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giovedì 2 settembre 2010

Mons. Marchetto lascia i migranti e torna a studiare il Concilio

Sono state accolte le dimissioni di mons. Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti (per inciso: vogliamo compiere un atto di fede nel fatto che un simile ente abbia una ragion d'essere nell'ambito della pletorica curia romana). Stimiamo molto mons. Marchetto, per il fatto di essere l'autore di un importante studio sul Concilio Vaticano II, segnalato nella colonna di destra, volto a fare da contrappunto alla visione 'di rottura' propalata dalla scuola di Bologna; sicché ci rallegriamo che, alla ancor gagliarda età di 70 anni, possa avere il tempo per dedicarsi interamente a quegli studi, secondo le sue dichiarate intenzioni. Naturalmente, peraltro, non sfugge a nessuno che queste dimissioni sono accolte proprio nel mezzo di una forte controversia col governo francese per l'espulsione coatta degli zingari (scusate se usiamo l'espressione corrente anziché quella di "rom": ma non capiamo perché il politicamente corretto debba stravolgere l'idioma italiano). Il che è atipico, poiché nella Chiesa normalmente s'interviene quando la buriana è passata. L'impressione è quindi che questa volta il Vaticano abbia ritenuto non dilazionabile la rimozione di un suo esponente che, come ci ricorda il dispaccio che segue, ha già creato non poco imbarazzo alla Segreteria di Stato.
Diciamola tutta: noi non abbiamo nessuna vocazione, e meno ancora competenza, per entrare nelle complesse questioni dell'immigrazione e della politica economica. Ma almeno una cosa possiamo dirla: l'impressione mediatica data dalla Chiesa quando parla di questi temi è che si limiti all'enunciazione di alti principi (solidarietà, accoglienza, apertura) su cui non si può che esser d'accordo, ma senza la minima attenzione agli aspetti e risvolti pratici di quei bei concetti. I flussi migratori, che pur sono una necessità e perfino una ricchezza, vanno necessariamente governati: ora, l'impressione che danno vescovi e Vaticano (o, quantomeno, Marchetto, finché non viene smentito) è quello di un
laissez faire velleitario ed inattuabile.
Quanto ci piaceva di più il parlare schietto del card. Biffi, il quale proponeva di incentivare l'immigrazione da nazioni cattoliche del terzo mondo, per evitare il rischio (o Cassandra purtroppo inascoltata) della strisciante islamizzazione dell'Italia!
Enrico

Benedetto XVI ha accettato oggi le dimissioni di mons. Agostino Marchetto, il segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti che nei mesi scorsi era stato piu' volte sconfessato dalla Santa Sede per le sue posizioni troppo critiche riguardo alle decisioni assunte da alcuni governi per fronteggiare il problema dell'immigrazione.
[..] Il Papa teologo aveva appena concluso la catechesi tenuta nella piazza centrale di Castelgandolfo (il cortile della residenza estiva non era sufficiente a contenere gli oltre cinque mila partecipanti) quando la Sala Stampa della Santa Sede ha dato notizia ufficiale dell'accettazione delle dimissioni di mons. Marchetto precisando che, raggiunti i 70 anni, l'arcivescovo ha chiesto di poter approfittare di una norma che riguarda i nunzi apostolici, i quali, essendo spesso in sedi lontane dal Paese di origine, possono dimettersi con cinque anni di anticipo rispetto ai vescovi diocesani.
Prima di ricoprire l'incarico di numero due del dicastero dei migranti, che lo ha visto protagonista dei polemici attacchi alla politica del Governo italiano e, piu' recentemente di quello francese, mons. Marchetto, infatti, e' stato diplomatico di carriera fino a diventare osservatore permanente della Santa Sede alla Fao.
Proprio giovedi' scorso, l'arcivescovo aveva rilasciato ad una testata francese un'intervista molto critica sulla questione delle espulsioni dei rom, ricordando che il popolo zingaro era stato vittima dell'Olocausto.
Un'agenzia italiana aveva lanciato la notizia confondendo - nella sua traduzione - il tempo passato con il presente e questo aveva scatenato una enorme polemica sui media di tutto il mondo. In merito, tuttavia, dal Vaticano si fa sapere che l'accettazione delle dimissioni non e' legata all'episodio e non puo' essere considerata una decisione "immediata". In ogni caso, l'ex dignitario vaticano avrebbe dovuto tenere oggi una relazione a Bogota', il cui testo era stato diffuso sabato mattina dal dicastero per i migranti affinche' fosse pubblicato, ma non e' poi partito: dunque l'accettazione delle dimissioni non era ancora stata decisa, o almeno comunicata all'interessato, alla fine della settimana scorsa. Il 21 aprile scorso, le critiche di mons. Marchetto al "pacchetto sicurezza" avevano costretto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, a precisare che "il Vaticano come tale non ha detto niente sul decreto sicurezza approvato dal governo italiano".
"Ha parlato mons. Marchetto, ma non mi consta che il Vaticano in quanto tale abbia preso posizione", aveva affermato Lombardi. Gia' in febbraio, quando il prelato aveva criticato le ronde, la Santa Sede aveva specificato che si trattava di una sua posizione personale.
Da parte sua, l'arcivescovo volle replicare: "quando un vescovo pensa di aver fatto il suo dovere, non si ferma a raccogliere le pietre che gli buttano dietro". Da parte del Governo, invece, arrivo' l'apprezzamento del ministro della Difesa La Russa: "Siamo lieti della precisazione del Vaticano, che mette in rilievo la differenza tra un giudizio, legittimo, di monsignor Marchetto e quello del Vaticano".
Al III Forum su "Immigrazione e pace" che si tiene a Bogota', l'arcivescovo avrebbe voluto dire che di fronte al complesso problema dell'immigrazione "l'intervento a cui sono chiamate le religioni non e' facile, se non lo si vuole ridurre alla sola denuncia o ad una mediazione".
Esse sono chiamate ad esempio a contrastare "le immagini che presentano i migranti solo come causa di conflitto quando ad essere messi in discussione sono i valori cardine della convivenza, quella costituzione materiale che e' posta alla base del vivere sociale". Da queste situazioni, si legge nel testo preparato dall'ex dignitario vaticano, "la dimensione religiosa non puo' estraniarsi".
Attraverso la Sala Stampa, mons. Marchetto ha fatto sapere che intende d'ora in avanti dedicarsi esclusivamente ai suoi studi di storico della Chiesa e del Concilio Vaticano II. "Credo sia stato ragionevole chiedere di andare in pensione e ringrazio perche' mi è stato concesso", ha affermato infine in una dichiarazione al Servizio Informazione Religiosa.
"Non e' vero che la mia domanda di dimissioni sia stata 'immediatamente' accolta perche' ho presentato piu' di un anno fa al Papa la richiesta di poter continuare fino al 70esimo anno di eta'", spiega l'ex segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale delle migrazioni che elenca nella dichiarazione i motivi della sua richiesta.
"Bisogna tener presente - sottolinea - che sono stato nove anni al Pontificio Consiglio; che i nunzi hanno la facolta' di poter andare in pensione a 70 anni; che sono stato vent'anni in Africa e ho avuto una malattia non indifferente e, anche se sono guarito, mi ha lasciato ancora qualche strascico".
Il presule dunque non ha rimpianti, ma solo auspica che "si ricordi la bonta', la misericordia e la grandezza della Chiesa nell'affrontare le questioni della mobilita' umana, questioni molto dure e importanti. La Chiesa cerca di rispondere, camminare insieme e difendere i diritti umani di queste persone, che vanno di pari passo con i doveri".

