Don Pierangelo Rigon, parroco vicentino, ci invia questa sua lettera apparsa su Il Giornale di Vicenza del 7 luglio scorso, per l'anniversario del motu proprio.
Il 7 luglio 2007 veniva reso noto il “motu-proprio” (ossia un documento scritto per iniziativa diretta del Papa), con il quale si permetteva ai sacerdoti e ai fedeli che lo desiderassero, di accedere alla Liturgia in uso fino al 1970.
Benedetto XVI, dopo aver dato disposizioni precise in materia, in una lettera ai Vescovi così precisava il senso di quanto aveva stabilito:
“Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.”
Dal 14 settembre di tre anni fa, dunque, gli antichi riti della Chiesa Cattolica, smessi di fatto da oltre quarant’anni ma non abrogati (come il papa ha voluto precisare), tornavano ad arricchire la preghiera pubblica del popolo cristiano, la Liturgia.
Chi ricorda quei giorni, sicuramente rammenta le varie reazioni di ecclesiastici e laici al documento pontificio.
Si andava dal freddo silenzio di chi riteneva inutili – o riguardanti solo i “lefebvriani” - quelle norme di papa Ratzinger, alle scomposte dichiarazioni polemiche di taluni (“è stato tradito il Concilio”, “si torna indietro”), all’accoglienza entusiasta di quei pochi che, finalmente, potevano sentirsi liberati dal peso di una colpa che gravava la loro coscienza per il solo fatto di amare e di desiderare la “messa in latino”.
In quei giorni c’erano state addirittura le lacrime amare di qualche Vescovo che non riusciva a digerire il motu-proprio.
Che cosa è accaduto in questi tre anni? Innanzitutto non si è verificato il cataclisma che qualcuno temeva. Si può tranquillamente osservare che la “forma ordinaria” di celebrare è, ed è per davvero rimasta, quella stabilito dalla riforma seguita al Concilio Vaticano II.
Quasi nessun sacerdote ha pensato di rivedere, almeno, le modalità troppo disinvolte, al limite degli abusi, di celebrare.
Perché non dobbiamo dimenticare che il Papa ha scritto anche così nella lettera ai Vescovi accompagnatoria del motu-proprio:
“Nella celebrazione della Messa secondo il Messale di Paolo VI potrà manifestarsi, in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all’antico uso. La garanzia più sicura che il Messale di Paolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità alle prescrizioni; ciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale.”
Il Papa dà il suo buon esempio per un ritorno alla sacralità della Liturgia ordinaria.
Ha voluto che la Croce fosse ricollocata al centro dell’altare e non di lato come elemento di disturbo che non consente ai fedeli di “vedere in faccia” il sacerdote celebrante, qualche volta non disdegna di “voltare le spalle ai fedeli” per sottolineare che la S. Messa è anche un grande atto di propiziazione e di adorazione e che quindi tutti sono invitati a rivolgersi nella medesima direzione, preferisce dare la S. Comunione sulla lingua, ai fedeli inginocchiati.
Non ha imposto queste scelte, ma è chiaro che – facendo così – intende anche dare un insegnamento che i cattolici non possono tranquillamente disattendere come se fossero questione di “gusti personali” non obbliganti per gli altri.
Ma torniamo alla Liturgia “straordinaria”. Parliamo, più semplicemente anche se non è del tutto tecnicamente corretto, di “Messa in latino”.
Il Papa stesso chiede, a tutti i Vescovi, di fare una relazione allo scadere dei tre anni di applicazione del motu-proprio: “Vi invito, cari Confratelli, a scrivere alla Santa Sede un resoconto sulle vostre esperienze, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu Proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio”.
Da quello che ci è dato di sapere, proprio in queste settimane i Vescovi di tutto il mondo hanno sulle loro scrivanie un questionario inviato dalla S. Sede e riguardante proprio l’applicazione – nelle loro Diocesi – del “Summorum Pontificum” (così è denominato il motu-proprio).
Sulla base di quanto verrà riferito il Santo Padre prenderà poi le sue decisioni.
E’ difficile, tuttavia, pensare che l’uso dell’antica Liturgia possa essere di nuovo ristretto a casi limiti e sotto lo stesso controllo degli Ordinari (così avveniva nella legislazione prima del motu-proprio) o che chi usa il Messale del 1962 venga etichettato come “anticonciliare”, “reazionario “ ecc…
Benedetto XVI parla solamente di “vie per trovare rimedio” ad oggettive difficoltà.
Chi dice che “non si può tornare indietro”, alludendo al fatto che è impensabile tornare sic et simpliciter alla Liturgia in uso prima del Concilio, non ha tutti i torti.
Ma è anche vero che non si può tornare indietro rispetto alle indicazioni di Benedetto XVI: la legittimità canonica dell’antica Liturgia, il suo uso nella normale vita della Chiesa, il suo benefico influsso sul modo di pregare dei cristiani che praticano i riti ordinari e anche sull’ “ars celebrandi” dei sacerdoti.
Attendiamo dunque con serenità e fiducia quanto il Papa vorrà dirci dopo questa consultazione e la sua successiva valutazione.
A Vicenza, per la bontà di mons. Nosiglia, non c’è mai stato nessun ostacolo alla libertà di chi – sacerdoti e laici – ha voluto avvalersi della possibilità di celebrare la “Messa in latino”. Personalmente posso darne tranquillamente atto al mio Vescovo.
Diverso sarebbe il discorso per quanto riguarda l’accettazione di alcune scelte singole da parte del presbiterio o dell’opinione pubblica in generale, così come anche le obiettive difficoltà incontrate nel celebrare questo “tipo di Messe” (orari, informazioni, disposizione della chiesa stessa).
Stranamente, poi, gli ostacoli maggiori sono venuti da alcuni, non autorizzati, censori della celebrazione secondo il Messale del 1962, così come da svolta dopo una serena valutazione del modo migliore di comportarmi all’altare.
Armati di macchinetta fotografica, block notes, soprattutto sguardo inquisitorio, anziché partecipare devotamente all’Eucaristia nella bella chiesa di San Rocco, hanno infastidito e disturbato il piccolo gruppo di fedeli assidui alla Liturgia domenicale.
Curioso poi il fatto che il sottoscritto, generalmente etichettato come “tradizionalista”, stavolta sia accusato di aver celebrato una “messa ammodernata”.
Così le ho “prese” da destra e da sinistra … esercitandomi nella pazienza e nella sopportazione. Questi “signori” che ne sanno più del Papa, fanno davvero più danni di chi non ama la Liturgia tradizionale e, con il loro rubricismo esasperato, bloccano ogni buon proposito di quei pochi sacerdoti che, cercano – pur tra mille difficoltà – di dare attuazione al motu-proprio di Benedetto XVI. Solo al Papa, e alla Commissione da Lui autorizzata, spetterà il compito di dare norme e disposizioni che, a quel punto, saranno davvero vincolanti per tutti.
Concludo esprimendo l’auspicio che il ritorno degli antichi riti non divenga causa di divisione e di nuove chiusure, ma costituisca davvero motivo di riconciliazione per tutti, all’interno della comunione ecclesiale nella quale possono convivere le legittime diversità e in cui si dovrebbe poter esprimere quell’ermeneutica della continuità sulla quale, giustamente, insiste il nostro Papa con il suo magistero e con il suo esempio.
Il 7 luglio 2007 veniva reso noto il “motu-proprio” (ossia un documento scritto per iniziativa diretta del Papa), con il quale si permetteva ai sacerdoti e ai fedeli che lo desiderassero, di accedere alla Liturgia in uso fino al 1970.
Benedetto XVI, dopo aver dato disposizioni precise in materia, in una lettera ai Vescovi così precisava il senso di quanto aveva stabilito:
“Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.”
Dal 14 settembre di tre anni fa, dunque, gli antichi riti della Chiesa Cattolica, smessi di fatto da oltre quarant’anni ma non abrogati (come il papa ha voluto precisare), tornavano ad arricchire la preghiera pubblica del popolo cristiano, la Liturgia.
Chi ricorda quei giorni, sicuramente rammenta le varie reazioni di ecclesiastici e laici al documento pontificio.
Si andava dal freddo silenzio di chi riteneva inutili – o riguardanti solo i “lefebvriani” - quelle norme di papa Ratzinger, alle scomposte dichiarazioni polemiche di taluni (“è stato tradito il Concilio”, “si torna indietro”), all’accoglienza entusiasta di quei pochi che, finalmente, potevano sentirsi liberati dal peso di una colpa che gravava la loro coscienza per il solo fatto di amare e di desiderare la “messa in latino”.
