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Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

domenica 3 aprile 2011

Nozioni fondamentali di teodicea.



Quante parole, nel lessico cattolico, sono diventate antiquate, obsolete, addirittura irritanti? Termini come indulgenza, giaculatoria, peccato veniale e mortale, virtù, vizio, battaglia per la Fede, Purgatorio, Inferno, colpa, giudizio, penitenza, sacrificio, timore di Dio, castigo… urticano e “ledendo” le diverse sensibilità e la “dignità” psicologica di ciascuno vanno per ciò stesso bandite, allontanate come la peste, benché, in realtà, questi termini continuino a far  parte del Credo della Chiesa. Ultimamente a fare scandalo è stato il termine «castigo» utilizzato dal professor de Mattei durante una trasmissione a Radio Maria del 16 marzo u.s., durante la quale ha svolto una riflessione sul mistero del male a partire da due episodi di attualità: il terremoto del Giappone e l’uccisione del ministro pachistano Shahbaz Bhatti. In questo contesto il professor de Mattei ha spiegato, in maniera cattolica, la permissione divina alle catastrofi naturali; ha spiegato, alla luce della teologia e della filosofia cristiana, che in entrambi i casi ci si trova di fronte al problema del dolore e del male; ne è nata non una sana polemica volta al confronto delle idee, ma una vera e propria aggressione morale contro il professore “politicamente scorretto”, poiché aveva messo il dito su una realtà “passata di moda”: il castigo di Dio. Riflettere sulle realtà metafisiche è diventato un’attività praticata da uno sparuto numero di persone… e tutte le voci mediatiche, comprese quelle di coloro che si dichiarano cattolici, si accodano alle indignazioni dell’UARR, ovvero dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, che tanto ricorda la «Lega dei senza Dio militanti» di sovietica memoria; Associazione che chiede, come pure la Federazione Lavoratori della Conoscenza (FLC-GGL) e a gran voce (aprendo addirittura una petizione) le dimissioni del professor de Mattei da vicepresidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Insomma, il cattolico autentico, quello che parla chiaro, senza diaframmi farisaici e subdoli, deve essere imbavagliato, perché non credibile, perché non “scientifico”. Il positivismo ha invaso così prepotentemente la mentalità corrente da infettare ogni settore, ogni scomparto del sapere (in realtà, come afferma lo scienziato Zichichi, esso è completo solo se tiene in considerazione anche il lato del mistero) e della religione cristiana.

De Mattei ha semplicemente ricordato ciò che le Sacre Scritture e la Chiesa hanno sempre detto, ma scrive il professore sul quotidiano Libero del 31 marzo, per «comprendere l’azione della Provvidenza, che dà una ragione a tutto ciò che avviene, anche alle tragedie, come i terremoti, bisogna però avere una prospettiva soprannaturale: la prospettiva di chi crede nell’esistenza di un Dio creatore e rimuneratore della vita eterna.

Per meglio spiegare questi concetti, ho citato un libricino pubblicato all’indomani del terremoto di Messina da mons. Orazio Mazzella, (1860-1939), arcivescovo di Rossano Calabro, dal titolo La provvidenza di Dio, l’efficacia della preghiera, la carità cattolica ed il terremoto del 28 di Dicembre 1908: cenni apologetici (Desclée e C., Roma 1909). In questo scritto mons. Mazzella scrive che varie sono le ragioni per cui Dio può permettere le catastrofi. In primo luogo esse ci distaccano dalla vita terrena e ci richiamano col pensiero al fine ultimo della nostra vita, che è immortale.

In secondo luogo esse possono essere un castigo che ci purifica dalle nostre colpe individuali o collettive. Fu il terremoto di Messina un castigo di Dio? “Chi potrebbe dirlo? – commenta mons. Mazzella – È possibile fare delle congetture, non è possibile affermare alcuna cosa con certezza. Intanto per noi, al nostro scopo, basta la sicurezza, che le catastrofi possono essere, e talora sono esigenza della giustizia di Dio”.

In terzo luogo le grandi catastrofi sono spesso una manifestazione non della giustizia di Dio, ma del suo amore misericordioso. Mons. Mazzella scrive che il terremoto può essere stato un battesimo di sofferenza che ha toccato il cuore di molte vittime, unendole a Dio. Non c’è compiacimento per le sofferenze in queste parole, ma desiderio, al contrario, di consolarle. Sapere che i miei dolori sono ordinati ad un fine superiore è certamente più consolante di sapere che sono frutto delle cieche forze del caso».


Il significato di castigo

Il termine castigo deriva dal latino Castum agere, ovvero «rendere puro, casto, purificare». Il castigo ha assunto, nella lingua parlata, dei significati diversi da quello originario.

La disobbedienza all'ammonimento del Signore nell'Eden, circa il divieto di mangiare dell'albero proibito, aveva come conseguenza il castigo della morte dell'uomo: egli  si è trovato di fronte alle conseguenze delle sue scelte. La morte che derivava dalla disobbedienza originale non era il castigo di Dio per il peccato, dunque, ma la libera conseguenza dell'uso della libertà dell'uomo. Così è sempre da leggersi il castigo. Perciò esso è una permissione divina di un male che è frutto delle scelte libere dell'uomo e, al tempo stesso, un mezzo di purificazione e redenzione che Dio, sommo Bene e sommo Amore, usa per convertire l'uomo, che Egli vuole salvare, tanto da aver mandato sulla terra il Suo Figlio unigenito, Agnello sacrificato sul quale ricaddero tutti i peccati del mondo e della storia per salvare chi vuole essere salvato.

La parola castigo nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, appare in 73 versetti e, al plurale, in 18 versetti, per un totale di 91 volte: Dio purifica o "castiga" l'uomo, come avvenne con le dieci piaghe d’Egitto oppure a Sodoma e Gomorra, attraverso le conseguenze funeste del peccato. Affermò Gesù: «Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3), tale ammonimento non è una minaccia per l'uomo che non crede, ma profezie di eventi che accadranno sicuramente a coloro che non si convertiranno, perché andranno incontro volontariamente alla morte della loro anima. Leggiamo infatti:
«In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,1-5).

L'Inferno è una scelta dell'uomo, non un castigo di Dio, ma è al tempo stesso il Giudizio di Dio verso il peccatore impenitente, o meglio la conseguenza del suo determinato rifiuto all'amore e alla misericordia di Dio. D’altro canto nello stesso Atto di dolore si afferma: «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i Vostri castighi…».

L'aspetto misericordioso di Dio, non si scontra minimamente con quello di Giustizia, anzi, il castigo è un atto di misericordia di Dio che vuole la nostra salvezza, a tutti i costi, non una vendetta per il nostro comportamento.

«Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui, per le Sue piaghe siamo stati guariti» dice Isaia (53,5) riferito al Servo di Javhé che sarà prostrato con dolori al nostro posto. Il castigo dà salvezza, perché purifica e monda dai peccati.

Come la Passione di Cristo e la sua morte hanno purificato e redento il mondo, così anche la nostra partecipazione alle Sue sofferenze, contribuisce, nell'economia della Salvezza, alla redenzione e purificazione delle anime.

Dopo il peccato originale è avvenuto uno sconvolgimento totale della creazione, per cui tutto ciò che accade attraverso calamità naturali ha origine da questo sconvolgimento originario, leggiamo, a questo proposito nella lettera ai Romani:
«La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm 8,19-23).

Dire che tutti i disastri naturali hanno origine dal male e vedere in ciò solo il "male" è un'affermazione incompleta, perché Dio ha l'assoluto controllo degli avvenimenti, e tutto ordina per la realizzazione del Suo progetto di Salvezza. Ben esposto è nell’Apocalisse di Giovanni il concetto della permissione, da parte Dio, delle catastrofi. Il grave rischio è di non comprendere gli avvenimenti secondo la Sapienza di Dio, ma secondo la presunta e immensa vanagloria e presunzione dell’uomo, che è in realtà polvere, come il sacerdote un tempo affermava quando imponeva le ceneri: «Ricordati che sei polvere e in povere ritornerai» (Sostituito con: «Convertiti e credi nel Vangelo»).

La Madonna a La Salette (1846) e a Fatima (1917) ha ampiamente parlato di castighi che si sarebbero verificati se non ci fosse stata conversione… la seconda guerra mondiale è lì a ricordarcelo. È ciò che accade all'uomo lontano dall’Onnipotente, padrone della vita e della morte: il castigo appunto, cioè quel sistema pedagogico di Dio finalizzato alla conversione e alla consapevolezza, da parte dell'uomo, di quanto il peccato possa produrre effetti devastanti e distruttivi.

Le benedizioni

Il venerabile don Luigi Balbiano (1812–1884) allontanava le ribellioni della natura (le carestie causate, per esempio, dalla siccità) e i drammi  prodotti dalle conseguenze atmosferiche (per esempio le grandinate) benedicendo campi e bestiame; una consuetudine che con il Concilio Vaticano II è stata abbandonata ed oggi pressoché dimenticata, tanto che è diventato assai difficile trovare sacerdoti disponibili persino a benedire le case: sono in molti a non credere più in queste “superstizioni”.

