Te sæculórum Príncipem, Te, Christe, Regem Géntium, Te méntium te córdium Unum fatémur árbitrum. | Te, Principe dei secoli |
Scelésta turba clámitat : Regnáre Christum nólumus : Te nos ovántes ómnium Regem suprémum dícimus. | La turba scellerata urla: |
O Christe, Princeps Pácifer, Mentes rebélles súbjice: Tuóque amóre dévios, Ovíle in unum cóngrega. | Cristo, Principe Portatore di pace, assoggetta le anime ribelli; e, con il tuo amore, gli erranti raduna in un solo ovile. |
Ad hoc cruénta ab árbore Pendes apértis bráchiis, Diráque fossum cúspide Cor igne flagrans éxhibes. | Per questo dall'albero sanguinante |
Ad hoc in aris ábderis Vini dapísque imágine, Fundens salútem fíliis Transverberáto péctore. | Per questo sugli altari ti tieni nascosto di vino e di cibo nell'immagine effondendo la salvezza sui figli dal petto transverberato |
Te natiónum Præsides Honóre tollant público, Colant magístri, júdices, Leges et artes éxprimant. | Te delle nazioni i principi manifestino [Re] con pubblico onore [Te] adorino i maestri, i giudici [Te] le leggi e le arti esprimano [si ispirino all'insegnamento di Gesù] |
Submíssa regum fúlgeant Tibi dicáta insígnia: Mitíque sceptro pátriam Domósque subde cívium. | Le sottomesse insegne dei re rifulgano |
Jesu tibi sit glória, Qui sceptra mundi témperas, Cum Patre, et almo Spíritu, In sempitérna sæcula. Amen. | Gesù, a Te sia gloria, |
P. VITTORIO GENOVESI S. J.
(1887-1967)
Nacque a Roccabascerana (AV) il 23 aprile 1887. Alla età di 15 anni, precisamente il 3 dicembre 1901, entrò nella Compagnia di Gesù, nella provincia Veneta, dove percorse il normale curriculum di studi umanistici e teologici. Nel 1919 fu destinato a far parte della Direzione Nazionale dell'Apostolato della Preghiera, con sede a Roma, in via degli Astalli, che da allora fu la sua residenza abituale. In questa attività profuse le sue migliori energie promuovendo con la parola e in maniera incisiva con gli scritti la diffusione della devozione al S. Cuore. L'impegno principale fu di gettare le basi dottrinali di tale devozione. Frutto in gran parte di questa sua fatica fu il largo diffondersi di questa devozione in Italia negli anni '20. Tutto questo lavoro ebbe poi il punto culminante nella enciclica «Miserentissimus Redemptor» di Pio XI dell'8 marzo 1928, alla cui redazione si sa per certo che il P. Genovesi non fu estraneo.
In seguito il raggio della sua azione si allargò notevolmente con l'impegno preminente nella predicazione, nel solco della Oratoria Sacra dei secoli precedenti. Predicò Quaresimali in molte città d'Italia. Tenne corsi di esercizi spirituali a sacerdoti e religiosi. Nel 1948 predicò gli esercizi alla corte Pontificia alla presenza di Pio XII e l'anno seguente fu invitato a fare gli esercizi ai Prelati della Congregazione del Santo Ufficio.