In quei giorni c’erano state addirittura le lacrime amare di qualche Vescovo che non riusciva a digerire il motu-proprio.
Che cosa è accaduto in questi tre anni? Innanzitutto non si è verificato il cataclisma che qualcuno temeva. Si può tranquillamente osservare che la “forma ordinaria” di celebrare è, ed è per davvero rimasta, quella stabilito dalla riforma seguita al Concilio Vaticano II.
Quasi nessun sacerdote ha pensato di rivedere, almeno, le modalità troppo disinvolte, al limite degli abusi, di celebrare.
Perché non dobbiamo dimenticare che il Papa ha scritto anche così nella lettera ai Vescovi accompagnatoria del motu-proprio:
“Nella celebrazione della Messa secondo il Messale di Paolo VI potrà manifestarsi, in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all’antico uso. La garanzia più sicura che il Messale di Paolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità alle prescrizioni; ciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale.”
Il Papa dà il suo buon esempio per un ritorno alla sacralità della Liturgia ordinaria.
Ha voluto che la Croce fosse ricollocata al centro dell’altare e non di lato come elemento di disturbo che non consente ai fedeli di “vedere in faccia” il sacerdote celebrante, qualche volta non disdegna di “voltare le spalle ai fedeli” per sottolineare che la S. Messa è anche un grande atto di propiziazione e di adorazione e che quindi tutti sono invitati a rivolgersi nella medesima direzione, preferisce dare la S. Comunione sulla lingua, ai fedeli inginocchiati.
Non ha imposto queste scelte, ma è chiaro che – facendo così – intende anche dare un insegnamento che i cattolici non possono tranquillamente disattendere come se fossero questione di “gusti personali” non obbliganti per gli altri.
Ma torniamo alla Liturgia “straordinaria”. Parliamo, più semplicemente anche se non è del tutto tecnicamente corretto, di “Messa in latino”.
Il Papa stesso chiede, a tutti i Vescovi, di fare una relazione allo scadere dei tre anni di applicazione del motu-proprio: “Vi invito, cari Confratelli, a scrivere alla Santa Sede un resoconto sulle vostre esperienze, tre anni dopo l’entrata in vigore di questo Motu Proprio. Se veramente fossero venute alla luce serie difficoltà, potranno essere cercate vie per trovare rimedio”.
Da quello che ci è dato di sapere, proprio in queste settimane i Vescovi di tutto il mondo hanno sulle loro scrivanie un questionario inviato dalla S. Sede e riguardante proprio l’applicazione – nelle loro Diocesi – del “Summorum Pontificum” (così è denominato il motu-proprio).
Sulla base di quanto verrà riferito il Santo Padre prenderà poi le sue decisioni.
E’ difficile, tuttavia, pensare che l’uso dell’antica Liturgia possa essere di nuovo ristretto a casi limiti e sotto lo stesso controllo degli Ordinari (così avveniva nella legislazione prima del motu-proprio) o che chi usa il Messale del 1962 venga etichettato come “anticonciliare”, “reazionario “ ecc…
Benedetto XVI parla solamente di “vie per trovare rimedio” ad oggettive difficoltà.
Chi dice che “non si può tornare indietro”, alludendo al fatto che è impensabile tornare sic et simpliciter alla Liturgia in uso prima del Concilio, non ha tutti i torti.
Ma è anche vero che non si può tornare indietro rispetto alle indicazioni di Benedetto XVI: la legittimità canonica dell’antica Liturgia, il suo uso nella normale vita della Chiesa, il suo benefico influsso sul modo di pregare dei cristiani che praticano i riti ordinari e anche sull’ “ars celebrandi” dei sacerdoti.
Attendiamo dunque con serenità e fiducia quanto il Papa vorrà dirci dopo questa consultazione e la sua successiva valutazione.
A Vicenza, per la bontà di mons. Nosiglia, non c’è mai stato nessun ostacolo alla libertà di chi – sacerdoti e laici – ha voluto avvalersi della possibilità di celebrare la “Messa in latino”. Personalmente posso darne tranquillamente atto al mio Vescovo.
Diverso sarebbe il discorso per quanto riguarda l’accettazione di alcune scelte singole da parte del presbiterio o dell’opinione pubblica in generale, così come anche le obiettive difficoltà incontrate nel celebrare questo “tipo di Messe” (orari, informazioni, disposizione della chiesa stessa).
Stranamente, poi, gli ostacoli maggiori sono venuti da alcuni, non autorizzati, censori della celebrazione secondo il Messale del 1962, così come da svolta dopo una serena valutazione del modo migliore di comportarmi all’altare.
Armati di macchinetta fotografica, block notes, soprattutto sguardo inquisitorio, anziché partecipare devotamente all’Eucaristia nella bella chiesa di San Rocco, hanno infastidito e disturbato il piccolo gruppo di fedeli assidui alla Liturgia domenicale.
Curioso poi il fatto che il sottoscritto, generalmente etichettato come “tradizionalista”, stavolta sia accusato di aver celebrato una “messa ammodernata”.
Così le ho “prese” da destra e da sinistra … esercitandomi nella pazienza e nella sopportazione. Questi “signori” che ne sanno più del Papa, fanno davvero più danni di chi non ama la Liturgia tradizionale e, con il loro rubricismo esasperato, bloccano ogni buon proposito di quei pochi sacerdoti che, cercano – pur tra mille difficoltà – di dare attuazione al motu-proprio di Benedetto XVI. Solo al Papa, e alla Commissione da Lui autorizzata, spetterà il compito di dare norme e disposizioni che, a quel punto, saranno davvero vincolanti per tutti.
Concludo esprimendo l’auspicio che il ritorno degli antichi riti non divenga causa di divisione e di nuove chiusure, ma costituisca davvero motivo di riconciliazione per tutti, all’interno della comunione ecclesiale nella quale possono convivere le legittime diversità e in cui si dovrebbe poter esprimere quell’ermeneutica della continuità sulla quale, giustamente, insiste il nostro Papa con il suo magistero e con il suo esempio.
Don Pierangelo Rigon
ANCIGNANO
E bravo don Pierangelo. Un colpo al cerchio ed uno alla botte e...tutti insieme appassionatamente. E' proprio questa ambivalenza che arreca danni alla chiesa più che i modernisti. Matteo dice:" Il tuo parlare sia si si no no::::" Non si può salvare capra e cavoli e pensare che il politicamente corretto sia la regola migliore. Io sono una pietra di contraddizione, non si può essere di Dio e di mammona ha detto il Signore. Quindi smettiamo di essere ipocriti. E poi mi risulta che il vescovo di Vicenza qualche bastone fra le ruote lo abbia messo.
RispondiEliminaSentiamo anche l'altra campana:
RispondiEliminaObiettivo: Vicenza falsa applicazione del Motu proprio
Ma questi preti non possono limitarsi a seguire il Messale romano? Debbono per forza inserire le lore invenzioni "pastorali"?
Don Rigon ha certamente ragione quando si lamenta di queste persone inopportune che si trincerano dietro a rigidi formalismi ,parlo perchè conosco abbastanza bene la situazione vicentina e veronese, dove per l eccessiva violenza verbale e per certi atteggiamenti più da nostagici della restaurazione post 1815 che da devoti cattolici dell antico rito, si è additati per reazionari di destra con tutto ciò che ne consegue,ovvero gente da evitare e se si può da annullare,mi permetto di pensare a don Wilmar a Verona trattato come un appestato.Tuttavia non sono per niente d accordo quando si tessono le lodi del vescovo di Vicenza, nonchè pezzo grosso della Cei; nella zona della Val d alpone provincia di Verona e per gran parte diocesi di Vicenza non viene consentita la messa antica per non meglio precisati motivi se non il divieto del vescovo.Capisco che don Rigon debba pur vivere, ma non mi sembra che il vescovo con questo comportamento sia tanto fedele al papa, anzi...per non parlare poi di alcuni spero pochi preti, che quando sentono odor di latino perdono ogni autonomia e subito vanno a chieder consiglio al vescovo,invece quando c'è recitare le sure del corano nel centro parrocchiale( vedi il paese di Montecchia di Crosara) sono pieni di autonomia e di coraggio.Questo mio pensiero viene dalle notizie che raccolgo dai giornali locali e da qualche diretto interessato, spero di essere smentito da qualcuno della curia, tuttavia ad ora nessun comunicato o precisazione è pervenuta...alla faccia della tanto sbandierata fedeltà al Santo Padre.
