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Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

venerdì 17 aprile 2009

Comunione e Liberazione e la Messa in latino


La situazione dell'applicazione del motu proprio è sotto gli occhi di tutti (e se non lo fosse, fatevi un giro alla nostra pagina con l'elenco delle Messe in Italia, a questo LINK): vi è una forte domanda in forte crescita, ma osteggiata in tutti modi leciti, e più spesso illeciti, dalla nomenklatura ecclesiastica al potere. Le Messe censite sono in realtà molte meno di quelle effettive, catacombali o private, per sfuggire alle ritorsioni di vescovi, vicari & co. I preti diocesani, in effetti, sono soggetti a pressioni cui è difficile resistere. Per questo i campi più promettenti di sviluppo del rinnovamento liturgico può venire principalmente da ordini, gruppi o movimenti, già esistenti e sufficientemente organizzati ed 'autonomi', in grado di resistere più agevolmente alle angherie di chi scambia una diocesi (o un vicariato, o una parrocchia) per un feudo di diritto divino. L'esempio più significativo è quello dei Francescani dell'Immacolata, giovane ordine in forte espansione che ha coraggiosamente e lodevolmente optato per il rito antico, sia pure non in via esclusiva ma in concomitanza con la celebrazione "degna" e tradizionalmente orientata della Messa di Paolo VI. Non dimentichiamo poi i Benedettini dell'Immacolata, cui ci lega una cara amicizia, prima realtà monastica italiana consacrata in via esclusiva alla liturgia tradizionale.

Ma una evoluzione numerica ancora più significativa si avrà quando si decideranno al grande passo di adottare almeno in parte la forma straordinaria, grandi gruppi laicali e clericali, che hanno già mostrato interesse per il motu proprio, anche se finora ragioni di opportunità (non esacerbare i rapporti con clero e vescovi antitradizionali) hanno frenato la fausta evoluzione. Pensiamo ad esempio all'Opus Dei (il cui fondatore ottenne l'indulto per continuare a celebrare col vecchio rito); ai Legionari, quando avranno superato le attuali difficoltà; nonché a Comunione e Liberazione, fondata don Giussani. Qual è la situazione in CL? Lo apprendiamo da un blog, realizzato da un membro del movimento; il nome del blog è, appunto, ciellino. Questo il link all'interessantissimo (e confortante) post che di seguito riportiamo (sottol. nostre):


