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mercoledì 16 novembre 2011

Don Enrico Videsott: la cattolicità della Val Badia nel XX secolo


Davvero nessuno poteva immaginare un interesse di tale portata. Ma le vie del Signore non sono le vie del mondo e Don Enrico Videsott, il “Padre Pio delle Dolomiti”, come lo ha definito la Dottoressa Cristina Siccardi, ha manifestato ancora una volta la sua benedicente presenza. Circa 500 persone hanno partecipato alla presentazione della biografia storica e documentata Don Enrico Videsott. Vita e testimonianze, scritta dalla stessa Cristina Siccardi, che si è tenuta domenica 13 novembre a La Valle (Bolzano), dove è vissuto, per 35 anni un sacerdote la cui fama di santità si sta propagando a macchia d’olio. Il «Segenspfarrer», il parroco delle benedizioni, ha condotto all’autentica Fede cattolica migliaia di anime, anime che oggi lo pregano e lo invocano.
Don Heinrich Videsott (1912-1999) è stato un prete esemplare, profondamente unito alla Tradizione della Chiesa: le sue benedizioni e rogazioni lo hanno fatto conoscere non soltanto in Val Badia, nel Trentino Alto Adige, ma anche in altre regioni d’Italia, in Austria, in Germania, in Svizzera e persino in Africa.
La Dottoressa Edith Ploner ha coordinato e moderato l’incontro iniziato alle ore 15,00 con l’intervento della stessa che ha introdotto Michela Comploi, Presidente del «Comitato Amici di Don Enrico», costituitosi nel 2009 dopo dieci anni dalla scomparsa di don Videsott per raccogliere tutte le testimonianze, dirette ed indirette, sul prete delle Dolomiti, comprese le grazie in vita e post mortem. Questo lavoro si rivela prezioso ai fini della eventuale beatificazione dello stesso Don Enrico, per il cui fine il Comitato stesso ha nominato postulatore Don Riccardo Petroni. Tutto ciò è la più ovvia conseguenza della fama di santità del parroco di La Valle.
Sono poi state proiettate, sul megaschermo del Salone delle manifestazioni di La Valle, una serie di fotografie di don Videsott.





Coro “Raiëta



In seguito la Dottoressa Ploner ha posto alcune domande all’autrice del libro. Dalle risposte è emersa la figura integerrima di un uomo di Dio che viveva di Fede, di sacrificio, di abbandono alla volontà dell’Onnipotente, che non aveva altri interessi all’infuori della Trinità, della Madonna e della sua “famiglia terrena”, gli amati e tanti figli spirituali. Le sue giornate erano intrise di ministero, di azione apostolica e di preghiera. Era sempre a disposizione, facendosi tutto a tutti. C’era sempre… di giorno come di notte: di persona o al telefono. «Don Enrico è stato davvero un curato di anime e la gente da lui non ha cercato altro. I fedeli, come sempre accade, accorrono quando ci sono preti di tale calibro. Così accadde anche quando, nello sperduto villaggio di Ars, arrivò san Giovanni Maria Vianney, così accadde quando nell’ “insignificante” paese di San Giovanni Rotondo arrivò padre Pio da Pietrelcina. Tutti sacerdoti, questi, che non si sono dedicati alle opere sociali o politiche, ma sono rimasti in chiesa per Dio e per i fedeli. Tutti e tre hanno avuto uno scopo redentivo nella loro missione terrena: salvare le anime. Tutti e tre hanno dovuto combattere, anche fisicamente, con il demonio. Don Enrico aveva poi una caratteristica molto particolare: attraverso le benedizioni leniva dolori, scongiurava pericoli, comandava agli agenti atmosferici».