RispondiEliminadimenticavo don Rigon :le faccio i miei più sinceri ringraziamenti per quanto sta facendo nella sua diocesi.
RispondiEliminaA me risulta che le "loro invenzioni pastorali" non siano altro che indicazioni del Vescovo, che, come tali, sono da seguire (mai sentita la parola "obbedienza"?). Piuttosto che accusare don Pierangelo di cerchiobottismo o di ipocrisia (Ospite delle 18.44) bisognerebbe incoraggiarlo e pregare per lui...ma qui si preferiscono gli attentati dinamitardi alla persuasione, allora quando mai l'avremo vinta? Il cattolico, tradizionalista, è contro- e antirivoluzionario per natura. Oppure è un maniaco... a mio avviso
RispondiEliminaIl Vescovo non ha l'autorita` per modificare le rubriche del Messale romano. Che poi il Sacerdote corra rischi a trascurare le indicazioni del Vescovo e` un altro paio di maniche.
RispondiEliminaDon Rigon sarà senz'altro dotato di ottime intenzioni, non ho dubbi su questo, però la S. Messa va celebrata come da rubriche: è inutile ch'egli si appelli a future norme del Papa o d'una Commissione da lui autorizzata. Le norme ci sono, e son quelle delle rubriche e non altre. Dunque, le rispetti e celebri la S. Messa come va celebrata, senza personale creatività. O si tratta di concessioni forzate alla volontà del Vescovo?
RispondiEliminaDà fastidio anche l'accusa di rubricismo, tipica dei modernisti che suona stonata sulla bocca di un prete giudicato "tradizionalista" : è proprio la violazione delle rubriche che crea gli abusi. Don Rigon dovrebbe saperlo. Le accuse a Una Voce Italia, presieduta dal dr. Riccardo Turrini Vita che è persona mitissima e disponibile al dialogo, e che molto ben conosco, non son per niente condivisibili.
Se alcune persone han fotografato degli abusi è chiaro che li avevano in precedenza notati ed avevano bisogno della prova per vederli eliminati da hi di competenza ( magari dopo averne parlato inutilmente con lo stesso celebrante?)
Don Rigon sarà senz'altro dotato di ottime intenzioni, non ho dubbi su questo, però la S. Messa va celebrata come da rubriche: è inutile ch'egli si appelli a future norme del Papa o d'una Commissione da lui autorizzata. Le norme ci sono, e son quelle delle rubriche e non altre. Dunque, le rispetti e celebri la S. Messa come va celebrata, senza personale creatività. O si tratta di concessioni forzate alla volontà del Vescovo?
RispondiEliminaDà fastidio anche l'accusa di rubricismo, tipica dei modernisti che suona stonata sulla bocca di un prete giudicato "tradizionalista" : è proprio la violazione delle rubriche che crea gli abusi. Don Rigon dovrebbe saperlo. Le accuse a Una Voce Italia, presieduta dal dr. Riccardo Turrini Vita che è persona mitissima e disponibile al dialogo, e che molto ben conosco, non son per niente condivisibili.
Se alcune persone han fotografato degli abusi è chiaro che li avevano in precedenza notati ed avevano bisogno della prova per vederli eliminati da hi di competenza ( magari dopo averne parlato inutilmente con lo stesso celebrante?)
Don Rigon sarà senz'altro dotato di ottime intenzioni, non ho dubbi su questo, però la S. Messa va celebrata come da rubriche: è inutile ch'egli si appelli a future norme del Papa o d'una Commissione da lui autorizzata. Le norme ci sono, e son quelle delle rubriche e non altre. Dunque, le rispetti e celebri la S. Messa come va celebrata, senza personale creatività. O si tratta di concessioni forzate alla volontà del Vescovo?
RispondiEliminaDà fastidio anche l'accusa di rubricismo, tipica dei modernisti che suona stonata sulla bocca di un prete giudicato "tradizionalista" : è proprio la violazione delle rubriche che crea gli abusi. Don Rigon dovrebbe saperlo. Le accuse a Una Voce Italia, presieduta dal dr. Riccardo Turrini Vita che è persona mitissima e disponibile al dialogo, e che molto ben conosco, non son per niente condivisibili.
Se alcune persone han fotografato degli abusi è chiaro che li avevano in precedenza notati ed avevano bisogno della prova per vederli eliminati da hi di competenza ( magari dopo averne parlato inutilmente con lo stesso celebrante?)
Don Rigon sarà senz'altro dotato di ottime intenzioni, non ho dubbi su questo, però la S. Messa va celebrata come da rubriche: è inutile ch'egli si appelli a future norme del Papa o d'una Commissione da lui autorizzata. Le norme ci sono, e son quelle delle rubriche e non altre. Dunque, le rispetti e celebri la S. Messa come va celebrata, senza personale creatività. O si tratta di concessioni forzate alla volontà del Vescovo?
RispondiEliminaDà fastidio anche l'accusa di rubricismo, tipica dei modernisti, che suona stonata sulla bocca di un prete giudicato "tradizionalista" : è proprio la violazione delle rubriche che crea gli abusi. Don Rigon dovrebbe saperlo. Le accuse a Una Voce Italia, presieduta dal dr. Riccardo Turrini Vita che è persona mitissima e disponibile al dialogo, e che molto ben conosco, non son per niente condivisibili.
Se alcune persone han fotografato degli abusi è chiaro che li avevano in precedenza notati ed avevano bisogno della prova per vederli eliminati da hi di competenza ( magari dopo averne parlato inutilmente con lo stesso celebrante?)
Don Rigon sarà senz'altro dotato di ottime intenzioni, non ho dubbi su questo, però la S. Messa va celebrata come da rubriche: è inutile ch'egli si appelli a future norme del Papa o d'una Commissione da lui autorizzata. Le norme ci sono, e son quelle delle rubriche e non altre. Dunque, le rispetti e celebri la S. Messa come va celebrata, senza personale creatività. O si tratta di concessioni forzate alla volontà del Vescovo?
RispondiEliminaDà fastidio anche l'accusa di rubricismo, tipica dei modernisti, che suona stonata sulla bocca di un prete giudicato "tradizionalista" : è proprio la violazione delle rubriche che crea gli abusi. Don Rigon dovrebbe saperlo. Le accuse a Una Voce Italia, presieduta dal dr. Riccardo Turrini Vita che è persona mitissima e disponibile al dialogo, e che molto ben conosco, non son per niente condivisibili.
Se alcune persone han fotografato degli abusi è chiaro che li avevano in precedenza notati ed avevano bisogno della prova per vederli eliminati da hi di competenza ( magari dopo averne parlato inutilmente con lo stesso celebrante?)
STA DI FATTO CHE IN 40 ANNI QUALCOSA E' STATA FATTA: UBBIDIAMO PIU' AL VESCOVO CHE AL PAPA-
RispondiEliminaDon Rigon sarà senz'altro dotato di ottime intenzioni, non ho dubbi su questo, però la S. Messa va celebrata come da rubriche: è inutile ch'egli si appelli a future norme del Papa o d'una Commissione da lui autorizzata. Le norme ci sono, e son quelle delle rubriche e non altre. Dunque, le rispetti e celebri la S. Messa come va celebrata, senza personale creatività. O si tratta di concessioni forzate alla volontà del Vescovo?
RispondiEliminaDà fastidio anche l'accusa di rubricismo, tipica dei modernisti, che suona stonata sulla bocca di un prete giudicato "tradizionalista" : è proprio la violazione delle rubriche che crea gli abusi. Don Rigon dovrebbe saperlo. Le accuse a Una Voce Italia, presieduta dal dr. Riccardo Turrini Vita che è persona mitissima e disponibile al dialogo, e che molto ben conosco, non son per niente condivisibili.
Se alcune persone han fotografato degli abusi è chiaro che li avevano in precedenza notati ed avevano bisogno della prova per vederli eliminati da hi di competenza ( magari dopo averne parlato inutilmente con lo stesso celebrante?)
Beh, è un problema del Vescovo, mi pare inutile "bacchettare" (con che autorità non si sa, poi) don Pierangelo che ha solo bisogno del nostro incoraggiamento!
