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venerdì 17 giugno 2011

Monastero cistercense di Heiligenkreuz (Austria) promuove il nuovo movimento liturgico di Benedetto XVI

"Questa mattina si è svolta una conferenza stampa di presentazione del “Premio Ratzinger” istituito dalla “Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI”, che per la prima volta verrà conferito dal Santo Padre Benedetto XVI, il 30 giugno prossimo, a tre studiosi di teologia. Fra di essi – oltre al prof. Manlio Simonetti e al prof. Olegario González de Cardedal –, dom Maximilian Heim O.Cist., docente di Teologia fondamentale e dogmatica e da febbraio di quest’anno Abate del Monastero di Heiligenkreuz, in Austria, il più numeroso monastero cistercense d’Europa, considerato un bastione del “nuovo movimento liturgico”. Come recita il sito Internet del monastero, in esso “la liturgia viene divulgata dai monaci in modo mistico e devoto”.
Maximilian Heim O.Cist., è nato nel 1961 a Kronach, in Baviera. Entrato nel monastero cistercense di Heiligenkreuz in Austria nel 1983, fu ordinato sacerdote nel 1988. Lo stesso anno fu uno dei monaci fondatori del priorato tedesco di Bochum-Stiepel. Nel 1996 diventò maestro dei novizi a Heiligenkreuz, e poco dopo priore. Nel 2004 fu nominato priore a Bochum-Stiepel. Il 10 febbraio del 2011 è stato eletto Abate del monastero di Heiligenkreuz. ..."


per proseguire la lettura, e apprendere altre belle notizie in proposito, e gustare l'eccellente video del Canto del Veni Creator Spiritus dei Monaci, durante il canto dei Primi Vespri di Pentecoste, guardare al LINK qui

fonte: Romualdica

2 commenti:

  1. Magnifico! Ecco notizie positive rincuorano! Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.

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  2. Mi ricordo della visita di Benedetto XVI all`Abbazia di Heiligenkreuz, ho ritrovato il suo discorso così ricco e profondo, ve ne propongo qualche passaggio, ma mi permetto di suggerirvi di leggerlo nella sua completezza.

    "La nostra luce, la nostra verità, la nostra meta, il nostro appagamento, la nostra vita – tutto ciò non è una dottrina religiosa, ma una Persona: Gesù Cristo. Molto al di là delle nostre capacità di cercare e di desiderare Dio, siamo già prima stati cercati e desiderati, anzi, trovati e redenti da Lui! Lo sguardo degli uomini di ogni tempo e popolo, di tutte le filosofie, le religioni e le culture incontra infine gli occhi spalancati del Figlio di Dio crocifisso e risorto; il suo cuore aperto è la pienezza dell’amore. Gli occhi di Cristo sono lo sguardo del Dio che ama. L’immagine del Crocifisso sopra l’altare, il cui originale romano si trova nel Duomo di Sarzano, mostra che questo sguardo si volge ad ogni uomo. Il Signore, infatti, guarda nel cuore di ciascuno di noi.

    Il vostro servizio primario per questo mondo deve quindi essere la vostra preghiera e la celebrazione del divino Officio. La disposizione interiore di ogni sacerdote, di ogni persona consacrata deve essere quella di “non anteporre nulla al divino Officio”. La bellezza di una tale disposizione interiore si esprimerà nella bellezza della liturgia al punto che là dove insieme cantiamo, lodiamo, esaltiamo ed adoriamo Dio, si rende presente sulla terra un pezzetto di cielo. Non è davvero temerario se in una liturgia totalmente centrata su Dio, nei riti e nei canti, si vede un’immagine dell’eternità. Altrimenti, come avrebbero potuto i nostri antenati centinaia di anni fa costruire un edificio sacro così solenne come questo? Già la sola architettura qui attrae in alto i nostri sensi verso “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, le cose che Dio ha preparato per coloro che lo amano” (cfr 1 Cor 2, 9).In ogni forma di impegno per la liturgia criterio determinante deve essere sempre lo sguardo verso Dio. Noi stiamo davanti a Dio – Egli ci parla e noi parliamo a Lui. Là dove, nelle riflessioni sulla liturgia, ci si chiede soltanto come renderla attraente, interessante e bella, la partita è già persa. O essa è opus Dei con Dio come specifico soggetto o non è. In questo contesto io vi chiedo: realizzate la sacra liturgia avendo lo sguardo a Dio nella comunione dei santi, della Chiesa vivente di tutti i luoghi e di tutti i tempi, affinché diventi espressione della bellezza e della sublimità del Dio amico degli uomini!


    Nell’ansia di ottenere il riconoscimento di rigorosa scientificità nel senso moderno, la teologia può perdere il respiro della fede. Ma come una liturgia che dimentica lo sguardo a Dio è, come tale, al lumicino, così anche una teologia che non respira più nello spazio della fede, cessa di essere teologia; finisce per ridursi ad una serie di discipline più o meno collegate tra di loro. Dove invece si pratica una “teologia in ginocchio”, come richiedeva Hans Urs von Balthasar,[3] non mancherà la fecondità per la Chiesa in Austria ed anche oltre."


    http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2007/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20070909_heiligenkreuz_it.html

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