Don Giussani [nella foto] ha celebrato per un lungo periodo della sua vita nell'antico rito in latino (quello che il Papa ha detto che non è mai stato abolito). Lo stesso si può dire di tanti preti del movimento che hanno abbastanza decenni di sacerdozio. Don Giussani aveva sempre avuto una particolare attenzione e cura per la liturgia. Una volta, mentre stava apprestandosi a celebrare messa, disse ai suoi ragazzi che gli avevano preparato l'altare che non lo avevano fatto bene. Sorpresi, gli chiesero come se ne fosse accorto. Allora li portò in fondo alla chiesa e fece loro osservare che la tovaglia dell'altare pendeva da un lato. Sulla liturgia non si può procedere per approssimazione o fretta.
Quarant'anni fa c'è stata la riforma liturgica, che fu accolta con un sospiro di sollievo da quelli che finalmente si sentirono liberi di gettar via il latino e la solennità, per dare spazio all'italiano e all'avanspettacolo. Chi aveva a noia il silenzio, l'adorazione, la preghiera, il canto sacro... poteva finalmente sbizzarrirsi. Uno dei tanti risultati è che la “complicata” messa domenicale in latino durava venti minuti, mentre oggi la messa domenicale in italiano si protrae per... (prova a ricordarti a che ora sei uscito dalla parrocchia domenica scorsa).
Don Giussani ha sempre obbedito ai suoi superiori ed ha obbedito anche sulla liturgia: lui e i suoi ragazzi, già perseguitati per altri motivi, non hanno voluto combattere battaglie già perse. Si sono subito adeguati ma hanno preso alla lettera il nuovo messale riformato scegliendo, tra ciò che questo qualificava come lecito, quanto bastava per ottenere una liturgia “asciutta”, cioè fatta senza correre e senza annoiare (sulla liturgia bisognerebbe discutere parecchio: qui mi sto solo limitando all'aspetto più superficiale: quello osservabile da chiunque; poi ti racconterò pure di quando un'amica mi invitò alla messa del “suo” movimento e fu una noia mortale e interminabile). Con lo stesso criterio va intesa la presenza di chitarre nelle liturgie cielline.
Nel Sessantotto e dintorni il movimento prese la sua sbandata (perdendo la maggioranza degli aderenti e assumendo finalmente il nome di “Comunione e Liberazione”). Solo i più fedeli restarono col don Giussani e ci vollero ancora diversi anni prima di assestarsi (ancora ad Assago, nel '76, il don Gius doveva ricordare cos'è il movimento). Allora come oggi, essere “ciellini” non significava affatto avere le stesse idee; tra le tantissime possibili dimostrazioni c'è per esempio il fatto che era di CL lo stesso fondatore della comunità di sant'Egidio (per motivi “politici” tale legame non è mai comparso nelle sue biografie ufficiali).
La “liturgia ciellina” si è perciò imposta per l'obbedienza di don Giussani alla gerarchia ecclesiale e per l'obbedienza dei preti di CL al don Giussani - a questi ultimi, infatti, apparirebbe poco ragionevole celebrare la messa “ciellina” in quel conformismo di “segni”, “gesti”, parole e paroloni, canzonette ambigue e protagonismi, cartelloni con caratteri in font “cicciotto”, applausi, omelie “partecipate”... Ma sbaglieresti a dedurre che il movimento abbia seppellito la tradizionale (e mai abolita) liturgia in latino.
Nelle liturgie cielline - moderne e “asciutte”, detestate tanto dai fanatici della messa in latino quanto dai fanatici delle interminabili messe in italiano - trovano spazio, ogniqualvolta possibile, i canti della tradizione cristiana. Io stesso ho spesso invitato gente alla messa del movimento solo allo scopo di far sentir loro qualche canto. Un Jesu dulcis memoria ben cantato è di solito più che sufficiente per far capire che la liturgia non è una cerimonia o uno spettacolo. Il meglio dei canti lo si vede alle liturgie degli esercizi della Fraternità: ma lì non posso certo invitarci chiunque. Tra i tanti preti “di CL” che conosco, buona parte - per lo più quelli nati e cresciuti in questo “nuovo corso” - troverebbero alquanto poco attraente l'idea di celebrare la messa in latino. Ma altri - anche giovani - non la disdegnano e, se dal movimento venisse qualche indicazione, certamente si attiverebbero per celebrarla in pubblico (ciò che ora per prudenza non possono fare). Il “salto” non sarebbe affatto difficile, visto quanto detto sui canti e sullo stile asciutto (e la “riforma della riforma liturgica” farebbe un altro passo avanti).
Nelle settimane successive al motu proprio sulla messa in latino, don Carrón fu in udienza privata dal Papa, non ricordo più per quale motivo. Se il Papa gli avesse chiesto esplicitamente sostegno, dagli esercizi dei preti della fine dell'agosto successivo centinaia di preti di CL si sarebbero messi in moto (sono certo che basterebbero poche parole di Carrón per convincere la maggioranza). Ma il Papa non ha voluto chiedere per obbedienza ciò che si aspetta che porti frutto nella libertà dei singoli.
Un'ultima osservazione. Con la riforma liturgica di quarant'anni fa, nella terra di sant'Ambrogio nessuno si pose il problema della differenza tra il rito romano e quello ambrosiano. Invece, quando il Papa promulgò il motu proprio nel luglio 2007, le curie milanesi subito cavillarono istericamente contro la sua applicazione al rito ambrosiano (e da quel che mi dicono sul successore di Tettamanzi, non c'è molto da rallegrarsi). Anche questo è un motivo di riflessione: la guerra contro la messa in latino, un attacco da tutte le direzioni. Non è il frivolo argomento delle “donne-prete”, è qualcosa di assai più vasto e significativo. Ne riparleremo.