RispondiEliminaREDAZIONE. quando invio un commento,e non parte, sulla foto della chiesa al i sopra dei post appare la scritta: non siamo riusciti a pubblicare il tuo commento, riprova. Poi si legge seconda, terza prova ecc. Scritta finale: non si riesce a pubblicare o qualcosa del genere. Chiudo passo ad ltro e poi ne vedo publicati 4 0 5.
RispondiEliminaPoiché la cosa è fastidiosa per me prima ancora che per gli altri, credo che sia opportuno ch'io interrompa gl'interventi rimandando il tutto a tempi migliori.
Professore, puo` sempre cancellare le copie superflue dei suoi interventi cliccando sulla scritta "delete" che appare in grigio pallido in calce ai messaggi.
RispondiEliminaAncora...non si tratta di personale creatività ma di indicazioni del Vescovo, più o meno legittime ma pur sempre da seguire!
RispondiEliminaQuanto a UnaVoce, devo dire che comunque l'atteggiamento di Vicenza, inquisitorio e polemico, è stato disdicevole (e poco cristiano?). Per non parlare della colorita discussione a fine Messa in piazza di domenica pomeriggio...uno spettacolo penoso! Tra l'altro non si spiega neanche chi abbia attribuito ad UnaVoce l'incarico di attribuire la patente di "tridentinità" alle celebrazioni liturgiche!
Comunque si può vedere anche dai commenti: un prete dice bene del Motu Proprio, è tradizionalista (nella sua parrocchia il NO è celebrato "ad Deum") e tutti i commenti a dirgli dietro: questo atteggiamento, in veneto, verreffe definito da "pelafighe": sta a definire la gente inconcludente, che sta lì a cincischiare e polemizzare sul nulla senza concludere un bel niente: un po' come i Comunisti in Italia, tanto bravi a dividersi e a far guerra tra loro, quanto destinati a rimanere perdenti a vita. Non ci si lagni, poi, se non portiamo a casa niente: se questo è lo spirito...mal che si vuole, non duole...
Scusa Federico, ma le indicazioni del Vescovo sono illegittime se vanno contro le rubriche del Messale romano e quindi un Sacerdote e` autorizzato ad ignorarle.
RispondiEliminanon credo che la forza cogente delle rubriche del Messale sia superiore alle direttive di un ordinario...che, oviamente, può negare il permesso,,,il che sarebbe peggio, a mio avviso! Detto questo, voglio precisare che io sarei un orgoglioso "rubricista"...però ci vuole anche una buona dose di buon senso in questi casi...
RispondiElimina<span>non credo che la forza cogente delle rubriche del Messale sia superiore alle direttive di un ordinario...che, oviamente, può negare il permesso di celebrare...il che sarebbe peggio, a mio avviso! Detto questo, voglio precisare che io sarei un orgoglioso "rubricista"...però ci vuole anche una buona dose di buon senso in questi casi...</span>
RispondiEliminaInvece le rubriche del MR vanno rispettate anche dai Vescovi. Ed in piu`, dopo Summorum Pontificum, l'ordinario non puo` impedire la celebrazione della Messa tridentina.
RispondiEliminaDon Rigon farebbe bene ad obbedire al Santo Padre circa l'applicazione del Motu Proprio e alle norme del Sacrosanto Concilio Tridentino...norme speraltro sempre in vigore.
RispondiEliminaForse il problema non è solo quello della messa ma ...il tradimento e l'apostasia di gran parte del clero.
bedwere, guarda che il prof. ha già fatto presente che c'è un difetto nel suo browser attuale che non fa più comparire il tasto<span> delete !</span>
RispondiEliminaè accaduto anche a me, e ho dovuto lasciare quel browser difettoso:
io consiglierei a Pastorelli di installare firefox, che dovrebbe essere immune da questo difetto.
Un tempo il Papa, anche se aveva contro la maggior parte dei vescovi, riusciva a raggiungere i fedeli e imporre la sua volontà tramite gli ordini religiosi (Gesuiti,francescani e domenicani e altri).Oggi questi ordini sono come la zattera di Gericault...alla deriva.
RispondiEliminaLa chiesa cattolica nel VI sec. abbandonò l'impero romano al suo destino e navigò a vista per poi riprendere il filo della storia con successo
riconciliazione per tutti, all’interno della comunione ecclesiale nella quale possono convivere le legittime diversità....
RispondiEliminaecco, torniamo al solito annoso dilemma, mai risolto una volta per tutte:
COME si stabiliscono i limiti delle <span>legittime diversità ?</span>
CHI li stabilisce ? con quale norma ?
la comunione ecclesiale è un grande bazar dove possono armonicamente convivere realtà diverse e contraddittorie ? e quale<span> continuità </span>rispecchierebbe questa multiforme "casa di tutto e del suo contrario" ? continuità con quale sirtuazione ecclesiale del passato, SE fino a 50 anni fa NON c'erano affatto le multiformi diversità ?
E POI: riconciliazione DI CHI ...CON CHI ?
Dopo il Vaticano II la chiesa cattolica ha abbandonato un patrimonio di tremila anni di sapienza classica greco romana e si ritrova con sacerdoti e vescovi culturalmente analfabeti...da ciò è derivato lo scempio delle chiese e della liturgia.
RispondiEliminaIl popolo cristiano non cogliendo più il bello nelle cerimonie ha abbandonato le chiese.
Papa Benedetto XVI sa bene che questa è la radice di tutti i mali... cerca di porvi rimedio rivolgendosi anche ai gentili i quali nella loro onestà hanno ancora tanto da insegnare ai cattivi cristiani mitrati e non....
<span>riconciliazione per tutti, all’interno della comunione ecclesiale nella quale possono convivere le legittime diversità....
RispondiEliminaecco, torniamo al solito annoso dilemma, mai risolto una volta per tutte:
COME si stabiliscono i limiti delle <span>legittime diversità ?</span>
CHI li stabilisce ? con quale norma ?
la comunione ecclesiale è un grande bazar dove possono armonicamente convivere realtà diverse e contraddittorie ? e quale<span> continuità </span>rispecchierebbe questa multiforme "casa di tutto e del suo contrario" ? continuità con quale situazione ecclesiale del passato, SE fino a 50 anni fa NON c'erano affatto le multiformi diversità ?
E POI: riconciliazione DI CHI ...CON CHI ?</span>
Se non altro Firefox è generalmente aggioranto più spesso della media dei browser, anche se negli ultimi mesi stanno rallentando.
RispondiEliminaCaro amico,
RispondiEliminati ringrazio per la chiarezza e la competenza con le quali, come è tuo ammirato dono, scrivi su argomenti che condivido. Quanto mi dicesti a voce pochi giorni fa ora lo proponi con la tua facile penna. Grazie, don Pierangelo, per il tuo amore al Santo Padre, alla Chiesa Cattolica Romana, alla Santa Eucaristia. Un amore provato e rafforzato da, a dir poco, disagi.
Mi unisco con stima e amicizia alle tue preghiere, rendendo così un poco più degne le mie così tanto poverette, affinchè tante anime attravero la Liturgia ben celebrata giungano a salvezza e, soprattutto, perchè noi sacerdoti procuriamo di santificare e di santificarci ben celebrando.
Benedicimi, e anch'io ti benedico. In unione di preghiera, don Camillo
Chiunque abbia una sufficiente preparazione, e non solo Una Voce - la più diffusa, sin dai primi anni 60, associazione per la salvaguardia della liturgia latino-gregoriana e di cui hanno fatto e fan parte teologi e liturgisti a livello internazionale, può giudicare se una liturgia segue le norme o diventa un ubrido connubio di riti diversi. Persino gl'indulti di Giov. Paolo II parlavanp esplicitamente di Messale del 62. Quello è il Messale, quelle son le norme con cui va celebrato. Il vescovo non può modificar la liturgia a suo piacimento. Né il sacerdote. Cosa poi sia effettivamente accaduto a Vicenza non so e non mi pronuncio.
RispondiEliminaSe mi comparisse quel tasto non avrei problemi, no?
RispondiEliminaSaggio invito quello di Don Rigon.
RispondiEliminapreghi per noi, Padre.
@et--et
La legittima diversità la definisce il Papa e i vescovi al Papa uniti. Se si segue il Papa non si sbaglia.
E' lui la regola prossima della fede cattolica. Solo con lo spirito di umiltà autentico, in verità difficilissimo da attuare per chiunque, si riesce a comprendere. Se al posto di obbedire si sindaca sull' agire papale è chiaro che non si comprende.
Non nego che sia difficile, quasi eroico fuggire la superbia, ma tant è.