Ed ecco don Balbiano, come Gesù e tanti altri santi, rompere le regole della natura. La sua mano casta e penitente era sempre pronta a levarsi nel segno della benedizione, come una carezza dal parte del Signore. Scriveva monsignor José Cottino il 5 settembre 1973, nella commemorazione tenuta sul viceparroco di Avigliana: «L’efficacia delle benedizioni di don Balbiano derivava dal significato biblico di quei gesti che erano anzitutto di adorazione e di lode al Signore […]. Con leggerezza noi pensiamo che gli aspetti “medioevali” del miracolo e della santità non siano più onorifici nel secolo del progresso. Ma nella santità non dobbiamo pretendere di dettare noi le norme. Proprio contro la superbia del pensiero muove la santità regolata da Dio». Don Luigi Balbiano, con le sue benedizioni straordinarie, domava le forze della natura, come sempre era avvenuto. Quando, nella storia, accadevano disgrazie, guerre, pestilenze, carestie, terremoti, maremoti… preti e fedeli pregavano, facevano voti, promettevano, compivano penitenze e digiuni, confidando nell’aiuto divino, perché nella sua onnipotenza e onniscienza credevano… e molte volte ottenevano grazie e miracoli. Ma la Fede, oggi, che cos’è e dov’è? Si crede più nella scienza e nelle risoluzioni umane che nell’intervento di Dio. E le calamità naturali se non sono castighi, che cosa sono? Forse benedizioni? Oppure è il caso? Ma per chi ha Fede, e non è apostata, il caso non esiste…

Nostro Signore spiega in maniera mirabile il senso cristiano del castigo, quando dice: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 15, 1-2). Le disgrazie materiali che colpiscono ciascuno di noi, sia individualmente che collettivamente, sono occasioni per migliorare la nostra condizione spirituale ed avvicinarci all’unica vera meta: il Paradiso. Nella misura in cui siamo colpevoli, esse sono punizione per le nostre colpe e, come tali, ci permettono di scontare già su questa terra parte o tutte le nostre colpe, liberandoci da patimenti infinitamente più gravosi nell’altra vita. Nella misura in cui siamo innocenti o le disgrazie travalicano le nostre colpe, esse sono occasione di affinamento spirituale: «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24).  Questo permette alle anime più elevate,  in virtù della comunione dei Santi, di contribuire non solo alla salvezza propria, ma anche a quella di altri, arricchendo il tesoro di grazia della Chiesa.

Lex credendi e lex loquendi

- Professor de Mattei perché la semantica della Fede fa paura?«Perché durante il Concilio Vaticano II e nel post Concilio si è abbandonato il linguaggio tradizionale della Chiesa, per sostituirlo con un nuovo linguaggio mutuato dal mondo. È stata questa una delle prime conseguenze del conclamato primato della pastorale sulla dottrina. Questa vera e propria rivoluzione del linguaggio ha inciso sullo stesso contenuto della fede. Se è vero che c’è un rapporto tra la lex orandi e la lex credendi, dobbiamo dire che esiste un’analoga relazione tra la lex loquendi e la lex credendi, tra la forma e il contenuto della nostra fede. Non qualsiasi abito è adatto alla vocazione religiosa, così come non qualsiasi linguaggio è idoneo alla formulazione della dottrina della Chiesa. Le verità della Fede erano proclamate, prima del Concilio, in maniera chiara e categorica e gli errori definiti e condannati con altrettanta fermezza; oggi invece, la rivoluzione semantica sta trasformando o relativizzando ogni verità, senza che questo porti ad alcun risultato in termini di dialogo o di ecumenismo. Siamo anzi giunti al paradosso che, mentre i nemici della Chiesa continuano ad esprimersi con un linguaggio chiaro e netto  nella lotta contro di essa, la Chiesa non ha più gli anticorpi necessari per difendersi, come aveva intuito il Cardinale Biffi, quando, con una formula brillante e provocatoria disse: “La Chiesa ha l’Aids”. La trasformazione del linguaggio cattolico è diventata cambiamento profondo della mentalità. Questa vera e propria rivoluzione delle tendenze è, sotto certi aspetti, più pericolosa di quella dottrinale, perché mentre un errore si può facilmente individuare e colpire, la guerra psicologica è la più difficile da combattere. La Chiesa, custode del Deposito della Fede, dove neppure uno iota può essere perso, è stata mutilata della sua anima militante. Oggi siamo immersi nel continuo peccato di omissione: non si deve più proclamare, dai tetti, la verità; e, in questa verità, è contenuto, tra l’altro, il concetto di Dio provvidente e rimuneratore: come Dio è carità infinita, così è anche giustizia  infinita.

Non ho la certezza che il terremoto in Giappone sia un castigo, ma ho la certezza che Dio castiga non solo le singole anime, ma anche le nazioni, come sempre è stato insegnato. Sant’Agostino ne La città di Dio, scritta come meditazione sul terribile sacco di Roma del 410, ci ricorda che, mentre gli uomini ricevono il loro premio o il loro castigo nell’eternità, le nazioni, che non hanno un orizzonte ultraterreno, sono premiate o punite nel tempo. La Scrittura ci dice anche che si è puniti attraverso ciò in cui si pecca. In questo senso, il maggior castigo che oggi conosciamo non sono i terremoti e le sciagure naturali, ma l’autodistruzione della fede e della morale in cui siamo immersi. Che poi ad essa si accompagnino grandi catastrofi, permesse da Dio, attraverso le cause seconde che regolano l’universo, è possibile, e talvolta preannunciato. Se l’uomo si ribella a Dio, anche la natura si ribella all’uomo. Mi colpì quanto un giorno mi disse un contadino: l’uomo ha cambiato la Messa e Dio ha cambiato il corso delle stagioni. Ecco che la scienza può spiegare come succede un dato fenomeno, ma non potrà mai spiegare perché succede. Soltanto la Fede offre le ragioni ultime ed escatologiche».

Non dimentichiamo che ad ogni uomo viene dato un Angelo custode così come ai Principati vengono assegnate le nazioni. Quanti hanno dimenticato i precisi compiti assegnati da Dio ai Cherubini, Serafini, Arcangeli, Troni e Dominazioni? Sono i cosiddetti cori angelici della Tradizione cristiana che, però, non rientrano più nella semantica della Chiesa conciliare e postconciliare e dunque sono come stati esautorati e inghiottiti in quel processo di «autodemolizione» di cui tragicamente parlò Paolo VI.

Nella genesi si parla chiaramente di castigo divino nei confronti di Adamo ed Eva, un castigo che non riguardò soltanto i due progenitori, ma tutte le generazioni a seguire, fino alla fine dei tempi, quando si avvereranno le profezie dell’Apocalisse e si verificherà il Giudizio universale. Il castigo, nell’Apocalisse, è rappresentato dai sette flagelli (cap.16), ma è sempre una reazione di amore, è l’estremo tentativo pedagogico per portare l’uomo al ravvedimento: («Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti», Ap. 3,19). È l’uomo a decidere la sua sorte definitiva, così come la rovina di Babilonia (cap. 17) è scaturita dalla pretesa di voler costruire la Città dell’uomo al di fuori e contro Dio; è la «casa costruita sulla sabbia».

Anni fa anche il Cardinale Siri venne accusato e attaccato, pure da parte di Civiltà cattolica, perché “osò” affermare che l’Aids era un castigo divino, proprio come accade oggi a de Mattei, il quale ha spiegato su Libero: «Morte, malattie, sofferenze, angosce di ogni tipo, tutto è frutto del peccato e tutto può essere vinto dalla vita della Grazia che, morendo sulla Croce, Gesù Cristo ha portato agli uomini spalancando loro le porte della vita eterna, della eterna felicità. Sono questi i pensieri a cui ci dovrebbero richiamare le tragedie collettive, come i terremoti, permessi da Dio per ottenere beni spirituali più alti della vita materiale, perché le sofferenze materiali non sono il male supremo e Dio le permette, come castighi o come purificazioni, e comunque, sempre, come strumenti di meditazione, per aprire il nostro cuore a beni più alti di quelli materiali». Insomma «non ho fatto che esprimere la dottrina cattolica tradizionale, secondo il Magistero dei Padri, dei dottori della Chiesa, dei Pontefici. Il fatto è che, accanto ai teo-evoluzionisti esistono oggi i catto-ateisti, che sono quei cattolici che pur professando verbalmente di credere in Dio, di fatto vivono immersi nell’ateismo pratico. Essi spogliano Dio di tutti i suoi attributi, riducendolo a puro “essere”, cioè a nulla. Credono, e talvolta dicono apertamente, che Dio, dopo aver creato il mondo, lo abbandona a se stesso. Tutto ciò che accade è per essi frutto della natura, emancipata dal suo autore, e solo la scienza, non la Chiesa, è in grado di decifrarne le leggi. Non si capisce, a questo punto, neppure l’utilità della preghiera. Chi prega, infatti, chiede a Dio di intervenire nella propria vita, e quindi nelle cose del mondo, per essere protetto dal male, e per ottenere beni spirituali e materiali. Ma perché mai Dio dovrebbe ascoltare le nostre preghiere se si disinteressa dell’universo da Lui creato? Se, al contrario, Dio può, con i miracoli, cambiare le leggi della natura, evitando le sofferenze e la morte di un uomo, o l’ecatombe di una città, può anche decidere che sia meglio, che un uomo o una città perisca come insegnano, in innumerevoli passi, le Sacre Scritture.

