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giovedì 10 novembre 2011

Aristotele e i cattolici democratici

Cattolici democratici e principio di non contraddizione



Nella Metafisica, Aristotele enuncia il seguente principio (poi denominato «di non contraddizione»): «è impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo», che – detto in soldoni – significa: A è A e non può essere il suo contrario.
Su Vatican Insider, leggo che i “cattolici democratici” si sono dati appuntamento a Roma «per riflettere sul futuro dell'Italia, ripartendo dalla Costituzione e dal Concilio». Ecco presentate le vacche sacre del cattolicesimo democratico: la Costituzione e il Concilio (in quest’ordine, ovviamente, in nome di Santa Laicità).
Il giornalista di Vatican Insider prende l’aire spiegando che i cattolici democratici «sono stati la spina dorsale della prima Repubblica, l'asse portate di un cattolicesimo adulto in grado di coniugare l'ispirazione cristiana alla modernità, attraverso la mediazione culturale e tenendo al centro l'uomo i suoi bisogni e le sue attese, senza essere travolti da una insano clericalismo».
Cerchiamo ora di capire se realmente esistano i cattolici democratici o se, più semplicemente, siano solo democratici che si sono dimenticati di Cristo.

Identikit del cattolico

Come insegna il catechismo di san Pio X, il vero cristiano è colui che è stato battezzato, che crede e professa la dottrina cristiana – «dottrina che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato per mostrarci la strada della salute» – e che obbedisce ai legittimi Pastori della Chiesa. Quindi, il buon cristiano deve conoscere ciò che la Chiesa ha sempre insegnato ed insegna, e obbedire ai legittimi Pastori. Vediamo se i cattolici democratici corrispondono a queste due caratteristiche-base dell’essere cattolico.

Cristianesimo e modernità

L’elogio dei cattolici democratici risiede nell’aver coniugato modernità e cattolicesimo, ossia diavolo e acqua santa. Il cattolico, infatti, non può assimiliare i principi del mondo, ma deve far sì che la modernità si converta a Cristo. E, in quest’ottica (ripetiamo: l’unica ottica possibile per un cattolico), l’unico che si preoccupò di coniugare la modernità al cattolicesimo fu san Pio X, che assunse, come motto e progetto del suo Pontificato, «instaurare omnia in Christo».
Così, Pio XII spiega il rapporto tra Chiesa e società moderna: «senza dubbio lo scopo della Redenzione è la santificazione personale possibilmente di tutti gli individui. Però, secondo il piano salvifico di Dio, la santificazione dei singoli uomini deve mettere radici e deve fiorire e fruttificare nella comunità in cui essi vivono, la quale è, anch’essa vivificata dalla fede in Dio e dallo spirito di Cristo. Qui si apre la missione della Chiesa Cattolica per la vita pubblica. Quale principio vitale della società umana, essa deve estendere il suo influsso in tutti i campi della esistenza umana, attingendo alle sorgenti profonde delle sue ricchezze interiori» (Pio XII, Radiomessaggio al congresso di Bochum, 4 settembre 1949). Del resto, le parole dei Pontefici riprendono l’insegnamento di Cristo Stesso: «voi siete la luce del mondo. […] Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt., 5, 14).
Ma poiché i cattolici democratici si rifanno sempre al Concilio Vaticano II e fanno orecchie da mercanti al Magistero “preconciliare”, ecco una frase di Lumen gentium di cui spesso ci si dimentica: «è dei laici cercare il regno di Dio trattando e ordinando secondo Dio le cose temporali». Inoltre, nel documento conciliare Apostolicam actuositatem, si legge che «la testimonianza della vita cristiana e le buone opere compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio».

Antropocentrismo VS teocentrismo

La visione cattolica del mondo non è antropocentrica, ma teocentrica. A tal proposito Nostro Signore Gesù Cristo, e non una Rosy Bindi o un documento conciliare qualsiasi, è stato chiaro: «chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto, perché senza di Me non potete fare nulla» (Gv., 15, 5). Solo in Cristo, infatti, l’uomo trova compimento.
Come scrive Lorenzo Scupoli, «ogni grazia e ogni virtù ci vengono da Lui solo, fonte di ogni bene». […] «Noi non siamo capaci di nulla, neppure di un solo pensiero che gli sia gradito».
E basterebbe anche solo sfogliare il Catechismo della Chiesa Cattolica, per sapere che Dio è il fine ultimo dell’uomo e che «per nessun motivo si può privare il bene comune della sua dimensione trascendente» in quanto «una visione puramente storica e materialistica finirebbe per trasformare il bene comune in semplice benessere socio-economico, privo di ogni finalizzazione trascendente ovvero della sua più profonda ragion d’essere».
L’errore del cattolicesimo democratico risiede nell’essere un cristianesimo senza Cristo, ma – così facendo – rimane solo ciò che Robert Hugh Benson, ne Il padrone del mondo, definisce “umanitarismo”. Una sorta di religione laica il cui obiettivo è quello di raggiungere «una pace che nasce dalla conoscenza, non dall’ignoto, una pace che nasce dalla consapevolezza che l’uomo è tutto e che, solo con la cooperazione solidale di tutti, egli può evolversi al meglio». Ma da dov’è possibile ricavare una visione antropocentrica del cristianesimo?

Conclusione

Abbiamo dimostrato come i princìpi dei cattolici democratici siano in netto contrasto con l’insegnamento della Chiesa. Secondo il principio di non contraddizione enunciato da Aristotele, quindi, tali cattolici non sono più tali. Se i cattolici democratici non dovessero essere d’accordo, si prega di prendersela con Aristotele.


Matteo Carnieletto

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