27 commenti:

  1. Circa un mese fa ho scritto al Vicario regiobale dell'Opus Dei in Italia, che risiede a Milano, chiedendogli d'aiutare il Papa nell'applicazione della Summorum Pontificum mediante la celebrazione, nelle loro parrocchie, residenze, università (il Campus bio medico a Roma), etc. una volta al mese, possibilmente nei festivi, della Messa in rito romano straordinario. E' passato un mese ma, stranamente, non ho ottenuto riscontro. Alessandro

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  2. sono d'accordo! tali realtà ecclesiali sono estremamente prudenti, ma spero che nel breve periodo si diano una certa mossa....

    annovererei anche coloro i quali curano il sito su cornelio Fabro (Dei Verbum? Verbiti? non rammento di preciso)

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  3. Sono un sacerdote "ciellino" e celebro spesso e volentieri nella forma rituale "latino-gregoriana". Per me è sempre stata una grazia, sono poco più che trentenne, ma posso assicurare il bene che fa a tutti (a me per primo) celebrare il rito "tridentino". Inoltre tra coloro che vengono a queste celebrazioni ci sono anche dei giovani liceali di comunione e liberazione. Ricordo per tutti che sono molte le espressioni di amore alla tradizione dentro l'esperienza di CL: tra i difensori più in vista don Salvatore Vitiello e Nicola Bux (come grande amico) e molti altri tra cui numerosi sacerdoti e giornalisti (Socci docet).
    con Ammirazione
    d.b.a.

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  4. caro don b.a., hai dato una notizia importante. Per favore, comunica alla redazione del sito dove e quando celebri Messa in latino di modo che si possa aggiornare l'elenco delle Messe. ALESSANDRO

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  5. Gli amici di CL mi hanno aiutato, con la loro proverbiale diplomazia, a sostenere le prime messe nella liturgia latino-gregoriana a Tolentino.
    Tutta la stima possibile nei confronti degli amici di CL !
    So, da fonti sicure, che tutti i sacerdoti dell'Opus Dei vengono istruiti nella celebrazione con l'antico messale apostolico.
    San Josè Maria non celebrò MAI con il Novus Ordo.
    Anche in questo caso solo plausi nei confronti dell'Opus Dei !
    Certo noi siamo più decisi ... ma sono sicuro che potremo contare almeno sui sacerdoti più giovani di CL e su tutti quelli dell'Opus Dei.
    io sono ottimista su queste due realtà ecclesiali : sono fedeli !
    Andrea Carradori

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  6. Dopo il motu proprio avevo chiesto a un prete di una certa età "attivista" ciellino se era disposto a celebrare qualche volta una messa tradizionale. Mi ha risposto che era inutile, che il novus ordo è stata una grande benedizione, che finalmente la gente ha cominciato a capire la messa mentre prima non capiva, ecc. Tutto questo molto urbanamente, devo dire. Mi fa comunque piacere constatare che tra i più giovani colleghi non tutti pensano che la cristianità per secoli, santi compresi, sia stata composta da pappagalli ammaestrati.

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  7. Vorrei fare alcune considerazioni sul rapporto tra il movimento di Cl (di cui faccio parte) e la liturgia.

    1) Riscontro generalmente una certa ritrosia nei sacerdoti di Cl, ordinati subito dopo il Concilio, a celebrare nella forma straordinaria, oltre che una sciatteria nel celebrare l'ordinaria.

    2) Al contrario, nei nuovi o futuri sacerdoti, tra cui metto anche me, ma penso di poter mettere anche d.b.a. (che qui ha scritto), è evidente una più lieta adesione alla forma straordinaria e una cura maggiore nell'ordinaria.

    3) La differenza tra le generazioni penso sia dovuta ai seguenti motivi. Potremmo dire che l'andamento sia di questo tipo:
    -Positivo in Giussani.
    -Negativo nei primi preti che l'hanno seguito.
    -Positivo nelle nuove generazioni.

