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venerdì 9 novembre 2012

Roma: in pericolo la Messa tradizionale a Gesù e Maria in via del Corso






Riceviamo questo articolo dagli Amici dell’Associazione Cristo Re di Livorno sulla situazione in via del Corso a Roma, per la storica Messa a Gesù e Maria che sta precipitando nel senso indesiderato per i fedeli della Tradizione.  Siamo stupiti e addolorati di questa situazione e speriamo che tutto si risolva per il meglio. Daremo tutta la pubblicità  possibile  affinchè questa ingiustizia non venga perpetrata., contateci  .Ci auguriamo che il Vicariato di Roma possa intervenire a riguardo: non possiamo credere che non difenda fedeli e sacerdoti e non possa far proseguire la feconda opera di apostolato del benemerito Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote.

Un Portoghese a Roma: come si vuol bruciare una storica celebrazione tradizionale
sotto il naso del Papa.

Il Re del Portogallo non sa ballar la samba cantavano nell’Italia distrutta dalla guerra e convinta di poter rinascere in Repubblica le graziose vocine del Trio Lescano. Chi non conosce infatti l’espressione "are il portoghese"?

L’espressione si riconduce a un fatto storico avvenuto nella Roma barocca e riferito dallo scrittore José Coutinhas che riporta del munifico gesto  dell’ambasciatore del Portogallo che volle offrire gratuitamente a tutti i connazionali residenti a Roma uno spettacolo a teatro.  Per assistere alla rappresentazione molti romani vollero imbucarsi, spacciandosi e dichiarandosi appunto di nazionalità lusitana.

"Fare il Portoghese", insomma a Roma è sinonimo di "fare il furbo"

Molti sanno che da quando fu soffocato il venerato Messale di sempre (che ora finalmente ha avuto nuovo slancio e una dichiarazione di piena ed immancabile legittimità con il Motu Proprio Summorum Pontificum), in alcune chiese la fiammella della liturgia antica non fu mai spenta: la chiesa di Gesù e Maria nella centralissima Via del Corso a Roma è una di quelle. In questa bella chiesa romana, sin da quegli anni convulsi e accecati dalle rivoluzionarie riforme e velleitarie speranze, mai è mancato il Santo Sacrificio nella forma più nobile e perfetta: quella straordinaria.
Nessuno si è mai lamentato, neppure i portoghesi, che adesso vengono singolarmente tirati in ballo.
La Santa "Messa in latino" non s’ha da fare perché sarà sostituita in pari orario e stesso luogo dalla Messa in portoghese…  Già perché una Messa ben frequentata da fedeli ordinati, partecipanti, generosi e composti dà noia a chi il "portoghese" lo fa accampando la scusa risibile che tale celebrazione in latino impedirebbe la cura pastorale e le attenzioni speciali (si sa: è il malinconico fado) da dedicare ai lusitani residenti a Roma.  E’ pur vero che “in Portogallo si manterrà il dogma della Fede", ma perché farlo vacillare a Roma a discapito degli incolpevoli fedeli "di sempre"? Non c’è forse un'altra chiesa a Roma?
Per carità,  i Portoghesi non c’entrano nulla, c’entrano i soliti furbi che vogliono “fare i portoghesi” per celebrare per sé stessi l’anno della malafede.

 E’ evidentemente l’innata e irrefrenabile pulsione dei nemici della Santa Messa che, non potendola più soffocare del tutto, mirano a limitare i danni allestendo dei “lager” spirituali ben recintati, isolati, lontani, e ben sorvegliati da inflessibili kapò. La riserva indiana, il bunker antiatòmico che da un lato metta a tacere il “problema della Messainlatìno” e dall'altro eviti il contagio, quarantenando con un bel cordone curiale fatto di diffidenza, di maldicenza di interessi di bottega.

Be’ se il problema sono i Portoghesi davvero non ci resta che pregare la Madonna che a Fatima ebbe la premura materna di dire le cose con chiarezza. Negare la ultratrentennale Messa extraordinaria in Gesù e Maria al Corso sarebbe infatti un proditorio attacco al volere del Santo Padre, affermato solennemente in un motu proprio che manifesta la volontà del Pontefice di diffondere senza restrizioni né numeriche, né "zonali" la celebrazione del Rito di sempre.

Chi è che va a battere mestoli sulle pignatte sotto la finestra del papa? Non certo i Portoghesi!

Luigi Moscardò