E poi: se chi ricopre una carica pubblica, non può ricordare le verità perenni della fede cattolica, dovrebbero allora essere radiati dalle università e dalle scuole tutti i docenti che credono nei dogmi “anti-scientifici” dell’Immacolata Concezione o della transustanziazione, anche se ne parlano da privati cittadini, come io ho fatto ricordando, in una radio cattolica, l’esistenza della Divina Provvidenza. Il fatto è che il mondo cattolico ha perso il senso cristiano della storia e muore d’inedia spirituale e culturale mentre l’Islam e altre religioni avanzano alla conquista dell’Occidente. Chi crede ancora in Dio, chieda oggi con forza il suo aiuto!».

Un nuovo paganesimo è di fronte a noi, molto forte, molto feroce perché subdolo e millantatore, imbevuto di miele e moine, il quale con le armi del potere cerca di piegare o tacitare chi resta incollato alla Fede; ma sappiamo che Maria Santissima intercede presso Dio, non abbandonando i perseveranti e sappiamo anche che Golia venne vinto da Davide con una semplice fionda, perché Dio era con lui.

Cristina Siccardi

54 commenti:

  1. Quante parole sprecate! Quanta superbia da parte di chi vuole difendere Dio, come gli amici di Giobbe. Difronte alla sofferenza immeritata ci sarebbe bisogno solo di preghiera silenziosa. il professore De Mattei vada a dire queste cose ai genitori o ai figli che piangono i loro morti, glielo vada a dire personalmente; non faccia lezioni di teodicea e si ricordi di un qualche avvertimento dei profeti: "Per causa vostra il mio nome è vilipeso tra le genti". Ma forse la cosa è ancor più avvilente: perfino il terremoto del Giappone serve a parlar male del Vaticano II

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  2. "In silenzio" solo di nome ma non di fatto. Purtroppo.

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  3. Per "In silenzio"......
    Si vergogni per le sue affermazioni!
    Lei non è cattolico! E neppure cristiano!
    Non ha capito nulla del discorso del Prof. de Mattei!
    Tutti vogliamo aiutare i nostri fratelli giapponesi e preghiamo per loro. Nessuno ha detto che siano più colpevoli di tanti altri, anzi moltissimi di loro saranno andati in Paradiso e hanno meritato meriti per la conversione di molti uomini. Però è anche vero che Dio guida la storia e permette talvolta anche i disastri naturali per ammonirci e ricordarci che siamo polvere.
    Preghiamo dunquer e facciamo penitenza perchè la mano di Dio non si abbatta a castigare i nostri molti peccati.....
    don bernardo

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  4. Il Vaticano II lo passiamo paragonare alla centrale di Fuguscima che diffonde intorno a se radiazioni mortali e velenose, si tenta invano di fermare le radiazioni e di salvare la centrale (il Vat. II), ma l'unica cosa da fare è seppellire tutto sotto una colata di calcestruzzo, ormai non è più salvabile....
    Ancora grazie dottor de Mattei, per il suo coraggio e la sua testimonianza...... come San Tommaso Moro, mentre molti vescovi tacevano lei ha avuto il coraggio di dire la Verità. basta col cattolicesimo delle mezze misure e delle menzogne. Dire la Verità è vera carità, ed è vero rispetto per le vittime dei disastri...... altrimenti l'indifferenza dell'occidente senza fede rischia di uccidere due volte questi nostri fratelli giapponesi.......
    Preghiamo per loro, oggi liricordo nella Via crucis che faccio in parrocchia......
    don Bernardo

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  5. <span>Un nuovo paganesimo è di fronte a noi, molto forte, molto feroce perché subdolo e millantatore, imbevuto di miele e moine, il quale con le armi del potere cerca di piegare o tacitare chi resta incollato alla Fede;</span>

    questo è il preciso scopo della Massoneria, (insinuatasi dentro la Chiesa da molto tempo) e il suo lavoro principale: presentare il male sottto forma di bene, il falso sotto forma di "nuove verità", l'ecumenismo con le idolatrie come "abbraccio fraterno con le diverse credenze"; e infine l'idolatria dell'uomo, blandito con mille seduzioni, (v. dell'amore universale) per fargli rinnegare Cristo Signore, adorando se stesso, singolo o collettività, e tra poco l'"uomo che si fa dio".

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  6. Mi dispiace ma evidentemente non ha capito molto il discorso di De Mattei nè ha compreso in che modo la tragedia in Giappone sia un castigo di Dio. Chi è il responsabile del peccato originale e quindi della separazione da coLui che ci ha creato che ha provocato il GIUSTO castigo del Creatore? Posso sbagliare, ma il discorso di De Mattei non è che in linea con la dottrina cattolica.

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  7. <span>Un nuovo paganesimo è di fronte a noi, molto forte, molto feroce perché subdolo e millantatore, imbevuto di miele e moine, il quale con le armi del potere cerca di piegare o tacitare chi resta incollato alla Fede;   
    questo è il preciso scopo della Massoneria, (insinuatasi dentro la Chiesa da molto tempo) e il suo lavoro principale: presentare il male sottto forma di bene, il falso sotto forma di "nuove verità", l'ecumenismo con le idolatrie come "abbraccio fraterno con le diverse credenze"; e infine l'idolatria dell'uomo, blandito con mille seduzioni, (v. civiltà dell'amore universale) per fargli rinnegare Cristo Signore, adorando se stesso, singolo o collettività, e tra poco, l'"uomo che si fa dio", insediato nel Tempiio al posto del Vero Dio.</span>

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  8. ed il "bello" della attuale situazione è questo: che la Chiesa, una volta (fino al 1962) detta Militante contro il peccato e le forze delle tenebre, oggi è solo e sempre "dialogante" con tutto e tutti, mentre il neo-paganesimo è ben militante e tenace, pronto a catturare le anime con le sue apparenze di bene.
    Mi pare proprio che il pericolo maggiore in tal senso si stia profilando proprio con Assisi1 e 3, l'estrema manifestazione dello "spirito-del-concilio", con la fase di transizione INDIFFERENTISTA, che riesce ormai a sedurre la Chiesa sotto l'apparenza di un falso amore fraterno e pacifista che riunirebbe tutti i popoli, in nome di un fantomatico "dio comune", sorvolando così sulle diversità sostanziali delle religioni tra loro e soprattutto bypassando la ingannevole natura di tutte nei confronti dell'unica vera, qualla cristiana cattolica:   col consenso e il favore -ahimè- dei supremi Pastori della Chiesa di Cristo.
    Accadrà dunque, se alle nostre suppliche Dio stesso non porgerà una via d'uscita provvidenziale, che tra qualche mese il mondo intero assisterà alla seguente commemorazione, autorevole perchè voluta dal successore di Pietro:
    <span>Un pellegrinaggio per ricordare solennemente il 25.mo anniversario della storica Giornata di dialogo e di preghiera per la pace nel mondo voluta da Giovanni Paolo II ad Assisi il 27 ottobre 1986: è l’iniziativa annunciata da Benedetto XVI il primo gennaio scorso e presentata oggi nella Città di San Francesco durante una conferenza stampa. La Giornata avrà come tema: “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. La Sala Stampa vaticana ha pubblicato al riguardo un comunicato. Il servizio di Fausta Speranza: 
    "Una “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo” il prossimo 27 ottobre ad Assisi. In questo modo Benedetto XVI ricorderà l’incontro voluto da Giovanni Paolo II 25 anni fa."</span>
    ....e si ripeterà così il clamoroso gesto mediatico, profondamente iniquo verso Dio e il 1* comandamento della Sua Legge, che come allora, purtroppo, "farà scuola" su milioni di piccoli inermi spettatori, di ogni cultura e credenza o Fede.

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  9. quel raduno voluto dal papa si imporrà all'attenzione generale del mondo, sia cattolico che vario-credente, come un evento rispettabile, anzi venerabile, grazie al nome con cui viene già  presentato all'umanità intera:
           PELLEGRINAGGIO:
    questo è, a mio avviso, un ennesimo, deplorevole (e lacrimevole) esempio di quella alterazione del linguaggio, attuata con studiati  spostamenti di significati da un termine ad un altro, fenomeno insidioso di cui la Siccardi sta parlando, e con il quale le nostre coscienze, da 45 anni, sono state gradualmente "abituate", condotte  dal regime modernista (senza che esse percepissero nitidamente il cambiamento epocale in atto) ad una mutazione profonda dele modalità di pensiero e GIUDIZIO, secondo la volontà del pensiero dominante: quello che si proponeva di alterare la capacità delle coscienze di continuare a DISCERNERE RETTAMENTE IL BENE DAL MALE, IL VERO DAL FALSO, così come nella civiltà cattolica la Chiesa aveva sempre insegnato a fare, fino al fatidico 1962.