In seguito sono state lette due testimonianze presenti nel libro. La prima è quella di Christine Moling Rottonara di La Villa (Bolzano): «Ogni volta che parlo di questo santo sacerdote, che ho conosciuto, apprezzato e amato nel Signore, sperimento una gioia incontenibile: tutto in me si anima pensando a lui, parlando di lui e pregandolo. Era un angelo incarnato e quando avevi la possibilità di parlargli e di ricevere il suo inconfondibile sorriso ti riappacificavi sempre con il mondo e con le tue sofferenze. Questo uomo di Dio, amabile, pieno di grazia che elargiva grazie, sapeva vivere, pur nei molteplici impegni di apostolato e di orazione, dominando passioni e volontà». L’altra è quella del Cardinale Paulos Tzauda, Arcivescovo emerito di Addis Abeba (Etiopia), il quale il 12 maggio 2011 dichiarò: «Quando pensavo a lui mi trovavo al cospetto di una persona veramente eccezionale, e credo che sia proprio così, è così. Man mano che la nostra conoscenza andava approfondendosi venni a sapere di tutti gli aspetti positivi di quel sacerdote veramente impegnato verso i fedeli, e i suoi parrocchiani, era totalmente impegnato nel ministero pastorale e sacerdotale […]. Soprattutto mi edificava la sua presenza, era uno di quei sacerdoti secondo il pensiero della Chiesa, come deve essere un buon sacerdote, un buon pastore, un pastore sollecito dei suoi fedeli. È impossibile specificare dove lui eccelleva, ove si distingueva: in ogni momento, per ogni caso era un sacerdote edificante. […]. Io ho ormai 80 anni, e lo posso dire che nella mia vita non ho mai conosciuto un sacerdote pari a lui».
Poi la Dottoressa Ploner ha domandato al Dottor Carlo Manetti, marito dell’autrice, che cosa avesse tratto dall’aver accompagnato la moglie sui luoghi di Don Enrico ed egli ha risposto: «Questa domanda mi permette di pagare un debito che ho nei confronti della Fede dei cittadini di La Valle e della Val Badia, perché la cosa che mi ha colpito maggiormente, al di là della santità di don Enrico, venendo qui, è che ho trovato una società cattolica. Io non vengo da un paese nominalmente non cattolico: vengo dalla provincia di Torino, quindi teoricamente da una zona cattolica. La grossa differenza riscontrata, che mi ha veramente colpito e che mi ha lasciato andare a casa diverso da come sono venuto è vedere che qui la Fede non è soltanto nel cuore delle singole persone, ma è serenamente, direi semplicemente e orgogliosamente manifestata nella vita privata e pubblica: non ci si vergogna di parlare di Dio, non ci vergogna di essere cattolici, non ci vergogna di mostrarsi cattolici, di mostrare che si viene da una storia di Fede cattolica.




Cristina Siccardi e Edith Ploner


Si incontrano crocifissi ai incroci delle strade; si vedono immagini religiose nei locali pubblici; le persone con cui si parla hanno la semplicità di non vergognarsi di Dio e considerare l’aspetto religioso parte inderogabile della loro vita: questo, per me, è un debito che ho contratto nei confronti delle popolazioni della Val Badia e questa domanda, ringrazio la Dottoressa Ploner di avermela posta, mi permette in parte di pagarlo... E veramente quello che mi ha toccato, mi ha colpito, è l’idea che una separazione tra la Fede in chiesa la domenica e la vita qui non esiste. Non che non ci siano problemi, ma tutto, compresi gli errori e le colpe, che ci possono essere, di ciascuno sono vissuti da cattolici. Grazie! Non posso dire nient’altro che grazie!».
Sono poi intervenuti alcuni testimoni che hanno portato la loro memoria di Don Enrico: il Dottor Giancaspro Vincenzo di San Candido, Paola Öhler Gasser del Renon, don Angelo Complojer, parroco emerito di La Valle.

Tutto l’incontro è stato contrappuntato dall’esecuzione di brani corali della religiosità popolare tradizionale di quelle valli eseguita dal Coro femminile “Raiëta”. Componente significativo di questo coro è Aurora, per decenni infaticabile perpetua di don Enrico e suo preziosissimo strumento di accoglienza ed amore verso i suoi figli spirituali ed oggi inesauribile miniera di informazioni, aneddoti e, soprattutto, pennellate della spiritualità del santo parroco di La Valle.


Tomba di Don Enrico Videsott a La Valle (BZ) nel cimitero parrocchiale


Chi volesse rilasciare la sua testimonianza su Don Enrico Videsott può farlo scrivendo al "Comitato Amici di Don Enrico" all'indirizzo e-mail amicididonenrico@yahoo.it . Al medesimo indirizzo è anche possibile ordinare il libro di Cristina Siccardi Don Enrico Videsott. Vita e testimonianze.


Comitato Amici di Don Enrico
Edith Ploner e la Presidente del "Comitato Amici di Don Enrico", Michela Comploi

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