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AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

giovedì 1 luglio 2010

Chi è 'sto cardinal Uellè?

Il card. Re è stato finalmente giubilato del suo ruolo di Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Chiudendo in bellezza, con alcune nomine aventi vis in silicem convertendi: pietrificanti. Ci riferiamo alla sistemazione dei due delfini di Danneels nei prestigiosi acquari di Bruges e Namur (quest'ultima l'unica diocesi belga ancora in qualche modo funzionante, l'altra reduce da cinque lustri di antistite pedofilo), senza dimenticare il nuovo vescovo di Alba, Lanzetti. Che, rispetto a Dho, non può che essere un miglioramento, perché anche al peggio c'è pur sempre fine, ma per unanimi informazioni raccolte da amici sardi, il Lanzetti, finora vescovo di Alghero, è feroce avversario del motu proprio e di tutto quel che gli si accompagna. Insomma: le edizioni paoline di Alba possono tirare un bel sospirone di sollievo.
Ma solleviamoci il morale pensando al futuro. Ossia all'incipiente Prefetto card. Ouellet, del quale siamo andati a scovare questa vecchia intervista apparsa su
30Giorni di novembre 2003. E' consolante leggere propositi ratzingeriani tenuti prima ancora che Ratzinger diventasse un 'ismo'.
Enrico


- Eminenza, lei è stato ordinato sacerdote nel maggio del 1968, un periodo piuttosto caldo... Cosa ricorda del clima di quell’epoca?
MARC OUELLET: Era un clima un po’ caotico. Ricordo bene che il giorno stesso della mia ordinazione, uno dei miei familiari più stretti mi disse: dovrai ripensarci, perché sembra che la Chiesa a cui stai per dare la tua vita sta crollando, non sembra avere futuro. E lo diceva seriamente, non per scherzo.

- E lei non rimase per nulla affascinato da quel clima “rivoluzionario”?
OUELLET: No. Anche se nella protesta degli studenti c’era qualcosa di profondo, che andava oltre la semplice protesta politica e sociale. C’era una ricerca di senso, una insoddisfazione globale di fronte alle strutture della società, anche quelle religiose... A questo riguardo devo dire che io avevo finito l’università ad aprile e quindi non avevo vissuto in presa diretta il maggio. Ricordo comunque che ad ottobre i seminaristi che frequentavano i campus presero parte in massa al movimento studentesco e per essere più credibili presso gli altri contestatori erano i più radicali nelle proteste. Il seminario venne chiuso per quindici giorni, dopodiché vennero riammessi solo coloro che si impegnavano a sottomettersi all’autorità dei superiori.

- Ordinato sacerdote, per due anni svolse la missione di viceparroco a Val d’Or…
OUELLET: Fu un tempo bellissimo. Il parroco aveva sessant’anni e lavoravamo bene insieme. Mi occupavo soprattutto della pastorale delle scuole e curavo il canto e la liturgia, che in quel momento viveva un momento particolarmente caotico...

- Torneremo sull’argomento. Iniziò poi l’attività accademica svolta in buona parte in America Latina. Anche lì trovò una situazione delicata...
OUELLET: Ho cominciato insegnando filosofia nel seminario di Bogotá nel 1970. In quel periodo c’era una forte crisi vocazionale. Non mancavano momenti di tensione e di protesta da parte dei seminaristi, ma la situazione era comunque sotto controllo...

- In quell’epoca poi cominciava a diffondersi la Teologia della liberazione.
OUELLET: In effetti il primo libro del teologo Gustavo Gutiérrez è proprio del 1971. Ma devo dire che la Colombia non fu particolarmente toccata dalla versione della Teologia della liberazione dipendente dall’ideologia marxista. Anche per l’intensa attività in senso contrario messa in campo dall’allora vescovo, oggi cardinale, Alfonso López Trujillo.

- La Teologia della liberazione ha avuto degli aspetti positivi?
OUELLET: Certamente sì. La Teologia della liberazione nasce dalla Parola di Dio: è stata una manifestazione dello Spirito nel senso che ha dato voce al grido dei poveri che chiede giustizia, che chiede aiuto e che si ispira alla Bibbia, in particolare all’Antico Testamento. La Teologia della liberazione poi lascia una eredità molto positiva, una manifestazione di vitalità, attraverso le comunità ecclesiali di base. Ciò che mancava alla Teologia della liberazione era una cristologia più profonda. Nella misura in cui c’era un influsso esagerato dell’analisi marxista della società, si tendeva a far retrocedere l’ispirazione evangelica verso l’Antico Testamento con, ad esempio, una interpretazione politica dell’Esodo. Nella Teologia della liberazione mancava la comprensione del fatto che Gesù non è un semplice martire di una causa, ma è il compimento della storia umana. Per questo gli interventi della Congregazione per la dottrina della fede sono stati molto utili. Anche Gutiérrez dopo questi interventi ha approfondito la dimensione spirituale della sua Teologia della liberazione.

- Nel 1982 all’Università Gregoriana lei ha difeso la sua tesi di laurea in teologia sull’opera di Hans Urs von Balthasar. Un breve ricordo personale del famoso teologo svizzero...
OUELLET: Lo contattai per la prima volta nel ’73. Stava cominciando la Teodrammatica, la seconda parte della sua Trilogia, aveva quasi settant’anni e pensava di non farcela. Ricordo che cercò di dissuadermi dal fare una tesi sulla sua teologia. Ma non ci riuscì. Mi affascinava la dimensione mistica e l’ampio respiro culturale della sua teologia, e mi concentrai su un tema caldo come quello dell’antropologia teologica. Da lì è nata una profonda amicizia che si è manifestata anche con un fitto scambio epistolare. Sono sempre rimasto colpito dalla rapidità con cui rispondeva, nonostante avesse molto da fare. Io non ci sono mai riuscito. Ciò che mi colpiva di lui era soprattutto il suo sguardo da aquila – il simbolo di san Giovanni è l’aquila –, la sua capacità di osservare tutto – Sacra Scrittura, tradizione, letteratura... – dal punto più alto, e quindi più profondo, possibile. Von Balthasar ha illuminato la mia mente e il mio cuore.

- Dopo aver insegnato nella Università Lateranense, ha avuto una breve ma intensa esperienza come segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
OUELLET: Dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica è entrata in modo decisivo e irreversibile nel movimento ecumenico. E questo è un grande fatto pentecostale del nostro tempo, da valutare molto positivamente. Ma l’estraneità vissuta per mille anni con l’ortodossia e per cinquecento con le comunità nate dalla Riforma non si può ricucire velocemente. C’è bisogno di tempo. Credo che con questo pontificato [di Giovanni Paolo II] la Chiesa cattolica sia divenuta la forza motrice del movimento ecumenico...