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  10. nella misura in cui il Vaticano II ha predicato la Misericordia dimenticandosi della Giustizia, che non vanno mai separate, c'entra in un contesto critico in questo senso. 
    Ma non c'entra nulla ed è falso che il Giappone sia stato preso a pretesto per cirticare il Vaticano II. Mi pare che il discorso sia di ben più ampio respiro.
    Forse è proprio il suo un ben confezionato pretesto, scomodando addirittura la Bibbia: gli amici di Giobbe (!) per criticare un 'criitco' del concilio...

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  11. <span>nella misura in cui il Vaticano II ha predicato la Misericordia dimenticandosi della Giustizia, che non vanno mai separate, c'entra in un contesto critico in questo senso.   
    Ma non c'entra nulla ed è falso che il Giappone sia stato preso a pretesto per criticare il Vaticano II. Mi pare che il discorso sia di ben più ampio respiro.  
    Forse è proprio il suo un ben confezionato pretesto, scomodando addirittura la Bibbia: gli amici di Giobbe (!) per criticare un 'critico' del concilio...</span>

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  12. <span>quel raduno voluto dal papa si imporrà all'attenzione generale del mondo, sia cattolico che vario-credente, come un evento rispettabile, anzi venerabile, grazie al nome con cui viene già  presentato all'umanità intera:  
           PELLEGRINAGGIO:  
    questo è, a mio avviso, un ennesimo, deplorevole (e lacrimevole) esempio di quella alterazione del linguaggio, attuata con studiati  spostamenti di significati da un termine ad un altro, fenomeno insidioso di cui la Siccardi sta parlando, e con il quale le nostre coscienze, da 45 anni, sono state gradualmente "abituate", condotte  dal regime modernista (senza che esse percepissero nitidamente il cambiamento epocale in atto) ad una mutazione profonda delle modalità di pensiero e GIUDIZIO, secondo la volontà del pensiero dominante: quello che si proponeva di alterare la capacità delle coscienze di continuare a DISCERNERE RETTAMENTE IL BENE DAL MALE, IL VERO DAL FALSO, così come nella civiltà cattolica la Chiesa aveva sempre insegnato a fare, fino al fatidico 1962.</span>

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  13. <span>quel raduno voluto dal papa si imporrà all'attenzione generale del mondo, sia cattolico che vario-credente, come un evento rispettabile, anzi venerabile, grazie al nome con cui viene già  presentato all'umanità intera:  
               "PELLEGRINAGGIO"  
    questo termine ingannevole, o quantomeno illusorio (mielato-buonista) usato per denominare lo  happening folk-mediatico   di Assisi3, è, a mio avviso, un ennesimo, deplorevole (e lacrimevole) esempio di quella alterazione del linguaggio, attuata con studiati  spostamenti di significati da un termine ad un altro, fenomeno insidioso di cui la Siccardi sta parlando, e con il quale le nostre coscienze, da 45 anni, sono state gradualmente "abituate", condotte  dal regime modernista (senza che esse percepissero nitidamente il cambiamento epocale in atto) ad una mutazione profonda dele modalità di pensiero e GIUDIZIO, secondo la volontà del pensiero dominante: quello che si proponeva di alterare la capacità delle coscienze di continuare a DISCERNERE RETTAMENTE IL BENE DAL MALE, IL VERO DAL FALSO, così come nella civiltà cattolica la Chiesa aveva sempre insegnato a fare, fino al fatidico 1962.</span>

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  14. Bravo Prof. De Mattei ! Continui senza paura e senza inganni la Sua missione, i veri cattolici sono con Lei. Averne di persone che abbiano tale coraggio e capacità di esposizione chiara e lineare. E per coloro che lo criticano una preghiera al nostro Salvatore che ci pensi Lui a loro, preghiamo la Vergine Immacolata che li faccia rinsavire. Amen.

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  15. <span>Dire la Verità è vera carità: sì, don Bernardo, Veritas summa caritas !</span>
    Io ritengo che si debba oggi riflettere attentamente sul fatto che quel raduno di Assisi fatto da GPII NON MERITA il nome di pellegrinaggio.
    La parola    "pellegrinaggio"   ha un preciso significato nella cultura cristiana di 2000 anni: andiamo dunque a cercarne le origini e la storia, per ritrovare il vero significato della parola, scoprendone l'uso passato e confrontarlo con l'uso presente, in questo comunicato, (riportato dal blog di Raffaella).
    Chi è il <span>pellegrino </span>? qual è il suo percorso, quale la sua meta ?
     e sarà utile anche l'etimologia della parola, per capirne i veri contenuti, e come essa sia così impropriamente usata a a proposito di Assisi3.

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  16. Nobis quoque peccatoribus3 aprile 2011 alle ore 15:20

    Chiarissimo linguaggio quello del Porf. De Mattei.

    Quanto ai recenti sismi, non ho potuto far a meno di notare che quello di Christchurch in Nuova Zelanda e' avvenuto il 22 febbraio, festa della Cattedra di Pietro, e quello del Giappone nel primo venerdi' di Quaresima.

    FdS

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  17. ... e nell'ambito dell'alterazione del linguaggio di cui si parla va certamente inseria la nuova traduzione-edizione del Lezionario: assolutamente eretica!

    Faccio due semplici esempi. Quella che prima era l'espressione "ricordati, Signore, della tua misericordia" (che mette bene in evidenza la dimensione di Dio-giudice che può castigare ma che può anche perdonare), diventa adesso "ricordati, Signore, del tuo amore". Quest'ultima espressione fa perdere tutta l'efficacia della precedente, perchè non si capisce bene cosa si intenda per amore nel contsto della frase. Peraltro sembra anche superfluo ricordare a Dio di amarci visto che Lui ci ha creati proprio per questo.

    Altro esempio, l'episodio della cacciata dei mercanti dal tempio. Quella che prima era la "spelonca di ladri" diventa adesso "un luogo di mercato". Tutta la forza con cui Gesù disprezza i mercanti nel tempio (ladri) al punto che gli è necessario cacciarli a suon di frusta, ora si diluisce nel generico e "politically correct" "luogo di mercato", che in sostanza non significa nulla. Il fedele nell'ascoltare quest'ultima epsressione non si indgna più per quanto accaduto allora a Gerusalemme, come non si indigna oggi nell'assistere a ben altri "mercati" nelle nostre celebrazioni...,

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  18. <span>... e nell'ambito dell'alterazione del linguaggio di cui si parla va certamente inseria la nuova traduzione-edizione del Lezionario. Assolutamente eretica!  
     
    Faccio due semplici esempi. Quella che prima era l'espressione "ricordati, Signore, della tua misericordia" (che mette bene in evidenza la dimensione di Dio-giudice che può castigare ma che può anche perdonare), diventa adesso "ricordati, Signore, del tuo amore". Quest'ultima espressione fa perdere tutta l'efficacia della precedente, perchè non si capisce bene cosa si intenda per "amore" nel contesto della frase. Peraltro sembra anche superfluo ricordare a Dio di amarci visto che Lui ci ha creati proprio per questo.  
     
    Altro esempio, l'episodio della cacciata dei mercanti dal tempio. Quella che prima era "una spelonca di ladri" diventa adesso "un luogo di mercato". Tutta la forza con cui Gesù etichetta negativamente i mercanti nel tempio (divenuto un covo di ladri al punto che gli è necessario cacciarli con violenza a suon di frustate) ora si diluisce nel generico e "politically correct" "luogo di mercato", che in sostanza non significa nulla. Il fedele nell'ascoltare quest'ultima espressione non si indigna più per quanto accaduto allora a Gerusalemme, come non si indigna oggi nell'assistere a ben altri "mercati" nelle nostre celebrazioni...,</span>

    A volte mi chiedo come benedetto XVI abbia potuto approvare una simile traduzione.

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  19. Ma per favore! Io non voglio affatto difendere il Concilio però voi esagerate proprio! Addirittura considerare le calamità un castigo di Dio mi sembra proprio un'affermazione veramente oscurantista. I terremoti accadono perchè le faglie si scontrano non perchè Dio schiocca la dita...

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  20. La Teodicea è gran cosa.
    Però solo se "usata" in modo corretto... (e cioè non "corrotto")

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  21. "Corrotto" ovviamente inteso nel senso etimologico di "non separato" (ed in questo caso non separato dalla "Misericordia" che è anch'essa una delle forme della "Giustizia di Dio"), nè tantomeno di "gustato" o "alterato".