    -Don Giussani ha sempre avuto una considerazione altissima della liturgia e ciò è evidente anche dai moltissimi scritti pubblicati in merito e confermato dal blog "ciellino".
    -Alcuni sacerdoti, però, hanno pensato che la liturgia "asciutta" consistesse nella sua stessa negazione, relegando la liturgia a orpello per sacrestani. Questa è stata una conseguenza anche della fase critica (con toni anti-clericali) nella quale Cl ha dovuto affrontare i problemi di riconoscimento procurati dalle gerarchie diocesane (mai dai Papi).
    -Oggi, invece, Cl si trova ad essere ampiamente riconosciuto e apprezzato universalmente. Questo ha permesso di considerare l'esperienza di Giussani, educatore e profeta della Bellezza (anche liturgica), in tutta la sua portata, senza preconcetti o schieramenti e al di fuori del clima "difensivo" degli anni 70-90.
    -Per questo i seminaristi e i giovani preti di Cl si ritrovano a guardare alla liturgia (anche e in molti casi soprattutto a quella tradizionale) come ad una fonte certa di teologia e utile per una vera spiritualità.
    d.m.s.

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  8. Stupendo commento di d.m.s. che condivido in toto !
    Ottima analisi della situazione sacerdotale dentro il Movimento di CL.
    Rosee speranze per l'immediato futuro!
    Andrea Carradori
    www.missaleromanum.it

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  9. Avrei molte cose da dire...ho seguito il movimento dal 1977, subendo tutte le persecuzioni fuori e dentro la chiesa( in seminario non c'era peccato più grave che essere di c.l. Purtroppo, con tutto l'affetto che ho per il Movimento, posso attestare con certezza che il movimento ha abbandonato e giudicato come disobbedienti i preti che hanno abbracciato il V.O. Nei laici ciellini, molte volte abbandonati a se stessi, si sta registrando una pericolosa deriva protestante, con un'insistenza eccessiva sulla compagnia. So che non è don Giussani, ma questo non è meno pericoloso. In molti casi l'alleanza C.L. locale e Curia è sconfortante...il potere inganna. Comunque che si facciano avanti i ciellini veri e sostengano con forza e non con sufficienza il Motu Proprio

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  10. Per rispondere all'anonimo delle 19.01. Non è fuori tema, ma vale la pena che lo faccia anche per riprendere il mio precedente intervento.

    Io non so con che movimento lui abbia (o abbia avuto) a che fare.

    Non mi pare che Cl abbia mai ostracizzato nessuno che abbia celebrato il rito straordinario, a cominciare dal sottoscritto o da d.b.a. Oltre ai sacerdoti già ricordati da d.b.a. e che celebrano preferibilmente in V.O., ci sono altre realtà come la comunità che si ritrova a Bonemerse. Infine, il superiore generale della FSCB (la fraternità dei sacerdoti di Cl che optano per la missione) Mons. Camisasca ha anzi sostenuto e favorito che nelle sue "case" (comunità), dove richiesto o dove voluto, si celebri secondo il Vetus Ordo. L'unica eccezione è fatta nel caso in cui una "casa" decidesse di celebrare esclusivamente in tale Ordo, la qual cosa abbisogna della sua approvazione (visto che è una società di vita apostolica di diritto pontificio).

    Non mi pare che i "laici ciellini" siano abbandonati a se stessi: a cosa si riferirebbe questo abbandono? I fedeli di Cl che desiderano partecipare al rito straordinario non hanno avuto difficoltà a trovare sacerdoti disponibili, come nelle Diocesi di Torino, San Marino, Roma, Urbino, Catania (tra quelle che io conosco).

    Nè mi pare che ci sia una deriva protestante. L'insistenza sulla "compagnia" in senso eterodosso è degli anni anteriori al 1975 (periodo in cui don Giussani fu mandato prima in "esilio" negli USA e poi gli fu tolta la gestione del movimento da parte della curia milanese. Ma dopo questo breve periodo, e grazie anche alla retta direzione da lui stesso data, si è continuato a parlare di "compagnia", ma dando ad essa il significato che la Chiesa da a se stessa, come "corpo mistico di Cristo". Quando oggi si parla di "compagnia" si intende perciò quel lembo del "mantello di Cristo" che oggi ci raggiunge (come nel caso dell'emorroissa) e attaccandoci al quale possiamo essere risanati non per virtù propria, ma per virtù dello stesso Signore.

