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venerdì 9 marzo 2012

La bellezza è costitutiva della Sacra Liturgia

Riprendiamo il testo del discorso tenuto questa sera presso l'Università Pontificia della Santa Croce dal cardinale Antonio Cañizares, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in occasione della presentazione del libroLa concelebrazione eucaristica. Dal simbolo alla realtà, di monsignor Guillaume Derville.

il racconto della trasfigurazione, vengono spontanee alla nostra mente parole come: gloria, fulgore, bellezza. Sono espressioni che si possono applicare direttamente alla liturgia. Come ricorda Benedetto XVI, la liturgia è vincolata intrinsecamente alla bellezza. Infatti, “La vera bellezza è l'amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale”1.

L’espressione “Mistero pasquale” sintetizza il nucleo essenziale del processo della Redenzione, ed è il vertice dell’opera di Gesù. A sua volta, la liturgia ha come contenuto proprio questa “opera” di Gesù, perché in essa si attualizza l’opera della nostra Redenzione. Ne segue che la liturgia, come parte del Mistero pasquale, è “espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra. Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (cfr Mc9,2). La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l’azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria”2.

Vorrei soffermarmi precisamente sulle ultime parole del testo appena citato, perché, a mio avviso, introducono un tema delicato che è, allo stesso tempo, il punto centrale dello studio di Mons. Derville. Leggiamole di nuovo: “La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l’azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria”.


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