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  22. <span>"Corrotto" ovviamente inteso nel senso etimologico di "non separato" (ed in questo caso non separato dalla "Misericordia" che è anch'essa una delle forme della "Giustizia di Dio"), nè tantomeno di "guastato" o "alterato".</span>

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  23. Questo thread è talmente denso di spunti di riflessione, che richiederebbe almeno altri 10 thread dedicati a singoli argomenti da approfondire, che sono altrettante occasioni di mettere il dito nella piaga, nelle cento piaghe morali, culturali e e spirituali della Chiesa post-CV2 e della società su cui si riflettono mali e dolori di quelle piaghe. 
    Uno fra i tanti toccati:
        <span>Il fatto è che il mondo cattolico ha perso il senso cristiano della storia e muore d’inedia spirituale e culturale.</span>
    E' evidente a tutti ormai che da decenni il mondo cattolico ha perso il senso del PECCATO, quale era predicato e assimiilato nelle coscienze cattoliche fino a 50 anni orsono.
    Esso ha perso insieme a quello anche il senso della RESPONSABILITA' nel peccato individuale, delle corresponsabilità del male collettivamente compiuto, e il senso e la consapevolezza delle CONSEGUENZE morali delle proprie azioni cattive, sia singole  che comunitarie. Se si risale alla causa remota di questo fenomeno culturale di de-responsabilizzazione, si ritornerà sempre a quel punto dolente: il momento storico in cui fu detto da cattedre autorevoli, e fatto credere a piccoli e grandi, che l'uomo è "naturalmente buono" (mito del buon selvaggio) e che la società lo rende cattivo; ovvero : la <span>colpa è sempre degli altri.</span>
    Da allora l'uomo -ogni uomo- nella società deresponsabilizzata circa il PECCATO individuale, ha cominciato a credere di non dover chiedere perdono di nulla a nessuno : l<span><span>a colpa del male è spostata sempre su qualcun altro, sempre </span></span>al di fuori della MIA COSCIENZA, anche del male che IO ho compiuto; e in ultima analisi, se nessuno ha colpa del male, la colpa del male sarà di Dio, quel Dio, che, essendo Onnipotente, preferisce -a quanto pare- NON IMPEDIRE il male che viene continuamente commesso sulla terra, da tutti gli uomini, da Adamo in poi.

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  24. chi ragiona in quel modo  ha dimenticato sia il peccato originale, che l'esistenza di satana, autore del male e ispiratore di ogni peccato, che ha portato nel mondo la morte ed ogni sciagura materiale e spirituale.

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  25. <span>chi ragiona in quel modo  ha dimenticato sia il peccato originale, sia l'esistenza di satana, autore del male e ispiratore di ogni peccato, che ha portato nel mondo la morte ed ogni sciagura materiale e spirituale.</span>

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  26. Allora la Madonna a Fatima -per esempio- quando annunciava i Castighi diceva un sacco di balle.

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  27. Sintetizzo il mio pensiero:

    -giustissimo chi dice che il cristianesimo attuale ha perduto il senso della propria terminologia, come un italiano che a forza di esprimersi in inglese utilizzasse in italiano, "maccheronicamente", traduzioni più o meno abusive, a volte pertinenti, ma spesso totalmente lontane dal senso originale.

    -verissimo che c'è in particolare una grossa incomprensione del peccato originale e di satana che l'ha ispirato: se Dio ha creato anche il male, troppo buono non è. Se la morte non è entrata nella creazione a motivo del peccato, ma c'è sempre stata, come "necessità biologica", allora Dio ne è direttamente responsabile. Non è così, ma ormai molti cattolici oltre a non crederlo non riescono nemmeno a pensarlo, essendosi allineati alla mentalità corrente. Non so se sia esclusiva colpa del conciliarismo, ma innocente non è.

    -ineccepibile il fatto che il castigo come purificazione sia portatore di una necessità utile alla salvezza delle anime, che è la vera finalità della storia nelle mani di Dio. Chi si fermasse ad una misura esclusivamente ridotta alla salvezza o meno dei corpi (in fondo anche molti cattolici secolarizzanti dell'anima non sanno che farsene) mancherebbe della prospettiva ultima. In questo senso il declino di senso del purgatorio è sia propedeutico che conseguenza dell'abbandono di una necessaria giustizia, credendo che la misericordia di Dio si accontenti di fervorini contro il peccato e che questo non abbia conseguenze

    -il peccato genera morte fisica e spirituale: chi muore o soffre fisicamente non è più colpevole di altri, moralmente, o non necessariamente. Il vangelo su questo è esplicito, contro ogni economicismo farisaico-moralista, caro a molto cattolicesimo moderno: pensiamo al vangelo del cieco nato o a Lc 13,1-5. La sofferenza non è una punizione "personale" di un peccato. Ma è un effetto del peccato che chi vede sofferto da altri deve sentire come propria responsabilità ed a proprio bebeficio (urgendo ulteriormente la carità verso chi soffre). Il dolore del mondo salva le anime!

    -anche noi siamo ciechi, finchè Gesù non ci ridona la vista. Purtroppo per molti cristiani la luce arriva dall'Enel, o dal sole.           

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  28. ottimo.
    Ieri sera ero ad un incontro di preghiera, con riflessioni sul proprio cammino spirituale, alla luce di precisi punti di impegno.
    La maggioranza dei presenti ha un retroterra cattolico fortemente post-conciliare.
    Posti di fronte alla necessità di una verifica puntuale c'è sempre la preoccupazione di non "ferire la sensibilità" di chi fa fatica e "resta indietro". Innegabilmente chi fa meno fatica lo fa non per proprio merito, ma per l'efficacia di un dono ed una grazia. Però, nel sottolineare l'importanza di uno sforzo e di un'ascesi, si sente dire che così poi "la gente si ritira", "bisogna aspettare i tempi".
    Va bene: ma intanto gli altri che cosa fanno? Smettono e si prendono un mese di svago?
    Morale: chi passa con il rosso va capito. Chi passa con il verde non deve pretendere che non si passi con il rosso.
    Anzi: chi passa con il verde è esagerato e troppo rigido. Non è la regola che conta ma lo spirito...
    Certamente non lo direbbero ad un vigile o a una pattuglia della stradale.
    Ma negli incontri di preghiera la lagna post conciliare è quealla: tanto Dio è buono... 

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  29. <span>. I terremoti accadono perchè le faglie si scontrano.</span>
    Colui che ha creato il mondo, non lo sapeva, forse che il giorno tot, la tale faglia si sarebbe scontrata con quell'altra? Certo che lo sapeva! Anzi, lo sapeva prima ancora di creare il mondo. E se ha deciso di volere (o di permettere, o di sopportare) che tale scontro delle faglie passase da dominoi della possibilità, a quello della realtà, è perchè ha un preciso piano al riguardo, da cui deve scaturire (forse a distanza di miliardi di millenni, o forse di pochi giorni, non possiamo saperlo) qualche bene maggiore.

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  30. ma come , il  prof De Mattei, non ha letto  la poesia di Leopardi "La ginestra"scritta anche questa più di un secolo fa. ???
    Per la mentalità  atea e moderna : i terremoti, i maremoti, le eruzioni dei vulcani, le ere glaciali, le estinzioni di specie, insomma le terrificanti forze della natura ,non dipendono da alcun Dio, cioè da nessuna INTELLIGENZA. la Natura sola , la pura materia, la forza bruta, ne è responsabile,
    La natura che è MATRIGNA. Nessun senso , nessun disegno provvidenziale, e soprattutto nessuno SCOPO! vi è nella sofferenza umana. Gli uomini sono come formiche.
    Certo che questa moderna credenza è molto molto più rassicurante  e saggia dell'antica supestizione che credeva invece che l'uomo non fosse una "canna al vento", che gli Dei o Dio si interessassero di lui!!!!
    Certo che  l'uomo è molto più felice sapendo che nessun DIO, NIENTE, in questo vasto universo si occupa di lui!!! Che le forze immani che lo schiacciano non hanno nessun senso e nessuno scopo!!!

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  31. Si si, tutto quel che volete, ma ricordo bene che Benedetto XVI dopo il terremoto dell'Aquila di 2 anni fa disse che i terremoti non sono castighi di Dio ma la Siccardi ha preso una cantonata per Lefebvre e tanti di voi lo vorrebbero santo più di Giovannni Paolo II

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  32. Sull'ultimo numero del Timone c'è un'interessante articolo sulle tesi di Giulio Giorello:
    -non è più un classico ateo dogmatico (di quelli che asseriscono-senza poterla provare- come certezza la non esistenza di Dio)
    -non è nemmeno un classico agnostico (l'esistenza di Dio è un problema che non mi riguarda)
    -è un "ateo protestante", che ha sintetizzato tutto nella radicalità della propria volontà, insindacabile centro, origine e senso del tutto.
    Ciò che voglio è "bene".
    A chi obiettasse che questa è un po' un'ubriacatura, il filosofo risponde: voglio ubriacarmi. Chi dice che sia peggio essere ubriachi?
    A questo è giunto il peccato originale: dal non fidarsi di Dio, al non credere a Dio, al non porsi il problema di crederGli, all'ubriachezza.
    Il cristiano pone la questione diversamente e razionalmente: usiamo il cervello!
    E' verificabile quel che tu affermi? Perchè se ogni idea è teoricamente valida, la realtà molte le sconfessa inesorabilmente.
    La verità c'è, è una, e la sua prerogativa è di essere verificabile, nella realtà.
    Nel caso del cristianesimo è l'evidenza dei fatti a muovere la fede dei testimoni.
    E' la constatazione dell'avverarsi di profezie vecchie di secoli a richiamare l'attenzione su un fatto che è reale e verificato.
    Ma chi si muove nell filosofia, può accontentarsi della propria volontà.
    Chi si intererssa di verità, scopre che c'è un'altra Volontà.
    Chi conosce da Gesù la verità, sa che è quella la sola Volontà da fare, per il bene di tutti.
    Gli altri seminano peccato. Il peccato semina morte. Anche attraverso i terremoti. Sofferenza non inutile, nè insensata.
    Che nel disegno di Dio=Amore servono a salvare molte anime, tanto più quanto sono incolpevoli mentre ne perisce il corpo.         