    Non mi pare ci sia in nessuna chiesa "locale" una "alleanza" tra Cl e Curia/e. Se si conosce bene Cl, si sa che l'ex anti-clericalismo ha portato sì ad una infedessa fedeltà al Magistero pontificio, ricercata attraverso l'esaltazione del rapporto fede-ragione, ereditando il pensiero del Card. Newman, ma non ha mai portato ad un ripiegamento sulla Chiesa locale: se non esiste più la tensione di una volta e se l'attenzione alla presenza a livello locale è maggiore, questo non ha portato ad un appiattimento o a una politica del compromesso.

    E' chiaro che il movimento è composto da persone anche molto diverse tra loro (dal vice-Presidente del Parlamento Europeo ad uno dei poveri campesinos del Brasile), ma la concezione che Giussani ha avuto della liturgia è chiara e ha una forza evidente... evidente quanto il fatto che il V.O. sia qualitativamente migliore del N.O.
    d.m.s.

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  11. Non posso che felicitarmi coi sacerdoti che sopra han rappresentato con sincerità ed intensità l'opera di santificazione dell'Antico Rito.
    Poiché BONUM DIFFUSIVUM SUI, il loro esempio avrà effetti positivi.
    Come ho detto altra volta, per la mia (e non solo mia) ormai lunga esperienza - le ragioni anagrafiche ne son testimonianza - sono i giovani sacerdoti che scoprono la profondità del Messale di Pio V e la profondità della liturgia tradizionale: giovani sono i preti che quel rito hanno imparato a celebrare insieme a me.
    Gli ostili sono i preti dai 50 in su, sopecialmente i 60-70enni, per non parlar dei vegliardi, a cui si deve anche la distruzione delle chiese e la dispersione del patrimonio storico-artistico degli arredi sacri, paramenti compresi.
    Purtroppo non m'è stata donata la grazia d'incontrare sacerdoti di CL o Opus Dei disponibili a venire incontro all'esigenze dei fedeli legati alla liturgia tradizionale.

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  12. sono l'anonimo delle 19.01 Perchè si continua a mettere in dubbio l'esperienza altrui, se non risponde alla propria. Ho seguito il movimento dal '77. Ho tenuto scuola di comunità. ho iniziato a celebrare nel V.O. Sono stato attaccato dal movimento: CLero, responsabili, anche sui giornali, fedeli etc. Così altri confratelli hanno subito. E' tutto documentato, basta negare i fatti. Vedi caso Novara. Pronto a documentare tutto. Solo alcuni del movimento, perche profondamente di fede, hanno capito e sofferto. Se il Gius avesse applicato l'obbedienza come dite, il movimento non sarebbe mai nato: la sua era obbedienza vera, alla fede. Socci interpellato, rifiutò di intervenire. Io spero ancora in un risveglio di preoccupazione sulla situazione drammatica della chiesa.

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  13. Segnalo, tra i sacerdoti di CL che celebrano anche in forma straordinaria, il parroco di S. Pietro in Rapallo, don Beppe, che ha messo a disposizione se' e la sua chiesa per la celebrazione (purtroppo) per ora solo mensile.
    Per Barbalbero: direi che si tratta degli Stimmatini

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  14. -Alessandro, senza polemica, ma pensi proprio che il vicario dell'Opus Dei aspettava una tua lettera per prendere una decisione così delicata? pensi che sia sempre prudente pubblicizzare ai quattro venti le proprie celebrazioni?

    -Barbalbero, senza polemica, pensi che darsi una mossa sia facile come fare un'improvvisata? credi che i preti di C.L. siano in quanto tali esentati dall'ubbidire ai vescovi e non vengano mai perseguitati dalle curie? Qui i curiali tengono in scacco non solo il clero ma addirittura il vescovo...

    -anonimo delle 19:01: hai scritto che puoi attestare con certezza che il movimento ha abbandonato e giudicato come disobbedienti i preti che hanno abbracciato il V.O... il movimento di C.L. giudica disobbedienti i preti di C.L. che abbracciano il V.O? puoi spiegarti meglio e dire qualcosa di più?

    -d.b.a. e d.m.s. speriamoo che tanti altri preti abbiano la vostra stessa sensibilità, vi sosterrò nella preghiera.

    r.