Ma il nome del P. Genovesi resterà a lungo legato specialmente alla sua fama di poeta latino. In merito alla padronanza della lingua e della poesia latina, lo stesso P. Giovanni affermò di non avere mai insegnato latino, di non aver mai coltivato di proposito studi letterari, di non aver mai frequentato pubbliche università. Di tutto si professava debitore alla Compagnia di Gesù, nei cui ordinamenti di studi la lingua e la poesia latina hanno una grande incidenza. Fu sotto la guida di valenti maestri gesuiti che egli apprese e si impadronì in maniera perfetta della lingua e della metrica latina, seguendo con impegno la «Ratio studiorum» della Compagnia. A proposito egli citava come suoi maestri ed ispiratori il P. Giuliano e il P. Alfonso Cagnacci, quest'ultimo già premiato nel 1908 con medaglia d'oro al concorso di poesia latina della R. Accademia Olandese di Amsterdam. Questa vena poetica giovanile del P. Genovesi ebbe un arresto quasi completo per la durata di parecchi anni, causa l'intenso e indefesso lavoro che lo teneva costantemente occupato in altre attività. Ma nell'ottobre del 1928, causa il distacco della retina di un occhio, fu costretto a limitare notevolmente la sua molteplice attività. Ricomparve così e si approfondì la sua vena poetica. Cominciò a mandare i suoi componimenti ai concorsi di poesia latina alla R. Accademia Olandese di Amsterdam. Nacque così Hirpinus, come egli stesso volle in seguito chiamarsi in omaggio alla sua Hirpinia. La prima volta che P. Genovesi partecipò al «Certamen Hoeufftianum» di poesia latina nella capitale olandese fu nel 1935, e questo fu il fortunato inizio di una serie di successi che gli acquistarono una reputazione e una fama internazionale ognora crescente. Concorse ai certami internazionali di poesia latina di Amsterdam nove volte, presentando in tutto undici composizioni e conseguendo tre volte il premio della medaglia d'oro ed otto volte la «Magna Laus». Ottennero la medaglia aurea i componimenti Hyle (1936), Taedium vitae (1943), Patrius amor (1948); furono invece decorati con «Magna Laus» i carmi Roma caput mundi (1935), Satanas (1937), Comnzunia vitae (1938), Vere novo (1938), Animi certamen (1939), Verbum (1947), Nuntiorum Publicorum glutinator (1948), Talitha (1955). Queste autentiche perle poetiche sono state inserite nella edizione ufficiale pubblicata dall'Accademia di Amsterdam, un bel volume rilegato dal titolo Carmina Hoeufftiana. Fu questo, il ventennio 1935-55, il periodo che potremo definire solare della produzione poetica del P. Genovesi. Nel 1940 e nel 1942 prese parte al concorso di poesia latina «Teodorico Ruspantini», indetto dalla Università di Roma ed entrambe le volte conseguì il premio.
La sua produzione poetica è quanto mai vasta ed è venuta fuori in varie pubblicazioni: Carmina (1942), Carmina fidei (1942), Carmina patriae (1942), Poemata (1946), Musa latina (1948), Lyra sacra (1952), alle quali vanno aggiunti numerosissimi altri carmi composti per determinate occasioni. Tutta la sua opera in versi latini è stata definitivamente raccolta nei due volumi Carmina (1959, vol. I) e Carmina vol. alterum (1964).
Dopo la stampa di questi due volumi, la voce poetica del P. Genovesi si andò affievolendo sempre più. Compose ancora qualche pregevole ode, poi il silenzio solenne della morte, che lo colse il 20 novembre 1967.
La vasta opera letteraria del P. Genovesi, oltre quelli già ricordati (ai quali va anche aggiunto il premio «Città di Roma», nel IX concorso nazionale di prosa latina indetto nel XXVII centenario della fondazione di Roma, conseguito nel 1947), ebbe anche altri alti riconoscimenti.
Innanzi a tutti gli altri dobbiamo ricordare quello del Sommo Pontefice Pio XII che, ancora cardinale, non mancò di attestare al Padre la sua alta stima. Da Pontefice poi gli fece giungere la nomina di Innografo della Congregazione dei Riti. Numerosi furono i contributi che in questa qualità furono da lui dati alla Innografia ufficiale. Basti ricordare gli inni per il nuovo Ufficio della festa dell'Assunzione dopo la definizione dogmatica del novembre 1950, oltre i numerosi inni per la festa del S. Cuore e molti altri per le varie ricorrenze liturgiche. Pio XII poi espresse solennemente il suo plauso e la sua stima con una lettera a lui indirizzata il 20/1/1952, dopo aver ricevuto in omaggio il volume Musa Latina. Un altro autorevole attestato di stima gli venne da parte del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, al quale il Padre aveva inviato in omaggio il volume Poemata. Scrive il Presidente: «Ho già dato un po’ a tutto una prima scorsa e sono rimasto ammirato non solo della freschezza, spontaneità ed eleganza di espressione che attestano assai più di un perfetto dominio della lingua dei nostri padri, ma anche un'ispirazione sempre viva e originale cui la sua opera attinge temi ed immagini, così da assumere, in un clima di elevazione umanistica, ad autentica poesia. Attendo con impazienza il momento in cui mi sarà dato di raccogliermi in una più meditata lettura dei suoi suggestivi versi». Tralasciando, per brevità, altri giudizi di insigni letterati apparsi su varie riviste, ricordo solo che nel 1945 al P. Genovesi giungeva la nomina a socio dell'Arcadia: la nomina recava la firma di Luigi Pietrobono, Custode Generale: solo questo nome aveva significato di lode e di riconoscimento.