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  33. in che senso e chi può stabilire che qualcuno "resta indietro"?
    Cosa significa nel contesto di cui si parla "andare avanti"? 
    In base a quele regola devono essere TUTTI ALLO STESSO LIVELLO, tanto da dover aspettare i tempi di qualcuno??  Il Signore non aspetta forse i tempi che derivano dai nostri limiti e non siamo tutti ugualmente amati da lui e in un contesto cristiano non possono coesistere livelli diversi di maturazione nella fede? Non rientra questo nell'ordine naturale delle cose?
    Chi ha un 'discernimento degli spiriti' e una conoscenza così profonda delle anime da poter stabilire -e in base a quale termine di paragone- che uno sia "più avanti di un altro?

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  34. lascia stare Giovanni Paolo II e Lefebvre che non c'entrano un cavolo con quello che si sta dicendo.
    Neanche la Siccardi ha detto che "i terremoti sono castighi di Dio", ma entrano a far parte di quel male che è nella creazione tutta, che il Signore permette come castigo grazia e purificazione nello stesso tempo

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  35. E' incredibile quanto ha osato scrivere IN SILENZIO. Sento una gran pena per lui.  Ma ce ne sono molti purtroppo che stanno su quella linea. Nuova Evangelizzazione!!!!.
    Per il momento è meglio tacere che parlare. Buona notte. Adios.

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  36. questa mia affermazione va sicuramente integrata con quella della Siccardi, che ci ricorda verità dimenticate da decenni, e totalmente trascurate sia nelle catechesi sia nelle omelie, cioè che nei disastri naturali e nelle immani tragedie con sofferenze e morti numerose, in ogni evento da noi ritenuto "catastrofico",
    <span>... Dio ha l'assoluto controllo degli avvenimenti, e tutto ordina per la realizzazione del Suo progetto di Salvezza. Ben esposto è nell’Apocalisse di Giovanni il concetto della permissione, da parte Dio, delle catastrofi.</span>
    I terremoti e gli eventi tragici come lo tsunami recente, sono avvertimenti del Cielo che ci ricordano essenzialmente la precarietà di questa vita materiale, alla quale ci attacchiamo spesso come se fosse il bene supremo; ci mostrano la grave necessità di restare vigilanti, custodendo la Fede nell'attesa dello Sposo che può giungere all'improvviso, e di rivolgere costantemente lo sguardo alle "cose di lassù": la nostra vita eterna con Dio, il nostro Vero ultimo fine, per il quale siamo stati creati.
    Noi pensiamo facilmente che tutto ciò che accade (al di fuori del nostro controllo) si affidato al caso cieco, come la natura matrigna pensata da Leopardi. Invece tutto è sicuramente nelle mani di Dio, il cui disegno per noi rimarrà misterioso, finchè viviamo nell'aldiqua, o dal lato "rovescio" della stoffa, secondo una similitudine ricorrente, che non ci permette di vedere la forma e i lineamenti coerenti -il senso- dell'intero Disegno.
    Nell'aldilà lo vedremo, certamente, quando "tutte le nostre lacrime saranno asciugate" e le cose di prima saranno passate: e lo capiremo, e ne loderemo in eterno il Signore.

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  37. <span>questa mia affermazione va sicuramente integrata con quella della Siccardi, che ci ricorda verità dimenticate da decenni, e totalmente trascurate sia nelle catechesi sia nelle omelie, cioè che nei disastri naturali e nelle immani tragedie con sofferenze e morti numerose, in ogni evento da noi ritenuto "catastrofico",  
    <span>... Dio ha l'assoluto controllo degli avvenimenti, e tutto ordina per la realizzazione del Suo progetto di Salvezza. Ben esposto è nell’Apocalisse di Giovanni il concetto della permissione, da parte Dio, delle catastrofi.</span>  
    I terremoti e gli eventi tragici come lo tsunami recente, sono avvertimenti del Cielo che ci ricordano essenzialmente la precarietà di questa vita materiale, alla quale ci attacchiamo spesso come se fosse il bene supremo; ci mostrano la grave necessità di restare vigilanti, custodendo la Fede nell'attesa dello Sposo che può giungere all'improvviso, e di rivolgere costantemente lo sguardo alle "cose di lassù": la nostra vita eterna con Dio, il nostro Vero ultimo fine, per il quale siamo stati creati.  
    Noi pensiamo facilmente che tutto ciò che accade (al di fuori del nostro controllo) sia affidato al caso cieco, come la natura matrigna pensata da Leopardi. Invece tutto è sicuramente nelle mani di Dio, il cui disegno per noi rimarrà misterioso, inspiegabile (insensato) finchè viviamo nell'aldiqua, o dal lato "rovescio" della stoffa (secondo una similitudine ricorrente), che non ci permette di  ravvisare la forma e i lineamenti coerenti -il senso- dell'intero Disegno.  
    Nell'aldilà lo vedremo, certamente, il "lato diritto", quando "tutte le nostre lacrime saranno asciugate" e le cose di prima saranno passate: e lo capiremo, e ne loderemo in eterno il Signore.</span>

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  38. inoltre, vorrei dire al primo blogger "in silenzio", che quando in quei disastri muoiono tanti innocenti, dobbiamo vedere proprio nel sacrificio di quelle vite il ripetersi della morte redentiva di Gesù in Croce: l'innocente muore espiando per i peccatori, per  ridonare loro la vita eterna.
    <span>>" la nostra partecipazione alle Sue sofferenze, contribuisce, nell'economia della Salvezza, alla redenzione e purificazione delle anime."
    </span>

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  39. <span> vorrei ricordare al primo blogger "in silenzio", che quando in quei disastri muoiono tanti innocenti, dobbiamo vedere proprio nel sacrificio di quelle vite il ripetersi della morte redentiva di Gesù in Croce: l'innocente muore espiando per i peccatori, per  ridonare loro la vita eterna.  
    <span>>" la</span> nostra partecipazione alle Sue sofferenze, contribuisce, nell'economia della Salvezza, alla redenzione e purificazione delle anime.<span>"  </span></span>
    (purtroppo è molto probabile che quel discorso da lui fatto scaturisca da certe catechesi ormai totalmente sganciate dalla Dottrina perenne, come usano fare certi gruppi ecclesiali, manipolando il Vangelo a loro piacimento, senza confrontarsi col Magistero di sempre; e in tal caso sarà impossibile per chiunque di noi ri-spiegargli concetti e nozioni dottrinali che in quelle catechesi avrà ricevuto in forme del tutto stravolte.....; ad es. molti sedicenti cattolici non concepiscono più affatto la cosiddetta ESPIAZIONE dei peccati, operata da Nostro Signore sulla Croce:  chiedetelo ai neocatecumenali, sentirete le risposte....)

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  40. L'intervento di "In silenzio" mi ricorda qualcosa: Avvenire e Gianni Gennari, sì l'incredibile Gianni Gennari.



    http://www.avvenire.it/GiornaleWEB2008/Templates/Pages/ColumnPage.aspx?IdRubrica=.lupus&TitoloRubrica=Lupus%20in%20pagina&IdArticolo=e5abb269-e808-414f-bb5a-2d8a59edd383&Autore=Gianni%20Gennari

    http://www.avvenire.it/GiornaleWEB2008/Templates/Pages/ColumnPage.aspx?IdRubrica=.lupus&TitoloRubrica=Lupus%20in%20pagina&IdArticolo=c67ee72c-533b-4539-86dc-768d8f5bc149&Autore=Gianni%20Gennari

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  41. Un passo dedicato soprattutto a "silenzio" che nel suo primo intervento sarebbe stato meglio tacere.... *DONT_KNOW*

    (Joseph Ratzinger "Guardare a Cristo", pag.76)

    Un Gesù che sia d'accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del suo vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Sacra Scrittura, ma una sua miserabile caricatura.
    Una concezione del "vangelo" dove non esista più la serietà dell'ira di Dio, non ha niente a che fare con il Vangelo biblico.
    Un vero perdono è invece qualcosa di più autentico e diverso da un debole "lasciar correre, tanto Dio è buono"!
    Il perdono è esigente e chiede ad entrambi - chi lo riceve e chi lo dona - una presa di posizione che concerne l'intero loro essere.
    Un Gesù che approva tutto è un Gesù privato della Croce, perchè allora non c'è più bisogno del dolore, della croce, per guarire l'uomo.
    Ed effettivamente la Croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico, fermo al suo tempo.
    La Croce come espiazione, la Croce come forma di perdono e della salvezza non si adatta a un certo schema di pensiero moderno, solo quando si vede bene il nesso tra verità e amore, allora la Croce diventa comprensibile nella sua autentica profondità teologica poichè, il perdono, ha a che fare con la verità e perciò esige la Croce del Figlio di Dio, ed esige per questo la nostra conversione.
    Perdono e perdonare è appunto la restaurazione della verità, rinnovamento dell'essere e superamento della menzogna nascosta in ogni forma di peccato.
    Il peccato è sempre, per sua essenza, un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore, da Dio.