- Non sempre con pieno successo...
OUELLET: Purtroppo le grandi attese suscitate dall’avvenimento di grazia dell’incontro tra Paolo VI e Atenagora, evento di enorme portata simbolica, non sono state soddisfatte. Da parte nostra non si vedono grandi ostacoli all’unità con l’ortodossia dal punto di vista dogmatico e sacramentale, anche se rimane il problema non secondario dell’unità della Chiesa cum Petro e sub Petro. Ma dal punto di vista ortodosso le cose non sono semplici: da parte loro c’è una sfiducia secolare, c’è il timore di una nostra invasione nei loro territori tradizionali, di un proselitismo cattolico. Talvolta mi chiedo se noi cattolici siamo sufficientemente attenti a questo fattore psicologico, culturale, storico, nei nostri metodi di dialogo e di avvicinamento.
La stagione è particolarmente difficile con l’ortodossia russa, e in questo caso bisogna esercitare la virtù della pazienza, ma bisogna riconoscere che si sono fatti passi in avanti enormi proprio in questi anni con la Grecia, la Bulgaria e la Serbia. In questo dialogo bisogna stare attenti ad evitare, quando i rapporti diventano tesi, di giocare – per così dire – “politicamente”, anche attraverso una guerra mediatica. Non è sano usare questi mezzi nei rapporti ecumenici.

- Lei faceva cenno ad un punto particolarmente delicato del dialogo ecumenico, quello relativo all’esercizio del primato petrino.
OUELLET: Il Papa con l’enciclica Ut unum sint ha aperto la strada alla discussione su questo argomento, invitando i fratelli separati ad esprimere il loro punto di vista sul modo in cui si potrebbe esercitare il primato in maniera più accettabile per loro. La consultazione è ancora in corso. C’è una apertura da parte della Sede di Pietro per ricevere suggerimenti e questo significa che c’è una disponibilità a cambiare qualcosa. Probabilmente possiamo assimilare di più il principio della sinodalità, molto sviluppato in Oriente. D’altra parte però il mondo ortodosso ha grandi difficoltà a coordinarsi al suo interno. Da trent’anni si parla di una riunione panortodossa ma finora non sono stati capaci di organizzarla: manca loro il principio petrino con la sua efficacia, mentre prevale il principio nazionale che blocca tutto per interessi di altro tipo.
Tutta la Chiesa quindi deve essere disponibile ad uno scambio di doni che va oltre il trovare, diciamo così, delle formule politiche. Per questo nella mia riflessione sul movimento ecumenico ho cercato di sviluppare il principio mariano.

- In che senso?
OUELLET: L’orientamento ecumenico è troppo incentrato sull’episcopato, sui rapporti tra collegialità e papato e non abbastanza sui fondamenti della fede e quindi sul ruolo di Maria, che – e in questo gli ortodossi ci sono molto vicini – è più profondo che non il ruolo di Pietro o dei vescovi. Servirebbe una riflessione sul principio mariano come la base dell’unità della Chiesa. Questo fatto, secondo me, non è stato ancora abbastanza approfondito nel dialogo ecumenico.

- Questo principio mariano non rischia forse di essere meno efficace nei confronti del mondo protestante?
OUELLET: Non direi. Dialogando con gli anglicani ho scoperto che nella loro tradizione liturgica mantengono delle feste mariane. Certo loro, a differenza nostra, non pregano, non invocano Maria, ma su altre questioni essenziali è stato fatto un testo comune sul mistero di Maria in Cristo e nella Chiesa che dovrebbe uscire prossimamente. Inoltre nel 1997 è stato fatto un documento piuttosto articolato dal Groupe des Dombes, in cui si arriva a concludere che Maria non è un fattore di divisione tra teologi riformati e cattolici. Quindi tra cattolici e ortodossi, ma anche tra cattolici e anglicani e tra cattolici e riformati ci sono dei punti in comune di grande importanza che potrebbero portare a sviluppi positivi. Partendo sempre, è bene ricordarlo, dalla Scrittura. Perché l’unità è possibile a partire dalla Rivelazione e dal modo in cui assieme possiamo accogliere la Rivelazione. E Maria è la figura chiave, biblica, per insegnarci ad accogliere la Parola.
A questo proposito devo confessare che nel mondo protestante, purtroppo, si parla con grande enfasi della Scrittura, ma non la si segue. Adesso siamo noi cattolici che riportiamo il dialogo alla base scritturistica. Quando ci sono divergenze in campo antropologico ed etico, ad esempio, noi puntiamo sulla Scrittura, loro, i protestanti, sono tentati di puntare sulla cultura.

- Quali sono le questioni prioritarie che la Chiesa si trova ad affrontare oggi?
OUELLET: La questione fondamentale è e deve sempre rimanere la missione. La prima questione è sempre quella di come annunciare il Vangelo al mondo che non lo ha ancora accolto. Ed è una questione troppo dimenticata, che non trova spazio sui mass media ma è la questione della Chiesa. Da questo punto di vista quello che è successo con la beatificazione di Madre Teresa è simbolico ed epocale. Nel senso che la piccola grande suora ha fondato le Missionarie della carità, non le suore della carità, e l’ha fatto in India. Ora queste missionarie, per la maggior parte indiane, sono dappertutto nel mondo, esercitano una carità radicale, gratuita, con i più poveri tra i poveri. Questo è il simbolo della missione per il terzo millennio. Paradossalmente è l’Asia, quindi, il continente meno cristiano, che ci viene incontro e ci evangelizza, ci ri-evangelizza...

- All’inizio dell’intervista faceva cenno al caos liturgico postconciliare. Ritiene sia necessaria una riforma della riforma liturgica?
OUELLET: Dopo il Concilio Vaticano II c’è stato un movimento progressista liturgico molto esagerato, che ha fatto sparire dei tesori della tradizione come ad esempio il canto gregoriano. Tesori che andrebbero recuperati. Ma soprattutto, come afferma il cardinale Joseph Ratzinger, deve essere recuperato il senso sacro della liturgia, la percezione che la liturgia non è una cosa nostra che noi fabbrichiamo, che possiamo ricomporre secondo i nostri gusti passeggeri, ma è qualcosa che si riceve, che ci viene donata. Quindi l’oggettività delle forme liturgiche ha la sua importanza. Credo che questi richiami del cardinale Ratzinger siano importanti. Credo che il Concilio Vaticano II abbia fatto una buona costituzione sulla sacra liturgia, la Sacrosanctum Concilium. Ma l’attuazione della riforma liturgica non è stata – sempre – all’altezza. Bisognerebbe tornare alla lettera della Sacrosanctum Concilium.

- Un altro tema caldo nel dibattito ecclesiale è quello della collegialità. Crede siano necessarie delle riforme su questo fronte?
OUELLET: Il dialogo ecumenico mi ha fatto riscoprire la ricchezza delle altre tradizioni. Noi latini abbiamo una vita ecclesiale più centralizzata. Il principio petrino è la nostra forza e non bisogna farne una debolezza. Nella tradizione ortodossa vige la sinodalità, mentre tra i protestanti la base dei laici è più coinvolta nella vita della comunità. Lo sviluppo della collegialità ha bisogno di aggiustamenti che facciano in qualche modo tesoro anche delle tradizioni dei nostri fratelli separati. Sento l’aspirazione ad una maggiore partecipazione dei vescovi diocesani nei rapporti con i dicasteri della Curia romana, sento che ci sono delle difficoltà in questi rapporti, dovuti ad atteggiamenti un po’ rigidi da ambedue le parti. È chiaro che bisogna escogitare qualcosa, ma non ho in mente una ricetta pronta da proporre, anche perché la mia esperienza nel collegio episcopale è ancora troppo fresca.
[..]