Nel 1952 ebbe la nomina a membro onorario perpetuo dell'Istituto di Studi Romani, facendo subito parte della Commissione dei quimqueviri incaricati di esaminare e di giudicare i lavori presentati al Certamen Capitolinum. Di questa Commissione P. Genovesi alcune volte fu anche Presidente.
Nel 1957 fu eletto membro ordinario del Centro di Studi Ciceroniani. Nel 1960 dall'Ente Provinciale per il Turismo di Roma gli fu assegnata la medaglia d'oro per l'ode composta per le Olimpiadi di Roma e fu la quarta a lui assegnata in riconoscimento del suo valore. Una quinta medaglia d'oro gli fu concessa nel 1962 dal Presidente della Repubblica Italiana: è la medaglia dei benemeriti della cultura.
Oltre gli scritti già menzionati, di P. Genovesi vanno ricordate almeno alcune opere di carattere dogmatico-ascetico, come La vita soprannaturale nei suoi principi e nelle sue manifestazioni, Il mistero del Verbo incarnato; e altri lavori di carattere apologetico, come Tra maestro e discepolo, La verità della fede nella Bibbia, Il primato del Papa e la venuta di S. Pietro a Roma, Alla Chiesa credo e ai protestanti no (in versi mnemonici)
(testo tratto dal sito Quascirana Club)
d. A.M.
<span>siamo orgogliosi di essere i sudditi di Cristo, i servi di Dio, i lacchè del cielo. Cristo ci ha infatti redenti, acquistati a caro prezzo, ed Egli è il nostro Signore e Padrone, e noi i suoi fedeli servi inutili. Suoi e del suo Vicario.</span>
RispondiEliminaTe, saeculorum PRINCIPEM" Inno a Cristo Re
RispondiEliminaNOI Ti confessiamo, o Cristo, Principe dei secoli, Autocrate delle genti,
unico arbitro delle menti e dei cuori (Prima strofa, rimasta).
UNA TURBA PERVERSA GRIDA:NON VOGLIAMO CHE CRISTO REGNI, ma noi ti acclamiamo
con gioia supremo Re di tutti (II Strofa *SOPPRESSA*!)
Cristo, Principe della pace, assoggetta le anime ribelli e, con il tuo amore
raduna gli erranti in un solo ovile (III Strofa, *SOPPRESSA*!)
Per questo dall'albero sanguinante pendi con le braccia stese, mostrando
aperto dalla lancia crudele il cuore infiammato. (IV Strofa, rimasta)
Per questo sotto le specie del pane e del vino ti nascondi sull'altare, e,
dal cuore trafitto effondi la salvezza sui figli. (V Strofa, rimasta)
Che i capi dei popoli ti diano pubblico onore, ti venerino i maestri i
magistrati; leggi ed arti a te si ispirino.(VI Strofa, *SOPPRESSA*!)
che I GOVERNANTI trovino la loro gloria nel sottomettersi a Te; che Tu regni
con il tuo dolce scettro sulle patrie e sulle famiglie..(VII
Strofa,*SOPPRESSA*!)
A Te, o Gesù, che reggi gli scettri del mondo, sia gloria con il Padre e con
il Santo Spirito, per tutti i secoli. Amen (VIII Strofa, rimasta)
ben appropriato per la ricorrenza liturgica
RispondiEliminaChe bel ricordo di una figura di sacerdote come non ce ne sono più ; oggi sono degnissimi, per carità, ma formati in tutt'altro modo. Io cominciai a frequentare via degli Astalli un anno dopo la sua morte, quindi non l'ho conosciuto, ma egli avrà conosciuto mia madre, che vi andava a ritirare per la diffusione le pagelline mensili del Sacro Cuore.
RispondiEliminaSe non mi sbaglio, la liturgia riformata da Paolo VI ha amputato tre strofe del magnifico inno.
RispondiEliminaQuella che comincia per "Scelesta turba clamitat" è stata rimpiazzate con una più politically correct, che dice "Quem prona adorant agmina hymnisque laudant celitum, te nos ovantes omnium regem supremum dicimus".
Quelle inizianti per "Te nationum praesides" e "Submissa regum fulgeant" sono state liquidate senza tanti complimenti.
Tutto coerente col loro impudico ecumenismo.