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  42. Come diceva un grande filosofo e teologo medievale, Dio sarà per gli uomini ciò che di Lui si sono rappresentati: per chi lo ha visto come punitore e castigatore sarà effettivamente fonte di punizione e di castigo. Ma di questo non sarà Lui la causa (per Dio il male è semplicemente un niente), bensì la fantasia deviata di chi lo ha pensato così

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  43. Che io sappia nessuno si è scandalizzato quando , in occasione del terremoto verificatosi nella Cina meridionale , i buddisti dissero che era la conseguenza del cattivo karma cinese dovuto alla repressione nel Tibet.

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  44. il male "un niente"? se è così "un niente" perchè per liberarci dal male e dal peccato ha sofferto i dolori della Passione fino a muorire in Croce?

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  45. Molto interessante l'intervento di Franco e concordo per dire che bisogna rimettere l'apologetica al centro della riflessione dell'intellettuale cattolico, il che è atto di carità inverso chi intellettuale non è e che rimane sottomesso alla propaganda del pensiero unico dominante post-moderno.
    Il problema della teodicea si sbatte direttamente sia contro un approccio puramente materialistico dove gli avvenimenti sono puramente meccanicamente causali nella loro origine e casuali quanto ai loro effetti senza nessuna connotazione morale; sia contro un approccio di tipo immanentistico, dove il male nell'universo sia capito come un castigo "latae sententiae", dove nessuna Trascendenza interverrebbe positivamente ma che sarebbe pura ed unica conseguenza di azioni passate.
    La difficoltà ad uscire da questi due quadri concettuali lo si rileva anche nella Chiesa quando si ha difficoltà ad accettare il "ne nos inducas in tentationem" dimenticando che se l'essere ci è stato dato è appunto per essere sottomessi alla prova, prova che è la scelta genuina della Volontà divina.
    Intellettualmente e culturalmente parlando è tempo ormai di ristabilire, di chiarificare e di ristrutturare il pensiero epistemologico alfin di evitare approcci semplicistici tendenti a svuotare il problema sottovalutandone l'importanza lasciando spazio ad atteggiamenti impronti di scetticismo o, all'opposto, di primario fondamentalismo. I.P.

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  46. Ringrazio per l'apprezzamento e proseguo la mia esemplificazione, sperando di non essere troppo oscuro e contorto. Uno dei punti di attrito più forti è quello relativo alla "legge naturale", pilastro centrale del ragionamento che portò Paolo VI a emanare la "Humanae Vitae", da cui inizio effettivo della epocale crisi del postconcilio. Numerosissimi commentatori, tra cui ricordo Adriana Zarri per il tono pungente e tagliente, osservarono che nel contesto di una cosmobiologia evoluzionista-storicista il NO del papa appariva come rifiuto di una tecnologia che costituiva un passo avanti nel moto del progresso. E' un nuovo caso Galileo, si disse a gran voce: fissismo dettato dalla paura ( anche di smentire precedenti pronunciamenti magisteriali ) contro progressismo umanistico.
    La chiave della soluzione mi si scoprì molti anni dopo, leggendo "Filosofia della Risurrezione" di Jean Guitton, amico personale di papa Montini. Il ragionamento era questo: l'uomo è un "mutante", destinato a migliorare la sua costituzione in senso evolutivo. Il controllo del proprio istinto rappresenta dunque un progresso nel senso dell'umanità paradisiaca e insieme della restaurazione di quella edenica. Conclusione: i mezzi contraccettivi in prima istanza eliminano i "danni" conseguenti all'istintualità incontrollata, tuttavia non la sanano in radice e, lasciando libero corso alla sregolatezza, portano allo sfascio dell'istituzione familiare. La legge naturale non va intesa dunque come legge di conservazione dell'assetto attuale, ma di miglioramento e "raddrizzamento": una legge di "riforma" della natura intaccata dal peccato più che di "conservazione". Guitton aveva trovato il nucleo di una soluzione che conciliava l'intuizione antica con la griglia concettuale della modernità dominata dal paradigma evoluzionista, addirittura in senso fantascientifico: attuazione del principio NON NOVA SED NOVITER.

    Vorrei dire, in relazione agli interventi in senso "restauratore" tipici di questo blog, che a mio parere il ritorno alla sanità dell'antico non potrà essere effettuata se non passando per la considerazione degli argomenti ostativi che derivano dalle griglie concettuali della modernità. Altrimenti tutta l'operazione apparirebbe come archeologismo estetizzante.

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  47. Insomma Dio a immagine dell'uomo...
    Ma non era il contrario?

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  48. Concordo con Franco per dire che non si potrà fare l'economia della considerazione degli argomenti ostativi moderni e post-moderni se non si vuole avere un discorso inudibile perchè semplicemente astruso sia nel linguaggio che nei concetti utilizzati.
    E' un campo però altamente opinabile dove lo scambio di idee può essere molto fecondo in quanto solo attarverso aggiustamenti successivi di linguaggio e di concetti si potrà arrivare a dare un'insegnamento dottrinale nella Verità che sia rigoroso anche se rinnovato.
    Onestamente, caro Franco, se mi permette, il suo esempio preso da Guitton non mi convince a più livelli: (1) penso che vi sia uno scivolamento d linguaggio dove si passa dal concetto di legge naturale che è puramente metafisico, nel senso che si guarda, ad esempio, al concetto metafisico di natura umana in quanto tale e vi si descrive a quali principi essa obbedisce, mentre sembrerebbe, nella sua interpretazione del pensiero di Guitton, voler far combaciare la legge naturale con le leggi della natura, eminentemente positiviste, esse, e non adatte a describere un concetto metafisico; (2) non è per niente ovvio che la natura umana in quanto tale sia essa sottomessa all'evoluzione, nel senso, ad esempio, che non diventiamo migliori attraverso i secoli o che non sviluppiamo novelle capacità come,a d esempio potrebbe essere la telekinesia o la telepatia; (3) vediamo uno sviluppo dell'operato umano e quindi della tecnologia o di ceri sistemi sociali ma non è ovvio che codesto cambino la natura umana anche l'influenzano nel suo modus operandi; (4) i mezzi contraccettivi sono intrinsecamente malvagi in quanto si oppongono alla natura umana stessa, cioè non portano niente di buono nè direttamente nè, a fortiori, indirettamente; (5) solo la grazia può essere fonte di riforma della natura umana, ma proprio in quanto la grazia è di natura divina e quindi non sottomessa alla natura umana.
    Quanto all'evoluzione, che rimane una semplice ipotesi di lavoro, essa non ha ancora statuto di discorso scientifico per il semplice fatto che non è ancora sottomessa al principio di falsificazione, anche se penso essere un'interessante ed efficace mitologia moderna che permette utilmente di strutturare ed unificare vari concetti e disparate scoperte: ma anche qui non vedo nessun impatto diretto e ancor meno contraddizione tra l'annuncio della Buona Novella ed il "come" l'universo si sia sviluppato. I.P.

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  49. LEI non è cattolico, Areki! Quello che scrive è indegno di un uomo consacrato. Lei confonde l'opera di Satana con l'azione di Dio! E' pura eresia! E follia!

