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venerdì 23 dicembre 2011

Echi tridentini in Tolkien - I parte

Grazie alla segnalazione di un nostro lettore, abbiamo l'occasione di presentarvi alcune righe scritte da uno dei più grandi e noti scrittori inglesi: il prof. John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), docente di Inglese Antico all'Università di Oxford. Gli appassionati del genere fantasy lo avranno di sicuro riconosciuto! Sì, proprio lui, l'autore del Il Signore degli Anelli, e di tante altre opere e romanzi. Nelle sue Lettere -l'epistolario che raccoglie lettere a partenti e ad amici, da cui abbiamo tratto questo brano- Tolkien appare innanzitutto come un uomo profondamente cristiano e cattolico. Questa sua visione ispira indubbiamente la sua opera, e dal suo senso religioso discendono anche le sue idee politiche.
Qui la II parte; qui la III; qui la IV
Roberto
"I “protestanti” cercano nel passato la “semplicità” e il rapporto diretto che, naturalmente, benché presenti degli aspetti positivi oper lo meno comprensibili, è uno sbaglio inutile. Perché il“cristianesimo primitivo” è e rimarrà, nonostante tutte le ricerche, in gran parte ignoto; perché la “primitività” non è garanzia di valoreed è ed era per lo più riflesso di ignoranza. Gravi abusi erano un elemento del comportamento liturgico cristiano agli inizi come adesso. (Le restrizioni di San Paolo a proposito dell’eucarestia valgono adimostrarlo!) Inoltre la “mia chiesa” non è stata concepita da Nostro Signore perché restasse statica o rimanesse in uno stato di eterna fanciullezza; ma perché fosse un organismo vivente (come una pianta),che si sviluppa e cambia all’esterno in seguito all’interazione fra lavita divina tramandatale e la storia – le particolari circostanze delmondo in cui si trova. Non c’è alcuna somiglianza tra il seme disenape e l’albero quando è completamente cresciuto. Per quelli chevivono all’epoca della sua piena crescita è l’albero che conta, perché la storia di una cosa viva fa parte della vita e la storia di una cosadivina è sacra. I saggi sanno che tutto è cominciato dal seme, ma è inutile cercare di riportarlo alla luce scavando, perché non esistepiù e le sue virtù e i suoi poteri ora sono passati all’albero. Molto bene: le autorità, i custodi dell’albero devono seguirlo, in base allasaggezza che posseggono, potarlo, curare le sue malattie, togliere iparassiti e così via. (Con trepidazione, consapevoli di quanto pocosanno della sua crescita!). Ma faranno certamente dei danni, se sonoossessionati dal desiderio di tornare indietro al seme o anche allaprima giovinezza della pianta quando era (come pensano loro) bella eincontaminata dal male. L’altro motivo (che ora è così confuso con latentazione primitivistica, anche nelle menti dei riformatori):aggiornamento; ammodernamento; anche questo presenta dei pericoli,come la storia ha dimostrato. Con questo aspetto si è confuso anche l’“ecumenismo”." 
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 J.R.R.Tolkien, La realtà in trasparenza. Lettere (a cura di HumphreyCarpenter e Christopher Tolkien), Bompiani, Milano, 2001,pagg.442-443.

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