo episcopale - inteso come realtà
organica, coordinata e unita - se non in Pietro, fondamento di comunione e di
unità, punto ultimo di riferimento, ultima realtà visibile unificante:
"non datur Ecclesia sine Petro".
A
questo punto non può meravigliare nessuno se dalla Chiesa Cattolica è
annunciata come verità di fede, come verità appartenente alla divina
rivelazione, che il successore di Pietro gode, in quanto tale e quando agisce
come tale, della prerogativa dell’infallibilità; se così non fosse, non sarebbe
il garante ultimo visibile della fede e della rivelazione. Questa verità non è
frutto del Concilio Vaticano I, è parte della Tradizione della Chiesa, è parte
della Rivelazione.
Nei
primi secoli della Chiesa,la Chiesa di Roma, già tutta presente nel successore
di Pietro e da lui personificata e rappresentata, era detta possedere il
"carisma della verità", oppure la "regula fidei", oppure
che essa manteneva incontaminata la “Traditio Apostolica" in materia di
fede e di sacramenti e di fondamentale disciplina, per cui tutte le Chiese ad
essa dovevano convergere per essere certe di essere in comunione con la chiesa
apostolica. Ecco le parole del Concilio Vaticano I sulla infallibilità del
successore di Pietro [cfr. Denzinger, ediz. XXXVII,latino-italiano, nn.
3073-30751]:
"Per questo noi, aderendo
fedelmente alla Tradizione accolta fin dall'inizio della fede cristiana, per Ia
gloria di Dio, nostro salvatore, per l'esaltazione della religione cattolica e
la salvezza dei popoli cristiani, con l'approvazione del santo concilio,
insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che: il Vescovo di
Roma, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore
e di dottore di tutti i cristiani, definisce, in virtù della sua suprema
autorità apostolica, che una dottrina in materia di fede o di morale deve
essere ammessa da tutta la Chiesa, gode, per quell'assistenza divina che gli è
stata promessa nella persona del beato Pietro, di quella infallibilità, di cui
il divino Redentore ha voluto fosse dotata la sua Chiesa, quando definisce la
dottrina riguardante la fede o la morale. Di conseguenza queste definizioni del
Vescovo di Roma sono irreformabili per se stesse e non in virtù del consenso
della Chiesa" .
Se
ne ricavano gli elementi che, qua e là, abbiamo già enunciato:
-
il Vescovo di Roma è infallibile;
-
quale successore dell'Apostolo Pietro;
-
per I'assistenza divina promessa a
Pietro;
-
nelle verità circa la fede e la morale,
nelle verità rivelate che riguardano le cose di Dio e la salvezza dell'uomo;
-
quando egli agisce come successore di
Pietro, come pastore e maestro di tutti i cristiani.
Questa
infallibilità è l'infallibilità della Chiesa. Alla luce delle considerazioni fatte
in precedenza, si può comprendere pure il significato dell'espressione che le
definizioni sono "irreformabili per se stesse", per il carisma
particolare dato al successore di Pietro e non per il consenso della Chiesa. La
fede di Pietro è la fede della Chiesa e non si può essere Chiesa senza la fede
di Pietro e non si può essere Chiesa senza la fede del successore di Pietro, il
Romano Pontefice. L'insegnamento del successore di Pietro e di tutti i
successori degli Apostoli forma, suscita e sostiene la fede della Chiesa, ne è
elemento costitutivo. Essi la ricevono dalla Tradizione apostolica, sempre
vissuta nella Chiesa di Roma e nella Chiesa universale. Il loro insegnamento
non può dipendere dall'opinione dei fedeli, il cui consenso a tale insegnamento
non può certo mancare, se si vuole essere e restare Chiesa.
Sorge
allora un'ulteriore questione, l' ultima che desidero affrontare, molto
celermente: quella del "sensus fidei", che è prerogativa di tutti
coloro che appartengono alla Chiesa di Cristo. Talvolta si parla di esso come
se si trattasse di una prerogativa di tutti i cristiani, con la quale sarebbero
autorizzati a intervenire anche in materia di fede, per determinare esattamente
qual è la fede della Chiesa. Ancora una volta occorre riferirsi a quanto ho
ripetuto più volte, ossia che non si può essere Chiesa senza la fede
apostolica, senza la fede di Pietro, senza la fede dei successori degli
Apostoli e, in maniera determinante e definitiva, del successore dell'Apostolo
Pietro. Allora diventa chiaro il significato del "sensus fidei" di
tutti i fedeli. Si tratta, in verità, essenzialmente di una capacità
soprannaturale, che i fedeli possiedono per dono dello Spirito, di accogliere e
accettare il dono divino della Rivelazione in tutte le sue conseguenze e
aderirvi con unanime sentire e di applicarlo, pure in tutte le sue conseguenze,
alla realtà della vita. Il "sensus fidei" non può se non comprendere
l'universalità dei fedeli (tutti quelli che sono veri fedeli) e abbraccia non solo la totalità dei membri della
Chiesa del tempo presente, ma anche di quella del passato, di quella di tutti i
tempi, a partire ovviamente dall'epoca apostolica.