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  50. <span><span>Concordo con Franco per dire che non si potrà fare l'economia della considerazione degli argomenti ostativi moderni e post-moderni se non si vuole avere un discorso inudibile perchè semplicemente astruso sia nel linguaggio che nei concetti utilizzati.  
    E' un campo però altamente opinabile dove lo scambio di idee può essere molto fecondo in quanto solo attraverso aggiustamenti successivi di linguaggio e di concetti si potrà arrivare a ridare un'insegnamento dottrinale nella Verità che sia rigoroso anche se rinnovato.  
    Onestamente, caro Franco, se mi permette, il suo esempio preso da Guitton non mi convince a più livelli: (1) penso che vi sia uno scivolamento d linguaggio dove si passa dal concetto di legge naturale che è puramente metafisico, nel senso che si guarda, ad esempio, al concetto metafisico di natura umana in quanto tale e vi si descrive a quali principi essa obbedisce, mentre sembrerebbe, nella sua interpretazione del pensiero di Guitton, che si voglia far combaciare la legge naturale con le leggi della natura, eminentemente positiviste, codeste, e non adatte a describere un concetto metafisico; (2) non è per niente ovvio che la natura umana in quanto tale sia essa sottomessa all'evoluzione, nel senso, ad esempio, che non diventiamo migliori attraverso i secoli o che non sviluppiamo novelle capacità come, ad esempio potrebbero essere nuove capcaità tali che la telekinesia o la telepatia; (3) vediamo uno sviluppo dell'operato umano e quindi della tecnologia o di certi sistemi sociali ma non è ovvio che codesti cambino la natura umana anche se l'influenzano nel suo modus operandi; (4) i mezzi contraccettivi sono intrinsecamente malvagi in quanto si oppongono alla natura umana stessa, cioè non portano niente di buono nè direttamente nè, a fortiori, indirettamente; (5) solo la grazia può essere fonte di riforma della natura umana, ma proprio in quanto la grazia è di natura divina e quindi non sottomessa alla natura umana.  
    Quanto all'evoluzione, che rimane una semplice ipotesi di lavoro, essa non ha ancora statuto di discorso scientifico per il semplice fatto che non è ancora sottomessa al principio di falsificazione, anche se penso essere un'interessante ed efficace mitologia moderna che permette utilmente di strutturare ed unificare vari concetti e disparate scoperte: ma anche qui non vedo nessun impatto diretto e ancor meno contraddizione tra l'annuncio della Buona Novella ed il "come" l'universo si sia sviluppato. I.P.</span></span>

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  51. <span>Concordo con Franco per dire che non si potrà fare l'economia della considerazione degli argomenti ostativi moderni e post-moderni se non si vuole avere un discorso inaudibile perchè semplicemente astruso sia nel linguaggio che nei concetti utilizzati.  
    E' un campo però altamente opinabile dove lo scambio di idee può essere molto fecondo in quanto solo attraverso aggiustamenti successivi di linguaggio e di concetti si potrà arrivare a dare un'insegnamento dottrinale nella Verità che sia rigoroso anche se rinnovato.  
    Onestamente, caro Franco, se mi permette, il suo esempio preso da Guitton non mi convince a più livelli: (1) penso che vi sia uno scivolamento d linguaggio dove si passa dal concetto di legge naturale che è puramente metafisico, nel senso che si guarda, ad esempio, al concetto metafisico di natura umana in quanto tale e vi si descrive a quali principi essa obbedisce, mentre sembrerebbe, nella sua interpretazione del pensiero di Guitton, voler far combaciare la legge naturale con le leggi della natura, eminentemente positiviste, esse, e non adatte a describere una realtà metafisico; (2) non è per niente ovvio che la natura umana in quanto tale sia essa sottomessa all'evoluzione, nel senso, ad esempio, che non diventiamo migliori attraverso i secoli o che non sviluppiamo novelle capacità come,a d esempio potrebbe essere la telekinesia o la telepatia; (3) vediamo uno sviluppo dell'operato umano e quindi della tecnologia o di ceri sistemi sociali ma non è ovvio che codesto cambino la natura umana anche l'influenzano nel suo modus operandi; (4) i mezzi contraccettivi sono intrinsecamente malvagi in quanto si oppongono alla natura umana stessa, cioè non portano niente di buono nè direttamente nè, a fortiori, indirettamente; (5) solo la grazia può essere fonte di riforma della natura umana, ma proprio in quanto la grazia è di natura divina e quindi non sottomessa alla natura umana.  
    Quanto all'evoluzione, che rimane una semplice ipotesi di lavoro, essa non ha ancora statuto di discorso scientifico per il semplice fatto che non è ancora sottomessa al principio di falsificazione, anche se penso essere un'interessante ed efficace mitologia moderna che permette utilmente di strutturare ed unificare vari concetti e disparate scoperte: ma anche qui non vedo nessun impatto diretto e ancor meno contraddizione tra l'annuncio della Buona Novella ed il "come" l'universo si sia sviluppato. I.P.</span>

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  52. <span>Concordo con Franco per dire che non si potrà fare l'economia della considerazione degli argomenti ostativi moderni e post-moderni se non si vuole avere un discorso inaudibile perchè semplicemente astruso sia nel linguaggio che nei concetti utilizzati.    
    E' un campo però altamente opinabile dove lo scambio di idee può essere molto fecondo in quanto solo attraverso aggiustamenti successivi di linguaggio e di concetti si potrà arrivare a dare un'insegnamento dottrinale nella Verità che sia rigoroso anche se rinnovato.    
    Onestamente, caro Franco, se mi permette, il suo esempio preso da Guitton non mi convince a più livelli: (1) penso che vi sia uno scivolamento d linguaggio dove si passa dal concetto di legge naturale che è puramente metafisico, nel senso che si guarda, ad esempio, al concetto metafisico di natura umana in quanto tale e vi si descrive a quali principi essa obbedisce, mentre sembrerebbe, nella sua interpretazione del pensiero di Guitton, voler far combaciare la legge naturale con le leggi della natura, eminentemente positiviste, esse, e non adatte a describere una realtà metafisica; (2) non è per niente ovvio che la natura umana in quanto tale sia essa sottomessa all'evoluzione, nel senso, ad esempio, che non diventiamo migliori attraverso i secoli o che non sviluppiamo novelle capacità come, ad esempio potrebbe essere la telekinesia o la telepatia; (3) vediamo uno sviluppo dell'operato umano e quindi della tecnologia o di certi sistemi sociali ma non è ovvio che questi cambino la natura umana anche se l'influenzano nel suo modus operandi; (4) i mezzi contraccettivi sono intrinsecamente malvagi in quanto si oppongono alla natura umana stessa ontologicamente, cioè non portano niente di buono nè direttamente nè, a fortiori, indirettamente; (5) solo la grazia può essere fonte di riforma della natura umana, ma proprio in quanto la grazia è di natura divina e quindi non sottomessa alla natura umana.    
    Quanto all'evoluzione, che rimane una semplice ipotesi di lavoro, essa non ha ancora pienamente statuto di discorso scientifico per il semplice fatto che non è ancora sottomessa al principio di falsificazione, anche se penso essere un'interessante ed efficace mitologia moderna che permette utilmente di strutturare ed unificare vari concetti e disparate scoperte: ma anche qui non vedo nessun impatto diretto e ancor meno contraddizione tra l'annuncio della Buona Novella ed il "come" l'universo si sia sviluppato. I.P.</span>

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  53. @ Simon de Cyrene. Sono d'accordo sull'opinabilità delle proposte su cui ho riferito: in effetti esse sono tributarie, tramite il grande amico di Guitton, monsignor Pouget  ("Dialogues avec Pouget" ) della speculazione evoluzionistico- animistico-spiritualistica di Henry Bergson ("L'Elan Vital" e poi "Les deux sources de la moral et de la religion", con approdo alla mistica cristiana ). Non sono un esperto di metafisica e di ontologia ( solo recentemente ho fatto il "colpaccio" di acquistare una Summa Theologica nuova a un prezzo stracciatissimo ); tuttavia devo ribadire la constatazione della incomunicabilità di fatto fra il la cocettualità scolastico e il sistema di idee dell'"uomo della strada" mediamente colto. La vulgata scientista che oggi si va diffondendo afferma la possibilità, anzi la liceità e perfino, in alcuni casi, la obbligatorietà morale della manipolazione genetica, che cambia l'assetto delle istituzioni  sociali nei "rapporti di RIproduzione" ( crollo della famiglia, maternità per single, gravidanze surrogate  e quant'altro ) e rivoluziona il sistema comunicativo nel senso della "noosfera" evocata a suo tempo da Teilhard de Chardin ( altro tributario di Bergson e protagonista sommerso ma importantissimo del Concilio ). Si parla perfino di TRANSUMANESIMO: movimento che si pone l'obbiettivo di trasformare l'assetto dell'uomo tramite collegamenti cibernetici e manipolazione genetica, assicurando tramite la tecnica le promesse fatte in antico dalle religione, come l'immortalità. Un segnale importante di questa tendenza è lo svilupparsi del movimento dei "nuovi atei", che vogliono fare piazza pulita della religione, sostituendola con un "umanesimo laico-tecnologico" il cui profeta sarebbe Darwin. Volando più basso, è da notare che all'uomo della strada la proibizione della contraccezione appare non solo risibile ai fini della "razionalizzazione" della sua vita privata ( coniugi entrambi al lavoro, casa piccola... ), ma anche irresponsabile in relazione al problema demografico. Continuo a pensare che un sistema di "concetti-ponte" come quelli sopra indicati sia utile e perfino indispensabile. Così è stato per me; posso anche riferire che Maritain, un maestro e un esdempio per la sua generazione, a prescindere dal valore effettivo e dagli esiti del suo pensiero, potè traghettare dall'ateismo al Tomismo tramite Bergson e il pensiero evoluzionistico antidarwiniano del biologo tedesco Hans Driesch.

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