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domenica 15 aprile 2012

Quanto il cinema ha il volto di Cristo (?)

Avvenire 02.04.2012

GRANDI FILM IN RASSEGNA
Quando il cinema ha il volto di Cristo Immagine pagina . Di A. Calvini

​Gesu di Nazareth di Zeffirelli accanto a Gran Torino di Clint Eastwood, il musical Jesus Christ Superstar accanto a La 25ma ora di Spike Lee. Sono questi alcuni titoli della rassegna nazionale Gesù nostro contemporaneo – Il volto di Gesù nel cinema e nella cultura organizzato dall’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) in collaborazione con il Servizio nazionale per il Progetto Culturale e con il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Italiana della Cei. La manifestazione, come spiega il segretario generale dell’Acec Francesco Giraldo, coinvolgerà, da oggi al 15 giugno, una cinquantina di sale della comunità in tutta Italia con un cartellone di 27 film ispirati a Cristo.

Dottor Giraldo, per l’ottavo anno Acec e Cei offrono uno spunto di riflessione sui grandi temi della vita attraverso il cinema.
È importante ritrovare e riconoscere i segni della presenza divina nella cultura di oggi, soprattutto in un momento di crisi globale. Questa non è un’operazione archeologica. Al contrario, è la dimostrazione della modernità del cristianesimo presente nella nostra cultura da più di duemila anni e che ancora oggi ne influenza consistentemente la produzione artistica.

Le sale coinvolte sono distribuite capillarmente in tutta Italia, ma manca, ad esempio, una piazza importante come Milano. Come mai?
La diocesi di Milano è presente, anche se non con il capoluogo lombardo. Ogni anno abbiamo una rotazione delle sale. Quest’anno erano in più di 200 a chiedere di aderire all’iniziativa: per motivi economici, purtroppo ne abbiamo potute accontentare solo 50. Fra le città principali figurano Bergamo, Brescia, Bologna, Ferrara, Genova, La Spezia, Verona, Padova, Firenze, Bari, Foggia, e Nuoro. La richiesta di parlare di temi alti è viva.

A chi si rivolge l’iniziativa?
A volte i cattolici tendono ad essere troppo autoreferenziali, mentre questo tipo di iniziative legate allo spettacolo e alla cultura si aprono a un pubblico più eterogeneo. Lo stesso succede con I teatri del Sacro organizzato da Federgat. Si gioca su quel terreno libero dove il dibattito è apribile. Ed anche le sale sono molto libere. Noi indichiamo una serie di film e le sale scelgono le pellicole che preferiscono e organizzano dibattiti e spettacoli.

Avete proposto ben 27 titoli, alcuni anche spiazzanti come «L’ultima tentazione di Cristo» di Martin Scorsese che fece molto discutere. Qual è il criterio della selezione?
Proprio questo esempio, dimostra l’apertura e la libertà del dibattito. Scorsese è cattolico e nel film non rinnega la divinità del Cristo, indagandone però piuttosto l’aspetto umano. Abbiamo selezionato sia pellicole su Gesù come Intolerance di Griffith, sia pellicole su temi cristologici come Gran Torino di Clint Eastwood o The tree of life di Malick.

Il cinema di questi anni come tratta il sacro?
Il cinema di oggi si nutre a piene mani dei temi cristiani. Da Habemus Papam di Moretti, che presenta anche certe difficoltà, a quelli da noi scelti come Sette opere di misericordia dei fratelli De Serio o Io sono con te di Guido Chiesa e La Passione di Carlo Mazzacurati. Tutti film che presentano un grande elemento di speranza che la fede può riportare nel mondo.

Per la distribuzione di certi film le sale della comunità possono risultare strategiche?
Certo, proponendo cinema di grande qualità spesso snobbato dai multiplex. Ora proponiamo un’altra iniziativa: la possibilità dal 13 aprile, per le sale della comunità, di avere ad un prezzo convenientissimo una grande opera pressoché in contemporanea con i grandi cinema, I colori della Passione di Lech Majewski, ispirato a La salita al Calvario di Breugel con Rutger Hauer e Charlotte Rampling.

Angela Calvini

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