85 commenti:

  1. E a noi un ritorno alla "lettera" della Sacrosanctum Concilium non dispiacerebbe affatto!

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  2. Poveri noi, il primato petrino si può mettere ai voti! poi ci stupiamo di come naviga la Chiesa! SIG! :(

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  3. La nomina di Ouellet ricorda molto quella di Canizares Llovera: entrambi non provengono dalla diplomazia vaticana e non hanno esperienza di curia romana. Ottima scelta 

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  4. complimenti per il vostro sito che consulto ogni giorno . Continuate così

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  5. un parente stretto del cardinale gli disse, nel maggio del 1968, che la Chiesa stava crollando?

    E non era ancora stato promulgato il Novus Ordo! O:-)

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  6. Il giovane promette bene!!!!

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  7. <span>un parente stretto del cardinale gli disse, nel maggio del 1968, che la Chiesa stava crollando? </span>
    <span></span>
    <span>Quel parente aveva intùito, non c'è che dire!</span>

     
    E non era ancora stato promulgato il Novus Ordo! O:-)

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  8. Tutto mi lascia intuire che questo uomo sarà, come del resto gli altri, un fantoccio in preda ai poteri forti (e scusate la crudezza).
    Non bastano le buone intenzioni, occorre agire. Credete forse che le conferenze episcopali non minacceranno scismi alla prima proposta azzardata? Come si comporterà il suddetto? Non è per essere una infelice cassandra... ma tant'è.
    Troppo poco nerbo, mi sembra. Occorre uno dal parlare "sì sì, no no"... Uno alla Ottaviani, alla Siri... Uno che ancora non si vede.

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  9. Bella intervista, non c'è che dire, e che fa sperare bene. Solo mi lascia perplesso il fatto che consideri (forse: considerasse) le "comunità di base" come espressione di vitalità e Hans Hurs von Baltasar come un grande maestro. Infatti le prime sono, quantomeno oggi, all'avanguardia con le istanze laiciste, e il secondo presenta problemi circa la corretta fede nell'inferno (suo è l'opuscolo: "L'inferno è vuoto"). Certo, non è detto che continui a mantenere oggi queste sue simpatie e soprattutto che abbia mai condiviso certe idee... Mettiamolo alla prova e che Dio ce la mandi buona...

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  10. http://www.ilfoglio.it/palazzoapostolico/2791
    L'inferno di Scicluna e di von Balthasar

    «Chi dopo essersi portato a una professione di santità distrugge altri tramite la parola, con l’esempio sarebbe davvero meglio per lui che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare, piuttosto che il suo sacro ufficio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe, perché tendenzialmente se fosse caduto da solo il suo tormento nell’inferno sarebbe di qualità più sopportabile».
    Sono state queste parole pronunciate ieri nella basilica di San Pietro dal Promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, il maltese Charles Scicluna - è lui che guida da otto anni la task-force dell’ex Sant’Uffizio incaricata di indagare sui casi di pedofilia che coinvolgono esponenti del clero - a scatenare giustamente la stampa che oggi offre titoli di questo tipo: "Preti pedofili: per loro l'inferno più duro".
    Le parole di Scicluna sono importanti più che altro per questo motivo: nelle omelie dei preti di oggi l'inferno, il paradiso, il purgatorio sono di fatto scomparsi. E la cosa secondo molti uomini di chiesa è un grave danno per i fedeli. Perché se non si crede più nella dannazione eterna come anche nella vita eterna - che senso hanno il peccato, la colpa, la redenzione... non esistono più e infatti nessuno sa più distinguere ciò che è bene da ciò che è male.
    Insieme a Scicluna è giusto ricordare - l'hanno fatto molti giornali oggi - un grande teologo che mai ha negato l'esistenza dell'inferno seppure sia stato spesso in merito travisato.
    Si tratta di Hans Urs von Balthasar. Spesso lo si cita come il teologo che ha detto che l'inferno esiste, ma è vuoto. In realtà von Balthasar non ha mai detto niente di tutto ciò. Scrive in proposito Giandomenico Mucci sulla Civiltà Cattolica del 28 aprile 2008: "L'equivoco nasce nel 1984 dopo il Convegno romano sulla figura e sul pensiero di Adrienne von Speyr, durante il quale il teologo svizzero riprese la sua riflessione escatologica che già nel 1981 aveva suscitato aspre critiche nell'area teologica di lingua tedesca e ancora nel 1987 costringeva il suo autore a difenderla. La tesi di von Balthasar afferma che sperare la salvezza eterna di tutti gli uomini non è contrario alla fede. Essa si avvale dell'autorità di alcuni padri della Chiesa, tra i quali Origene e Gregorio Nisseno, ed è condivisa da non pochi teologi contemporanei, tra i quali Guardini e Daniélou, de Lubac, Ratzinger e Kasper, e da scrittori cattolici come Claudel, Marcel e Bloy. Ai suoi critici von Balthasar replicava: "La soluzione da me proposta, secondo la quale Dio non condanna alcuno, ma è l'uomo, che si rifiuta in maniera definitiva all'amore, a condannare se stesso, non fu affatto presa in considerazione. Avevo anche rilevato che la Sacra Scrittura, accanto a tante minacce, contiene pure molte parole di speranza per tutti e che, se noi trasformiamo le prime in fatti oggettivi, le seconde perdono ogni senso e ogni forza: ma neppure di questo si è tenuto conto nella polemica. Invece sono state ripetutamente travisate le mie parole nel senso che, chi spera la salvezza per tutti i suoi fratelli e tutte le sue sorelle, "spera l'inferno vuoto" (che razza di espressione!). Oppure nel senso che chi manifesta una simile speranza, insegna la "redenzione di tutti" (apokatastasis) condannata dalla Chiesa, cosa che io ho espressamente respinto: noi stiamo pienamente sotto il giudizio e non abbiamo alcun diritto e alcuna possibilità di conoscere in anticipo la sentenza del giudice. Com'è possibile identificare speranza e conoscenza? Spero che il mio amico guarirà dalla sua grave malattia - ma per questo forse [...]

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  11. Un'intervista ancipite, con luci e ombre. Le affemazioni si mantengono, come inevitabile date le domande generiche, sulle generali. Mi chiedo, ad esempio, che cosa vuol dire "tornare alla lettera della Sacrosanctum Concilium": ristabilire la centralità del latino e del gregoriano? Togliere di mezzo (è proprio il caso di dirlo, visto che è in mezzo) le mense, che la S.C. non contempla affatto, e riorientare il rito ad Deum? Restituire al venerabile Rito tradizionale il primato che gli è dovuto (la S.C., se interpretata non capziosamente, non ne dispone affatto la sostituzione)?

    In questo blog si parla spesso e volentieri di dottrina e di teologia, campi nei quali il mondo cattolico si è forse - ut ita dicam - sovraesposto, e in cui avventurarsi è sempre piuttosto periglioso (più elevata è la facoltà con cui si erra, più salato è il conto che si paga), ma il cuore del problema, la madre del disorientamento che il mondo cattolico oggi sta vivendo è la riforma liturgica. L'antica Liturgia conteneva, in forma di plurisecolare sedimentazione, la summa perfetta della dottrina e della teologia cristiana, ne era la concrezione vivente. Giochicchiare al piccolo teologo era inutile. Bastava andare a Messa per trovare ogni cosa al suo posto, tutti gli stumenti di navigazione in plancia. E il capitano, quand'anche fosse stato un ubriacone, non poteva sbagliare la rotta, perché gli uomini dell'equipaggio ne conoscevano punto per punto ogni passaggio. Avere gettato alle ortiche l'antico Rito mentre nel mare infuriava la tempesta di quello che qualcuno qui ama chiamare "il modernismo" è stato come mandare a picco la nave e lasciare il "popolo di Dio" (mah!) ad annaspare alla cieca tra i flutti, costretto ad aggrapparsi al primo oggetto galleggiante in vista. Se invochiamo a gran voce il ripristino della Messa tradizionale non è perché rimpiangiamo la Guerra dei Trent'anni, la lotta per le investiture o la ghigliottina dello Stato pontificio e il relativo cesto, ma perché rimpiangiamo il Sacro e la sua Tradizione. Nel nuovo rito essi respirano solo nella misura in cui permane l'aura del Rito di sempre, il che dimostra anche alla prova del tempo quali siano i reali rapporti di valore. E rivela la via che è giusto, bello e doveroso intraprendere senza ulteriori indugi.