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  15. Anonimo ha detto...
    -Alessandro, senza polemica, ma pensi proprio che il vicario dell'Opus Dei aspettava una tua lettera per prendere una decisione così delicata? pensi che sia sempre prudente pubblicizzare ai quattro venti le proprie celebrazioni?
    ---------------

    Non credo che il vicario dell'Opus Dei aspettasse la lettera di Alessandro per ecc. ecc.
    Ma rispondere, anche in modo vago, sarebbe stato segno di buona educazione.
    Ma buona educazione a parte, perché tutta questa prudenza? O si deve parlar di paura? Di chi e di cosa?

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  16. Scusate se mi intrometto nella discussione a riguardo dei preti che dicono messa in latino secondo il mesale si San Pio V ripubblicato nel 1962. E' certo che per quei preti la vita è molto dura specialmente se scelgono di seguire un solo rito e non anche il rito del messale di Paolo VI. Se questi preti sono anche parroci vengono cacciati o al meglio indotti a dare le dimisioni. Se non sono parroci sono costretti a dire la messa di nascosto per non essere perseguitati e trattati da eretici dai propri confratelli preti. Se appartengono a delle congregazioni religiose poi è ovvio che tutto dipende da chi si ritrovano come superiore. Tuttavia nella maggior parte dei casi si viene indotti a celebrare la messa nei due riti altrimenti si viene allontanati dalla congregazione. Questo fa nascere tanta tristezza nel cuore di molti sacerdoti e amarezza soprattutto per la scarsa comprensione anche dei confratelli. CL corre lo stesso rischio di tutti gli altri movimenti nella Chiesa, quello di perdere il legame con l'intuizione che lo ha generato per correre dietro ai tempie alle mode che ora in un senso ora nell'altro attraversano anche la Chiesa. Anche il Meeting di Rimini che frequento dal 1987 mi pare che stia andando in quella direzione soprattutto nell'ambito del dialogo religioso e del compromesso con la storia. Prego perchè il Signore illumini molti, aiutando tutti a rimettere la barra al centro così da navigare più sicuri! Auguri!