Sant' Ignazio diceva che di fronte al Papa bisogna essere "COME CADAVERI". Obbedirgli "come Cadaveri", quindi totalmente inermi ed umili.
Parole fortissime e cruente, ma rendono l' idea.
<span>Saggio invito quello di Don Rigon.
RispondiEliminapreghi per noi, Padre.
@et--et
La legittima diversità la definisce il Papa e i vescovi al Papa uniti. Se si segue il Papa non si sbaglia.
E' lui la regola prossima della fede cattolica. Solo con lo spirito di umiltà autentico, in verità difficilissimo da attuare per chiunque, si riesce a comprendere. Se al posto di obbedire si sindaca sull' agire papale è chiaro che non si comprende.
Non nego che sia difficile, quasi eroico fuggire la superbia, ma tant è.
Sant' Ignazio diceva che di fronte al Papa bisogna essere "COME CADAVERI". Obbedirgli "come Cadaveri", quindi totalmente inermi ed umili.
Parole fortissime e cruente, ma rendono l' idea.</span>
<span></span>
<span>Non è certamente rivolgendosi malamente ad un sacerdote di Sancta Romana Ecclesia che ci si indirizza sulla buona strada tuttavia.</span>
Può, può...
RispondiEliminaNon potrebbe, in iure, ma di fatto può eccome.
ma scusi, Cattolico, lei forse vuol prenderci in giro?
RispondiEliminaspero di no, se decidessse per caso di guardare i fatti così come sono !
visto che lei non fa che parlare in lungo e in largo di obbedienza, obbedienza, obbedienza, vogliamo precisare una volta per tutte , DI CHI A CHI ?
o continuare a parlare di cose inesistenti ?
<span>- Il vescovo non può modificar la liturgia a suo piacimento,</span>
dice Pastorelli: bene, il Vescovo (e tanti come lui) la modifica. Dunque CHI E' che sta diosbbendendo ?
- Il MP dice che il Vescovo <span>"non può" rifiutare l</span>a celebrazione della Messa antica;
ma di fatto I VESCOVI, nella stragrande maggioranza, la proibiscono eccome !
e minacciano e ricattano fedelil e sacerdoti che la vorrebbero ! allora, signor Cattolico, come la mettiamo ? CHI E' che sta obbedendo o disobbedendo al Papa ?
- se il Papa dice SIA CELEBRATA secondo richiesta la Messa VO
- e i Vescovi dicono NON SIA CELEBRATA ! (perchè "qui comando io"....)
MI DICE, di grazia, signor cattolico,
come fa un fedele cattolico che voglia OBBEDIRE,
AD OBBEDIRE AD ENTRAMBI, PAPA E VESCOVO CHE SI OPPONE AL PAPA ?
e farlo "perinde ac cadaver " ?? <span>cadaver di fronte a chi, a quale comando</span>,
a quello del Papa
o a quello del Vescovo ??
lei non vede com'è fuori posto la sua citazione, visto che S. Ignazio parlava e istruiva in epoca in cui l'Autorità suprema del Papa ESISTEVA , ERA RISPETTATA, SI FACEVA RISPETTARE, e dava ordini inequivocabili, NON DICEVA:
"Ognuno faccia A o B, o Z, o....se vuole, guardi come faccio io....se crede....."
Lei non ha mai letto che il Concilio stesso ha demolito l'AUTORITA' SUPREMA EFFETTIVA ED EFFICACE DEL PONTEFICE, e ne vediamo gli effetti disastrosi,
proprio perchè oggi il Papa non può contraddire il Concilio che demolì quella autorità e l'obbedienza dei vescovi ad essa, in favore della collegialità ?
le è tanto difficile prendere atto di questa realtà ?
se certi preti hanno il coraggio di seminare terrore nei fedeli dicendo:
RispondiElimina"Guai a voi se venite a chiederci la Messa antica, perchè vi mettete contro il Concilio!"
allora, signor cattolico, il fedele "umile" di cui lei sta (stra)parlando senza tener conto dei fatti che accadono da (almeno) 3 anni, COME FARA' ad obbedire al Papa, SE quel prete (o quel Vescovo) glielo impedisce usando la forza delle parole che terrorizzano, appellandosi all'autorità del Concilio, e facendo credere che DETTO CONCILIO sia superiore al Papa e che il MP sia in contraddizione col Concilio
e fanno capire al malcapitato fedele disinfotrmato e frastornato da cento
diverse verità e cento CAPITA che proclamano altrettante SENTENTIAE, che di fatto il Papa NON DEBBA ESSERE OBBEDITO, perchè il Concilio 21.mo (di cui i fedeli non sanno nulla.....) conta molto più del Papa e di ciò che egli dica o abbia disposto nel 2007 ?
Non sarebbe ora di giungere ad un AUT-AUT:
dire a chiare lettere agli sventurati fedeli confusi che
O si obbedisce al Vescovo
O SI OBBEDISCE al Papa e che le due cose non sono affatto coordinate e pacifiche, perchè i Vescovi per primi disobbediscono, ROMPENDO l'unione di tutta la compagine ecclesiale col Papa ?
e che l'obbedienza dovrebbero attuarla per primi loro stessi, dandone l'esempio e ricostituendo quella CATENA GERARCHICA che fu spezzata 48 anni fa, avviandoci all'anarchia e al CAOS attuale, dove -in realtà- VINCE IL PIU' FORTE, di fronte al quale la volontà dei piccoli è (quella sì) fatta "cadaver", se pure volesse obbedire al Papa ?
altrimenti, mi spieghi, come mai Caterina e tanti cattolici devoti ripetono:
<span>"sosteniamo</span> il Papa, diamogli conforto e coraggio di proseguire sulla strada intrapresa": sosteniamo, non obbediamo, sapendo benissimo che ci viene reso IMPOSSIBILE OBBEDIRGLI ?....
<span>se certi preti hanno il coraggio di seminare terrore nei fedeli dicendo:
RispondiElimina"Guai a voi se venite a chiederci la Messa antica, perchè vi mettete contro il Concilio!"
allora, signor cattolico, il fedele "umile" di cui lei sta (stra)parlando senza tener conto dei fatti che accadono da (almeno) 3 anni, COME FARA' ad obbedire al Papa, SE quel prete (o quel Vescovo) glielo impedisce usando la forza delle parole che terrorizzano, appellandosi all'autorità del Concilio, e facendo credere che DETTO CONCILIO sia superiore al Papa e che il MP sia in contraddizione col Concilio
e fanno capire al malcapitato fedele disinformato e frastornato da cento diverse verità e cento CAPITA che proclamano altrettante SENTENTIAE, che di fatto il Papa NON DEBBA ESSERE OBBEDITO, perchè il Concilio 21.mo (di cui i fedeli non sanno nulla.....) conta molto più del Papa e di ciò che egli dica o abbia disposto nel 2007 ?
Non sarebbe dunque ora di giungere ad un AUT-AUT:
dire a chiare lettere agli sventurati fedeli confusi che
O si obbedisce al Vescovo
O SI OBBEDISCE al Papa e che le due cose non sono affatto coordinate e pacifiche, perchè i Vescovi per primi disobbediscono, ROMPENDO l'unione di tutta la compagine ecclesiale col Papa ?
e che l'obbedienza dovrebbero attuarla per primi loro stessi, dandone l'esempio e riunendo il gregge dietro di sè e al seguito VERO del Papa, ricostituendo quella CATENA GERARCHICA che fu spezzata 48 anni fa, avviandoci all'anarchia e al CAOS attuale, dove -in realtà- VINCE IL PIU' FORTE, di fronte al quale la volontà dei piccoli è (quella sì....) fatta "cadaver", se pure volesse obbedire al Papa ?
altrimenti, mi spieghi, come mai Caterina e tanti cattolici devoti ripetono:
<span>"sosteniamo</span> il Papa, diamogli conforto e coraggio di proseguire sulla strada intrapresa": sosteniamo, non obbediamo, sapendo benissimo che ci viene reso IMPOSSIBILE OBBEDIRGLI ?....</span>
<span><span>se certi preti hanno il coraggio di seminare terrore nei fedeli dicendo:
RispondiElimina"Guai a voi se venite a chiederci la Messa antica, perchè vi mettete contro il Concilio!"
allora, signor cattolico, il fedele "umile" di cui lei sta (stra)parlando senza tener conto dei fatti che accadono da (almeno) 3 anni, COME FARA' ad obbedire al Papa, SE quel prete (o quel Vescovo) glielo impedisce usando la forza delle parole che terrorizzano, appellandosi all'autorità del Concilio, e facendo credere che DETTO CONCILIO sia superiore al Papa e che il MP sia in contraddizione col Concilio
e fanno capire al malcapitato fedele disinformato e frastornato da cento diverse verità e cento CAPITA che proclamano altrettante SENTENTIAE, che di fatto il Papa NON DEBBA ESSERE OBBEDITO, perchè il Concilio 21.mo (di cui i fedeli non sanno nulla.....) conta molto più del Papa e di ciò che egli dica o abbia disposto nel 2007 ?