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  12. <span>Un'intervista ancipite, con luci e ombre. Le affemazioni si mantengono, come inevitabile date le domande generiche, sulle generali. Mi chiedo, ad esempio, che cosa vuol dire "tornare alla lettera della Sacrosanctum Concilium": ristabilire la centralità del latino e del gregoriano? Togliere di mezzo (è proprio il caso di dirlo, visto che si trovano in mezzo) le mense, che la S.C. non contempla affatto, e riorientare il rito ad Deum? Restituire al venerabile Rito tradizionale il primato che gli è dovuto (la S.C., se interpretata non capziosamente, non ne dispone affatto la sostituzione)?
     
    In questo blog si parla spesso e volentieri di dottrina e di teologia, campi nei quali il mondo cattolico si è forse - ut ita dicam - sovraesposto e in cui avventurarsi è sempre piuttosto periglioso (più elevata è la facoltà con cui si erra, più salato è il conto che si paga), ma il cuore del problema, la madre del disorientamento che il mondo cattolico oggi sta vivendo è la riforma liturgica. L'antica Liturgia conteneva, in forma di plurisecolare sedimentazione, la summa perfetta della dottrina e della teologia cristiana, ne era la concrezione vivente. Per il comune cristiano giochicchiare al piccolo teologo era pleonastico. Bastava andare </span><span>a Messa </span><span>con retta coscienza e retta scienza del catechismo di base per trovare ogni cosa al suo posto, tutti gli stumenti di navigazione in plancia. E il capitano, quand'anche fosse stato un ubriacone, non poteva sbagliare la rotta, perché gli uomini dell'equipaggio, persino l'ultimo dei mozzi, ne conoscevano punto per punto ogni passaggio. Avere gettato alle ortiche l'antico Rito mentre nel mare infuriava la tempesta di quello che qualcuno qui ama chiamare "il modernismo" è stato come mandare a picco la nave e lasciare il "popolo di Dio" (mah!) ad annaspare alla cieca tra i flutti, costretto ad aggrapparsi al primo oggetto galleggiante in vista. Se invochiamo a gran voce il ripristino della Messa tradizionale non è perché rimpiangiamo la Guerra dei Trent'anni, la lotta per le investiture o la ghigliottina dello Stato pontificio e il relativo cesto (certo, non manca chi fra noi si diletta a candeggiar leggende nere, ma verosimilmente è minoranza), bensì perché rimpiangiamo il Sacro e la sua Tradizione. Nel nuovo rito essi respirano solo nella misura in cui permane l'aura del Rito di sempre. Il che dimostra anche alla prova dei fatti e del tempo quali siano i reali rapporti di valore e rivela la via che è giusto, bello e doveroso intraprendere senza ulteriori indugi.</span>

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  13. Ho avuto l'occasione di ascoltare e conoscere Canizares Llovera, ne ho avuto anche io un'ottima impressione!

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  14. Cosa dobbiamo aspettarci noi albesi?
    Un nuovo catto-comunista progressista?? ditemi di no vi prego!!!!!!!

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  15. Mi puzza.Troppe aperture a sinistra(ecumenismo,messa ai voti dei dogmi,elogio del Balthasar,ecc.).E' il TIPICO ratzingeriano,magari a destra sul gregoriano,ma a sinistra sulla Dottrina.Chi vivra' vedra'.

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  16. Se la feroce opposizione al "motu proprio" fosse circoscritta al solo Mons. Lanzetti la situazione della Chiesa sarda sarebbe meno grave di quella che veramente è. Quanti Vescovi sardi hanno applicato il motu proprio? zero! Alcuni hanno persino ritenuto necessario varare dei decreti applicativi, manifestando non solo malafede ma, cosa ben più grave, manifesta ignoranza delle norme del codice di diritto canonico. Urge intervento. Rapido!!!

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  17. Buono sulla liturgia, speriamo abbia cambiato idea sulla teologia

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  18. CAPOFILA E' IL METROPOLITA DI LANZETTI CHE HA PROIBITO ANCHE LA MESSA IN LATINO DI PAOLO VI E CONFINATO LA MESSA GREGORIANA A SASSARI A UNA CELEBRAZIONE SETTIMANALE IN UNA RETTORIA CELEBRATA DA UN PRETE RIDICOLO.

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  19. Ovvio che non dispiacerebbe proprio. Significherebbe anche il ritorno <span>quantomeno</span> alla Messa del '65..
    Sempre che riescano a convincere focolarini e neocatecumenali a ritornare alla Sacrosantum Concilium..

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  20. Uno che è rimasto al sessantotto (crede ancora che la gente nelle strade si vesta coi pantaloni a zampa d'elefante), un collerico a tratti franco, un nemico della pietà tradizionale, ma credo abbia un cuore.

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  21. Vogliamo riparlare di Mons. Mani di Cagliari?

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  22. Sinceramente mi pare che l'intervista denoti la solita mentalità ecumenica che mette la Chiesa ed il primato petrino al livello delle chiese protestanti che se non erro negano molte cose delle verità cattoliche: esempio il ricorso ai santi compresa la Madonna, il primato di Pietro che non è discutibile e nemmeno trasformabile per far piacere a coloro che si sono allontanati; la transunstanziazione.....etc...Ma vogliamo veramente piegarci all'eresia per far piacere ai fratellini e fratelloni, tradendo il mandato di Gesù, che non è quello di dialogare e trovare punti d'accordo, ma è quello di convertire proclamando la Verità. Quando sentiremo ancora la voce di Pietro che dice che non vi è salvezza fuori dalla Chiesa, che non è una chiesa qualsiasi ma quella cattolica, o Chiesa di Cristo. Basta con questo ecumenismo che non vuole convertire chi si è allontanato nell'errore, ma vuole piegarsi all'errore per far piacere a tutti.

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  23. Dall'intervista emerge una personalità intelligente e moderata. A differenza di molti dei commentatori.

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  24. <span>Ovvio che non dispiacerebbe proprio. Significherebbe anche il ritorno <span>quantomeno</span> alla riforma liturgica del '65, figlia autentica di quella Costituzione.. 
    Sempre che si riescano a convincere focolarini, neocatecumenali e un buon terzo dei vescovi nel mondo (sono ottimista) a ritornare alla Sacrosantum Concilium: non è certo la prima volta che capiterebbe di sentire che la SC fu una dei primissimi documenti, diciamo, propedeutici alla forza della pentecoste conciliare, ma ancora appesantiti da macigni preconciliari quali la Mediator Dei ( neanche il Concilio fosse da intendersi come un diesel..).
    </span>Di fatto, anni e anni di celebrazioni e liturgie al limite del fantasy hanno dato solide basi ad un'interpretazione, oserei dire, teleologica ed evolutiva della SC sia da parte dei fedeli, sia per quanto riguarda i celebranti.
    Quando poi per anni si sono visti autorevolissimi esempi di creatività liturgica provenire dal Successore di Pietro in persona, non ce la si sente nemmeno più di andare a dire al parroco sudafricano (ripreso in un servizio del TG2) che una celebrazione liturgica è un qualcosa di leggermente diverso dalla festa dei tifosi al bar sport.. in fondo, le vuvuzela non sono molto difformi dalle canne dell'organo.. quindi lato sensu si potrebbe considerare applicata la SC...