È
una capacità che dice per sua natura relazione essenziale al magistero della
Chiesa; è una capacità che può essere perduta e che diminuisce di valore nella
misura in cui non si accetta "toto corde et mente" la fede degli
Apostoli e non la si vive fino alle ultime conseguenze. Tale capacità non ha
nulla a che fare con il consenso dei cittadini richiesto nelle società civili,
per avere una comune politica, o un comune governo, oppure delle norme
vincolanti l'intera comunità. La Chiesa è una realtà soprannaturale costituita
da Cristo, a cui è affidata la rivelazione e tutti i misteri soprannaturali
necessari per la retta soluzione del destino ultimo ed eterno dell'uomo. Non
possono applicarsi ad essa i modelli che troviamo realizzati nella società
civile, organizzata nell'epoca moderna in base a continua discussione, a
criteri di maggioranza, di votazioni e di gruppi di pressione, di opposizioni
tra tendenze cosiddette "progressiste" o "conservatrici".
L'uomo
non può costruire la verità e tanto meno quella rivelata da Dio; la deve
ricercare e accogliere; la deve continuamente meditare per comprenderla meglio,
ma sempre nella totale sottomissione a Dio e a tutto quello che Dio, nel suo
infinito e inscrutabile disegno di creazione e di amore, ha voluto per la
salvezza dell'uomo; a sua sola Gloria.
Molti
altri temi connessi con l'infallibilità della Chiesa e col suo Magistero sono
stati tralasciati, come - ad esempio - la distinzione tra magistero ordinario e
straordinario; li affido alla vostra ricerca, alla vostra volontà di
affrontarli.
*
* *
Sarà anche infallibile, ma in alcuni suoi rappresentanti di rango è oltremodo disgustosa. Pensate al "principe della Chiesa" che ha dichiarato (e solo quando ormai era stato smutandato a dovere: mancavano solo foto e video) di avere tenuto una "condotta sessauale sotto lo standard a [lui] richiesto". Non è rivoltante persino il linguaggio, così compiutamente farisaico?
RispondiEliminaTutti fuori dalla Chiesa questi ecclesiastici che hanno una condotta sessuale "sotto lo standard" richiesto! Fuori dalla Chiesa!
EliminaQueste cose sono sempre accadute, incolpare il CVII e le sue riforme come causa di situazioni di degrado è falso oltre che disonesto.
RispondiEliminaConcordo!
EliminaScusa, piselletto che non sei altro, ma chi ha incolpato il Vaticano II? Sei proprio malato, Nuovo, fatti curare dal tuo taumaturgo spagnolo e dalla sua mautengola.
RispondiEliminaLascia stare il troll autoreferenziale, la sua bocca parla dalla pienezza del suo cuore.
EliminaNon sprechiamo banda.
Parole sante quelle del nostro Vescovo,purtroppo mentre noi semplici laici le capiamo e aderiamo ad esse con trasporto,forse perchè la nostra semplicità non ci ha privato del sensus fidei proprio di ogni battezzato di buona volontà,tanti sacerdoti non le comprendono(e rifiutano anche un confronto)inseguono il mondo e le sue menzogne(antropocentrismo,falso ecumenismo,immanentismo vitale,rifiuto della regalità sociale di N.S. Gesù Cristo ,negazione dell'autorità,e via via...)Il degrado morale di cui ci si lamenta non può non essere una conseguenza obbligata,ma tanti sembrano non capirlo.Se la S.Chiesa non avesse origine divina,ci sarebbe da disperare,soprattutto in questo tristissimo momento di sede vacante,ma sappiamo che all'ultimo momento,forse dopo altre prove durissime,Dio interverrà attraverso il trionfo del Cuore Immacolato di sua Madre
RispondiEliminaDa come parlate,, si direbbe che siete gli unici santi e immacolati all'interno della chiesa. Tutti senza peccato.
EliminaSara' ma sento puzza di bruciato.
gli ecclesiastici che non vivono castamente vengano cacciati dalla Chiesa!
Eliminaè vero che queste aberrazioni sessuali ci sono sempre state nella storia della Chiesa ma non nella misura traboccante da dopo il concilio vaticano secondo che sembra aver sprigionato con il suo modernismo queste tendenze perverse e depravate sprigionatesi dal laicismo imperante
RispondiEliminaIl secondo concilio vaticano (visto che è italiano e il latino da fastidio ai piú diciamolo all'italiana), dicevo, il secondo oncilio vaticano ha rappresentato un momento di cedimento storico da parte del kathecon. Da lì a poco arrivo infatti il '68, le br, le crisi economico-finanziarie, l'aids le guerre iin tutto il mondo.
RispondiElimina