Non sarebbe dunque ora di giungere ad un AUT-AUT:
dire a chiare lettere agli sventurati fedeli confusi che
O si obbedisce al Vescovo
O SI OBBEDISCE al Papa e che le due cose non sono affatto coordinate e pacifiche, perchè i Vescovi per primi disobbediscono, ROMPENDO l'unione di tutta la compagine ecclesiale col Papa ?
e che l'obbedienza dovrebbero attuarla per primi loro stessi, dandone l'esempio e riunendo il gregge dietro di sè e al seguito VERO del Papa, ricostituendo quella CATENA GERARCHICA che fu spezzata 48 anni fa, avviandoci all'anarchia e al CAOS attuale, dove -in realtà- VINCE IL PIU' FORTE, di fronte al quale la volontà dei piccoli è (quella sì....) fatta "cadaver", se pure volesse obbedire al Papa ?
altrimenti, mi spieghi, come mai Caterina e tanti cattolici devoti ripetono:
<span>"sosteniamo</span> il Papa, diamogli conforto e coraggio di proseguire sulla strada intrapresa": sosteniamo, non "obbediamo", sapendo benissimo che ci viene reso IMPOSSIBILE OBBEDIRGLI ?....</span></span>
<span></span><span><span> – </span>Edit</span><span><span> – </span>Moderate</span>
certamente, Maurizio, purtroppo !
RispondiEliminaed è perchè hanno potuto imporre la loro volontà al di sopra di tutto, grazie al collegialismo che vince sull'autorità suprema del Pontefice, in seguito alla "grave mutazione" avvenuta col Concilio : e come dicevo nel post (più sotto, rivolto a "cattolico"....) il Papa non può contrastare questa autorità che si è imposta al di sopra della sua, e porta -volere o nolere- tutti i fedeli a conformarsi a ciò che vuole il Vescovo, per imposizione di fatto.
Le disposizioni date dal papa, specie col MP, rimangono parole dette, ed affidate al coraggio e alla buona volontà di chi vuole metterle in atto, di chi "ce la fa" a contrastare la forza maggiore del Potere che ne impedisce l'attuazione, e a far rispettare quel diritto proclamato sulla carta: non sono cogenti nè vincolanti come leggi.
Si è costretti, nella realtà, a svolgere un penoso e logorante "braccio di ferro" col Potere egemone, per ottenere ciò che spetta di diritto, secondo il Papa: e pochi finora se la sentono di sostenere quel contrasto di forze.
(altro che obbedienza !.....)
:(
hanno tanto da in segnare ma non hanno Cristo Signore!
RispondiEliminaInnanzitutto le chiedo per favore di interagire in maniera normale e non isterica. Si dia una calmata per piacere.
RispondiEliminaPoi...
Ma lei, et-et, chi è per giudicare il Papa e i Vescovi e anche solo un sacerdote ordinato? Ciò che non le sovviene a fondo è il concetto di autorità.
Lasci perdere la teologia. Non è in alcun modo affar dei semplici fedeli. Se lei ha notato, come nel suo esempio, palesi disobbedienze all' autorità pontificia, non deve far altro che rivolgersi all' autorità pontificia stessa. Come sempre è stato fatto. Secondo lei i problemi tra Vescovi e Papa sono tipici dell' era presente?.
In caso di non risposta, inghiottisca il boccone e vada avanti. Non indurisca il cuore. Altrimenti si fa una brutta fine. L' eresia è da sempre causata da un "indurimento" a causa degli scandali che non pochi uomini di chiesa causano. Per questo il nostro Papa ogni volta che parla con i fratelli separati parla di dolorose separazioni e non di rado chiede perdono a Dio per esse.
Questo è il problema più grosso. Nella gerarchia a tutti i livelli non mancan certo elementi dotati di eccelleneti capacità intellettive e di vasta e approfondita cultura: ma gli manca il vero volto di Cristo e della Sua Chiesa ed usano spesso le loro doti, chi volontariamente e chi per pusillanimità o per esser stati educati in un clima di conformismo modernista, a fini estranei od opposti al dovere proprio della loro funzione.
RispondiElimina<span><span><span>Da qui nascono le reazioni che poi posson anche andar oltre i limiti che il buon senso suggerisce. la denuncia pubblica dell'ostilità di vescovi non va fatta con urla e strepiti ma con argomentazioni solide e prove. Non mi si venga ad oppore il rispetto verso il vescovo: il vescovo deve rispettare i diritti dei fedeli, anzi li deve garantire, ed è strettamente neuto ad obbedire al Papa.</span>
RispondiElimina</span></span>
Ohibò, la teologia non è affar di fedeli? E' affar esclusivo della "casta"? E il famoso popolo di Dio dov'è andato a finire? E il sacerdozio universale sempre invocato e persino dilatato per clericalizzare i fedeli?
RispondiEliminaI fedeli hanno il dovere d'istruirsi in campo teologico, ciascuno entro i limiti del suolivello culturale. Ed hanno il dovere di ammonire sacerdoti, vescovi, cardinali ed anche Papi se l'errore è chiaro e lampante!
Son d'accordo che il cuore non deve indurirsi, su questo sì: ma gli ammonimenti, le denunce senza isterismi tendono anche a questo, acché i fedeli non s'induriscano e abbandonino la Chiesa.
Quanti vescovi hanno perso la memoria e non si ricordano più il giorno della loro consacrazione episcopale quando avevano promesso obbedienza al Papa ed ai suoi successori!
RispondiEliminama di quale eresia esattamente sta parlando il sig. Cattolico ?
RispondiEliminae chi esattamente avrebbe il cuore indurito, qui tra i presenti e diversi dialoganti ?
da un po' di tempo (quanto?....) il ragionare terra terra viene definito isteria : ma <span>che senso ha ?</span>
osservare i fatti che ACCADONO da 3 anni e descriverli per quel che sono ovvero:
Vescovi che opprimono i fedeli e si oppongono al Papa, tutto questo OSSERVARE E DESCRIVERE LA REALTA' CHE ACCADE, sarebbe segno di disobbedienza o isteria ?
e di fatto l'ottimo e non-duro cattolico non ha risposto alle domande cruciali, ovvero:
CHE SENSO HA che i preti o vescovi dicano ai fedeli:
<span>"Guai a voi se venite a chiederci la Messa antica, perchè vi mettete contro il Concilio!" </span>
?
provi a spiegare almeno questo <span>fatto che accade</span> comunemente, secondo la obbedienza di cui sta favoleggiando, se può !
altrimenti vorrà dire che il solo porsi domande sulla strana Chiesa in cui vivamo,
anzi il SOLO VOLER RAGIONARE è segno di isteria !
*DONT_KNOW* ....the show must go on ! (e la narcosi pure....secondo certi sedicenti cattolici)
ma...
RispondiEliminaa me , tanti anni fa, avevano insegnato che "indurimento del cuore" significa "perdere la Fede" e di conseguenza l'amore a Cristo; da quando in qua si sono aggiornati i catechismi, e hanno dato la nuova spiegazione, per cui vorrebbe dire :
"lamentarsi che i fedeli non sanno più se andare dietro al Papa o al Vescovo" ?
il gregge che si lamenta perchè non trova più una guida certa e chiara, ma tanti pastori arroganti che lo sviano dal retto sentiero, e questo lamento sarebbe segno di
"indurimento del cuore" ? ?
boh....
:(
SAREBBE BENE ESAMINARE <span>http://www.unavoce-ve.it/12-09-54.htm</span>
RispondiElimina<span>http://www.unavoce-ve.it/10-09-46.htm</span>
<span><span><span>Alice Messenger ;-) chatti anche con gli amici di Windows Live Messenger e tutti i telefonini TIM!</span></span></span>
A Vicenza qualcuno si lamenta, ma che cosa ha fatto di sincero e caritatevole per fare il bene anche nella liturgia?