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  25. trovi che Cristo Signore sia 'moderato'?

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  26. Concordo. Mettere ai voti il primato? Andate a rileggervi la Ut Unum Sint: GP II voleva invitare gli altri cristiani a discutere insieme ai cattolici nuove modalità di esercizio del primato petrino che però mai e poi mai poteva venir privato del suo ruolo di guida. Sono cambiamenti di modalità (già avvenuti nel corso di 2000 anni), non di sostanza.

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  27. Hai capito benissimo cosa intendo, suvvia.

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  28. se in quel di Alba si preparano giorni tristi speriamo almeno che si preparino giorni felici per gli sfortunati amici sardi

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  29. Purtroppo per voi albesi la situazione non cambia. Lanzetti è il clone di Dho

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  30. Concordo pienamente.
    Non ho ancora capito se i contenuti di quell'intervista mi trovano d'accordo o no..  sicuramente mi trovano complice dell'Eminentissimo e dei suoi amabili propositi.. ma si sa, tra "complicità" e "identità di vedute", ci passa il Rubicone.
    Su diversi punti, mi sento come avanzare nelle Moore, quelle paludi del nord germania dove un po' è terraferma, un po' è terrasciolta, un po' è acqua dolce, un po' è salmastra.. weißte Wilh wat isch meine, ne?
    Sia sull'ecumenismo dove la Chiesa è vista come "forza motrice del movimento ecumenico", sia sul Primato Petrino, visto come "punto di forza della tradizione cattolica" piuttosto che come dogma, ricchezza delle tradizioni delle varie confessioni cristiane..ruolo di Maria nella storia della Salvezza, sviluppo delle collegialità.. ripeto, non capisco se sono d'accordo o no.

    Ovvio, dalla sua, l'Eminentissimo ha che era un'intervista del 2003..quindi poteva dire tutto e niente. A lui un buono, buonissimo lavoro e il ricordo di tutti nella preghiera!..

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  31. <span>Concordo pienamente.  
    Non ho ancora capito se i contenuti di quell'intervista mi trovano d'accordo o no..  sicuramente mi trovano complice dell'Eminentissimo e dei suoi amabili propositi.. ma si sa, tra "complicità" e "identità di vedute", ci passa il Rubicone.  
    Su diversi punti, mi sento come avanzare nelle Moore, quelle paludi del nord germania dove un po' è terraferma, un po' è terrasciolta, un po' è acqua dolce, un po' è salmastra.. weißte Will wat isch meine, ne?  
    Sia sull'ecumenismo dove la Chiesa è vista come "forza motrice del movimento ecumenico", sia sul Primato Petrino, visto come "punto di forza della tradizione cattolica" piuttosto che come dogma, ricchezza delle tradizioni delle varie confessioni cristiane..ruolo di Maria nella storia della Salvezza, sviluppo delle collegialità.. ripeto, non capisco se sono d'accordo o no.  
     
    Ovvio, dalla sua, l'Eminentissimo ha che era un'intervista del 2003..quindi poteva dire tutto e niente. A lui un buono, buonissimo lavoro e il ricordo di tutti nella preghiera!..</span>

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  32. Quantomeno Cristo Signore non criticava prima di vedere all'opera!

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  33. Proprio così, lieber Cajétan. Ma visto ciò che ci lasciamo alle spalle, abbiamo il dovere morale di essere ottimisti. Diciamo che dalle Moore desolate del nord stiamo scendendo verso il Rehinland-Pfalz. O meglio verso le prealpi della Bayern.

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  34. Purtroppo noi siamo abituati da 17 anni a vivere in giorni tristi...

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  35. siamo abituati a vedere e subire una continua mutazione genetica della Chiesa....senza sapere a quale forma andrà a parare (e se ce ne sarà una definitiva.....)
    :(

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  36. Redazione di Messainlatino.it1 luglio 2010 alle ore 14:04

    Ma Ouellet è proprio quello in grado di cambiar la faccia alle conferenze episcopali, visto che ne nominerà lui i membri! Dichiarazioni e proposte, non ha da farne. Solo buone nomine.

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  37. A me sembra che questo cardinale riassuma in se tutti gli errori del vaticano 2°: libertà religiosa, ecumenismo irriversibile, giustificazione all'80°/° della teologia della liberazione, collegialità, riconoscimento dei carismi dei ftatelli separati come nell'art 8b della Lumen Gentium. Non basta essere favorevoli al canto gregoriano per  rendercelo potabile. Può essere insomma considerato la brutta copia di ratzinger.  Penso che molti rimpiangeranno il card Re.

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  38. Redazione di Messainlatino.it1 luglio 2010 alle ore 14:04

    <span>Ma Ouellet è proprio quello in grado di cambiar la faccia alle conferenze episcopali, visto che ne nominerà lui i membri! Dichiarazioni e proposte, non ha da farne. Solo buone nomine.</span>
    <span>Enrico</span>

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  39. <span>nuove modalità di esercizio del primato petrino</span>
    ...ma non capite che sotto queste belle diciture si nasconde sempre un cavallo di Troia che trasporta metamorfosi deleterie mostrandole come cose innocue, (o forme migliori, da sperimentare !...) che rispetterebbero la "sostanza"....e invece servono solo a stravolgerla, di soppiatto ?

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  40. Certo... se un tradizionalista vede papa Ratzinger così male da parlare di sue "brutte copie", vuol dire che siamo veramente alla frutta.

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  41. Si spostano le pedine e...tuto continua ad andare in malora. Se non si ripristina toto orbe la Messa Romana...non cambierà mai nulla.La chiesa è oramai come un' impazzita senza freni...

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  42. A questo mondo non c'è niente che non abbia anche dei rischi. La Chiesa ha sempre unito immutabilità e aggiornamento legato all'approfondimento della fede di sempre.
    Se per lei la Chiesa dal I secolo ad oggi (o devo arrivare fino al 1962?) non ha mai subito cambiamenti, neppure nell'esercizio del primato petrino, allora non so che dirle.

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  43. chiedilo ai tradizionalisti torinesi che lo conoscono bene

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  44. Vabbene, però, bisogna anche dare una mano al Santo Padre, avvalendosi della legislazione vigente che ora permette di ripristinare la Messa di Sempre toto orbe. Nella parrocchia di elio si sta formando un gruppo stabile? :)

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  45. Speriamo bene allora!

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  46. Ratzinger, Ratzinger.

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  47. Caro Peter la maggior parte dei vescovi remano contro eil Papa non ha l'autorità per imporsi...autorità del resto finita il giorno in cui Paolo VI gettò nel fango la tiara simbolo del potere di Pietro.
    Nonostante tutto Pietro(BenedettoXVI) continua a guidare in mezzo ai flutti la sua navicella e... alta è ancora la sua autorità morale.
    L'autorità di Suenes e degli altri giansenisti e massoni come lui è finita in quel ...martello pneumatico dei giudici belgi,strumento della giustizia divina per chi ha ...odiato Roma e la sua Chiesa apostolica!

