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sabato 14 maggio 2011

Mons. Bux: relazione sul rito tradizionale dell'ordinazione

E' ora la volta al convegno sul motu proprio della relazione di mons. Nicola Bux, il teologo-litugista che è uno dei principali testimonial del recupero, al centro nevralgico della Chiesa, della tradizione liturgica (cosa che gli vale un cordiale astio da parte di tutti i teorici del modernismo liturgico).

La sua relazione odierna ha un contenuto particolarmente tecnico: Il sacramento dell'Ordine sacro nel Pontificale Romanum (editio typica del 1961-1961). Una riflessione di teologia liturgica. Il tema, dicevo, è molto tecnico e non è quindi particolarmente sunteggiabile per un articolo di blog; lasciate però aggiungere al vostro cronista che colpisce che Bux abbia scelto proprio questo tema apparentemente anodino, proprio allorché l'Istruzione sul motu proprio ha decretato che questo "sacramento dell'Ordine sacro nel Pontificale Romanum" non deve applicarsi, se non dietro i cancelli e le mura di pochi istituti e comunità religiose...

Ma torniamo a Bux: rinvio alla lettura degli atti la parte dottrinale dell'intervento e riporto la parte più, come dire, più discorsiva (e interrotta da applausi). Ecco alcuni aforismi:

- La Liturgia richiede purezza di cuore e profonda umiltà. No quindi ad attitudini gigionesche e di spettacolarizzazione. 

- Dove c'è abuso della liturgia, quasi certamente vi sono gravi distorsioni morali

- Solo vescovo e presbitero esercitano il sacerdozio, non il diacono. Cos'è il sacerdozio? La mediazione tra uomo e Dio, funzione di fronte alla quale i sacerdoti, se se ne rendessero conto appieno, tremerebbero.

- Dobbiamo rendere a Dio il giusto culto: questo diritto di Dio non è disponibile per nessuno.

- San Paolo a Tito scrive: dottrina pura, dottrina sana, dottrina sicura. Questi sono i criteri per discernere la dottrina vera da quella falsa. E tutto questo è ricordata nel rito antico dell'Ordinazione: quanto è vera dunque la regola di Prospero d'Aquitania: lex orandi, lex credendi.

Enrico

8 commenti:

  1. Eh beh, d'altronde non è mica da tutti riuscire a parlare del pontificale del 1961-1961. Siamo in ottime mani.

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  2. Dunque interpretando il giusto monito di mons. Bux, che cioè si debba essere puri di cuore ed umili quando si vuole addentrarsi nella liturgia, e che qualora vi siano palesi abusi, ci sia anche una distorsione morale di chi li commette, allora considerando il recente triduo sacro di trinità dei pellegrini, si dovrebbe forse sospettare una cuppiaggine dello sconosciuto direttore delle cerimonie?

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  3. ...davvero possiamo parlare di liturgia parlando dell'alta operazione di pasticceria liturgica compiuta nella summenzionata chiesa nel triduo ultimo scorso?

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  4. probabilmente la vocazione del liturgista era quella di fare delle pizze quattro stagioni, ma optò per il seminario

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  5. ...e così facendo fece una pessima scelta! Avremmo avuto un ottimo pizzaiolo in più e un pessimo liturgista in meno!

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  6. "Dove c'è abuso della liturgia, quasi certamente vi sono gravi distorsioni morali"
    Interessante!

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  7. rEPOST da dove non ha avuto repliche/chiarimenti.
    Speriamo li abbia qua:
    <span>
    <span><span> ordinazioni, di cui il motu proprio non parlava, l'Istruzione ha ritenuto di intervenire con una precisazione: su richiesta di alcuni presuli che temevano vie parallele e non armonizzate nella formazione sacerdotale, viene stabilito che gli ordini minori e l'ordinazione secondo l'antico rito sia applicata *</span><span><span>sono</span></span><span>* negli istituti Ecclesia Dei.</span>  
    A parte che quel "sono", penso che sia da leggere *<span>SOLO</span>* vedo come l'assordante silenzio verso le consacrazioni episcopali non è mutato, anzi perdura. In concreto:  
    a) un vescovo che, un bel giorno, decidesse, di ordinare dei suoi seminaristi con il V.O. (ovviamente di comune accordo con loro) come si dovrebbe comportare? Questo non l'ho capito;  
    b) mettiamo che, lo stesso presule di cui sopra, decidesse di conferire anche una consacrazione episcopale con il V.O. (ovviamente di comune accordo con il consacrando) e fermo restando che trattasi di consacrazione decisa secondo tutte e singole le prassi moderne (in primis il beneplacito della conferenza episcopale- ATTENZIONE, Sto parlando dell'evento "consacrazione" in sè e per sè, con i relativi annessi e connessi, compresi nome del soggetto, etc. , non del fatto che la si volesse fare V.O.).  
    COSA SUCCEDE?</span></span>

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  8. Per fare gli abusi liturgici i modernisti non chiedono di volta in volta il permesso a Roma. Pertanto suppongo che se un vescovo volesse ordinare chi vuole nel modo che vuole, non succederebbe niente. Ma penso anche che se qualche vescovo, adesso che c'è l'istruzione, vorrà ostacolarla, succederà sempre la stessa cosa.

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