Fonte: AGI, via Papa Ratzinger blog

8 commenti:

  1. Finalmente! Non se ne poteva più.

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  2. ma non ti sembra di esagerare?

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  3. da diversi anni, seguendo quasi un copione politico di prodiana memoria.... anche questo Pontificio Consiglio aveva assunto una sorta di segretariato POLITICO.... di SPIRITUALITA' DEL MIGRANTE non se ne parla quasi mai, in compenso si combatte contro QUALSIASI STATO che ritiene un problema un flusso migratorio INSOSTENIBILE...
    perchè, diciamocelo onestamente, le parole della Chiesa sui diritti dei migranti non fa una piega...purtroppo ciò che non è possibile è l'attuazione AD OCCHI QUASI CHIUSI nell'obbligo di dover accogliere chiunque arrivi in un Paese nostrano... facile a dirsi a parole, ma se neppure noi abbiamo casa e a momenti con i posti di lavoro a rischio, come pretendere che uno Stato accetti chiunque senza alcun regolare soggiorno?
    l'ottimismo e la carità sono d'obbligo, questo senza alcun dubbio, ma la Chiesa NON può assolvere il compito dello Stato, lo spiega bene il Papa nella Deus Caritas est proprio a motivo anche di questo grande problema dell'imigrazione, sottolineando la diversità degli interventi della Chiesa da quelli dello Stato...

    Insomma sin dall'800 registriamo un crescente interessamento della Chiesa verso le migrazioni e proprio aiutati dalla Rerum Novarum di Leone XIII, la Chiesa ha sempre avuto a cuore non soltanto i migranti che all'epoca erano moltissimi italiani, ma sempre per chiunque ne aveva bisogno... in questi ultimi anni, purtroppo, un crescente interessamento POLITICO e perfino schieramento... non ha fatto altro che far "parlare troppo" quest'organo della Chiesa e parlare nel modo sbagliato...
    Anche qui sento gente ignorante che ringrazia IL CONCILIO per l'interessamento della Chiesa verso queste immigrazioni, ancora una volta, il vero scopo della Chiesa verso l'Uomo e i suoi diritti viene offuscato e ridotto ad un problema  POLITICO....
    forse anche per questo è necessario che il Pontefice metta qualcuno in questo Pontificio che sappia rammentare il compito della Chiesa al di là di ogni schieramento politico...
    ;)

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  4. Tutti questi dicasteri e pontifici consigli a me paiono del tutto inutili, volti solo a creare "poltrone" (che Dio mi perdoni).
    Non basterebbe l'evangelico esercizio della Carità, che è Virtù Teologale?

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  5. bè...come carta dimostra è dall'800 che la Chiesa vide necessaria la creazione di reparti o gruppi dediti all'approfondimento dei tanti problemi che l'epoca stava apportando... ;)
    il problema non è nei Dicasteri, ma nelle persone che le dirigono.... visto che siamo in tema, ritornare a fargli fare il giuramento antimodernista non si farebbe danno....

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  6. Forse, ha esagerato chi, in posizione istituzionalmente rilevante, si permetteva d'esprimere concetti e parole in assoluta libertà, senza evidentemente porsi il problema del discredito che quest'atto sarebbe venuto a direttamente riverberare, a totale discredito dell'ente di appartenenza ...

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  7. Caspita! Che discorso convincente! Sembra di leggere il Vangelo. Cristo è con te, caro Ospite erudito.

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