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  48. se (almeno) fosse alta l'autorità morale del Papa, cioè se fosse rispettata, basterebbe quella a far sì che si applichi il MP! ma i Vescovi continuano a dire, più coi fatti che con le  parole: "Il Papa sta a roma e parli per Roma, qui comando IO !"....e il Motu Proprio non si può imporre "d'autorità", e quindi può attendere: che il successivo Papa lo cancelli del tutto. Per ora si intravede solo questo....

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  49. <span>se (almeno) fosse alta l'autorità morale del Papa, cioè se fosse rispettata, basterebbe quella a far sì che si applichi il MP! ma i Vescovi continuano a dire, più coi fatti che con le  parole: "Il Papa sta a Roma e parli per Roma, qui comando IO !"....e il Motu Proprio non si può imporre "d'autorità", e quindi può attendere: </span>
    <span>....che il successivo Papa lo cancelli del tutto. Per ora si intravede solo questo....</span>

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  50. Giustissimo... per restastare in Baviera, non trovo parole di augurio migliori di: frohe Arbeit, frohes Feiern, reiche Ernten jedem Gau! Gott mit dir, du Land der Bayern unter'm Himmel weiß und blau!..

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  51. Concordo pienamente con attesa. Parole sante caro amico ma pare che in questo blog siano in pochi ad accorgresene. Benedetto XVI non è ne sarà mai tradizionalista; eventualmente conservatore, che è tutta un'altra cosa.

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  52. Già e: Gott mit uns... =-O     ...und Gott mit allen ;)

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  53. Se è per quello pure Rahner era intelligente, anzi, intelligentissimo e estremamente erudito. Rahner era anche moderato.
    Intelligente e moderato lo sono pure il Card. Martini e il Card. Re.
    Intelligente e moderato lo è pure il Dalai Lama.
    Intelligente e moderata lo è pure Angela Merkel.
    Intelligente e moderato lo era pure Mitterrand.
    Intelligente e moderato lo era pure Geymonat.
    Intelligente e moderata lo è pure Nancy Pelosi.
    Intelligente e moderato lo era pure Eichmann.

    "Intelligente e moderato" non vuol dire niente.
    Se fosse uno smoderato demente, non credo ne staremmo nemmeno a discutere.

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  54. <span>Se è per quello pure Rahner era intelligente, anzi, intelligentissimo e estremamente erudito. Rahner era anche moderato. 
    Intelligenti e moderati lo sono pure i Card. Martini e Re. 
    Intelligente e moderato lo è pure il Dalai Lama. 
    Intelligente e moderata lo è pure Angela Merkel. 
    Intelligente e moderato lo era pure Mitterrand. 
    Intelligente e moderato lo era pure Geymonat. 
    Intelligente e moderata lo è pure Nancy Pelosi. 
    Intelligente e moderato lo era pure Eichmann. 
     
    "Intelligente e moderato" non vuol dire niente.  
    Se fosse uno smoderato demente, non credo ne staremmo nemmeno a discutere.</span>

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  55. Sopra dicevo qualcosa di simile.. ma non sarei così netto.. è un'intervista, non un compendio del catechismo, ed è di sette anni fa..
    Quello che dice a proposito della teologia della liberazione mi sembra condivisibile. Non sta dicendo che fu una benedizione, bensì: "che ha dato voce al grido dei poveri che chiede giustizia, che chiede aiuto e che si ispira alla Bibbia..ciò che mancava alla teologia della liberazione era una cristologia più profonda..c’era un influsso esagerato dell’analisi marxista della società...mancava la comprensione del fatto che Gesù non è un semplice martire di una causa, ma è il compimento della storia umana...".
    Mi sembra un giudizio francamente condivisibilissimo, soprattutto se penso alle situazioni cui erano sottoposte certe popolazioni latinoamericane al tempo (e non è che oggi se la passino meglio..)
    Che l'ecumenismo sia irreversibile, può anche starci: dipende in che termini.. se fosse nei termini dell'Anglicanorum Coetibus, per esempio, non avrei nulla da ribattere..
    Se per libertà religiosa si dovesse tornare al sacrosanto principio agostiniano del nemo nolens credit, parliamone finchè vogliamo..

    In ogni caso, Ouellet non mi sembra proprio la "brutta copia" di nessuno; cosa importante, non diventa Prefetto del Sant'Uffizio (CDF), ma incaricato a valutare i candidati Vescovi.. e se pure a Re sono scappati buoni elementi (a dimostrazione che il Signore protegge sempre la Sua vigna da qualsiasi tipo di cinghiale..), ci sono buoni motivi per credere che nel caso di Ouellet i "buoni elementi" non solo non saranno una svista, bensì una svolta programmatica.

    Molti rimpiangeranno il Card. Re? Forse per le indiscusse capacità organizzative e la caparbietà con cui sa far filtrare il Suo volere...  che lenza d'uomo! Se tra i "tradizionalisti"(o simpatizzanti) ci fossero personalità scaltre e dotate solamente la metà di quanto non lo sia S.Em. il card. Re, saremmo già avanti anni luce nella "lotta per la Tradizione"..

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  56. Se Benedetto XVI non è tradizionalista, mi diapiace per lui, nel senso che tradizione e sacre scritture sono i due pilastri che sostengono la Chiesa, se ne manca uno...
    Conservatore di che? Anche Cavour era un conservatore, ma abbiamo visto cosa ha combinato in Italia.
    Io invece mi auguro che Benedetto XVI essendo Papa sia anche il difensore della Tradizioner. Ma forse oggi Tradizione e tradizionalismo sono diventate parolacce per alcuni, ma non lo sono.
    Per quanto riguarda il fatto che la Chiesa ha sempre unito immutabilità ad aggiornamento nel senso di meglio spiegare e penetrere i dogmi, concordo, ma mi pare che oggi ci sia il problema che non si approfondiscano meglio le nostre Verità di fede,ma si vada proprio fuori a cercare qualche novità. Un approfoindimento poteva ad esempio essere quello della proclamazione di una verità che già si conosceva, come l'Immacolata Concezione, mentre mi pare che il dire che la verità si trova anche nelle altre religioni sia proprio una novità fuori dalla Verità. E che il primato petrino si può discutere con le altre chiese separate, una cosa proprio nuova, che non centra nulla con la nostra Fede. E che il Papa debba essere al pari o addirittura sotto la CEI, una vera novità, mai proclamata prima. I moderati, sono un po', caro Ospite come i tiepidi. Dio vuole cuori ardenti e fedeltà eroica, dei moderati e dei tiepidi se ne fa poco, anzi mi pare abbia fatto intendere che siano legna per la Geenna.

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  57. Conservatore del Vaticano II ;)

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  58. Le martellate pneumatiche della tomba del Cardinal Suenens mi danno l'impressione di Apocalissi imminente, sono molto simboliche nel contesto del deserto spirituale belga, causato da ... tante vicende.
    E mi si permetta di ripetere che un modo efficace per contribuire alla rinascita spirituale del popolo cattolico si trova nell'applicazione del motu proprio, che ora, in questa fase, richiede promotori laici.
    E questo significa te, me, noi  tutti lettori di Messainlatino. Ottimismo sano, olio di gomito, Rosario alla mano!