RispondiEliminaA me va bene che a Vicenza si sia celebrato secondo il Messale del 1962 e bene hanno fatto i celebranti. non lasciamoci distogliere da coloro che gridano che un alleluia di troppo fa errore
RispondiEliminaCon prudenza e carità si fa il bene della chiesa e non solo sottolineanndo gli errori, non siamo forse fratelli e la questione della S. messa non va politicizzata, come fanno i cattocomunisti che approfittano per fare pubblicità ad idee non propriamente in regola nè con la forma nè soprattutto con la sostanza.
RispondiEliminaRicordo che l' unica autorità in materia liturgica, canonicamente valida è il Santo Padre o suoi delegati, tra cui gli Ordinari diocesani; tutti gli altri giudizie soprattutto gli altri commenti sono opinioni private e non sono la posizione ufficiale della Chiesa, l'unica che conti!
RispondiEliminaE' inttressante notare come a Verona e a Venzia non si celebri con il Messale del 1962, ma con quello del 1922. Prova: prima della distribuziuone della S. Comunione viene recitato nuovamente il Confitero e pronunciate le formule di assoluzione. Questo è stato abolito da Pio XII. Quindi ...... se ne traggano le debite considerazioni
RispondiEliminaAnche Ario era un vescovo
RispondiEliminaPenultimo rigo, parola finale, leggasi "TENUTO"
RispondiEliminaCon quale documento il Papa ha autorizzato i vescovi a modificare il rito di S. Pio V? Io l'ignoro. Grato d'una segnalazione precisa.
RispondiEliminaSant'Ignazio visse ai tempi della Chiesa di Roma. Oggi ce n'è un'altra.
RispondiEliminaI vescovi delegati del papa???????? Ma siamo all'eresia o alla totale misconoscenza delle cose?
RispondiEliminaFanno bene. E' più bello il messale del 22'. Nella Chiesa di oggi ognuno può fare come gli pare.
RispondiEliminahahahahahahhahahahahahhahahahahahahahahah!!!! Che divertente! Troppo bello vedere questa levata di scudi a difendere il 62 perché l'ha detto il papa! Bravo signor Vincenzo! Si vede che lei conosce bene la liturgia...infatti fu Pio XII ad abolire il confiteor avanti la comunione e non ci fu alcuna edizione tipica del messale romano tra 1922 e 1962! Un'ottima preparazione! Sono convinto che lei può concorrere ad una cattedra di liturgia in qualche seminario diocesano. Lo stile clericale dello "yesman" unito alla supponenza non le difettano di certo: quali sarebbero le debite considerazioni da trarre! Suvvia ci illumini di immenso con la sua dotta ed erudita dissertazione sulle differenze di rito che decorrono con la tipica del 1962. Bello notare lo stile da veri modernisti persecutori di certi nuovi frequentatori delle messe tradizionali.
RispondiEliminaQuando e in qual documento Pio XII avrebbe eliminato il doppio confiteor? Nell'edizione 1956 del Messale? Attendo lumi.
RispondiEliminaLeggo ora il commento di Francesco. Se l'avessi letto non avrei scritto le precedenti due righe.
RispondiEliminaForse, però, Francesco, un po' troppo sarcastico. Lo so che certi "maestri" a volte lo meritano.
Recitare il doppio confiteor, come da antica consuetudine, non credo che si possa configurare come un abuso: anche dopo il 62 è stato recitato un po' dovunque. Nulla si toglie al rito, niente di estraneo si aggiunge, nessuna personale creatività si inserisce.
RispondiEliminaA proposito delle letture in volgare, ecco quando serve alla bisogna
RispondiElimina<p><span><span>Risposte del Cardinale Presidente </span></span>
</p><p><span><span>della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” a certi quesiti </span></span>
</p><p><span><span> </span></span>
</p><p><span><span> </span></span>
</p><p><span><span>Dal momento che alla Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” sono giunte frequenti domande sulle ragioni del Motu Proprio “Summorum Pontificum”, delle quali alcune si fondano sulle prescrizioni del Documento “Quattuor abhinc annos” inviato dalla Congregazione per il Culto Divino ai Presidenti delle Conferenze Episcopali, il 3 ottobre 1984, il Presidente della stessa Commissione, l’Em.mo Card. Dario Castrillon Hoyos ha ritenuto opportuno dare le seguenti risposte: </span></span>
</p><p><span><span>Nella stessa Commissione si faceva presente che:</span></span>
</p><p><span><span> </span></span>
</p><p><span><span><span>-<span> </span></span></span><span>“non c’era difficoltà per consentire le letture in lingua volgare”; </span></span>
</p><p><span><span> </span></span>
</p>
Fosse solo il Confiteor, ma come sempre non si comprende che si dice qualcosa per far intendere altro
RispondiEliminaForse sarò sarcastico ma tanta supponenza va trattata con altrettanto sarcasmo! Ma io sono interessato alle interessanti comunicazioni scientifiche e storiche che ci vorrà fare il signor Vincenzo. A voler essere più papisti del papa porta a certe belle figure!
RispondiEliminaArio fu dichiarato eretico, non mi risulta che ci siano dichiarazioni simili per qualche vescovo di oggi. Non confondiamo
RispondiEliminaAllora lo spieghi signor Vincenzo: siamo tutti interessati a ricevere da lei eruditissimi lumi!
RispondiElimina<span>In diversi luoghi epistola e vangelo vengon dal sacerdote dapprima lette in latino e poi proclamati in italiano. Però basta organizzarsi: il sacerdote legge in latino, ai fedeli, se non hanno il messalino bilingue, si fornisce un foglio con le letture del giorno tradotte, dall'introito al postcommunio, come noi facciamo sin dall'85.</span>
RispondiEliminaPurtroppo! E queto determina il caos dottrinale nella Chiesa odierna che qui vien spesso documentato, e che i Papi post-conciliari han definito fumo di Satana e pensiero non cattolico.
RispondiEliminaIo sono tra coloro che come sempre non comprendono: quale scopo recondito c'è dietro la recita del doppio confiteor?
RispondiEliminaNon mancan coloro che preferirebbero servirsi del messale del 1956, ovviamente in una edizione aggiornata nel proprio dei santi, ad es. Una richiesta legittima e legittima sarebbe la concessione della S. Sede. Molti studiosi ritengono il messale del 62 un'edizione non ben congegnata, così come argomentano i difetti della rito della Settimana Santa di Pio XII. Discutere non nuoce. Non sono eresie.
...basterebbe leggessero il volume in inglese di Reid sullo sviluppo organico che vanta tra l'altro la prefazione dell'allora cardinale Ratzinger
RispondiEliminae perché si dice qualcosa per intendere altro? Perché è il classico stile clerical-democristiano?
RispondiEliminaNon aiutiamo allora il caos dottrinale, ma di chi...del papa o di qualche laico che si crede teologo massimo, liturgo massimo, ministrante massimo, ecc. ecc. sempre al massimo, come Vasco Rossi e
RispondiEliminanon occorre essere ruditi, basta leggere quello che scrivono in una commistione tra politicante politicata politicata che mette insieme Sacro Romano Impero, Repubblica veneta, antinapoleonismo, anti questo e anti quello, forse anche antipapa, visti i semi sedevacantisti professati. Se si è cattolici il papa soprema potesta della Chiesa ha la guida di tutti e non i laici e le loro opinioni o i loro modi di fare...anche liturgia
RispondiEliminaIl caos dottrinale non è stato determinato dai fedeli, semmai sono i fedeli le vittime e cercano di richiamar l'attenzione della gerarchia sul loro disagio e sulla crisi nella Chiesa. Non sono i laici che hanno permesso a tanti teologi, già condannati nella Humani Generis, ed altri sulle loro orme, ad ammorbare la dottrina cattolica. Chi non ha messo a tacere costoro, come avrebbe dovuto? Oggi va di moda Mancuso, che non può neppur definirsi cristiano in senso lato: visto che si proclama cattolico e che la Civiltà Cattolica, che certo la stragrande massa dei fedeli non legge, l'ha stroncato rilevando la negazione di almeno una dozzina di dogmi, non viene scomunicato? Perché lo si lascia libero di spandere le sue eresie con la complicità di cardinali moribondi ma ancor nefasti sotto l'etichetta di teologo cattolico?
RispondiEliminabravissimo, egregio Pastorelli, come sempre !
RispondiEliminameno male che c'è lei a rischiarar il solito smog che ci ottunde da ogni parte, soffocando ogni sano ricordo di Dottrina !
appena leggo sol due righe dei suoi inconfondibili commenti (nonostante il nome psarito....), sento che la ragione riprende respiro....e anche la vera Fede, quella di sempre !
