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giovedì 2 febbraio 2012

"CL rimpiange la Messa in latino". A quando, quindi, una celebrazione in rito antico organizzata dal movimento di don Giussani?

Avevamo già parlato, in un altro nostro post, del rapporto di don Giussani e la liturgia, il rito antico e la S. Messa in latino.
Un lettore, tramite facebook, ci segnala questo articolo del 1988 uscito su LaRepubblica ma che ben volentieri proponiamo perchè è quanto mai, tristemente, attuale.
Più sotto proponiamo le parole di un altro "ciellino", Antonio Socci, che, come ora ben si sa, vede nella riforma liturgica del post-concilio, con i suoi "
abusi", le sue innovazioni e le sue "follie eterodosse", la causa principale e peggiore (perchè "dall'interno") dell'attuale deriva della Chiesa che molti cattolici stanno abbandonando.
Il sottolineato è nostro.



Nell'agosto del 1988, in occasione del Meeting di Rimini, su Repubblica apparve un articolo intitolato "CL rimpiange la Messa latina: in chiesa ci vuole mistero". Ecco alcuni stralci:
"Errore gravissimo aver abbandonato il latino, accusa Giovanni Testori, poeta-drammaturgo chiamato ieri a commentare l' indagine del Sabato [sul crollo della pratica religiosa soprattutto tra i giovani, N.d.r.].
Giancarlo Cesana, presidente del Movimento popolare, braccio politico di Cl, non dice che è d'accordo, ma nemmeno prende le distanze. Anche lui, anzi, addita la responsabilità di certi cattolici che riducono il cristianesimo a un generico richiamo morale e contribuiscono al decadimento del senso religioso. (...)
Il latino è stato sostituito con l' italiano dice lo scrittore milanese perché la gente potesse capire. Ma cos' è questa maledizione di dover sempre comprendere tutto? In chiesa, davanti all' altare, è l' uomo che deve farsi capire, non Dio. Altra bordata: a volte ho l' impressione che nemmeno il prete creda più a quello che dice. Naturalmente la gente se ne accorge, e se ne va. E certo non aiutano, nel ricostruire una liturgia come si deve, tutti quei canti e canticini...
E' un vero e proprio processo alla Santa Messa. Testori chiama in causa anche una parte delle alte gerarchie, responsabili di aver permesso un'eccessiva modernizzazione dei riti cattolici. La Chiesa dice lascia che passi via nell' indifferenza il centro della Messa. Troppo spesso si celebra un aborto. Lo so, adesso qualcuno mi bollerà come léfèbvriano: non me ne importa nulla. Il messaggio del Meeting, insomma, è chiaro: se le chiese si svuotano è anche perché la Chiesa ha accettato un linguaggio troppo uguale a quello mondano
".

Anni dopo, mentre indiscrezioni sempre piú insistenti indicavano che Benedetto XVI avrebbe finalmente liberalizzato l'antica liturgia (come poi avvenne con il Motu proprio Summorum Pontificum), un altro figlio spirituale di don Giussani, Antonio Socci, si esprimeva in questi termini:
"Nella vita della Chiesa vale il principio “lex orandi, lex credendi” (significa che la teologia della Chiesa, l’ortodossia della fede, si trova nella liturgia). Non a caso è specialmente lì che più si sono accaniti gli “innovatori” per demolire la Chiesa dall’interno. Come hanno potuto farlo? Grazie alla riforma liturgica del 1970 che ebbe due conseguenze devastanti. La prima, imposta dalla burocrazia clericale contro gli stessi dettami del Concilio Vaticano II, fu la proibizione della Messa tridentina, quella che da secoli era la Messa ufficiale della Chiesa (anche al Concilio veniva celebrata quella messa lì). La seconda involontaria: si dette il via nella liturgia a una serie di abusi, di invenzioni e perfino follie eterodosse che hanno avuto effetti terribili allontanando dalla Chiesa tanti che si sono messi a cercare il sacro e il bello altrove" (Libero, 17 dicembre 2006).

Quando vedremo allora la Messa antica celebrata con regolaritá nelle comunitá di CL, o negli esercizi spirituali del movimento? Molto presto, é la mia previsione, e il mio auspicio.

fonte: Bregwin blog

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