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  59. L'apocalisse dice dei moderati "siccome non sei nè caldo nè freddo sto per vomitarti dalla mia bocca".

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  60. PS, alle 18.57.29 ha scritto Peter Moscatelli, non ospite

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  61. Bel nick. Aspettiamo, attendiamo, certo! La pappa pronta, scodellata da altri, la vorrei anch'io!

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  62. La solita musica, cardinali o vescovi veramente sensibili ai nostri temi non esistono, bisognerà aspettare nuove generazioni con altre sensibilità, per ora sempre la stessa musica ......AMEN.

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  63. Redazione di Messainlatino.it1 luglio 2010 alle ore 20:47

    Forse alla massima parte dei commentatori è sfuggito un particolare essenziale: la data dell'intervista.
    Occorre sempre ricordarsi bene, nell'interpretare un testo, che in esso inevitabilmente si infiltrano gli idola temporis.
    Per essere scritto nel 2003, questo è un testo complessivamente positivo, quasi eversivo per il pensiero corrente all'epoca.
    Enrico

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  64. Cara Annarita, temo che tu stia andando in parte fuori strada.
    Cioè, che troppi stiano andando a cercare verità fuori dalla Chiesa, è vero. Ma il magistero non insegna questo. Non mi pare che l'espressione di Cristo "Io sono la via, la verità, la vita" sia ritenuta superata.
    Per la verità nelle altre religioni, chiariamo i termini: non si tratta della Verità, ma di semi della Verità. Non è la stessa cosa. La Verità è una, Gesù Cristo, che trova la sua piena espressione nella Chiesa cattolica. Questo il magistero ufficiale non l'ha mai messo in discussione. Allo stesso tempo però dove sta scritto che lo Spirito Santo debba ispirare solo coloro che sono ufficialmente cattolici? Dio ha diffuso in alcune grandi religioni, e nelle altre chiese, (comunque in entrambi i casi in modi e gradi diversi) elementi dell'unica Verità. Non sono Verità diverse. La cosa può creare confusione? Ohibò, anche S. Pietro, in una delle sue lettere, si lamentava delle cattive interpretazioni che alcuni facevano delle lettere paoline, causa la loro complessità, ma non per questo chiedeva di ignorarle.
    E poi, novità? Se non sbaglio, anche il martire S.Giustino, nel II secolo, riconosceva elementi positivi nella filosofia greca. E poi, seguendo il suo ragionamento, allora sarebbe da eliminare anche, un nome famoso tra tanti, pure l'Aquinate, che fonde e rilegge in maniera mirabile il pensiero greco alla luce della fede cristiana. Per averlo fatto, vuol dire che in quella filosofia aveva trovato degli elementi positivi per una maggiore comprensione del fatto cristiano.
    Perchè dunque non trovarle anche nelle altre chiese e nelle altre religioni? L'importante è ricordare che questi semi della verità sono tali perchè riflettono l'unica Verità, quella di Cristo, e non perchè sono verità a se stanti. La loro presenza non è illogica, perchè esse devono aiutare l'uomo a salvarsi, sempre nella grazia di Cristo, nel caso non lo possano conoscere direttamente. E allo stesso tempo non escludono la missione, perchè se tali semi hanno ben fruttificato, e la predicazione è fatta bene, allora essi faranno scoccare la scintilla della conversione, quindi sarà logico e naturale il passaggio dal parziale al totale. Il dialogo, tralasciando adesso le varie circostanze in cui può trovarsi, serve a questo, ad annunciare in maniera umile e decisa il Cristo. "Questi siamo noi, diteci perchè ci combattete" disse una volta Paolo VI per spiegare cosa fosse il dialogo per la Chiesa. Una novità? No, perchè anche Sant'Agostino usava questo metodo: andava dagli avversari e proponeva un confronto, sapendo che la  Verità si impone in forza della verità stessa.
    Riguardo le modalità del primato petrino, esso non ha mai avuto un'unica forma fissa nel corso dei 2000 anni, perciò non vedo cosa vieti di discutere con gli altri cristiani.
    Si teme per la sostanza? Se non si fosse mai rischiato, la storia umana sarebbe stata moooolto statica mi sa.
    Il papa sotto gli episcopati? Questo possono crederlo altri, non lo insegna certo il magistero.
    Non si confonda quello che dicono tanti, troppi cattolici, pure ecclesiastici, che si credono chissà chi, col vero magistero.
    I moderati: ma cosa si intende con moderati? I cerchiobottisti che per non offendere nessuno, finiscono col fare nulla?Che hanno la fede ma non sanno spingerla fino in fondo?
    Oppure i realisti che conoscono la virtù della prudenza, e proseguono un passo alla volta, consapevoli che la strada è stretta, le insidie sono tante e che tentare di cambiare tutto e subito avrebbe solo effetti catastrofici?
    Qui c'è una mentalità da cambiare, e non la si cambia a colpi di imposizioni autoritarie.
    E Dio ha i suoi tempi.

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  65. No, non si può mettere ai voti. Legga bene cosa ha risposto Ouellet: "il modo in cui si potrebbe esercitare il primato petrino". E' indubbio che l'esercizio del primato non è stato sempre uguale nella bimillenaria storia della Chiesa e sarebbe eccessivo pensare, per esempio, che San Clemente Romano nella sua Lettera ai Corinzi e Papa Innocenzo III nelle diatribe cogli Imperatori germanici avessero il medesimo modo d'intendere l'esercizio del loro primato, pur riconoscendo entrambi perfettamente consapevoli della sostanza di esso.

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  66. "Inferno vuoto" è una sintesi di comodo di una proposta molto più complessa.

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  67. Se proprio la vuoi buttare in politica (che non mi sembra comunque il caso), von Balthazar è amato in particolar modo da CL che attualmente è di fatto la corrente cattolica del PDL che l'ultima volta che ho controllato è un partito di destra. Ma sinceramente, questo giochetto di destra-sinistra nelle cose di Chiesa mi sembra più triste che discutere se il Milan e la Roma sono di sinistra o l'Inter e la Lazio di destra.

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  68. Speriamo di no.

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  69. Negli USA Nancy Pelosi è sempre definita "liberal", che è appena meno estremista di "radical". Quindi non è moderata. Hai sbagliato esempio. Ritenta Cajetan, sarai più fortunato.

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  70. Esatto. Curioso però che alcuni abbiano apprezzato il tuo intervento. Evidentemente non avevano letto bene l'intervista a Quellet prima di criticarlo.

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  71. "La Chiesa si può anche riformare, mai deformare!" diceva il mio docente di Patrologia e Storia della Chiesa.

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  72. <span>"La Chiesa si può pure riformare, ma mai deformare!" diceva il mio docente di Patrologia e Storia della Chiesa.</span>

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  73. Per la serie, ripassiamo l'ermeneutica dei testi! ;-)

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  74. anche perchè la Lazio ... :-D :-D :-D

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  75. Ermeneutica at work. Se scegli subsistit per est interpreti. E adesso si deve interpretare subsistit. E c'è chi crede di poterne fare a meno!!!