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  17. Cari amici, mi pare che anche in questo spazio, che dovrebbe essere un segmento di valorizzazione di quel che di buono accade nella Chiesa riguardo al retto celebrare (Vetus Ordo), si insinui una fastidiosa faziosità. Ora, nessuno di noi ha voluto portare "acqua al suo mulino" ma penso che, sia il sottoscritto che d.m s., abbiamo semplicemente descritto ciò che ci accade.
    Abbiamo imparato da Giussani a valorizzare "in toto" la Tradizione, certamente il movimento di cl accentua l'aspetto educativo e culturale della Tradizione e penso che nessuno possa negare questo dato per altro, ben messo in risalto dallo stesso Giussani nel libro il "Rischio educativo".
    Come è stato detto da altri, questo concetto educativo si è inevitabilmente inserito nella questione liturgica.
    L'impiego del canto gregoriano come di tutte le forme ortodosse di musica antica latino-romana (oltre che a quella bizantino-slava) sono pane quotidiano per i ciellini; don Giussani ha fatto delle catechesi memorabili su "Jesu dulcis memoria", su "Christe cunctorum..." ecc... Insomma noi siamo stati educati ad amare tutto ciò che di vero viene dalla Tradizione.
    E' pur vero che si è sviluppato nel tempo anche un modo "moderno" di concepire la musica liturgia poichè si piegava ad un nuovo ordo, una nuova "ragione" liturgica. Certamente il movimento ha dato il suo contributo!
    Molto onestamente devo concordare con d.m.s. c'è un certo modo di celebrare dentro il movimento "sciatto" e forse ci sono alcuni preti (ma penso pochissimissimi) ciellini che non amano il Vetus Ordo, ma ciò è conseguenza di anni e anni in cui si è insistito sul concetto bolognese della "rottura" (contro la continuità) del concilio rispetto alla Tradizione, ma siamo certi che il don Gius non aveva questa visione.
    Quando ci fu la riforma della messa don Giussani diede alcune direttive ai suoi preti: "non omettete nulla, non aggiungete nulla, celebrate in modo sobrio e asciutto" (grosso modo). Questo fu un giudizio chiaro sulla nuova messa, giudizio che non si espresse mai prima della riforma. Sappiamo che don Giussani amava molto la liturgia e possimo pensare che la riforma lasciò i movimenti detti "integralisti" (tra cui CL) a "bocca asciutta"; da qui la scelta di non schierarsi e di rendere sobriissima una liturgia che poneva serissimi problemi (a chi interessasse è molto utile lo studio di Lorenzo Bianchi "liturgia, memoria o istruzioni per l'uso"; questo libro editato da piemme, è una raccolta di interventi criticissimi sulla liturgia sestopaolina apparsi nel tempo sull'allora settimanale di CL chiamato "il Sabato").
    La nuova liturgia (bugniniano-massonica) aveva accenti ipersocialisti, sociologici, pseudopsicologici che sono da sempre i nemici (nel loro germinare teoretico) di comunione e liberazione. Dunque molti preti hanno respirato aria critica, alcuni aria liberalista, altri ancora (tra cui il sottoscritto- nelle nuove generazioni) un'aria ratzingeriana genuina; ricordiamo infatti la storica amicizia del nostro papa con Giussani che si è approfondita in un rapporto di reale immedesimazione riguardo alle preoccupazioni ecclesiali e alla genuina rinascita del "Sacro" in tutti i suoi aspetti.
    Amici, i casi novaresi sono un dolore per tanti amici dentro e fuori CL... tuttavia i sacerdoti implicati nella triste polemica, sanno che i sacerdoti di cl sono unitissimi al papa e che la distanza avviene solamente nella distanza col Santo Padre; dunque chi è distante (di qui o di là) è fuori dalla piena amicizia con Pietro e ultimamente con Cristo. Io sono stato inviato dal mio Vescovo al "seminario" di settembre sul "motu proprio" e ho conosciuto due di questi sacerdoti; in me è nata una istintiva simpatia che sono certo è la stessa (o lo diventerà) di tutti coloro che seguono la strada solcata da Mons. Giussani...chi ha rinunciato a questa simpatia li guarda forse ideologicamente... ma posso loro assicurare il pronto(oltre che pieno) abbraccio di tutti i figli di Giussani che continuano a ringraziare per quel che ci è accaduto...viviamo la valorizzazione piena della verità!
    un abbraccio fonte a tutti
    D.A.B.

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  18. Ringraziamo di cuore i sacerdoti di CL che ci fanno l'onore di scrivere i loro ben ponderati commenti e ci riempiono di fauste speranze.

    Quello poi che scrive d.m.s., sulle inclinazioni "generazionali" all'interno di CL, conferma quanto anche noi abbiamo osservato nel clero in generale e che abbiamo riportato nella pagina del sito "Questa messa non s'ha da fare" (trovate il link nella colonna a destra del blog, in alto), dove distinguiamo 4 generazioni e altrettanti modi di porsi di fronte alla liturgia antica.

    Un caro saluto da un ex allievo, al corso di introduzione di teologia in Cattolica, tanto di don Giussani (Teologia I) quanto di don (ora mons.) Negri (Teologia III).

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  19. è una buona notizia vedere Sacerdoti tradizionalisti in Comunione e Liberazione ma...negli altri movimenti??? nei focolarini se ne troverannno??? rinnovamento??? cursillos??? neocatecumenali???????

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  20. Il problema è che i movimenti non si equivalgono. I focolarini ad esempio come la metteranno con un chiarimento vaticano su un retto ecumenismo, cattolico e non indifferentista.

