Quarta domenica. Domani? Doman l'altro? Fra tre giorni? ... Non passerà una settimana, ch'Egli sarà qui fra noi. E gli occhi della Chiesa scrutano sitibondi le vie da cui deve spuntare: Rorate, coeli, desuper, et nubes pluant Iustum; aperiatur terra et germinet Salvatorem: "Mandate, cieli, la rugiada, e le nubi piovano il Giusto; s'apra la terra, e germini il Salvatore".
Il cielo e la terra: il cielo, da cui Egli deve scendere Dio; la terra, su cui deve nascere uomo; il cielo e la terra, inimicati dal nostro peccato; il cielo e la terra, che la sua misericordia viene a riconciliare. L'imminenza della redenzione (che per lui vorrà dire passione e morte) si sente pure nei nomi che suonano, nudi, in questa messa, quasi una presentazione dei personaggi che avranno parte alla gran scena: Anno quintodecimo imperii Tiberii Caesaris, procurante Pontio Pilato Iudaeam, tetrarcha autem Galileae Herode, Philippo autem fratre eius tetrarcha Ituraeae et Trachonitidis regionis, et Lysania Abilinae tetrarcha, sub principibus sacerdotum Anna et Caipha, factum est verbum Domini super Iohannem Zacharìae filium... Tiberio, Ponzio Pilato, Erode, Anna, Caifa, Giovanni, Zaccaria - E, in Tiberio e Pilato, Roma: Roma che ordinerà il censimento e approverà la sentenza, Roma che ha tolto a Giuda lo scettro, segno che un altro sta per innalzare il suo scettro su tutta quanta la terra, secondo lo profezia di Giacobbe: "Lo scettro non sarà tolto da Giuda... fino a che venga Colui che dev'esser mandato e sarà l'aspettazion delle genti".
Ma un altro nome suona nella messa di questo giorno, indizio che l'aspettazione sta per finire: un nome troppo diverso dagli altri, troppo più alto di loro, troppo più potente di Tiberio, più santo di Giovanni, perché non suoni a parte da loro, perché lo pronunzi altra bocca che quella di un angelo.
Questo nome suona infatti nell'offertorio, e son le labbra di Gabriele che ne articolano le sillabe: Ave, Maria, gratia plena: Dominus tecum -
"Dio ti salvi, Maria, piena di grazia: il Signore è con te..." Il Signore è con te, il Signore è in te: è, rivestito di carne, nel tuo seno di vergine: è dunque sulla terra, poiché tu abiti - tu altissima, tu unica - la nostra terra, tu sei figliola di Adamo, tu sei nostra sorella. Il Signore è in te e quindi è fra noi: Iddio non può più pentirsi, non può più ritirare la sua promessa: il Signore è già in te e, per te, è già fra noi. Per te, gli occhi del Padre e quelli degli angeli stanno ormai rivolti alla terra.
I tuoi passi, il tuo respiro, il tuo sonno preoccupano ormai il cielo e la terra; il cielo e la terra e il limbo contan l'ore che ti mancano a venir madre - Tu sei già redenta, o Maria senza peccato, perché il Signore è già con te. Partorisci, apri anche a noi il tabernacolo ove tu lo serbi e lo adori, e anche noi saremo redenti.
Partorisci, o sposa della Terza Persona, e anche per noi s'avvererà finalmente la predizione d'Isaia, la promessa che chiude la messa di stamattina: "Ecco: una vergine concepirà e darà alla luce un figliolo: e il suo nome, Emmanuele".
Emmanuel, "che s'interpreta: Dio con noi".
Testo tratto da: TITO CASINI, Il Pane sotto la neve, Firenze: LEF, 1935/2, pp. 113-115.
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