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  76. Potrebbe anche darsi e non sarebbe la prima volta.
    In ogni caso, non concordo sul suo giudizio "liberla-radical = non moderato". Probabilmente ci riferiamo a due concetti differenti di cosa sia "moderazione".
    Io ritengo la "moderazione" uno stile, un metodo..
    .."la moderazione veste le cose con concetti tagliati e parole esatte, dice pane al pane e vino al vino ma non arraffa il primo cencio che capita per sbatterlo in faccia all’avversario..
    La moderazione è sapere ascoltare e sapersi spiegare, è l’eleganza con la quale si riesce a sedurre e a imporsi all’attenzione di un pubblico esagitato. E’ vigore ma non estremismo, energia ma non isteria, contrasto ma non insulto, mai carezze e mai colpi sotto la cintura. E’ compostezza e autocontrollo, durezza senza asprezza, rigore senza fanatismo, ironia senza schiaffi..
    Moderato è chi con grande eleganza e con efficacia espressiva ti “costringe” ad essere “moderato”..trasmette le sue ragioni con sapienza, intelligenza, ironia, tolleranza e tenacia.." (ex commentariolis).

    Quindi, pur essendo radicalmente contrario alle "ragioni" della Pelosi, continuo a ritenerla una moderata.. Non posso dire lo stesso di tanta parte della classe politica nostrana, di cui pur condivido valori e "ragioni".

    In ogni caso, mi aspettavo d'esser ripreso su Eichmann piuttosto che sulla Pelosi.. XD

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  77. <span>Potrebbe anche darsi e non sarebbe la prima volta.  
    In ogni caso, non concordo sul suo giudizio "liberal-radical = non moderato". Probabilmente ci riferiamo a due concetti differenti di cosa sia "moderazione".  
    Io ritengo la "moderazione" uno stile, un metodo..  
    .."la moderazione veste le cose con concetti tagliati e parole esatte, dice pane al pane e vino al vino ma non arraffa il primo cencio che capita per sbatterlo in faccia all’avversario..  
    La moderazione è sapere ascoltare e sapersi spiegare, è l’eleganza con la quale si riesce a sedurre e a imporsi all’attenzione di un pubblico esagitato. E’ vigore ma non estremismo, energia ma non isteria, contrasto ma non insulto, mai carezze e mai colpi sotto la cintura. E’ compostezza e autocontrollo, durezza senza asprezza, rigore senza fanatismo, ironia senza schiaffi..  
    Moderato è chi con grande eleganza e con efficacia espressiva ti “costringe” ad essere “moderato”..trasmette le sue ragioni con sapienza, intelligenza, ironia, tolleranza e tenacia.." (ex commentariolis).  
     
    Quindi, pur essendo radicalmente contrario alle "ragioni" della Pelosi, continuo a ritenerla una moderata.. Non posso dire lo stesso di tanta parte della classe politica nostrana, di cui pur condivido valori e "ragioni".  
     
    In ogni caso, mi aspettavo d'esser ripreso su Eichmann piuttosto che sulla Pelosi.. XD</span>

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  78. San Pietro caro Ospite quando andò in sinagoga andò per dire che ci si salva solo sotto il nome di Gesù, non ha detto altre cose buoniste per tenere buoni gli ebrei. E S. Paolo non era proprio il tipo da rispetto umano. Bisogna rileggersi il sillabo, per vedere che molte cose in esso condannate con anatema, oggi vanno alla grande e sembrano verità sempre sostenute.
    Purtroppo non c'è nulla di buono nelle altre religioni, perchè sono false, c'è di buono nei cuori di molta gente anche se è per disgrazia legata ad altre religioni, e questo buono si spera porti prima o poi, per grazia di Dio, alla conversione. Ma se non si ricomincia a parlare chiaramente e a proclamare dal tetto delle case la Verità è difficile far avvicinare i non credenti. Se il Buon Dio avesse voluto avrebbe potuto convertire direttamente ogni uomo ispirandolo, ma ha voluto usare come mezzo la S.Chiesa, perchè Esso preferisce utilizzare mezzi umani più vicini a noi e più imperfetti, per farci ricordare che è sempre Lui la fonte di ogni grazia, ma il mezzo (i suoi ministri) non può ergersi al livello di Dio e credere di poter fare ciò che gli pare, ma deve essere un mezzo fedele al suo mandato e non un artista da circo che si esibisce per prendere gli applausi dal mondo.

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  79. Cajétan, che sciocchezza. Intelligenza e moderazione è saper valutare le singole cose non per partito preso, ma cogliendone gli aspetti positivi e utili senza per ciò stesso accogliere tutto acriticamente. E sì, Nostro Signore Gesù Cristo era moderato, nel momento in cui ammoniva a non spegnere il lucignolo fumigante. Che non è affatto in contrasto col saper chiamare i farisei "razza di vipere".

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  80. Sarà una buona nomina, non lo metto in dubbio, ma le simpatie teologiche di questo Cardinale non possono non suscitare qualche perplessità: teologia della liberazione "buona" (come se fosse possibile separare un principio dalle sue conseguenze) e von Balthasar (quello dell'inferno vuoto). Speriamo bene.

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  81. Interessante. Quindi per lei, se uno non è cattolico, allora è purtroppo dannato perchè anche se buono segue una religione sbagliata?
    Non basta purtroppo parlare di buono nel cuore della persone, perchè quest'ultimo è come un potenziale che tuttavia deve essere coltivato.
    Ma se la Verità è solo nella Chiesa Cattolica (attenzione, perchè è cosi. Infatti nelle altre religioni ci sono semi della Verità, non la Verità. Questi semi sono uniti ad altri elementi radicalmente diversi dal cattolicesimo, alcuni anche contrari, dato che ad esempio, Giovanni Paolo II definì il buddhismo una religione negativa causa la visione del mondo come realtà totalmente corrotta) allora chi non può aderirvi, che fa?

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  82. Caro Ospite, cos'è la bontà? Ci si salva seguendo i due comandamenti essenziali: ama Dio al disopra di tutto e il tuo prossimo come te stesso. Ma bisogna amare il Dio giusto, non uno qualsiasi e si entra in Paradiso tramite il battesimo e naturalmente se si muore in stato di Grazia. Dunque un po' difficile tramite una falsa religione, ma con questo non mi permetto di dire che Dio non da le grazie neccessareie a chiunque per conoscerlo amarlo e servirlo e poi salvarsi, ma si deve comunque passare per la conversione e non rimanere nell'errore.

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  83. Giusto. Ma da come dice lei, sembra che se uno non si battezza ufficialmente, non può salvarsi. Lei conosce il battesimo di desiderio?
    Poi, ovviamente, solo Dio legge nei cuori degli uomini. Bisogna amare Dio e gli uomini, ma bisogna farlo nel modo giusto.
    E inoltre tenga conto che la presenza di semi della verità nelle altre religioni, non esclude affatto l'annuncio missionario, perchè è sempre bene passare da una conoscenza parziale della Verita ad una conoscenza totale.
    Inoltre, chi sostiene la presenza di semi di verità in altre religioni, sa bene che è sempre Cristo ad agire.
    In quelle religioni ci sono uomini appartenenti alla Chiesa intesa come comunità soprannaturale, di tutti coloro che con cuore sincero cercano Dio.
    Cara Annarita, il detto 'extra ecclesia nulla salus' non è stato abbandonato. Semplicemente sto ricordando che solo Dio sa chi è extra, e che non mi sembra corretto fissare come confine il battesimo ufficiale.
    Le consiglio di rileggersi l'enciclica Redemptoris Missio di Giovanni Paolo II.

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