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  21. Riguardo agli altri movimenti religiosi debbo, con tutta onestà, dire che un mio amico parroco, neocatecumeno, sta studiando il rito della messa antica.
    Tutti i giovani sacerdoti di quel cammino non mi hanno mai risposto negativamente riguardo la celebrazione con l'antico venerando Messale e il rettore del Seminario Redemptoris Mater di Macerata ha salutato positivamente la pubblicazione del Motu Proprio.
    Non posso dire la stessa cosa degli amici che fanno parte del Rinnovamento nello Spirito.
    Non posso dire la stessa cosa dei Sacerdoti che sono inquadrati in quella che fu l'Azione Cattolica...
    I NC, anche se in maniera discutibile, hanno un senso liturgico, preparare la sala dove celebrano : la pulizia ed il decoro sono ammirevoli !
    Ovvio che , al di là di questo zelo personale, io non condivida nulla di quello che celebrano.
    Però, a differenza degli altri due gurppi che ho mensionato, voglio dire che i Neocatecumenali hanno un senso liturgico che un giorno potrebbe essere inquadrato e rivolto a Dio in senso cattolico.
    Ma questo lo dobbiamo dire ai Vescovi ed al Magistero ordinario perchè la colpa è solo loro degli orrori liturgici dei NC.
    I componenti, laici e sacerdoti, di quel cammino "ardono di zelo" e potrebbero essere recuperati ed immessi nella vera liturgia cattolica.
    I Sacerdoti che provengono dal cammino, giovani e determinati, mi fanno ben sperare.
    Se non altro non insultano, come fanno altri, e non perseguitano.
    Finora stanno a guardare.
    Poi si vedrà.
    NB ) Io mi sono solo e sempre riferito della situazione della mia Diocesi, dove l'armonia e la carità pare convivano, ma se faccio qualche chilometro in più verso sud ... la tragedia !
    Buona giornata
    Andrea Carradori

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  22. Alessandro, l'attuale relativa tepidezza di Opus Dei per il Vetus Ordo è singolare.

    A tutti gli anni Settanta, che io ricordi, nei riguardi del rito antico Opus Dei nutriva un certo attaccamento.

    L'impressione è che da posizioni paralefebvriane Opus Dei sia andata muovendo gradualmente, e non senza travaglio, verso una cospicua apertura alla vulgata postconciliare.

    La questione sembra complessa. Certo è che per riabbracciare una linea iperconservatrice Opus Dei dovrebbe prendere le distanze dal pontefice che l'ha spinta, probabilmente, all'apogeo e che tra l'altro ha canonizzato a tempo di record il fondatore. Non abbiamo alcuna prova del fatto che il prezzo pagato dall'organizzazione sia stata la piena accettazione del Vaticano II, inclusi derivati e derive, ma possiamo escluderlo.

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  23. Crica la mancata risposa poi, Alessandro, deve considerare che un mese è poco. Una persona superimpegnata come è il Vicario regionale ha già poco tempo per leggere tutta la corrispondenza che riceve, e tanto meno tempo per evaderla. Per quanto interessante, il tema che lei ha sottoposto alla sua attenzione potrebbe non rientrare tra le attuali priorità dell'Opera. Forse quando il Papa o qualche altissimo prelato a lui vicino cominceranno a celebrare qualche messa in rito romano straordinario, Opus Dei sarà più ricettiva. Certo è che allo stato attuale l'organizzazione non disdegna affatto l'uso del latino, anche se relativamente al Novus Ordo.

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  24. Quando, un paio d'anni fa, scrissi a mons. Ranjith, non aspettai tanto per aver risposta ai miei quesiti.

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  25. I preti dell'Opus Dei sono quei pochissimi che si vestono ancora da prete e non si vergognano di ciò. D'accordo che il vicario regionale avrà molti impegni e la mia lettera non riveste urgenza ma il silenzio dell'Opus Dei sul V.O. mi sembra assordante. Se non si vergognano di vestire da preti non comprendo perchè così tanta ritrosia sul V.O.. E poi diciamolo: l'Opus Dei è composta da persone efficientissime, un po' come i Gesuiti fino al pontificato di Giovanni XXIII. Alessandro

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  26. Poco fa mi sono "beccato" con un carissimo amico, sacerdote degnissimo ed irreprensibile di Comunione e Liberazione perchè, a proposito di questa discussione, asserisce che nessun sacerdote di CL celebra con l'antico rito.
    Insiste su questo argomento come se la messa antica fosse proibita...
    Ad un certo momento gli ho detto " apri gli occhi : la Chiesa sta andando avanti...
    Bisognerà far leva sulle nuove generazioni sacerdotali !
    A.C.

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  27. Sono un ciellino ma amo la messa tridentina, per motivi teologici e di bellezza, e perchè mi apre al mistero, e soprattutto perchè è cattolica, integralmente. Come si fa a contattare don Vitiello o monsignor Bux?

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