:)
<span>bravissimo, egregio Pastorelli, come sempre !
RispondiEliminameno male che c'è lei a rischiarar il solito smog che ci ottunde da ogni parte, soffocando ogni sano ricordo di Dottrina !
appena leggo sol due righe dei suoi inconfondibili commenti (nonostante il nome sparito....), sento che la ragione riprende respiro....e anche la vera Fede, quella di sempre ! Grazie.
:) </span>
<span> come sempre non si comprende che si dice qualcosa per far intendere altro</span>
RispondiEliminaah sì ?
bene, questo si chiama PARLARE OBLIQUO ,
quanto di più lontano dal sì sì no no...con quel che consegue !
<span><span> come sempre non si comprende che si dice qualcosa per far intendere altro</span>
RispondiEliminaah sì ?
bene, questo si chiama PARLARE OBLIQUO ,
quanto di più lontano dal sì sì no no....con quel che segue quanto alla provenienza del "superfluo" e "retrostante" !</span>
Il nome sparisce ma i commenti si moltiplicano: è un disastro. Proverò, lunedì pomeriggio - la matina qui non laorano - a chiamare un tecnico per veder di risolvermi questo problema tanto fastidioso.
RispondiEliminaIo son repubblicano sino alla cima dei capelli e di Serenisssime, di Cecco Beppe (che per me resta sempre l'impiccatore di italiani), di Borboni ecc. ecc. non m'importa proprio niente. Ma se dei gruppetti voglion tornar al Sacro Romano Impero, che me ne importa? Sorrido e passo oltre. Non credere che non li conosca: lasciali divertire. Ce ne son tanti anche a Firenze, dove s'aggiunge anche il rimpianto pel granduca. Ma da noi a Messa non vengono, perché da noi la politica resta fuori della chiesa. Chi a suo tempo tentò di far propaganda da 20 anni almeno è al bando.
RispondiEliminaA proposito di chi si reca nelle chiese a far ispezione circa lke celebrazioni nella forma straordinaria senza avere l'autorizzazione canonica data dal Sommo pontefice o dall'ordinario dicoesano, ecco quan to si dovrebbe tener presente, tanto epr essere chiari<span> </span>
RispondiElimina<span> "Vorrei inviarle i miei commenti sulla vicenda di coloro che fanno controlli anche mediante macchinette fotografiche</span><span>1. Che una persona vada a sorvegliare una Messa legittimamente svolta secondo quanto prescrive il Vescovo, senza nessun mandato e lo faccia in una forma visibile e notoria è un attegiamento offensivo per le persone che participano a questa messa.</span><span>2. Che dopo la celebrazione questa persona disturbi i participanti con giudizi non lusighieri è un attegiamento che va contro la pace della chiesa e lesiva per la pietà dei fedeli. </span><span>3. In conclusione a questa persona si dovrebbe dire in termini chiari e precisi di stemettere questa condotta, se non lo faccese sarebbe licito di inviare una lettera al vescovo denunziandolo.</span>
Ma cosa vuol dire "ispezioni non autorizzate"? Una persona non può entrare in chiesa e vedere? ...evidentemente non si vuole che si veda e si celebra una liturgia "addomesticata" che serva semplicemente a distinguersi dai più magari per tornaconto politico/ecclesiale. Se poi qualcosa non va si può sempre correre a piangere sotto le gabbane di qualche sacerdote. E poi signor Vincenzo ci parli di liturgia: attendevamo tutti trepidanti i suoi lumi, volevamo conoscere la storia della liturgia da lei, bramavamo le sue spiegazioni. E invece? Che fa? Cambia argomento e ci parla del Sacro Romano Impero.
RispondiEliminaè lo stile clericale che tanto male ha fatto alla Chiesa prima e dopo il Concilio!
RispondiEliminaPuoi denunziar chi vuoi, tu o il celebrante: la libertà di farlo nessuno ve la toglie. Se però un fedele nota abusi (o presunti tali, io non so) e torna, dopo averne parlato inutilmente col celebrante, per fotografarle onde presentar una documentata rimostranza a chi di competenza, non vedo dove sia il problema.
RispondiEliminaIl sacerdote si attenga alle rubriche. Se poi non lo fa e c'è gente che glielo rimprovera, son fatti suoi.
Da noi, per volontà del prete che per oltre 20 anni ha celebrato la messa - professore di diritto canonico, giudice della Sacra Rota e "montiniano", s'è sempre detto il doppio confiteor. C'è qualcuno a cui appar un abuso? Libero di fotografare e di far i suoi passi. Per ora nessuna obiezione è stata mai registrata.
Se poi i contestatori fanno comizi in chiesa o disturban le funzioni, si chiami la forza pubblica.
ma forse qua nel giudicare pare si voglia essere il "massimo cattolico"
RispondiEliminaovviamente il post è dedicato al signor Italo
RispondiEliminaPurtroppo la visione modernista della libertà ha contaminatpo anche i cosiddetti tradizionalisti, che ritengono la libertà fare quello che si vuole. Tale visione della libertà denunciata dal prof. Danilo Castellano di Udine e Direttore di Instaurare omnia in Christo, induce a ritenere che ognuno può comportarsi come vuolle non secondo il bene, ma secondo la liberta di coscienza di origine protestante. Faccio quello che voglio io, da costoro il bene e il male sono ritenuti equivalenti, naturalmente quello che io faccio , essendo per me il bene, allora è bene. Conviene ricordare che uno deiprincipi della morale cattolica è che non basta che il fine sia buono, lo debbono anche essere i mezzi. Se ad esempio raccolgo firme per una buona causa, queste devo essere autentiche e non false. Oppure se nella tardizione è prevista la Mssa con Diacono e Suddiacono, solo gli ordinai ministri possono indossare i paramenti sacri e non i laici. Ma si sa che il male dell'arbitrio del singolo, ossia l'anarchismo e il volontarismo, sono entrati anche nelle visioni di alcuni che dicono di seguire la tradizione, ma in realtà fannpo e dicono, come i postconciliaristi, quello che vogliono
RispondiEliminaHa mai sentito parlare di abolizione del suddiaconato e di ministeria quaedam di SS Paolo VI o è forse un sedevacantista?
RispondiEliminaperò sono assai interessato a questa idea della visione modernista o meno che parrebbe non riguarda il libero esame della c.d. Messa tradizionale di San Rocco a Vicenza! Che strano che don Rigon affermi che il vescovo non abbia mai ostacolato celebrazioni tradizionali...secondo me è una captatio benevolentiae nella migliore tradizione, questa sì, clericale o anche democristiana. Circa le firme potrebbe, cortesemente signor Italo, essere più preciso?
RispondiEliminaScusi, Francesco, ma Paolo VI va bene quando pubblica Ministeria quaedam e non va bene quando promulga il nuovo messale? Stavolta la Sua osservazione m'incuriosisce. Può spiegarmi meglio?
RispondiEliminaSignor Ospite abbia la grazia di spiegarmi ove ci sia una mia affermazione contraria al messale riformato! Grazie!
RispondiEliminaMa allora cosa c'è di strano se don Rigon, con l'assenso del Suo vescovo - quindi non come ghiribizzo personale -, legge le letture in italiano, quando è esplicita la volontà di papa Benedetto XVI di una reciproca influenza tra le due forme del rito e vi sono anche indicazioni favorevoli in tal senso da parte della Commissione Ecclesia Dei? Davvero secondo Lei è possibile parlare di "abuso", in questo caso???
RispondiEliminaIl papa e la comm. ecclesia dei hanno richiamato un uso che vigeva nelle c.d. "messe dialogate". Durante di queste la figura del commentatore leggeva le pericopi scritturali in lingua volgare nel MENTRE che il sacerdote le leggeva all'altare. In altre parole nulla veniva toccato dell'integrità della messa. Diverso è sostituirle con la lettura in lingua corrente. Così come diverso è auspicare l'influenza del rito antico su quello moderno rispetto ad attuare sperimentazioni sull'antico messale che ha un suo modus celebrandi piuttosto "vincolato". Il pensiero dell'influenza che si diceva è una vecchia idea di papa Benedetto XVI e lo scrisse già negli anni 70 quando era ancora vescovo. Dove avrei parlato di abusi? Non sta a me giudicare, posso semplicemente dire se è o non è una messa tridentina.
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